martedì 28 aprile 2009

Uomini o presunti tali

Avendo tantissime amiche mi capita spesso di essere l’orecchio bollente dopo una telefonata di un’ora, la spalla umida su cui fiumi di lacrime sono stati versati o la psicopatica nervosa che inveisce contro il genere maschile. Queste esperienze mi hanno permesso di raccogliere alcune testimonianze significative sulla tipologia di uomini che potreste incontrare sul vostro cammino, con alcuni esempi che potranno essere di grande utilità, per riconoscere determinati soggetti ed evitarli. Come diceva una vecchia pubblicità: se li conosci li eviti e se li eviti non ti uccidono e se sei brava sei tu a stenderli.

L’uomo macho. Si presenta al primo appuntamento con stivale da cow boy e giacca lunga di pelle marrone, look Matrix. Stranamente da vero gentleman apre la portiera della macchina, avvia e si rivolge a lei con fare sprezzante e sguardo di ghiaccio stile John Wayne. Con un sigaro e un Americano da sella sarebbe perfetto, ma tutt’a un tratto un dettaglio lo smaschera. All’avviarsi dell’auto si avvia anche la radio: RADIO CUORE! “Ma dai ascolti radio Cuore?” “Ma no scherzi? Non la sento mai, stavo cercando radio Heavy Teschio Metal mentre ti aspettavo e si é bloccata li”. “Ah, no figurati, non sarebbe mica un problema”. Secondo appuntamento. Lui va a prenderla a casa, vi prego di osservare la straordinarietà dell’evento, perché vi ricordo che la cavalleria é morta da un pezzo e la prassi ormai é darsi appuntamento in un punto e trovarsi direttamente li, credo siano le conseguenza della ricerca della parità. Le riapre la portiera, la riguarda come in sfida all’O.K. Corral e.... RADIO CUORE! Di nuovo! Ma allora non é un caso! Beccato beccato! Eh eh, l’uomo macho é colto nuovamente in flagrante: é un cow boy fasullo, un gangster dal cuore di burro che ascolta la Pausini! Grazie a questo imprevisto si guadagna il terzo appuntamento.

L’uomo running. Lei sta correndo, look da Soldato Jane, scoraggerebbe anche Rambo. Faccia rosso bluastra per lo sforzo, evidenti isole di sudore sulla T Shirt, MP3 sparato a tutto volume che impedirebbe di sentire persino il decollo di un jumbo a meno di un metro. Ad un certo punto lei percepisce con la coda dell’occhio qualcosa di basso agitarsi accanto. Si tratta di un ragazzo vestito abbastanza elegantemente che le sta correndo di fianco gesticolando con le braccia e dal labiale si percepisce che sta cercando di comunicare qualcosa, ma dato il volume della musica assolutamente impossibile comprendere cosa. Lei allora leva le cuffiette e lui comincia correndo, con la sua giacchetta di renna, un’opera di abbordaggio. “Caspita corri velocissima non riuscivo a raggiungerti, puo’ essere che ti ho vista anche la settimana scorsa in Place de la Concorde? Avevi dei pantaloni neri lunghi”. La battuta é veramente scontata, voto 4, aggiungi che circa il 95% dei runner di città indossa un pantalone nero, pero’ ci ha preso, lei era effettivamente alla Concorde e indossava pantaloni neri, il fato lo aiuta, mettiamogli un più. Lui allora estrae il suo biglietto da visita, il tutto sempre correndo a ritmo sostenuto accanto a lei e le dice di chiamarlo per correre insieme: si tratterà di una metafora? Mah. Giunta a casa il biglietto da visita é scivolato giù per i pantaloni e si é tatuato su una natica ma il nome é ancora leggibile: Jean Noel Dario Antoine. Gian Natale Dario Antonio? No, ma scusa quattro nomi e un cognome non ce l’ha? E poi in tutta onestà, lascio a voi l’ardua sentenza: é mai possibile uscire con uno che si chiama Gian Natale? Il candidato si autoelimina.

L’uomo coniglio. La situazione é la seguente: lei sta lasciando lui, temporanemente si illude, perché lui pensa ancora alla sua ex. Quindi meglio lasciarlo solo, perché ingenuamente lei ha la convinzione che cosi facendo, lui si accorgerà di quanto lei gli manca e tornerà strisciando sulle ginocchia supplicandola di tornare che l’altra non sa neanche più chi sia.
Ecco, se state pensando che siete d’accordo, toglietevi quel sorriso compiacente dalla faccia perché lui non solo non tornerà, ma é anche contento perché gli avete risolto un problema. La scena si svolge a casa di lui (tenete a mente questo particolare perché sarà utile alla comprensione del pezzo). Lei gli comunica che se ne va perché non vuole essere in balia di un indeciso. Lui ha l’aria distrutta (in realtà sta solo pensando che non si ricorda se ha rinnovato l’abbonamento a Sky per vedere la Champions alla sera). Ad un certo punto, si perché fino a quel momento non ha espresso un solo concetto, esordisce dicendo: “Sai che odio gli addii, non posso vederti andare via”. Allora punto uno, lei se ne va perché lui non la vuole, quindi che fa ora, il solito giochetto per lasciarsi una porta aperta? Infame Buscetta. Punto numero due, questa é casa tua quindi come la mettiamo, cosi per non perdere mai un po’ di senso pratico?
Come se le avesse letto nel pensiero lui avanza una proposta: “Guarda visto che non posso vederti andare via, esco io, adesso. Tu esci dopo di me e chiuditi dietro la porta, poi io rientro.” Stop, stop, stop! No, scusa regista ma chi l’ha scritto questo copione? Kubrick? Maria de Filippi? Ah ho capito, siamo in un film di Dario Argento o dei fratelli Cohen perché niente ha il senso che dovrebbe avere. Ora é tutto chiaro, niente é chiaro: la casa é di lui, ma lei esce prima perché distrutta si leva di mezzo, siccome lui teme di soffrire giusto cinque secondi vuole evitare di correre questo rischio quindi esce prima, dalla sua casa medesima. Un genio del male, uno stratega della vigliaccheria. Lei lo guarda allibita e la guarigione é già iniziata.

