martedì 24 febbraio 2009

Incidenti di percorso in terra straniera parte 1 – Segue -

Episodio 1 – Volo ad angelo dalle scale

Ore 7 del mattino, arrivo a Linate pronta per recarmi a Monaco di Baviera. Scusate lo specifico, perché astuta come una faina, ho cercato il meteo su internet senza dettagli, per capire come vestirmi e mi é uscito il tempo di Monaco’ (Montecarlo), cosi sono andata in un posto con neve e -2 gradi, vestita come se andassi a Borghetto Santo Spirito in primavera: un vero genio.
Insomma, tailler nero, pantalone largo in fondo con risvolto, tacco 12, borsa del computer, borsetta, trolley 24 ore. Insomma, senza modestia, sembro una pagina di Vanity Fair o una puntata di Sex&TheCity, vabbé, si insomma il catalogo Modafil o Postal Market oppure Arabella di Topolino, sempre li a fare i pignoli...
Mentre sto scendendo le scale per arrivare al gate, il mio corpo prende iniziative assolutamente non richieste e quindi m’infilo il tacco 12 piede destro nel risvolto del pantaloni della gamba sinistra (insomma sembianza nodo) e questo mi fa precipitare per almeno 10 gradini, a faccia avanti, a volo d’angelo, insieme a valigia, borsa, borsetta. Mi sento in una puntata di Paperissima, no Giochi senza frontiere, il Circo Orfei. Più che la vergogna pero é il dolore bestia! Perché cadendo in avanti, decido di tatuarmi un gradino sullo stinco, di generarmi un ematoma che pare la Russia con il Kazakistan annesso e di sfilacciare un po’ il pantalone che cosi fa etno chic centro Leoncavallo.
Mi rialzo aiutata da anime compassionevoli e pie che non hanno neanche il coraggio di ridere perché percepiscono l’entità della tragedia. Non riesco a stare in piedi e non voglio guardare sotto al pantalone. Sento tutto un formicolio, do un’occhiata e.... tremenda riga viola che parte della caviglia e arriva la ginocchio, sbucciatura sanguinante, ma soprattutto, immediato gonfiore tipo panzerotto di Luini. Impavida mi siedo su una poltroncina e attendo l’imbarco, con l’occhio lucido e un embrione di lacrima. Giunta a Monaco, innanzi tutto realizzo l’inadeguatezza del mio abbigliamento alla vista di un taxista munito di colbacco e doposci pelosi tipo capra, ve li ricordate? e cane husky, ora cerchiamo la slitta, che brandisce un cartello con scritto FRINCHETTINI, saro io? Sarà un chiaro riferimento a FRACCHIETTINI ovvero tutta la Germania già sa che sono precipitata dalla scale? Intanto la mia gamba gonfia, gonfia, gonfia e diventa viola, viola, viola, direi che per comodità potremmo chiamarla confidenzialmente Il Cotechino. Insomma per farla breve, vi propongo un veloce quiz: quanto tempo lascio passare prima di farmi vedere da un medico?

A) mezz’ora, giunta a Monaco mi faccio portare all’October Fest e ingesso Il Cotechino con le assi delle botti di birra
B) 4 giorni, rientro a Parigi e mi faccio un’imbottitura firmata Chanel retta da un foulard Hermes
C) 10 giorni, ma dopo aver aspettato il taxi 34 minuti perché pas de taxi dans votre quartier, rappeller dans 15 minutes.. (per ben 3 volte) cioé, io ho una gamba che sembro Luciana Turina e mi tocca prendere la bicicletta per andare al pronto soccorso?????

Bene, esatto risposta C) 100 Punti +5 che do io in testa alla centralista del servizio taxi. Inutile dirvi che mia mamma, che ormai voi conoscete bene, dall’Italia lancia anatemi e al telefono dichiara: se vai al pronto soccorso in Italia dopo 10 giorni che ti sei fatta male, ti pigliano a calci (meritati, ci dovevi andare prima screanzata) e li di sicuro ti arresteranno come clandestina, ci vai in gommone dalla Senna?
Ma io ho fiducia nel sistema e quindi mi presento con l’ammasso violaceo al Centre Pompidou (per un attimo ho temuto che volessero mandarmi al museo di arte moderna per esporre il pezzo prima dell’amputazione, invece era un evidente caso di omonimia) e con: LA TESSERINA SANITARIA EUROPEA! Che carina eh? Che tenerezza. Penso fosse la prima volta che la tiravo fuori dal portafoglio in 38 anni.
Vi risparmio la scena penosa della spiegazione in francese dell’accaduto brandendo la tessera sanitaria, la carta di identità e il badge dell’azienda (ovviamente provvisorio) per darmi un tono, all’infermiera all’ingresso che mi guarda con evidente disappunto e sento che vuole chiamare la neuro. Insomma vengo messa su una barella in attesa, con una vecchina scivolata sul marciapiede e un tossico abbandonato su una sedia. Incontro dopo soli 40 minuti un medico che comincia a fare ipotesi tragiche sulla diagnosi: subito radiografia, poi doppler, esami del sangue, tac, tic, cips & lips e nel caso si tratti di %£µ@X§&µµ non si potrà alzare dalla barella per 30 giorni. Si certo, mettetemi magari nel polmone d’acciaio, datemi 40 punti e già che ci siamo un trapianto di cervello: ciccio, ti ricordo che cammino da almeno 10 giorni quindi cosi grave non puo essere, la finisci di fare il Dottor House, qui naturalmente il Dottor Maison e mi dici se mi partirà un embolo perché mi sono rotta l’orta (ah no quello é il lago vicino a casa mia) come si chiama quella arteria miseria? Dopo un paio di ore di attesa in corridoio, sdraiata in barella con compagni di sventura di età compresa tra i 76 e gli 84 anni più il tossico, giunge l’esito.
Insomma alla fine ho “solo” un ematoma di dimensioni ciclopiche che ci metterà all’incirca 4 mesi ad andarsene lasciandomi una gamba e il rispettivo piede di tonalità cangianti tra il verde bottiglia, il viola melanzana e il giallo zafferano (colore molto moda questa stagione, chiaramente sempre cool anche nella tragedia), con una pence sullo stinco. Conservero per settimane e con estrema cura l’ematoma persino sul tallone (no dico, si é mai visto un ematoma sul tallone per una botta allo stinco?), a seguito di fasciatura rinforzata da portare per 15 giorni giorno e notte che mi regala l’incedere elegante di Gambadilegno. In fondo, cominciando come Arabella come potevo finire?

