martedì 7 agosto 2012

7 Agosto 2012 - Remo


Una nuova richiesta di amicizia: Remo Bassimi. E chi è? Mi dice qualcosa questo nome ma non so cosa. Di solito non accetto amicizia dagli sconosciuti, mi lascio tentare perchè la mia ormai labile memoria mi dice che questo nome l’ho già sentito. Accetto. Ci conosciamo? Gli chiedo? E lui mi risponde: hai letto Tamarri.  Oh porca miseria! Ecco dove lo avevo sentito. E’ l’autore del libro. Mannaggia a me e alla mia memoria. Chissà che recensione ho fatto? Mi avrà contattato per insultarmi o per ringraziarmi? Vado subito a vedere. Magari mi scrive per mandarmi un virus sul pc perchè gli ho stroncato il libro. Invece no! Il libro mi era proprio piaciuto e quindi mi vuole solo ringraziare. Ci scambiamo qualche impressione e poi mi chiede se mi può mandare un altro suo libro. La donna che parlava con i morti. Bellissimo. L’ho letto d’un fiato. Uno di quelli che per qualche ora non vuoi parlare con nessuno perchè devi arrivare alla fine. Il personaggio centrale è splendido, una donna, Anna, un maschiaccio, è sboccata, irriverente, ribelle, un padre anarchico, un’amica libraia e un fidanzato che non è un fidanzato che ad un tratto sparisce. Ma dove è andato? Sarà dalla donna che parla con i morti per cercare di comunicare con la moglie defunta? La sua assenza la fa quasi impazzire e la fa decidere di diventare una investigatrice privata. Riuscirà a trovarlo? E quali misteri e segreti si nascondono dietro ai suoi strani e ambigui amici?
Voto 9. Ve lo consiglio.

http://unitalianaaparis.blogspot.fr/2012/05/tamarri-di-remo-bassini.html

Remo Bassini – Bloggista del fatto quotidiano
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/rbassini/

Sono nato a Cortona, cittadina etrusca, da genitori mezzadri, vivo a Vercelli. Ho fatto tanti lavori umili, come l'operaio, il portiere di notte, e me ne vanto. Della mia famiglia contadina-operaia sono, direbbe Guccini, il primo che ha studiato: perito agrario, poi lettere moderne. Il mio primo lavoro è il giornalista (dirigo la testata storica di Vercelli, La Sesia), il secondo è il romanziere (ho pubblicato con Mursia, Fernandel, Newton Compton, Perdisa). C'entra niente ma mi piace ricordare che ho due figli: Sonia, nata nel 1980, e Federico Libero, nato nel 2010. In questo spazio scriverò storie, alcuni vere, alcune inventate, alcune metà e metà; altre si rifaranno alle cose che ho vissuto e che vivo, come il giornalismo periferico. Ho imparato a inventar storie ascoltandole: quando da piccolo tornavo a Cortona, non essendoci la televisione, i "grandi" parlavano e raccontavano, bevendo vino e mangiando castagne, davanti al camino. Oppure all'ombra, durante le pause della battitura del grano, che oggi non c'è quasi più: è pieno di campi di girasole, nella piana sotto Cortona.


IO SONO IL LIBANESE – G. De Cataldo

Sapevo che mi sarebbe piaciuto questo libro. E’ cattivo ma molto meno di Carlotto. L’autore è lo stesso di romanzo criminale e il Libanese è proprio lui, il personaggio del primo libro, la sua nascita, da dove arriva e quando decide di essere il re di Roma. Voto 8. Finito in due giorni. Rapine, furti, scorribande e amicizie utili dal carcere. Sicuramente leggerò anche gli altri due libri per completare la trilogia.

ROMANZO DI UNA STRAGE – Film di Marco Tullio Giordana



Molto bello anche questo film. Vince due Nastri d’argento e tre David di Donatello. L’ennesimo crimine italiano rimasto senza risposta nè colpevoli. Il commissario Calabresi è interpretato da un bravissimo Valerio Mastrandrea, il Pinelli da Pierfrancesco Favino, che riempie il personaggio di sentimento e partecipazione. Tutti gli attori rendono il film splendido e terribile, Lo Cascio,un cameo grandissimo come sempre. Diverse teorie sono rappresentate senza dare preferenza a nessuna. Molto interessante. Voto 8.

CESARE DEVE MORIRE – Film di Paolo e Vittorio Taviani


Orso D’Oro al Festival del Cinema di Berlino, 5 David di Donatello e due Nastri D’argento. Non avrei mai immaginato che un film potesse essere tanto intenso e toccante. Cesare deve morire racconta della tragedia di Shakespeare, il Giulio Cesare, solo che gli attori sono carcerati di Rebibbia. A loro il regista chiede di recitare nel dialetto di origine e ciò che ne esce è una prova commovente. Ne avevo sentito parlare e infatti ha vinto un sacco di premi,  ma non avrei mai immaginato di arrivare a commuovermi ascoltando l’ultima battuta Cosimo Rega, colui che interpreta Cassio, “Da quando conosco l’arte questa cella è diventata una prigione”. Cosimo è condannato per omicidio, ha scritto un libro Sumino ‘O Falco, autobiografia di un ergastolano. Salvatore Striano, che interpreta magistralmente Bruto, condannato per delitti di criminalità organizzata, ha scontato la pena, 15 anni ed ora è attore di teatro a Roma. A lui voto 10, mai visto un’intermpretazione tanto intensa, piena di paralleli con la sua vita criminale. Giovanni Arcuri, Cesare, ha scritto un libro Liberi Dentro, pena 17 anni per traffico di sostanze stupefacenti. Voto 10, davvero. Guardatelo.