L’uomo Colla. Questa tipologia di uomo é quello che tutte le donne sognano fino a quando non ce l’hanno. L’uomo medio invia un sms per ogni trentasei inviati da lei. Questo disequilibrio crea sempre una certa tensione difficile da gestire. L’uomo colla invece no, per ogni dieci sms della sua amata ne invia quarantasette. All’inizio é gradevolissimo. Ore 7.15 “Buongiorno principessa”. Tre eventi straordinari nel giro di due secondi: l’invio spontaneo di un sms (caso misterioso descritto anche da Lucarelli in una puntata di Voyager), un delicato augurio e un complimento. Mentre lei sta li al calduccio a letto aspettando il suono della sveglia, il fatto di sapere di essere il primo pensiero del corteggiatore la fa sorridere sorniona e gratificata. Ore 7.30. Nuovo sms. Meraviglia, ora si alza e si prepara per andare a lavorare. Ore 7.40, sms. Ehm, ecco aspetta un attimo che lei si sta mettendo il siero antirughe, contorno occhi, crema giorno, eclat illuminante viso, fard Superior Gold Cheek e per finire un tocco di Divine Lasting Curves & Lenght Mascara ovviamente Noir Sensuel (se avessi visto che sulla scatola erano scritte tutte queste cazzate non lo avrei comprato di certo). Ore 7.50, visto che brava? Solo dieci minuti per mettere tutta quella roba. Sms. Scusa eh, rispondo dopo perché sto facendo colazione con i miei fantastici cereali Magre & Fit, yogurt Vita Snella Sedere Grande e un meraviglioso caffé con un dito di schiumina. Ore 8.00 sms, non ho ancora finito di mangiare, miseria ladra ma non puoi calmarti un attimo? Ogni dieci minuti il telefono vibra e lui si sta anche un po’ alterando perché lei non risponde subito o non risponde del tutto. Al trentunesimo sms prima delle nove, lei lo lascia e comincia a lamentarsi perché Piero, il vicino di casa non risponde mai ai suoi sms. Beata coerenza.

L’uomo braccino. Eh si, specie sempre più diffusa e non pensate male, le donne non pretendono che paghi tutto lui, alle donne basterebbe che pagasse almeno il proprio. La storiella di lui che ha dimenticato il portafoglio a casa, non é una leggenda metropolitana, ma un evento che si ripete con una certa frequenza nell’entourage. Un aneddoto illuminante. Lei sta al bar dell’ospedale in cui lavora e chiacchera con una collega. Stanno bevendo un succo di frutta (particolare rilevante). Lui, un altro collega, si avvicina alle due e si unisce alle chiacchere gaiamente. Arrivano alla cassa, lui si gira e domanda: “Avete preso due caffé?” e le ragazze “No, due succhi di frutta”, “Ah”. Si rigira verso la cassa e salda solo il suo caffé. Evidentemente il succo di frutta era un investimento troppo elevato solo per due chiacchere al bar. Di fronte a questo atto ho visto scandalizzarsi persino un genovese con tracce di Scozia nel sangue.

QUESTIONI DI CUORE - Francesca Archibugi


Amici, era da tempo che non vedevo un film di quelli che ti dispiace quando finisce e che vorresti non ci fosse mai la parola The End. Albanese fa lo sceneggiatore colto e Kim Rossi Stuart il meccanico ricco con una bella famiglia. I due si incontrano in rianimazione perché colpiti entrambi da un infarto e tra loro nasce una toccante amicizia. Albanese infatti ad un certo punto lascia la compagna e si trasferisce a vivere con Kim e la sua famiglia. Non vi voglio raccontare niente altro perché non voglio rovinarvi la sorpresa. Vi dico solo di andare a vederlo perché altrimenti perdereste un cameo, un film di rara dolcezza dove l’amicizia e la fiducia sono i due valori predominanti. E poi ci sono anche un sacco di scene divertenti da ridere! Voto 9.

IL GIORNO PRIMA DELLA FELICITA’ – E. De Luca

Il racconto si svolge a Napoli. Un ragazzino senza genitori viene allevato da un portinaio, Don Gaetano, che gli racconta storie di guerra e di dopoguerra. E’ magro, agile e grazie alla sua capacità di arrampicarsi e infilarsi nei posti più impensati, si conquista un posto di portiere nella squadra di calcio del cortile e il soprannome “a scigna”, la scimmia. Poi c’é Anna, la strana ragazza che lui ama e che lo porterà a difendere il proprio onore con il sangue. E Don Raimondo, che raccoglie libri da chi se ne vuole liberare: “Il vuoto in faccia a un muro, lasciato da una libreria venduta, é il più profondo che conosco. Porto via con me i libri mandati in esilio, do loro una seconda vita. Come la seconda mano di pittura che serve a rifinire, la seconda vita di un libro é la migliore”.
Io adoro Erri De Luca, solo che non penso questo sia uno dei suoi libri migliori, anche se é toccante e delicato come al solito. Un po’ lento l’inizio. Voto 6,5.