Le amiche

La lunga, é davvero imbarazzante andare in giro con lei, 183 cm di cui almeno la metà sono gambe, e pesa quanto me che di centimetri ne ho 20 di meno. Purtroppo la legge non le ancora vietato l'uso smodato delle zeppe, ma basta avere avere un walkie talkie per raggiungerla là in alto, dove osano le aquille. Se io leggo 4 libri al mese, lei ne legge 4 nel fine settimana e purtroppo la legge non le ha ancora imposto di farmi almeno una recensione ogni 10 libri, ho aperto il concorso "Pensa ad una punizione mentre io le smonto un tacco". Quando mi abbraccia il mio orecchio arriva all'altezza del suo ombelico, nelle foto sembriamo i twins di Schwarzenegger e Danny De Vito, oppure la pubblicità di un centro estestico chirurgico, io prima della cura e lei dopo.

La sposata. E’ l’unica tra le mie amiche e anche tra un enorme numero di donne che conosco, a non voler ammettere la taglia del suo reggiseno. Non mi sono spiegata: porta palesemente minimo una quinta rinforzata (su una taglia 44, non sto mica parlando di un’obesa e aggiungo che supera il metro e settanta) ma lei sostiene di portare una terza coppa D. Noti scienziati hanno dimostrato che la coppa é almeno una M. E’ l’unica tra le mie amiche che anche di fronte alla più enorme catastrofe riesce a mantenere il self control e quel senso dell’ironia che ti salva dallo strapiombo. Lovable la vuole assumere per testare i reggiseni delle pornodive. La Perla le ha fatto causa perché rompe tutte le spalline. Baudo l’ha contattata per la puntata di Natale “Maggiorate del mondo unitevi, Robin Hood della molecola umana, togliamo ai ricchi per dare ai poveri, a Natale dona una tetta anche tu a chi non ne ha”. Dopo questa pubblicazione non sarà più amica mia.

La letterata. Se dovete andare ad una mostra andate con lei, cosi evitate di noleggiare le cuffie, sappiate pero già che alla Sala 2 avrete radunato un codazzo di 22 persone che ascoltano quello che lei dice. La sua conoscenza immensa spazia tra arte della friggitura napoletana, storia del vaso Greco, datazione del sanpietrino in piazza di Spagna, Moby Dick: lei sa i nomi e le specie di tutte le balene citata nell’opera, la data di nascita e ambizioni per il futuro. Credo abbia conosciuto in un’altra vita il conte di Montecristo, é amica di Leopardi che ogni tanto le scrive per avere consigli letterari. Se siete in macchina con lei la sfida é: trova un libro che non ha letto, arriverete fino a Brindisi da Milano senza neanche accorgervene. Ha un difetto: al cinema piange a zampillo anche se sta vedendo Vacanze di Natale, portate sempre pacchi di kleenex, quando avrà finito di strofinarsi il naso vi citerà regista dell’opera, libro da cui é stato tratto, data del film originale perché questo é solo un rifacimento, museo in cui é ospitato il Tiziano che si vede nella scena 2, ma come non lo avevi notato?????

La bionda. Bionda come una tedesca, occhi azzurri, supera il metro e settanta pure lei (ma giri con dei giganti??? Si, destino beffardo) dolce e tenera come una mammoletta. Non alza mai la voce, non risponde mai male, non cerca mai di prevaricare sugli altri ma... dietro questo aspetto da agelo caduto dal cielo in visita, si nasconde una lingua più tagliente della lama di Gamon l’amico di Lupin. Ho assistito ad una battuta fatta al suo capo (mentre era ancora in periodo di prova, complimenti per il coraggio) che incassando il colpo ha registrasto istantaneamente la frattura di due costole, spappolamento della milza e orecchie cosi rosse da dar fuoco ad un paio di fondi di investimento a rischio moderato, il crollo della borsa di Milano é partito da li. Ricordo anche l’approccio un po maldestro di un corteggiatore che ha pagato cara la sua iniziativa: si é ritirato su un colle a meditare insieme ai Carmelitani scalzi e risponde alle lettere delle adolescenti su Cioé, sotto mentite spoglie, si firma Giusi.

