
Eccovi alcune indicazioni che potranno esservi di aiuto nella scelta di cosa puo’ ancora essere utilizzato e che cosa invece dovrete accompagnare nell’ultimo ed estremo viaggio verso la pattumiera.
Pomodori verdi, non alla fermata del treno e neanche fritti, ma mummificati nel vostro frigorifero. Quando aprendo, udite un canto celtico proveniente da un pomodoro che indossa un burka di muffa, avete due scelte: 1) vi armate di guanti di gomma o scottex ad alta resistenza, se no vi si spappola in mano e potete ben immaginare che non si tratti di una bella sensazione, strappate la verdura dal fondo e gettatela in un sacchetto di plastica velocemente, ignorando le sue urla, altrimenti il mefitico odore del putrido liquido che si é creato nell’ultimo cassetto si appiccicherà alle pareti della vostra casa, come il poster dei Duran Duran che avete attaccato in camera a quindici anni senza alcuna possibilità di essere rimosso, tant’é vero che ancora perseguita il sonno dell’inquilino subentrato dopo di voi. 2) Chiamate l’associazione Vincenzo Tiberio (non si sa quale sia il nome e quale il cognome, ma sembra che avesse scoperto il potere delle muffe trent’anni prima di Fleming, Claudia ed io raccogliamo questa pesante eredità e continuiamo a sperimentare sarà per quello che siamo sane come pesci, Findus), che grazie alla quantità di muffa presente nel vostro appartamento sarà in grado di produrre antibiotici per 12 mammut, Moby Dick, Gambadilegno e Ciccio di Nonna Papera.

Il produttore dovrebbe specificare ad un ignaro cittadino straniero che non si puo’ aprire lo sportello del frigorifero con naturalezza e semplicità alle 8 del mattino alla ricerca del latte per il tuo caffé dopo che il mostro ha passato una notte intera là dentro invadendo ogni spazio vitale con quella catastrofica puzza di piedi. La prima volta sono svenuta in cucina, pensando di aver dormito con un paio di Superga o di All Stars per una settimana di fila. La seconda mi sono coperta la faccia con un asciugamano e appena aperta l’antina ho sparato senza esitazione. La terza ho comprato un contenitore ermetico. La puzza é uguale ma almeno controlli il momento dell’apertura con consapevolezza. Scegli quando morire. Puo’ sempre essere utilizzato come arma in caso di litigio con il fidanzato, ti avvicini, apri di scatto e quando lui si accascia a terra lo imbavagli con l’asciugapiatti.

Il bastoncino Findus. Questo meraviglioso amico. Lui non scade mai. Perché é surgelato e non vi sto neanche a dire che in quanto surgelato per me un prodotto diventa consumabile per sempre per definizione. Senza contare poi quel gran figo di Capitan Findus, pace all’anima sua, che vi osserva dalla scatola e vi sorride e voi per sentirvi meno in colpa lo farete saltare in padella senza olio, cosa che permetterà la generazione di una gustosissima crosticina nero petrolio. La puzza di merluzzo si attaccherà al vostro divano per un anno circa. Potete sempre sostituire il bastoncino con il sofficino, voi che siete in Italia, in quanto prodotto non esistente fuori dal confine e sostituire la puzza di pesce fritto con quella di formaggio fritto che si abbina bene alla capra tibetana nel caso.

Dopo tutti questi racconti immagino siate travolti dall’entusiasmo all’idea di venire a cena a casa mia, sappiate comunque che non impongo la muffa agli ospiti, quella la conservo per me, per le occasioni speciali. Cene ne faccio spesso e per il momento nessuno é ancora finito all’ospedale, sono molto attenta alla dosatura degli ingredienti cosiddetti speciali...ehehehe!! Paura eh? State cercando di ricordare? Non fatelo, é meglio. Qualcuno che ricorda invece c’é ed é la mia amica Simona.
Normalmente quando faccio una cosa la prima volta mi viene splendida, gustosa, praticamente perfetta, la seconda invece una chiavica, impresentabile, dalla terza in poi torna ad essere affrontabile, evidente andamento parabolico. Colta da raptus da wok, la pentola giapponese, decido di abusare della regola che “la prima viene bene” e le propongo riso basmati, pisellini, uova e mazzancolle belle fresce e di un rosso sfavillante, come nella migliore tradizione giapponese, boh, forse cinese. Ma insomma già da qui dovevo capire che mancava qualcosa. Comunque scaldo la padella, faccio saltare il riso perfettamente al dente, butto i pisellini, giuro che non erano quelli dell’87, comincio ad aggiungere le mazzancolle, che colorano il riso di rosa. Che bel gioco di parole, a vederlo invece é un po’ meno divertente, Simona é terrorizzata, mentre guarda il cibo, non vuole credere che dopo dovrà mangiare quello che vede e che ha il colore di Hello Kitty. Ma manca ancora il tocco da Alaimo: l’uovo. Come cita il manuale dei giovani cuochi Xin Chao Ping, va buttato sul fondo del wok dopo aver generato un buco nel riso, fatto rapprendere per pochi minuti e quindi mescolato. Ecco, io salto tutta la prima parte e vado direttamente al tuffo dell’uovo generando una splendida e gustosissima frittata di piselli, riso e gamberi, ROSA. Inutile dire che Simona é molto più che una cara amica. Quindi non solo ha mangiato tutto ed é sopravvissuta ma mi ha anche detto che era buonissima la frittata, peccato che dovesse essere un’altra cosa... Chissà perché pero’ da quella sera non mangia più da me a meno che non ci sia pizza, mah. In ogni caso volevo chiedervi: quando venite a cena?
amica che ridere! il problema è che è tutto vero :)
RispondiEliminaClaudia
io porto la birra scaduta!!!! :DD
RispondiEliminaGrazie anonime, accorrete numerose! Sono riuscita a far scadere anche una Coca Cola...
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