AD OCCHI CHIUSI - G. Carofiglio

Un po’ stile “letti per voi o suggeriti da voi”, eccomi ad affrontare Carofiglio. Le girls hanno letto tutto di questo autore e in vacanza non si riusciva a staccarle dal libro. E avevano ragione, é un genere di scrittura molto scorrevole e appassionante. Il giallo é ben fatto, i personaggi interessanti e descritti in modo tale da suscitare curiosità e da metterti quel sacro fuoco della lettura che quando prendi il mano il testo non lo vuoi più mollare fino a che non sei arrivato all’ultima pagina.
Questo é il secondo libro della trilogia dell’Avvocato Guerrieri e si tratta di un caso che nessuno vuole accettare perché coinvolge un personaggio potente e la vittima é accompagnata da una donna molto particolare, che indossa un paio di jeans ed un giubbotto di pelle nera, il suo nome é Suor Claudia. Voto 9.

domenica 19 aprile 2009

I rientri meteora in Italia

Come tutti gli espatriati del mondo, ogni tanto torno a casa. Una volta al mese circa. Solo che i miei rientri sono una specie di pentathlon, non un viaggio.
Venerdi pomeriggio, alle due esco dall’ufficio per andare all’aeroporto dove mi attende Daniela. Prendo il Roissy Bus, scarellando il mio micro trolley per il Boulevard Haussmann agile come Rossi, scarto un turista naso all’aria impalato a guardare la modella semisvestita che troneggia sulla parete delle Galeries (pure i manifesti a fare concorrenza ora), scavalco il clochard di turno nel pomeriggio e mi faccio inseguire dai suoi otto cani fino all’Operà, da dove parte il pullman. Normalmente salire é come partecipare ad una roulette russa dal momento che gli orari sono tassativi, approccio tedesco o svizzero, una partenza ogni quindici minuti, se l’autista percepisce di essere in ritardo, semplicemente chiude le porte e parte: chi c’é c’é e chi non c’é ciao. Piglia quello dopo.
Vogliamo metterci un paio di litigi tra i passeggeri? Ma si mettiamoli pure che quello fa molto Italia invece: chi vuol far sedere il bagaglio, chi inciampa in una valigia lasciata nel corridoio, chi rivendica pari dignità di un cane rispetto ad un bambino (se volete apro un’inchiesta) chi a luglio ha freddo e chi a gennaio vuole aprire tutti i finestrini. Insomma una prova di resistenza umana.
Finalmente dopo solo sessanta minuti arrivo in aeroporto, sono abbastanza elegante perché atterrero’ alle 17.30 a Linate e alle 18.30 ho un colloquio in centro con una famosa società di cacciatori di teste, tutto pianificato al secondo, se perdo dieci minuti sono fritta, ma non credo succeda, visto che negli ultimi due anni questo volo é sempre stato puntuale (vi prego di ricordare questa dichiarazione quando leggerete il seguito). Arrivo al controllo bagagli a mano e si ripete la solita scena imbarazzante: via i tacchi e se sembravi la brutta copia della Bruni, immediatamente diventi Nonna Papera, via la cintura, per quello non c’é problema tanto sono sottovuoto nei pantaloni quindi non corro alcun rischio, intanto estraggo il computer, poso la giaccia nel contenitore, recupero il trolley, “Ha liquidi nella valigia?” “No, ho smesso di lavarmi i capelli da quando viaggio”, “La carta d’imbarco per favore.”, e dove l’ho messa ora? Nella giacca che é già dall’altra parte? E la borsa del computer ora dove é finita? Signorina si muove per favore? Ah ecco ma ce l’ha la hostess la carta di imbarco, cos’é lo fai apposta per vedere se mi accorgo, cara la mia Francoise Fetent de la Carte d’Imbarquement?
Riesco a passare, o cosi credo, ma vengo bloccata da un energumeno che vuole controllare il contenuto della mia valigia, lo sapevo che mi avrebbero beccato prima o poi. Si tratta del mio contrabbando di madeleines e petits molleaux au chocolat. Comincio ad estrarre i pacchetti, uno, due, cinque... Ma mi scusi signorina ma li mangia tutti lei? Ma no, li porto alla mamma e ai miei amichetti in Italia! Non la trova un’idea carina? Insomma l’energumeno si commuove e mi lascia passare. Ma li avverto che sarebbe il caso di preparare un file excel cosi la prossima volta sapranno già a chi devo dare i biscotti alle mandorle e a chi le crostatine ciocciolato e caramello, chi é in rottura di stock e chi invece é in ritardo sul consumo, mi mandano un report a fine mese e poi ci aggiorniamo al mio passaggio.
Sono già stanca e devo ancora partire, arrivo alla lounge dove mi aspetta Daniela ed é molto più divertente fare il viaggio con qualcuno piuttosto che da soli soprattutto perché abbiamo tutti i pettegolezzi della settimana da raccontarci. Insomma si decolla in perfetto orario alle 15.55 e alle 17 siamo praticamente pronti all’atterraggio, le orecchie sono già tappate, tavolini ripiegati, cinture allacciate: accidenti quante nuvole é proprio Milano, vero? Quando improvvisamente l’aereo che ha quasi una ruota nel parcheggio mi si impenna e ricomincia ad alzarsi. Ma no, che succede? Ecco il capitano (si, il capitano Stubing pero’, quello di Love Boat) che annuncia che a causa della nebbia sull’aeroporto di Linate siamo costretti ad atterrare a Milano Malpensa! Ma noooo! Ma tu sarai costretto! Ma lasciami scendere, dammi un paracadute che mi butto di sotto e arrivo in orario al mio appuntamento.
Invece no, prima sorvoliamo per circa trenta minuti la città, cosi per trovare una fessura di atterraggio in cui infilarci e con calma scendiamo su Malpensa, arrivo previsto ore 18.30. Saro’ evidentemente in ritardo di un’ora anche perché devo ancora prendere il trenino a questo punto per arrivare in centro e non posso chiamare per avvisare fino a che non ci saremo posati a terra.
Tutto l’aereo é impegnato a imprecare, vengono invocati alcuni santi di altre nazioni: Saint John of What’s The Hell is Mpx, Ta Soeur Que Ti Veniss Un accident e il nostro vicino di fila estrae un pupazzetto vestito da hostess Alitalia e comincia a trafiggerlo con una penna, gli stacca le manine e lo finisce soffocandolo nel sacchetto di carta fornito per ovvie, ma non esprimibili, emergenze. Lo guardo e percepisco che la morte della bambola lo ha rasserenato, ora é pronto per il cambio destinazione, ma per essere sicuro da il colpo mortale al sacchetto schiacciandolo sotto lo stivale. A dir poco inquietante, mi appunto di non contrariarlo durante la discesa.
Insomma riusciamo ad atterrare alle 18.30, ora in cui dovrei essere in pieno centro al mio appuntamento, quindi mi affretto a chiamare per avvisare che siccome non ho una moto, non ho le ali e per il teletrasporto ho messo l’opzione ma devono ancora consegnarmelo, non potro’ arrivare in tempo perché devo prendere il Malpensa Express (che onestamente sembra il nome del treno a vapore di C’era una volta il West ed in effetti anche il servizio é equivalente).