La storica. Classe 1995, fecimo (ma guarda che bella parola!!!) il colloquio di assunzione insieme. Tanto io sono precisa nella vita, tanto sono pressapochista quando racconto le cose, ma lei: LEI NO!!! Ti ricordi la settimana che eravamo in Portogallo? Nadia eravamo in Spagna, ah già, si va be, quando in quel ristorante mangiavamo quella frittata, Nadia era una tortilla, si ecco, sai che mi ha chiamata quella mia amica, Nadia ma non era una tua collega? Si, era anche una mia collega ma anche una mia amica, beh ecco mi ha ricordato di quel tuo collega, Nadia non era un mio collega era un mio amico... L’ammazzo ora l’ammazzo perché non mi ricordo più cosa volevo dire, porca miseria. Pero le voglio un mondo di bene perché la chiamo dall'Angola per dirle che ho bisogno, che mi si é rotta un'unghia e lei va in aeroporto e prende il primo volo, no, c’é lo sciopero dei controllori di volo di Air France e dei piloti di Alitalia, allora va a prendere il metro, no perché c’é lo sciopero dei conducenti di metro, eh si, c’est la France, allora va a predere il Velib (note bici a noleggio parigine) e misteriosamente dopo 2 ore é in Angola portando delle mignotterie, ops delle mignonettes calde appena sfornate, arriva guarda l’unghia e dice: non é rotta é solo sfaldata....

sabato 21 febbraio 2009

DAVID LACHAPELLE – Musee de la Monnaie Paris

GENIO E SREGOLATEZZA ! CAPOLAVORO ! Bella, bella, bella! Un’ora di coda ma ne valeva davvero la pena. Non avevo mai visto una mostra di LaChapelle ma ne avevo sentito molto parlare e mi aveva incuriosito parecchio, potenza del marketing e della comunicazione. Grande originalità dei soggetti, ci sono anche temi religiosi, rivisitazione di scene bibliche ambietate a New York o in altre città americane, interpretate da ragazzi di strada. Poi ci sono i ritratti dei personaggi famosi, veri capolavori di sensibilità. Riesce a cogliere un lato insolito dei visi che fotografa, facendoti sorridere compiaciuto. Insomma una sorpresa ed una scoperta. Devo ammettere che non sono un’appassionata di fotografia, e quindi non ho visto molte mostre, ma é un modo di fare arte che mi piace molto e mi colpisce, quindi di sicuro da approfondire! Voto alla mostra 8! Se passate di qui, andate a vederla perché resterà fino al 31 maggio, al Palazzo della Moneta.

COME DIO COMANDA – Niccolo Ammaniti

L’attacco di questo libro é durissimo. In un attimo sei li, in camera con Cristiano tirato giù dal letto a grida da suo padre, che gli ordina di andare a far fuori il cane del vicino, il cui abbaiare gli impedisce di dormire. Uno dei più bei libri che io abbia letto negli ultimi anni. Entri subito nel cuore della storia e non riesci più a staccartene. Devi divorarlo questo libro perché vuoi sapere come va a finire, perché questo ragazzino cosi diverso ti entra nel cuore, perché questo suo rapporto malato ma fortissimo con il padre ti appassiona. Perché c’é Quattro fomaggi, lo scemo del villaggio che esce fuori di senno, perché c’é Danilo che progetta la rapina del secolo e poi c’é Beppe Trecca che si accorge di amare la moglie del suo migliore amico e poi... E poi, poi qualcuno muore. Ammaniti non delude mai, nessuno dei sui libri é mai stato un tono sotto, né Io non ho paura, né Ti prendo e ti porto via e mai 3 racconti sono più diversi. Voto 9, senza dubbio, 500 pagine volate in una settimana. Non perdetevelo. ME RA VI GLIO SO.

