mercoledì 7 aprile 2010

Appena possibile fare inversione a U

Eccomi di ritorno cari amici miei!!! Da viaggi ed avventure più brevi di quelli che sono solita fare, ma di sicuro altrettanto interessanti e siccome in auto non è facile digitare al computer come facevo in aereo, ecco spiegato il mio ritardo nell’aggiornarvi, come alcuni di voi mi hanno fatto gentilmente notare (le solite serpi… eheheh!).
Come già sapete la mia vita ha subito dei cambiamenti da quando vivo a Cervia e uno di questi è il tempo che passo in auto nonché i chilometri percorsi. Nei miei due anni e mezzo di vita parigina, se escludo i rientri rocamboleschi da Parigi a Milano fatti sotto tempeste di neve che non si vedevano dal 1932, trainata da renne svizzere chiodate al traforo del Monte Bianco, con prove di montaggio delle catene nel garage dell’ufficio, simulando la neve, sbriciolando un ghiacciolo per terra, e relativa ripresa con telecamera a circuito chiuso dalla guarda giurata (garde juré in Francia) che gira all’infinito negli ascensori di Danone da dicembre, ho totalizzato all’incirca duemilacinquecento chilometri. Direi mille chilometri all’anno (sono brava nei calcoli, si vede che sono finance) per circa tre multe nello stesso periodo. Da quando sono qui invece ho totalizzato qualcosa come milleottocento chilometri in quattro giorni, girando l’Italia in lungo e in largo in ostaggio del navigatore della mamma e penso un migliaio di multe.
Se vi ricordate abbiamo già toccato superficialmente questo argomento, ma dati i miei numerosi viaggi dagli Appennini alle Ande, ritengo sia opportuno parlarne apertamente per condividere con voi l’angoscia di essere vittima di una tecnologia psicopatica e bastarda.
Uno dei primi viaggi è stato a Roma. Viaggio nella capitale. Meraviglioso. Già sento l’odore del cacio e del pepe. Programmo lo strumento per arrivare in ufficio e mi avvio fiduciosa anche basandomi sul supporto della cultura popolare che sostiene che tutte le strade portano a Roma, ergo, ben poche devono essere le possibilità del navigatore di sbagliarsi. Dimentichiamo però un dettaglio rilevante: in alcuni punti dell’autostrada, il gps perde il segnale. E in quali punti in gps perde il segnale? Ma chiaramente nei punti in cui è presente un bivio, come al solito il grande bivio della vita: essere o non essere, avere o dare, in termini di mastrini di partita doppia chiaramente, non volevo certo dare un’attitudine culturale alla dichiarazione, destra o sinistra? Direzione Firenze o direzione Ancona? Ma che diamine ne so? Tutti sanno che sono una zappa in geografia, che non distinguo un continente da una provincia, che per me EST è l’abbreviazione di Estivo, che SUD sta per Sudano per il caldo…. Ho preso un navigatore apposta per spegnere il cervello ed eseguire pedissequamente gli ordini ed ora mi tocca anche prendere delle decisioni? Riavviati malefica macchina! E ovviamente quando la necessiti, una piazzola di emergenza non c’è mai, l’unica piazzola che vedo è quella sulla testa del guidatore della macchina che mi sta superando, ma che reputo di scarsa utilità ai miei fini geografici. Lancio una moneta, esce testa e seguo per Teramo, inutile dirvi che ho buttato lì una città a caso vero? Voci di corridoio mi avevano parlato di questa città, non mi ricordo però se era parte di un itinerario furbo o semplicemente qualcuno aveva passato lì le ultime vacanze. Lo scoprirò presto.
Dopo dieci chilometri percorsi in direzione Teramo il navigatore si rianima e mi dichiara di punto in bianco, “Procedere dritto”. Beh guarda, vorrei anche vedere, sono in autostrada cosa vuoi che faccia? Tiro il freno a mano e inverto a U? Innesto il turbo boost e scatto nella carreggiata opposta? Procedo zigzagando come se fossi a Cervinia, improvvisando uno slalom gigante stile Tomba?
Chiaramente nel momento in cui finisco di imprecare, sotto gli occhi attoniti di Sara, la persona che mi accompagna e che si da il caso sia anche la persona che lavora con me, che cerca di capire come mai converso con un televisorino, innervosendomi, il suddetto si scollega di nuovo e nel momento in cui si riaccende, sono nel bel mezzo di un cavalcavia e lui esordisce con un: “Fra 80 metri, girare a destra”. MA COME IN PIENO CAVALCAVIA?? MA VUOI CHE MI BUTTI DI SOTTO? MA UN NAVIGATORE CHE ISTIGA AL SUICIDIO? IO VI DENUNCIO! Questa simpatica indicazione ci arriva almeno tre o quattro volte sempre sul cavalcavia, la ignoriamo e proseguiamo fino all’apparizione del Colosseo all’orizzonte…
Vogliamo parlare di Siena invece? Si da il caso che il povero strumento abbia un paio di annetti, durante i quali molte delle strade che portano a Siena sono cambiate. Per fortuna che i due colleghi che sono in macchina con me conoscono la zona e fatto salvo un breve giro nei pescheti di Cesena a vedere i fiori appena sbocciati in un campo, riusciamo ad arrivare in prossimità dell’obiettivo. Ci tengo a citare una breve gita sui colli di circa 5 km a causa dell’interruzione della E45, famigerata quanto la Salerno-Reggio Calabria a quanto pare, che non è chiaramente stata resa nota al gps e che quindi nel preciso istante in cui si rende conto che stiamo uscendo dove lui non è d’accordo comincia ad imprecare:
“Fare inversione a U appena possibile”, “Percorso errato, tornare indietro”, RICALCOLO: prova a vedere che succede, ripensa alla strada, perché siccome si è accorto che ci siamo incistati e non abbiamo alcuna intenzione di tornare indietro gli abbiamo insediato il tarlo, bastardi dentro! Ma la risposta non cambia, “Fare inversione a U”. Ad un certo punto ci perde di vista e invece di rilevarci su una strada, che è quella che stiamo percorrendo, ma che è nuova e quindi non trova, ci vediamo nello schermo sospesi nel vuoto sopra ad un fiume… “Proseguire dritto”, certo, sembriamo sulla barca di Caronte appesa nel nulla, invece di una quattro ruote a tutto gas! Ripreso il controllo giungiamo a Siena, mancano 12 km a destinazione, ci godiamo le mura di questa splendida città quando ad un certo punto dichiara perentorio: GIRARE A DESTRA Più AVANTI. Ma, magari un’indicazione un filo più precisa? Più avanti dove? Vabbè, in prossimità della via ripete il comando: GIRARE A DESTRA ORA, ah ecco, così va bene. Entriamo in questa stradina dove potrebbe passare comodamente un somaro, mentre noi a momenti dobbiamo ritirare gli specchietti retrovisori, facciamo pelo e contropelo a tutti i cancelli delle case, facciamo un perfetto giro ovale e ci troviamo nella via da cui siamo partiti. Ci guardiamo fra di noi attoniti, cercando conforto morale e supporto psicologico reciproco. Non ha ricalcolato niente, non abbiamo sbagliato niente, non c’erano sensi unici, non c’erano deviazioni… MA PERCHE’ DIAVOLO CI AVRA’ FATTO PASSARE DI QUI? Un giro turistico della città storica forse, una pillola di cultura. Non importa, manca poco, giriamo a destra come da comando e dopo 3 chilometri arriviamo a destinazione. DESTINAZIONE RAGGIUNTA. Scendiamo e baciamo il suolo.
Alcune domande furbe:
- Percorso più veloce o percorso più corto? Beh tutti e due non si può fare?
- Evitare le strade a pagamento di pedaggio? Non posso passarci e non pagare?
- Il navigatore non può essere utilizzato durante la guida per ragioni di pericolosità e soglia di attenzione, se disattivate il blocco vi dichiarate responsabili delle conseguenze. Cos’è, me la tiri? Passiamo alle minacce? Neanche mia mamma fa così, ma guarda te.
- Velox Mobile a 110km/h, velocità consentita 130km/h. Eh? Non ho capito, ma il velox è mobile quindi mi corre di fianco alla macchina come Willy in Coyote? E se il limite è a 130km/h perché il velox sta a 110km/h? cos’è una proporzione o il solito fenomeno da sottoporre a Lucarelli?
- Domada d’accensione: Dove si va? No ma senti abbiamo mai mangiato pasta e fagioli insieme? Ma saranno fatti miei? Pure insolente e curioso.
Insomma buon viaggio e buona fortuna a tutti!