Il tizio gentilmente mi dice che se riesco ad arrivare per le 19.30 mi aspetta alla stazione e faremo il colloquio li. Ringrazio e appendo dopo di che supportata da super Dany ingaggio la lotta contro il tempo. Via giù di corsa dalle scale mobili, raggiungiamo la stazione e ci sono trenta persone in coda per il biglietto, le biglietterie automatiche ovviamente non funzionano (la probabilità che non siano guaste é pari a quella di perdere sette chili in sette giorni o di incontrare George Clooney a Como) decidiamo quindi per l’approccio criminale e saliamo senza biglietto. Tanto poi lo pagheremo in treno con un modesto ricarico del 60%. Siamo a dieci minuti dall’arrivo, quando all’ultima sosta vediamo il controllore buttarsi giù e correre sul binario imprecando in turco. Ok, ho capito, si é forata una gomma, la batteria é scarica o ha visto sua moglie con il controllore. In ogni caso il treno sta fermo dieci minuti e a me é venuto il verme solitario e un accenno di cimurro anche perché nel vagone ci sono sei bambini che non hanno ancora smesso di urlare da quando siamo partite e quindi in questo momento sono fermamente convinta che abbia più diritto ad un sedile un cane.
Comunque ore 19.20 arriviamo a Cadorna, scendo e scena tipo film, mi avvicino ad un tipo dall’aspetto losco che regge una valigetta nera (pare di essere in uno 007). Una volta identificati entriamo al bar per cominciare il colloquio e vi giuro che non riusciamo a sentirci perché c’é Laura Pausini a tutto volume. Colta da un momento di sconforto mi alzo dicendogli “Non si preoccupi, ci penso io”. Mi avvio con passo sicuro al bancone del bar e quando sono certa che lui non riesca a vedermi mi zerbino con il barista tipo Fantozzi: “La prego, sto facendo un colloquio, da questa conversazione dipende il mio futuro (ho un po’ calcato la mano, il tipico atteggiamento da donna vittima), lo vede quell’uomo là? Lo vede come é minaccioso? La prego puo’ abbassare la radio?” e lui gentilissimo la spegne, un vero gentlemen e mi regala anche un sorrisone. Questo mi fa guadagnare cento punti con il cacciatore che mi chiede se sono sempre cosi efficace. Sminuisco, con fare noncurante, non sarebbe carino ammettere che stavo per tirare fuori i kleenex per dare più peso alla rappresentazione. Insomma se dio vuole dopo un’ora mi lascia andare e voi starete pensando che finalmente potro’ andare a casa a dormire vero? E invece no, perché il venerdi sera del rientro é dedicato agli amici, quindi devo andare a cena! Taxi e sono pronta per riprendere energie davanti ad un piatto di spaghetti con le vongole, questa sera siamo in dieci e sono proprio felice, e siccome sento di averne pieno diritto, faccio anche la scarpetta con il pane (che donna di classe, che immagine di eleganza, che sobrietà).
Rientro a mezzanotte, come Cenerentola, controllo la posta, ci sono le spese condominiali da pagare, ma possibile che ogni volta che ritorno ci sia qualcosa da pagare? Ma cosa fanno in questo condomio in mia assenza? Ho l’impressione che abbiamo già rifatto il tetto cinque volte, le scale undici e il citofono é ormai d’oro e pietre preziose con videocamera incorporata, karaoke e se schiacci il tasto 5 partecipi direttamente a X Factor o chatti con Morgan per cinque minuti.
Va bene, ora vado a letto perché domani mattina alle 8.30 ho il treno per Verbania, per andare dalla mamma. Minimizzo il bagaglio, bagaglio N. 1 Parigi-Milano, bagaglio N. 2 Milano-Verbania versione ridotta con regaletti, bagaglio N. 3 Verbania-Milano arricchito di scorte alimentari, bagaglio N. 4 Milano-Parigi quello del traffico illegale di maionese.
Bip bip, bip bip, ore 7.00 suona la sveglia. Mi butto giù da letto e in tempo record sono fuori ed é proprio bello guardare la città che ancora dorme (beata lei) arrivo in Centrale, compro una rivista di cultura generale, storia e costume (Vanity Fair), bevo un caffé insieme alla brioche di cartone del bar più miserrimo della stazione e salgo in treno (ebbene si, la brioche parigina é tutta un’altra cosa, con quel velo sottile di burro, leggera come una piuma, marmellata delicata di albicocche e le calorie di un bue caramellato farcito di fois gras).
Allora se é estate non funzione l’aria condizionata, se é inverno non funziona il riscaldamento, facile da ricordare. Ore 9.30 arrivata! La mamma carina vieni a prendermi e siamo pronte per il giro al mitico mercato di Verbania. Un saluto ‘alla Luciana” l’amica storica della mamma e anche mia e poi finalmente a casa a pranzo. Non andiamo nel pomeriggio a salutare la Zia? Beh certo che si, giusto una scappata, poi un giro alla Esselunga, quattro parole con la Barbara, un caffé veloce con la Francesca che non la vedo da un sacco e l’aperitivo con la Federica, che ha comprato casa e ce la vuole far vedere (al Lago Maggiore tutti i nomi sono preceduti dall’articolo, ndr). Sabato sera invece cena di classe con le vecchie compagne di scuola che é organizzata da tre mesi, domenica visita della cuginetta, con marito e i due topastri e alle 15.30 sono di nuovo pronta per prendere il treno di rientro a Milano. Mi pare di ricordare che di non essermi seduta neppure cinque minuti, a parte la mezz'ora passata a far diventar matto Gino, la mia adorata bestiaccia, ma forse mi sbaglio.
Ora sono di nuovo in treno verso la città tentacolare, ho comprato il biglietto di prima classe, ma guarda te, la prima su sto treno non esiste, ma dirmelo invece di vendermelo? Corpo di mille balene.
Ci sono duecento studenti in piedi che raccontano dell’ultimo esame e quando arrivero’ mi attenderà ancora un giro di pulmann per arrivare a casa. Il bus a Milano é una delle specialità preferite del pentathlon : o gli corri dietro o ti insegue lui. Insomma, con calma, dopo la 60 e il 27, alle 19.30 sono finalmente a casetta. Non vorro’ mica mangiare da sola a casa, vero? Quindi nuovo giro e nuovo regalo con le girls, giusto per raccontarci le ultime cose in intimità, non penserete mica che siamo riuscite a parlare nella cena da dieci vero? Ma no, per i nostri racconti ci vuole massima intimità e soprattutto solo le girls. Una meravigliosa pizza di cui devo conservare il ricordo per un mese, tante chiacchere, risate, racconti e pettegolezzi, abbiamo un power point con la lista degli argomenti da discutere che spuntiamo man mano, e poi finalmente a nanna.
Bip bip, bip bip, ore 7.00 suona la sveglia. Mi butto giù da letto, un’altra volta. Valigia pronta e via verso l’aeroporto e via verso Parigi e non vedo l’ora di essere in ufficio per riposarmi un po’. Solo che...ve lo ricordate quel lunedi che ha nevicato tanto a Milano? Vi ricordate che hanno chiuso l’aeroporto sia di Milano che di Parigi per alcune ore? Vi ricordate che qualcuno é rimasto a Linate per circa nove ore prima di poter rientrare nella Ville Lumière? Ecco, bene, se ve lo ricordate é meglio per voi! Perché quel famoso lunedi l’ho rimosso e preferisco fare finta che non esista più!