martedì 17 febbraio 2009

Brevi attimi di sport

Affetta da cronica incapacità di stare a dieta, un giorno ho deciso di ridurre il livello di senso di colpa generato dall’atto nutritivo grazie all’attività fisica ed é cosi che io e la corsa siamo diventati buoni amici (insomma conoscenti educati). Quando ho cominciato, abitavo ancora a Milano e la prima volta, dopo 4 minuti e 41 secondi, avevo praticamente fatto in tempo a svoltare l’angolo del quartiere, ho dovuto telefonare alla mia amica Simona chiedendole di venire a prendermi con un’autolettiga perché me ne stavo accasciata sullo zerbino del palazzo di fronte. La seconda volta ho tirato 10 minuti e ho passato la notte sulla panchina dei giardinetti di Largo Marinai d’Italia, perché non ero in grado di tornare indietro. La terza, dopo 15 minuti mi vedeva agonizzante sul tappeto di casa mia (per la prima volta ero stata in grado di rientrare da sola, mai sottovalutare microscopici miglioramenti) intenta a fissare il soffitto sul quale sono apparse nell’ordine la Madonna di Lourdes con le scarpe da tennis che mi diceva ‘Impossible is nothing”, San Tommaso che si misurava la circonferenza del quadricipite gridandomi: “Provare per credere” e Dustin Hoffman che mi puntava una pistola in faccia come nella locandina de Il Maratoneta sussurandomi minacciosamente: “Muovi le chiappe cicciona”.
Ma come dice la Ventura “Mollare mai, resistere sempre”, quindi dopo una serie di uscite riesco a stabilizzarmi su una dignitosissima media di un’ora di jogging guadagnandomi solo un paio di bolle per piede e il cardiofrequenzimetro del babbo, strumento che serve solo a farti sentire fighissima quando rantoli in giro e dai un occhio con l’aria di quella che sa cosa sta leggendo, mentre in realtà confondi le calorie consumate con il battito cardiaco, l’ora con la distanza percorsa e il tuo peso medio con l’età di tua nonna.
La parte divertente dell’attività pero, dal mio punto di vista, é quella musicale. Ebbene si, perché io, se ho l’MP3 scarico, non mi alzo neanche dal letto la domenica mattina, non tolgo neanche il pigiama (scusate credo che nell’immaginario collettivo ci sia la convinzione che chi vive da solo dorma esclusivamente con biancheria sexy in pura seta e pizzo, non vorrei sfatare il mito, quindi rifaccio), se ho l’MP3 scarico non tolgo neanche la mia sottovesta grigia firmata La Pirla.
Infatto ho creato una serie di playing lists specifiche, con nomi evocativi prendendo spunto anche dal cinema: Born to run, Born natural runner, Pretty Running Woman, Sunday Running Sunday, Blade Runner (e qui già dovreste capire che ci sarebbe bisogno di uno bravo, ma dopo ne avrete la certezza). In effetti la musica ti aiuta, ti da la carica, tant’é vero che é stata proibita alla Maratona di New York, unica ragione per la quale non potro partecipare mai, certo unica J.
Dicevo, che il fatto é che, a volte, seleziono un po di musiche che mi sembra possano andare, a casaccio e poi me ne scordo. Scoprendo solo nel momento del bisogno, che cosa diavolo ho selezionato.
Bene, ecco, l’altra sera, qui a Parigi, prendo il mio vecchio MP3 e mi getto nel kilometro lanciato e ci terrei a descrivervi i momenti correlati da colonna sonora. Si comincia da Boulevard Haussmann con un banalissimo Lay all your love on me, direttamente da Mamma mia, classico cool del momento, mi sento molto Maryl Streep, un po figlia dei fiori e cosi trascorrono i primi 5 minuti, che sono i più duri. Poi una serie di canzoni speedy, serie “film da ballo selvaggio” che danno molto la carica e ti fanno sentire una delle ragazzette di Maria de Filippi pronta per un provino, tipo Irene Cara, What a feeling o Fame (vi pare che potesse mancare?) o Live your dreams da Save de last dance. A questo punto sono passati 20 minuti e siamo giunti in Place Charles de Gaulle Etoile, se sopravvivo all’attraversamento dell’incrocio e fatta.
E’ qui che per la prima volta ho seri dubbi sulla mia apparenza da Maratoneta, perché immancabilmente c’é qualcuno che mi chiede delle informazioni stradali. Ma miseria ma mi vedete come sto messa? Ma la notate la tenuta da competizione? Questo qui non é mica un orologio qualunque sai? É un CARDIOFREQUENZIMETRO! E mi dice chiaramente che quando torno a casa posso sbranare un piatto di spaghetti senza il minimo rimorso. Mi dice che peso 1h e mezza, che ho corso per 375 calorie e che domani devo ritirare i pantaloni in lavanderia. Lo vedi questo corpicino, si corpicino, beh qualcosa da dire? Questo corpicino é pronto per la Parigi Dakar sulle ginocchia! Ma mi vedi che ho l’antica Grecia tatuata sui muscoli delle gambe? Ma non ti sembro Filippide? Filippida? Filippa? Evidentemente no, nonna Pina, questa graziosa signora ultrasettantenne non comprende il dramma, non comprende la continuità dell’allenamento, anche perché, in fin dei conti, siamo bloccate entrambe dal rosso degli Champs Elisées quindi nell’attesa, mentre nell’orecchio mi urla It’s a maniac (Flashdance) pietra miliare della movimentazione della chiappa, le spiego dove é il panettiere.
Insomma riprendo la corsa, a ritmo sostenuto e ovviamente non puo mancare Far from over (Saturday night fever) che mi vede scattante come una gazzella obesa, giù per la rue Kleber e ci metto pure un salto, proprio là, in quel pezzo dove lui sta sul piedistallo alla fine dell’assolo, il piedistallo sale e lei lo guarda senza sapere che diavolo fare e lui SALTA MALEDIZIONE SALTA! Cosi, per stare in tema scavalco un tombino e mi sento John Travolta di bbbrutto. Ma il top si raggiunge al Trocadero, quando tutt’a un tratto cosa mi parte? Eyes of the Tiger! Ma che tempismo e mentre mi molleggio giù dalle scale godendomi la torre, mi sento Rocky Balboa, “non fa male, non fa male” (e il cigolio delle mie rotule raggiunge i visitatori della torre su all’ultimo piano).
A questo punto sono a bordo Senna e NOOOOOO: IL BUONO, IL BRUTTO, IL CATTIVO.... Non dite niente, lo so, sono incredula pure io. Ma come ho potuto mettere sta musica? Pero, pensandoci bene, non é male! Ora tiro fuori la colt e sfido a duello il ciclista sul marciapiede. Datemi il poncho che ho visto Lee Van Cleef dietro a una quercia. Insomma lascio perdere perché ormai sono passati 40 minuti e ho la maglia appiccicata addosso, la coda di cavallo (in testa) fuori controllo e il solito colore paonazzo sulle guance che da l’idea che stia per svenire da un momento all’altro (che é vero)..... e qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure e cancella il tuo nome dalla mia facciata....ma cosa diavolo ci fa De Gregori nella cartella Running? Ma cosa avevo mangiato a cena quando l’ho fatta? Peperonata? Trippa? O meglio cosa ho bevuto? .... e ora le tue labbra puoi spedirle ad un indirizzo nuovo e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà di chi altro ancora.... Per fortuna manca poco per arrivare a casa, il Grand Palais, gli Champs parte bassa, Place de la Concorde, fuga tra l’Ambasciata Americana e l’hotel de Crillon, passando davanti al Buddah Bar, dove le guardie regolarmente mi fischiano. No, non avete capito, non é che mi fischiano perché fanno i tacchini, mi fischiano perché scendo dal marciapiede per non investire i passanti ed é proibito per ragioni di sicurezza! Insomma, come disse un mio amico “Scusa Nadia, tu che sei abituata a fare figure di m.. potresti cortesemente?”. Insomma é quasi finita. Sono alla Madeleine, solo che prima ci piazzo: Lorella Cuccarini, con La notte vola, Pupo con Su di noi e udite udite per chiudere in bellezza Ricchi e Poveri con Sarà perché ti amo. Qui pero una giustificazione ce l’ho: é inconscia nostalgia di casa. Giuro mai sentito Pupo in Italia, pero quando sei lontano ti piace pure Toto Cutugno, mangeresti solo pizza e vorresti iscriverti ad un corso di mandolino. Insomma arrivo a casa stravolta, faccia bluastra, frangia appiccicata alla fronte, evidenti isole di sudore tatuate sulla felpa. Mi tuffo a testa in vasca da bagno e comincio a sognarmi con la fiamma olimpica in mano... ma prima magari, un bel piatto di pastasciutta!