DRAGON TRAINER il film

http://www.youtube.com/watch?v=lIHNPBYP9-Y

Ebbene si, la vita in Romagna mi avvicina alla cultura infantile! E siccome ho portato mio nipote al cinema la recensione è per le mamme o i papà! Quindi astenersi perditempo e affrettarsi amanti degli eroi. Cartone animato carino e pieno di buoni sentimenti. In un villaggio vichingo da sempre dedito alla caccia dei draghi, il figlio del capo è un ragazzetto mingherlino e pasticcione la cui ultima priorità è quella di cacciare le bestiacce. Peccato che un giorno, convinto di aver colpito il drago più violento e mortale tra tutte le specie, mentre lo cerca nel bosco… lo incontra! Non vi dico altro. Non vorrete che vi rovini la sorpresa no? Voto 7. Penso esista anche la versione in 3D in cinema evoluti, a Verbania la proiezione è andata in onda grazie ad un proiettore a rullo degli anni ’30.

A PAGINA VENTI – C. Polli

Come non amare un libro che si intitola così? E come non amare un libro che comincia con una pagina negativa? Si, apri e sei a pagina -20, e man mano Sali, -7, -1 e poi zero e da li a risalire seguendo un percorso che non è solo numerico, ma è un percorso umano e un percorso interattivo perché non è un libro che devi solo leggere, è un libro che puoi anche scrivere, per te, con te, con quello che leggi. Riflessioni sulla solitudine, la morte, la paura e poi il ruolo dei colori, cosi importanti nella vita dell’autrice e della sua disegnatrice e poi si sale, salgono le pagine e salgono le considerazioni verso il cielo. Gioia, luce, felicità, sogni, amore. Come finisce? Non finisce, finiscono forse le meditazioni? Finiscono forse le riflessioni? No, la mente prosegue. Grazie alla mia amica Cristina che ha scritto questo magnifico libro e che regala l’ebbrezza di poter pensare che non solo nella vita bisogna aver sogni, ma anche che i sogni talvolta si avverano!

E CHE IL VELO SIA DA SPOSA – A.A. Gada

Simpatico e amaro libro, il titolo non vi tragga in inganno. Non è il solito volumetto rosa delle single alla ricerca del marito, o meglio, è una ragazza single alla ricerca del marito, ma in realtà è una ragazza egiziana che attraverso i diversi tentativi di fidanzamento proposti dai suoi genitori, o da parenti invadenti o da amici poco affidabili, spiega le difficoltà e i grandi incongruenze di una religione e di una cultura che paiono fuori dal tempo. Dove una donna che a trent’anni senza marito è un fallimento per la famiglia e dove una donna che studia e si mantiene da sola è un caso raro sicuramente da non imitare. Voto 6,5. Forse più che ridere fa riflettere.