martedì 7 aprile 2009

Six and the City all’Ile Maurice – Parte 2

Durante questa vacanza abbiamo incontrato numerosi animali anche se non sempre secondo le previsioni e non sempre graditi:
Astolfa: il cane dell’hotel, il cui nome le ha segnato la vita, ogni martedi viene accompagnata da un canologo, si sdraia su un lettino con parasole e sorseggiando un succo di mango racconta la sua vita, nel tempo libero corre forsennatamente da un lato all’altro del villaggio e addenta scarpe (in cui ci sono dentro dei piedi) e pantaloni lunghi. 12 minuti per staccarla dal jeans di Daniela e 7 per quelli di Claudia il giorno della partenza, evidente sindrome da abbandono non superata.
Una breve nota, una di noi di cui non voglio fare il nome (Alessandra) si é ostinata per tutta la vacanza a dare ordini in tedesco alla creatura, che essendo di nazionalità mauriziana la guardava incuriosita stortando la testa, mi pare di averla vista ridere, Astolfa...
Margot: la gatta, con le movenze della fidanzata di Lupin, peso medio 8 kg, grande praticamente come il cane. Divertimento preferito dormire sugli asciugamani degli ospiti che la temono.
Blattodea: ovvero il bieco scarafaggio, che chiaramente si manifesta sulla sedia di quella delle girls che soffre di evidente psicosi da beatle, non contenta la creatura era pure partoriente, si é quindi proceduto (proceso? processo? procetto?) allo sterminio collettivo con infanticidio attraverso abbattimento di calzatura. Alessandra é stata identificata durante l’atto criminoso dai familiari della vittima che hanno assoldato un amico per vendicarsi infatti.....
Scorpione: quello che ha punto Alessandra la notte del mercoledi (l’esecutore), l’amico del coleottero (il mandante), non era velenoso, perché lei é ancora viva. Pero’ da qualche tempo é un po’ strana. Non so se sia la coda biforcuta che le é spuntata o le 2 paia di zampe che escono dalla vita, pero’ é ingiustificatamente pungente con tutti quanti. Mah. Questo scherzetto pero’ ha permesso alle girls di acquisire una stanza piano alto vista mare! Cosa non saremmo disposte a fare per il lusso!
Giechino nascondino: aaaaaaaahhhhhhhhhhhhhh!! Aiutooooooooooo! Ho già capito cosa succede, il gieco che ho visto sulla parete é stato individuato anche da Claudia e Mirella, quindi indosso il mantello, estraggo dalla valigia l’alabarda spaziale e sul tappeto volante piombo nell’appartamento di fianco. Le donne non ne vogliono sapere di dormire perché l’ospite si é accomodato in bagno. Ed io, animo greenpeace (salvo con i ratti, ho capito, ho capito, potete evitare di ricordarmelo ogni volta? Una non puo’ sbagliare una volta che siete subito tutti li pronti a ricordarglielo, sgrunt) non voglio spiaccicarlo sulla parete, anche io ho un cuore. Quindi é necessario catturarlo. Mi armo di sacchetto di plastica salgo su una sedia e sfidando il rischio di cadere nella tazza o ancora peggio di gettarmelo addosso lo catturo e lo libero in giardino. Rientro in casa celebrata come un’eroina ed evito di raccontare che fuori che ne sono almeno altri 14 che aspettano solo la buona occasione per entrare a far visita!
Pesce pietra: siamo partite con lo spettro di questo predatore che ci ha accompagnato per tutta la vacanza perché “lo sai che un mio amico ci ha messo il piede sopra e a momenti muore? E a momenti gli tagliano la gamba?” Il fetente comunque ha causato più danni con la sua assenza che con la sua presenza. Abbiamo trascorso 7 giorni dotate di piede palmato in gomma blu, rosa o azzurrino, il fatto é che la deliziosa babbuccia ha cancellato già al primo minuto ogni traccia di crema protettiva livello 40 dai piedi causando un’ustione collettiva degli arti inferiori, 8 piedi bruciati su 12. Ancora oggi giriamo in tailleur e infradito per minimizzare il danno.
Direi che questa tematica l’abbiamo sviscerata!