Per le strade di Parigi

Cammino per strada, cosa che adoro fare in questa città, e mi sono resa conto che ci sono delle personalità che vi devo decisamente segnalare....

Dunque, partiamo dall'Uomo Marrone, no, ecco voi pensate subito ad un momento di razzismo ma non é cosi, l'Uomo Marrone é colui che vende le castagne per strada!!! ehehe!! Ti arriva alle narici questo delizioso e dolciastro profumino di autunno, lo stomaco ti guida nella giusta direzione, le bave colano copiose sul bavero della tua giacca e finalmente con lo sguardo di Gatto Silvestro davanti alla gabbia arrivi al "punto" vendita... e come Will il Coyote, nel suo momento peggiore, ti sgretoli davanti alla scena seguente: un carrello della spesa ospita un bidone di latta tutto arrugginito dove crepita il fuoco (l'unica cosa che ricorda vagamente un camino, probabilmente dentro ci brucia l'immondizia della settimana...), un vassoio sempre di latta e sempre arrugginito ospita le castagne!! Meravigliose. Con quel taglio sul fianco come nelle migliori pubblicità... MA!! eh si amici, c'é un ma... le castagne, che saranno più o meno 12 o 13 non una di più, vengono continuamente girate dalle dita dell'Uomo Marrone, che ovviamente le tocca tutte quante anche sul taglio, una per una, smanocciandole ogni 3 secondi. La mascella ti cade al suolo in mille pezzi, la bava ti si é inaridita sul cappotto e lo stomaco si é spostato per l'orrore al posto di un polmone cercando di passare inosservato. Con nausea prepotente ti rechi alla vicina farmacia a comprare il Plasil.

L'Uomo Tzigano. Prima domenica di Primavera. Mi alzo piena di gioia, spalanco le finestre e mi godo il sole (certo, per quei 20 minuti prima che venga a piovere...) e in quel momento sento il suono di un violino!! Fa Re Sol, La Si Do!! Penso sia il mio vicino di casa, ma quando mi affaccio mi accorgo che viene dalla strada! Questa si che é vita amici!! C'ho pure il violino sotto casa!! Figata!! Seconda domenica di primavera: mi rialzo, rispalanco le finestre ed eccole li le note: Fa Re Sol, La Si Do!! Fa Re Sol, La Si Do!! ehehe!! Ho la cultura in casa, come mi sento bohemienne!! 15esima domenica di estate: apro, Fa Re Sol, La Si Do!! Fa Re Sol, La Si Do!! Fa Re Sol, La Si Do!! Osteria ma ripete sempre lo stesso pezzo? Possibile? Sarà la 20esima volta. Si vede che mi sbaglio. Chiudo, metto a manetta l'aspirapolvere e dopo 3 ore riapro, non ci credo: Fa Re Sol, La Si Do!!Fa Re Sol, La Si Do!!Fa Re Sol, La Si Do!! Mio nipote di 9 anni mette in fila più note di 'sto qui. 21esima domenica d'estate (pazzesco quanto duri la bella stagione a Parigi neh?), mi alzo, apro la finestra e sono pronta a scagliare un vaso di fiori: Fa Re Sol, La Si Do!!Fa Re Sol, La Si Do!! Eh no, ora basta, devo capire chi diavolo é!! Ma non puoi ambulare in un altro quartiere sto bohemien dei miei stivali? Scendo in strada e lo vedo!! E' probabimente uno zingaro, con un violino del 1891, un cappotto degli anni 30 e le scarpe con i funghi porcini, più due cani ululanti, sto li 15 minuti e lui suona sempre le stesse 6 note: Fa Re Sol, La Si Do!!Fa Re Sol, La Si Do!! Sull'orlo di una crisi di nervi, decido di entrare alla Fnac, gli compro una grancassa e gliela regalo, magari se fa più rumore lo chiamano alla Star Accademy (l'Amici francese) oppure qualche vicino meno tollerante di me, lo abbatte con un vaso di gerani. Speriamo.

L'autista dell'autobus. Vado al cinema sugli Champs con Roberta e Daniela (che chiamero al banco dei testimoni) al ritorno decidiamo di prendere un autobus che secondo le indicazioni pare passi dalla Tour Eiffel ma non capiamo se dal lato di casa di Daniela (dove siamo dirette) o dall'altro. Saliamo e chiediamo all'autista, semplice: scusi da quale parte passa? Da Av. Bosquet o da Rue de la Cippelippe?? E lui: non lo so. Ehm, non é possibile che non lo sappia, si vede che non capiamo il francese, perché lui é l'autista del bus, di questo bus, che sta per partire, ci deve passare fra pochi istanti, quindi deve sapere che strada fa no? Ci guardiamo, tutte pervase dalle stesso dubbio e mettendo in discussione il nostro francese lasciamo parlare Roby che vive qui da una vita: scusi da quale parte passa? Da Av. Bosquet o da Rue de la Cippelippe?? E lui impassibile ma con spiegazione: non ne ho idea, mi dispiace, é la prima volta che faccio questa linea. Ah beh, allora. Vi giuro che nessuna di noi ha osato ribattere, ci siamo guardate come Amleto guarda il teschio, abbiamo raggiunto un posto a sedere e la domanda é sorta spontanea: MA COME DIAVOLO FAI A GUIDARE IL BUS E A FARE IL PERCORSO SE NON SAI LA STRADA??? CI PORTI A MONTEPARNASSE E PASSANDO PER SAINT MALO DOPO UNO SCALO A BILBAO SEMPRE DRITTI VERSO LA TOUR?? Ma la Francia é cosi, sprizza efficienza da tutti i pori, il bus parte e dopo 10 minuti ci deposita a casa di Daniela, negli X files ancora sta ancora la spiegazioni di questa misteriosa vicenda.