Un ultimo riferimento ai mezzi di trasporto mettendo da parte i nostri due amici taxisti di cui abbiamo già parlato. Il bus. Ci abbiamo provato a prenderlo, ma non é stato facilissimo. Alle fermate non é indicato alcun numero, sappiamo che dobbiamo prenderne 2 per arrivare a casa: uno che ci porta a Gran Bay da Mont Choisy e l’altro da Gran Bay a casa. Sappiamo anche che dobbiamo prendere la 95! Come a Milano, pero’ intanto passano due 82 e ogni volta il tipo ci apre la porta e ci dice che sarà il prossimo. Comincia cosi uno dei servizi fotografici più impegnativi che abbiamo affrontato: sedute sulla banchina mimiamo 20 versioni di X factor, che le due espatriate non vedono neanche, ma tant’é fa gruppo! Poi 8 versioni di 007, licenza di uccidere, sembriamo un depliant deformato dalla pioggia, due scatti alla Lolita e quando non ne possiamo più cominciamo con i riti woo doo: Ale accendi la sigaretta che cosi arriva il bus, che pero’ se lo fai apposta non succede niente. Ale comunque accende la sigaretta, mentre assorta, pensa a nuovi ordini in bulgaro da dare al cane quando arriva in hotel. Evocato dal fumo si materializza subito un bus, ma é un altro 82, anche questo ci garantisce che il prossimo sarà una 95! Eccolo eccolo, un altro!! Si, un altro 82 che pietosamente ci dice che la 95 ha finito il turno mezz’ora prima. Ma vadavialosgnaus vah! Intanto Mirella viene abbordata dal Briatore de noartri de Mauritius che dichiara di avere 2 discoteche nelle quali siamo chiaramente invitate in serata e una casa con 3 stanze più una piscina nella quale sarebbe ben lieto di ospitare Mirella per qualche mese, ma cosi, senza impegno, giusto per stare un po’ bene insieme, perché sai, lui é divorziato. Consideriamo che in effetti come proposta, sebbene manchi un attimo di romanticismo, é decisamente concreta rispetto a quelle italiane: l’uomo é divorziato, casamunito e offre una piscina sebbene non garantisca sul lungo periodo, ma si sa, questo é fuori contratto comunque! Per non sbagliare Mirella declina l’invito ma trattiene il biglietto da visita, non si sa mai, un colpo di testa e ci trasferiamo tutte qui.
Alla fine siamo sempre a Montchoisy a decidere come tornare a casa! Quindi scatta la telefonata a John, il taxista Precisino, che come al solito accorre in nostro aiuto, arriva in velocità e ci trova ancora intente a negoziare il futuro di Mirella con Briatore e paterno ci dice: non fidatevi di lui, é un tacchino (taquin in francese). Ma va là? Non ce n’eravamo mica accorte neh, pensavamo fosse il principe azzurro giunto sulla terra in Fiat Duna per rapirci e portarci al Centenaire (con la crisi il Millionaire ha abbassato le sue pretese)!
Insomma i giorni passano veloci e siamo giunte al momento del ritorno. Un saluto veloce ad Astolfa, l’acquisto dell’ultimo pesce caraibico in legno che abbiamo comprato uguale in Messico, due cartoline senza francobollo perché il francobollo non sta mai nello stesso negozio in cui compri le cartoline (una tristissima storia d’amore), che partiranno al massimo dal 9^ arrondissement o da Corso XXII Marzo e via verso nuove avventure! Si perché chiaramente in aereo già si discute delle prossime mete! Si riparteeeeeeeeeeee!

domenica 5 aprile 2009

AMY MAC DONALDS – Teatro dell’Olympia

Concerto all’Olympia di questa straordinaria cantante. Molto bello, anche perché il teatro é piccolo, in quanto teatro appunto e questo ti permette di vedere l’artista proprio da vicino! Che brava questa ragazza, con questa voce graffiante un po’ cattiva, la sua chitarra sotto il braccio e la freschezza di qualcuno che ti annuncia di essere felice per aver raggiunto 2 milioni e mezzo di dischi venduti parlando francese in onore del paese che la ospita. Un’ora e mezza di concerto, troppo breve perché avremmo voluto sentirle tutte le canzoni dell’album. Ragazza carina, umile e con una vitalità che ci fa ballare tutti in sala! Brava Amy, mi sei piaciuta ancora di più del tuo cd e già avevi un punteggio altissimo! Voto 8.

MEGLIO DONNA CHE MALE ACCOMPAGNATA – G. Cucciari

Chiaramente durante le vacanze non si portano libri pesanti da leggere, ci mancherebbe, quindi niente classici, il Foscolo resta in scaffale, Follett é troppo pesante, in senso fisico, non morale e dei polpettoni sentimentali non se ne puo’ piu’, quindi come non pensare alla Geppi mia musa ispiratrice e modello di vita? Libro per donne, capolavoro della risata e dell’ironia! Se volete del buonumore leggetelo, perché lei é davvero divertente e aggiungo che mentre leggo é come se la vedessi raccontare e quindi mi fa già ridere anche solo per quello. E’ la storia di 3 amiche sarde singles (o zitelle come preferite) che vengono invitate al matrimonio della loro amica ancora residente sull’isola e devono cercare di capire come non arrivare da sole alla cerimonia per evitare le solite domande imbarazzanti del tipo: ma quand’é che ti sposi tu? Ma possibile che tu non abbia ancora trovato un fidanzato? Insomma, vita vera! Voto 9.