E per finire, se venite da queste parti, non pensate di capire come vestirvi al mattino guardando in strada come sono vestiti gli altri!! Qui con 11 gradi trovate la nonna con i sandali senza calze, la mia vicina di casa con i guanti di lana ed io capotto, l'edicolante in T-Shirts ed il rasta vestito di puro canwool 100%.

lunedì 16 febbraio 2009

DIARIO DI SCUOLA – Daniel Pennac

Ho affrontato questo libro rassicurata dall’autore. Eppure qualcuno mi aveva detto che non era il solito Pennac. E aveva ragione. Raramente mi capita, ma stavolta non l’ho finito, mi sono fermata a pagina 88. Troppo lontano da me quello che racconta. Esperienze di uno studente sfaccendato o che insomma proprio non ci arriva. Esperienze di un professore, che é stato studente sfaccendato. Non ci trovo legami né con il mio passato, tantomeno con il mio presente. Non mi diverte, non mi emoziona, non mi colpisce. Mi spiace che sia cosi. Ma non puo piacere tutto. Se dovete cominciare a leggere Pennac, non cominciate da questo, non scoprireste il vero Daniel, quello che ti sorprende, che ti meraviglia, che ti diverte, che sa regalarti davvero un nuovo modo di leggere. Voto a Pennac 9, voto a questo libro... non pervenuto, in fondo, non l’ho finito!

CACCIA - Luigi Lo Cascio di Carla Mayrhofer

Sono andata a teatro, a vedere “La caccia” di Luigi Lo Cascio, uno degli attori più bravi e rappresentativi del cinema italiano, protagonista di vari successi, come I cento passi e La meglio gioventù. "La caccia" è uno spettacolo ispirato alle Baccanti di Euripide, di cui Lo Cascio è protagonista e regista, ed è affiancato dall´attore Pietro Rosa.
Nella tragedia, Euripide mette in scena lo scontro tra un uomo, Penteo, tiranno di Tebe, e un dio, Dioniso, che lamenta il fatto di non essere stato riconosciuto e venerato proprio nella sua città d’origine. Il conflitto coinvolge tutta la comunità che ne resta sconvolta. Alla fine, Dioniso si vendicherà in maniera smisurata, sconfiggendo i suoi avversari con la morte, l’esilio, la distruzione e la pazzia.
Nelle Baccanti si affronta il tema del confronto tra razionalità e irrazionalità: l’uomo razionale si oppone con tutte le sue forze alla potenza dell’irrazionale, che comunque ha il sopravvento con il desiderio di sapere e con l’emozione che trascina l’uomo fino agli estremi confini della follia.
"La caccia" è lo svolgimento di un’indagine portata avanti da Penteo, rimasto solo sulla scena e visitato solo da fantasmi, ora solitari, ora raccolti nel coro delle sue allucinazioni. Penteo, che vorrebbe identificarsi totalmente con la propria maschera di tiranno e cacciatore, è in realtà animato da una forte contraddizione. Da un lato respinge Dioniso, ma dall’altro ne subisce il fascino. Comincia per lui una notte di tormenti e di rivelazioni che lo conducono inesorabilmente ad affrontare il dio in un corpo a corpo definitivo. Da cacciatore, Penteo sarà ridotto a preda. E in questa nuova condizione, transitando dalla regalità iniziale all’inedito ruolo di vittima, andrà incontro ad un terribile destino di frammentazione. È lo stesso tema, affrontato da tante altre grandi letterature, dell’uomo che è spinto dal desiderio di vedere che cosa c’è al di là del lecito, quel desiderio che porta l’uomo alla rovina, ma che lo rende veramente uomo proprio nel rischio della conoscenza.
Lo Cascio è BRAVISSIMO e partecipa con tutto se stesso all’espressione piena dell’umanità.

domenica 8 febbraio 2009

Quando hai bisogno di un call center

Titolo: Non so ancora perché ieri sera abbia deciso di chiamare il Call Center del mio operatore telefonico Free.
Sottotitolo: Dopo aver chiamato ho capito perché non ho chiamato per 3 mesi e ne passeranno altrettanti prima che io richiami.

Problema (che ormai mi sembra davvero insignificante...), dopo aver affidato il mio PC all'IT locale, il mio WIFI a casa non é più riconosciuto dal mio computer (ma perché tutte le volte che dai il tuo pc ai sistemi informativi ti sistemano una cosa e te ne sminkiano due???). Quindi pervasa da un ottimismo del tutto ingiustificato e con un'ora di tempo per rilassarmi, decido di chiamare quelli di Free.
Leggo il numero su internet (a cui sono collegata grazie al cavo, ndr) e l'indicazione: non vi verrà addebitato il tempo di attesa, pagherete solo quando vi risponderà un operatore che si prenderà a cuore il vostro problema. Ma si! W la France! Questo si che é un servizio, quindi chiamo.
Prima mi risponde la vocina che mi dice che il tempo di attesa sarà di meno di 5 minuti, ma di attesa per cosa per prendere la linea? mah...
Tempo trascorso 4,5 minuti (ma dai, che caso)
Poi mi risponde un'altra vocina: benvenuti nel servizio consumatori di Free, per problemi con la vostra fattura premere 1, con la tv 2, con il pc 3, per trasloco 4, per cambio nominativo 5, tua mamma sta male 21, tuo figlio si droga 33, tuo marito é gay 44, cellulite 67 (dopo li richiamo e chiedo anche per questo). Insomma dopo aver sentito tutta la lista, pigio 3, mi fanno altre 3 domande tra le quali se ho un codice segreto. Mah... sarà quello del bancomat? La taglia del reggiseno? Numero di scarpe? Troppo vago, digito il numerino corrispondente al NO e mi fanno parlare con un ragazzo gentile che mi chiede di identificarmi dopo una fantastica e spontanea accoglienza:
Benvenuta nel servizio consumatori di Free, i nostri operatori sono a disposizione 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per risolvere i suoi problemi, sono Ashmmed ARahsid Abdulallh, posso esserle utile in qualche modo?
Tempo trascorso 12 minuti intanto.
Si la ringrazio, guardi non mi funziona il WIFI. Bene mi dia le sue coordinate che le do il codice segreto e la password cosi puo richiamare il numero e non pagare l'attesa. Allegro e gioioso come un fringuello. Ma brutto demente ma allora fino ad adesso che cosa abbiamo fatto? Pettinato le bambole? E mi rimborsi tu i 5 minuti che ho passato al telefono ora? Calma, calma, io sono calma e rilassata e voglio il WIFI. Quindi mi precipito a cercare una penna ed un foglio di carta e scrivo il codice e la password: sulla scatola della pasta con un rossetto.
Molto bene, ringrazio e richiamo.
Tempo tascorso 16 minuti....
Ridigito il numero: Avete un codice digitare 1, Non avete un codice digitare 2, siccome sono veloce come una lepre, digito l'1 prima che la signorina abbia finito di parlare, Fatal error.... Non capisce il mio 2 ripete la domanda.. Ridigito il 2, non abbiamo recepito la sua scelta. Riascolto la domanda, aspetto, digito 2 e finalmente mi chiede di digitare il codice. Alè, ce l'ho. Lo digito, NOOOOOOOOO!!! Codice errato!! Ricomporre il numero. No, amici, mi ha buttato giu. La segreteria bastarda mi ha buttato giu.
Ma sono sempre nel mio mood super positivo e poi ho anche appena finito di fare le polpette, sono orgogliosa di me vuoi che non ce la faccia a fare questa banalissima chiamata?
Richiamo, rifaccio tutto, mi trema un po la mano, come un'adolescente all'esame, arriva il momento, sono agitata, digito il codice e.... no! Ho il dito più veloce del cervello e premo per errore il tasto verde per avviare la comunicazione che cade e SFR (operatore tipo TIM) mi dice: il numero da lei digitato non é al momento disponibile!!! NNNNNNOOOOOOOOOOOO!! E colpa mia stavolta!! no no no!!!
Tempo trascorso 20 minuti.
Ho gli occhi lucidi, sob, sono una ragazza positiva, non posso lasciarmi abbattere da una banalissima telefonata. Lo rifaccio, intanto bevo la camomilla che mi sono preparata, so che mi sarà utile dopo, anche prima.
CE L'HO FATTA!!!! dopo solo 20 minuti sto parlando con un operatore dopo aver aspettato altri 5 minuti pero GRATIS!Ma questa si che é democrazia! Bene, bene, ora ci siamo!! Mi risponde Salim Achtamnan Budabi, pronto a servirmi, mi ridice la frase di rito.
Io: Senta guardi, ho un problema, sono connessa alla rete con il cavo, ma non riesco a far funzionare il WIFI.
Lui, bien, lei é connessa, alla rete con il cavo, e non riesce a far funzionare il WIFI. Ehm, esatto, é quello che ti ho appena detto. Che tipo di windows ha? Ho windows XP. Lui, bene ha Windows XP. hem... si appunto. Lui, Cosa non va nel WIFI? Mentecatto, fetente se lo sapessi ti avrei chiamato? Sai cosi, per fare amicizia!! Non lo so, caro signore, non ne ho la più pallida idea, mi dice che non riconosce l'indirizzo IP.
Mi fa fare 52 manovre, lanciare 34 comandi dalle schermino nero (questo per darvi un'idea del mio grado di confidenza con il mezzo, lo ammetto) e sento che lui non fa un plissé, gentile, solerte, mi piglia un po per il culo, lo so, lo sento... Mi dice Fai una giravolta, falla un'altra volta, guarda in su, guarda in giu e dai un bacio a chi vuoi tu.

Tempo trascorso 35 minuti.
Il mio sistema nervoso é prossimo al crollo. Ora lo denuncio: io ho problemi alla tiroide, se lo fanculizzo sono giustificata!! Sai lo stress da malattia. Dopo avermi fatto lanciare 200 programmi e varie, mi chiede: ma lei é connessa via cavo?
Dimmi in che cavolo di nazione ti trovi che vengo li e se sei bianco di faccio nero di botte, se sei nero ti candeggio e sei giallo ti ci faccio diventare di più, intendo con l'ematoma che ti procuro. Ma sono una signora, quindi, gli dico, con la voce distorta dallo sforzo per contenere un embolo: certo mio caro!! Allora facciamo una procedura in internet e poi mi dice la cosa che temo di più perché l'ho già fatto con presente la mia amica Daniela, che puo testimoniare che é vero perché lo hanno detto anche a lei:
SIGNORA DEVE STACCARE LA PRESA di FREE E RIATTACCARLA E ATTENDERE CHE L'OROLOGIO SI RISINTONIZZI (TEMPO IMPIEGATO MEDIAMENTE 2 MINUTI), BENE, LO FACCIA.... X 5 VOLTE!!!!!!
Daniela, ti prego, intervieni, conferma che non mento. Bastarda, tu che ridevi con la lacrime agli occhi quando hai assistito la prima volta alla scena di me inginocchiata davanti alla box con il telefono a staccare e riattacare la presa 5 volte con il telefono in mano.
Ovviamente devo anche spegnere e riaccendere il PC... solo una volta.