MA DI PIETRE – M. Agus

Vacanza all’insegna della letteratura femminile sarda! Questa volta pero’ in modo serio. Questo libriccino é molto toccante, racconta di una storia di amore, tra una donna costretta a sposare un uomo che non ama, perché negli anni ’40 non avere un marito a 30 anni era molto grave e un reduce. I due si conoscono alle terme perché entrambi soffrono di mal di pietre, insomma di calcoli renali e bevendo acqua cominciano a raccontarsi le loro vite fino a che.... Amici la grandiosità di questo libro é la conclusione, assolutamente, meravigliosamente e superbamente inattesa. Voto 10.

IL CANE DI TERRACOTTA – A. Camilleri

Sapete che mi sono convertita di recente a Camilleri e mi da sempre soddisfazioni! E’ leggero, divertente, ironico e avvincente. Praticamente nel viaggio di ritorno da Mauritius non ho rivolto la parola a nessuno perché dovevo finire il libro! Dovevo sapere come andava a finire e le 11 ore di volo mi sono bastate. Il commissario Montalbano scopre una grotta piena di armi ma dietro questa grotta ce n’é un’altra dove vengono ritrovati i corpi abbracciati di due amanti, morti da almeno 50 anni mummificati, che hanno ai loro piedi un cane di terracotta. Chi sono? Come sono morti? E che significato ha quel cane cosi particolare? Insomma se volete scoprirlo leggetelo. Voto 8. Non sono di manica larga, vi avevo detto che era bello tutto quello che avevo letto in vacanza!

LE LEGGI FONDAMENTALI DELLA STUPIDITà UMANA – C. M. Cipolla

Una specie di pamphlet, credo si dica cosi, che spiega quali sono le 5 leggi fondamentali della stupidità umana. Alcune perle: la prima legge della stupidità umana, sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione; la terza (ed aurea) legge, Una persona stupida é una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita. Insomma l’approccio scientifico all’identificazione della stupidità umana é meraviglioso, vi dico solo che alla fine del libro c’é anche un grafico che serve per capire dove localizzare le varie personalità e alcuni grafici vuoti nei quali incasellare i vostri nemici! Saranno una quarantina di pagine che si leggono in un’ora, vale davvero la pena. Voto 10.

giovedì 2 aprile 2009

Six and the City all’Ile Maurice – Parte 1

Guadalupa. Dopo giorni e giorni di discussioni, esplorazioni via internet, racconti dei parenti serpenti, sguardi fugaci alla Colo’ su Youtube, optiamo per la Guadalupa. Prenotazione confermata, possiamo procedere all’acquisto delle creme solari che abbiamo tenuto in stand by per scientifiche ragioni scaramantiche.
Quando ad un tratto, in fondo al corridoio, con piglio sicuro e volto sorridente, lo vedo avvicinarsi a grandi passi alla mia scrivania e bastano poche parole per riconoscerlo, é lui, proprio lui: lo iettatore.
Ciao, come stai? Mi fa. Bene grazie ho appena prenotato le mia vacanza in Guadalupa, parto fra 2 mesi. E la sua risposta lo identifica nel suo ruolo di malefico porta iella, invidioso, fetente, misero e pure tapino.
Ah. Beh si, splendida destinazione. Se non fosse per lo sciopero. Ma si, comunque non preoccuparti... e qui mi sento che me la sta gettando la mala sorte, la chiama a gran voce il verme. Cerco ferro, guardo il vicino e spero che si tocchi, cerco un cornetto su internet (Algida? Certo che un gelatino ci starebbe proprio bene), incrocio le dita dei piedi e delle orecchie ma la gufata arriva inesorabile: vuoi che lo sciopero non sia finito fra 2 mesi?
NOOOOOOOOOOOO! Questa dichiarazione mi annienta. Quindi gli offro una caramella anno 1994, Gran Riserva, che tengo per le occasioni speciali tipo questa e me ne libero, sperando che passi le prossime ore in meditazione sull’asse in preda alla maledizione di Toutankhamon. Pero riflettendoci, storicamente quanti scioperi sono durati 2 mesi? Quindi mi metto tranquilla e comincio a sognare di spiagge assolate, di palme mosse dal vento e di braccioli della Sirenetta che ci permetteranno di fluttuare nel mare blu. Intanto le settimane passano e seguo con trepidazione gli eventi isolani. Siamo alla settimana 3 di sciopero, beh certo tengono duro, pero é giusto combattere per i propri ideali, bravi, cosi si fa. Settimana 4, barricate per strada, muri di auto incendiate, tutte le attività lavorative sospese, scuole, supermercati, villaggi vacanze chiusi, si ecco, pero magari se vogliamo almeno pensare all’istruzione, se no i ragazzi mi perdono l’anno e vengono su ingnoranti come capre, non importa se state perdendo l’alta stagione vacanziera, e la vostra economia si basa su quello, l’importante é resistere, bravi, bravi. Settimana 5: un morto. Un sindacalista colpito da una pallottola vagante, numerosi feriti tra i poliziotti, vetrine dei negozi distrutte. Ok ora pero’ esagerate un pochino, ma possibile che si debba arrivare a sto punto, non che non mi tocchi la crisi economica pero’ miseria, ma dovete proprio far sciopero dove io dovrei fare le mie vacanze? SI. Settimana 6, il rappresentante dei sindacati minaccia di morte il rappresentante degli imprenditori. Alla radio e alla tele non si parla di altro mentre in Italia, la notizia appare come due sparute righe a pagina 56 del Corriere, nella posta del cuore. Tant’é vero che delle six, le four che vivono in Italia, non si capacitano della preoccupazione mia e di Daniela e pensano che siamo in preda ad un delirio tremens. Alla settimana 7 di sciopero generale, scatta l’annullamento della vacanza. Ora basta scioperanti del menga, ci avete rotto, non ci veniamo più, avrete tutte le vostre ragioni ma non é che possiamo essere in balia di uno sciopero per la ventiquattresima volta in questa nazione!
Parte cosi’ la ricerca di una nuova meta. Ora, vi pongo un quesito: come si fa a trovare una nuova meta che deve rispondere a criteri ben precisi che vi elenco di seguito?
1) Temperatura media tra i 27 e 30 gradi, sole caldo ma non cocente ogni giorno, possibilmente un filo di vento, ma non troppo
2) Meta mai visitata da nessuna delle girls, neanche nelle vite precedenti quando eravamo gabbiani o scimmie o pantegane
3) un po’ mare un po' cose da vedere un po' cultura un paio di negozi
4) a meno di 12 ore di volo
5) economica
6) lussuosa
7) fettina di c... con i pinoli magari anche

Non male eh? Ma niente ci scoraggia ho la soluzione nel DNA, quindi butto giù un file excel, dove chiedo di inserire con ordine di priorità le varie ipotesi di destinazione e nel giro di un’ora abbiamo la risposta: Mauritius. Siamo veramente efficienti.
Mettiamo in valigia qualche crema (penso che potremmo aprire in loco un Sephora come quello degli Champs Elisées), un paio di costumi (non abbiamo mai messo lo stesso per due giorni di fila nessuna delle sei) e un paio di top (sembriamo una filiale di H&M) e misteriosamente il peso cumulato delle valige supera di gran lunga le 0,1 tons. Ma come é possibile scandisce Mirella? Non ci abbiamo messo dentro niente... ci saranno massimo 5 paia di scarpe, le babbucce di gomma per i coralli, le pinne, 6 pantaloni, 2 maglioncini perché magari sai la sera fa freddo, il phon, il kway, due spazzole, 4 vestitini, i pantaloni corti, quelle medi, quelli da corsa, un jeans e le tennis. Mi sa che é la spuma dei capelli che pesa, la prossima volta non la porto.
Finalmente si parte e praticamente voliamo sull’aereo più pazzo del mondo. Una concentrazione esagerata di bambini urlanti e non, un gruppo significativo di viaggiatori episodici (quelli che applaudono quando l’aereo atterra perché anche stavolta ci é andata bene) e delle hostess cosi antipatiche che dopo 5 minuti riprendono zia Simonetta che peserà 21 kg perché é seduta sul bracciolo del sedile mentre ci parla. Su 6 video 4 sono morti 1 si vede e 1 si sente. Cominciamo bene. 11 ore di strazio, già all’ottava ora non sai più dove mettere le gambe, decidi di dormire appollaiato sul poggiapiedi, con un ginocchio in bocca e l’altro incastrato tra i due sedili davanti, la testa appoggiata al finestrino, la fronte congelata dopo 41 minuti, bocca aperta e rivolo di saliva che scende. Che bella immagine. Insomma arriviamo a destinazione provate ma felici perché l’isola é davvero un paradiso. Abbiamo 2 appartamentini e ognuna la sua stanzetta: meraviglia!
Ogni giorno prendiamo un taxi per visitare una nuova spiaggia e facciamo subito amicizia con due personaggi memorabili: taxi Centrino e taxi Precisino. Il primo ci recupera al mattino, ha una macchina del 1943 tipo Simca, con la passamaneria plastificata sotto i finestrini, il tocco di classe é che solo il pezzo del conducente ha una fantasia diversa, un paio di plaid di cotone, diversi santini attaccati allo specchietto, che ci spiega sono per allietare i trasportati! Saliamo in 6 più lui, ancora oggi sono convinta che siamo magrissime visto che siamo riuscite ad entrare. Taxi Precisino invece ha una specie di Espace chicchissimo, sedili in pelle, aria condizionata, quando arriviamo alle 6 dalla spiaggia un po’ unte e un po’ insabbiate ci guarda disgustato e temiamo sempre che cambi idea e non ci faccia salire, dopo averci depositato in hotel passa 20 minuti circa a spolverare la sua creatura! Una sera ci é venuto a prendere, agghindate per la cena, non ci ha riconosciute, troppo pulite e ordinate, quindi chi ha chiesto dove stavano le randagie che portava al mattino.
Spenderei due parole anche relativamente all’argomento foto. Giusto per chiarire qualche numero:
5 macchine fotografiche digitali
1002 foto generate
456 foto censurate (non pensate male, anzi bene, in realtà sono state inviate a l’Oreal per la campagna anticellulite, al forum internazionale dell’obesità, all’Associazione GG Ginocchia Giganti, al Centro Mondiale per lo studio del doppio mento)
247 foto a gruppi di 5 identiche (questo perché il gioco consiste nel fermare una vittima dopo un’attenta analisi, gli si chiede una foto e immediatamente accertata la disponibilità, gli si rifilano le altre 4 macchine, per ottenere come risultato 5 foto fotocopie)
25 foto di Arcobaleni ognuna di grande qualità, con dettagli futuristi:
Arcobaleno con antenna radio della macchina
Arcobaleno con lampione
Arcobaleno in movimento (quella sfuocatura che pare nebbia)
Arcobaleno ipotetico: nooooo, ma dove ho messo la macchina? Sposta l’asciugamano, dai dai veloce! Ma no miseria c’é la batteria scarica! Ecco ora c’é il sole.

- continua -