Tempo trascorso 55 minuti (sob, é finito anche CSI)
Il pc é riacceso e ovviamente il WIFI non va... Il mio telefilm preferito é finito, é ormai mezzanotte, la camomilla si é freddata, ho il pavimento tatuato sulle ginocchia, l'orecchio ha una temperatura di 43 gradi, due spirali al posto degli occhi. La mucca del mio pigiama é scesa ed é andata a dormire. Il vicino di casa mi bussa alla porta e mi regala una scatola di Kleenex e mi batte una mano sulla spalla.
Facciamo un'ultima procedura banalissima: abbiamo una risposta, non sono un amministratore non posso cambiare l'IP.
MA COME TE LO SPIEGHI ALLORA CHE FINO A TRE MESI FA ANDAVA E IL TUO COLLEGA é STATO CAPACE DI FARLO?
CI DEVI METTERE UN'ORA PER CAPIRE CHE NON SONO UN AMMINISTRATORE? E POI DI COSA? DI CONDOMINIO? DELEGATO?
Non ce la faccio ad instaurare la polemica, é troppo tardi, ho lo scoramento. Quindi gli dico che sono delusa ma che getto la spugna e lui:
la ringraziamo per aver chiamato il servizio consumatori Free, speriamo che il nostro servizio sia stato soddisfacente e la ...

SDENG!! gli ho sbattuto il telefono in faccia e mi sono alzata a cercare la telecamera della Candid che mi stava filmando.... Non l'ho trovata... ma sono sicura che sia da qualche parte. Non puo essere successo tutto gratis.. su che Canale mi avete vista? Lo devo sapere.

NOTRE DAME DE PARIS – Teatro degli Arcimboldi di Piergiorgio Calanchi

Premetto che sono uno che si esalta persino quando lo vede messo in scena dall'Equipe degli animatori del Valtur Club, quindi il mio giudizio e' obiettivo solo fino ad un certo punto; comunque Notre Dame de Paris, in scena al Teatro degli Arcimboldi, e' uno spettacolo da non perdere assolutamente.
Molto suggestiva la scenografia, a momenti addirittura imponente e che si sviluppa sui tre piani dello spazio, favorita dalle dimensioni (soprattutto in altezza) del palcoscenico. Sbalorditivo il corpo di ballo, formato da veri e propri street dancers, che si esibiscono in passi acrobatici degni delle migliori scuole di breakdance e hip-hop con tanto di posa finale e che, all'occorrenza, si trasformano in free climbers a sei metri d'altezza. Affascinanti i protagonisti, perfettamente caratterizzati senza scadere nella caricatura (ah, il gobbo di Fiorello...) ed all'altezza di una partitura lunga anche se non particolarmente difficile che non prevede alcun momento di parlato.
In sintesi un'esperienza pienamente gratificante sotto tutti gli aspetti, con due piccoli nei: la vastita' del teatro, che permette allo spettatore di godere appieno dello spettacolo solo dalle prime file della platea, con conseguente esborso elevato per il biglietto (80€) e la frequenza degli spettacoli (due il sabato e la domenica) che rendono inevitabile qualche passaggio a vuoto e qualche calo di voce dei protagoniti nei momenti piu' impegnativi. Questo e' il tempo delle Cattedrali. Andateci, ne vale la pena.

MAGRITTE – Palazzo Reale Milano

“Essere surrealisti significa bandire dalla mente il già visto e ricercare il non visto.”
E’ esattamente quello che succede guardando i quadri di Magritte.
In transito da Milano accetto un cortese invito di un amico a vedere questa mostra e devo dire che ne sono molto felice. Si tratta di una mostra splendida. Meravigliose le spiegazioni della guida, che non commentano quandro per quadro ma lo spirito in generale delle opere che sono esposte in ogni sala e che ci descrive il pittore come un uomo tutto sommato banale, con una vita priva di eventi di rilievo fatto salvo il suicidio della madre, che amo la stessa donna per tutta la vita e condusse un’esistenza relativamente borghese. Eppure in questo uomo dall’apparenza normale si nasconde una creatività inattesa. Perché Pollock no e Magritte si? Perché Magritte mi sorprende, mi diverte, mi incuriosce, mi comunica qualcosa. Perché non c’é un solo titolo che corrisponda al contenuto dell’opera, perché ci sono colori insoliti, perché ci sono opere come L’impero delle luci che sono capolavori di controsensi: una casa con le finestre illuminate, in un paesaggio di sole splendente. O la Magia nera, rappresentata da una bella donna nuda bicolore. Insomma, dal momento che la mostra continua fino marzo, vi suggerisco di non perderla. Voto 8 e mezzo.

IL BALLET DE CHINE – Opera Garnier Paris

Quando riesco, acquisto i biglietti per i balletti dell’Opera Garnier, perché sono sempre spettacoli memorabili. Questa volta il cartellone proponeva il Balletto della scuola di ballo cinese e quindi mi sono affrettata al acquisto. Pero stavolta é stato un po deludente. Un modo diverso di concepire il balletto. Prima di tutto troppa recitazione e poco vero e proprio ballo, come sono abituata a vedere in altri tipi di spettacoli, poi i costumi : niente veli, niente sete fluttuanti che rendono le ballerine ancor più leggere ed eteree, niete tutù, solo pantaloncini corti, tanti pantaloncini che rappresentavano la divisa dell’esercito cinese. E la storia, onestamente un po troppo celebrativa della gesta di questo esercito che salva i poveri e i derelitti dai soprusi di signorotti locali. Poca emozione, salvo un paio di assolo della prima ballerina, con pantaloncino in seta lungo e musica militare. Non andate a vederlo se venisse a Milano. Voto 5.