Credo che un po’ tutti siamo andati in giro nel periodo natalizio a cercare
doni, e mi preme farvi parte delle fattispecie di commessi che mi è capitato di
incontrare in questi giorni.
Incontri che non definirei del tutto fortunati…
I commessi del Darty di Corso XXII Marzo
Entro con un’amica alla ricerca di un auricolare per il telefono (come
sapete bene servono per nutrire il mio gatto che normalmente ne mangia almeno
uno al mese, pare sia ricco di proteine). Mentre sono lì do anche un’occhiata ai televisori ma
soprattutto alle staffe per appenderli. Chiedo informazioni a una commessa che
si trova in quel reparto: quali sono i televisori che posso essere appesi al
muro? Riposta: boh, penso tutti, comunque provi a leggere sull’etichetta. Scusa
ma cosa ti pagano a fare? L’etichetta la so leggere da sola! Lei resta lì a
ciondolare con un sorriso ebete. Andiamo bene. Lascio stare l’argomento tv e
trovo l’auricolare. Ci avviciniamo alla cassa dove ci sono almeno 6 persone prima
di noi ed una sola cassiera. E’ un sabato, prefestivo, ma perché mai c’è una
sola cassiera? Mentre aspettiamo arriva il commesso 1 che dice al commesso 2:
Senti potresti occuparti tu di questo cliente che devo portare giù in magazzino
questo pacco? Al commesso 2 parte una crisi isterica: NO! NON PORTO GIU PROPRIO
NIENTE! TE LO FAI DA SOLO! NE HO PIENE LE PALLE TI ARRANGI! Sento proprio lo
spirito natalizio che pervade il punto vendita. Il commesso 1 atterrito si
dirige verso la cassa, ma la persecuzione non è finita, la commessa 3, quella
che sta alla cassa parte con un secondo sproloquio: VAI VIAAAAAA! NON VOGLIO
NESSUNO DIETRO ALLA CASSA MENTRE STO CONTANDO I SOLDI. LEVATI DI QUI!!!! VAI
VIA!!!! Sara ed io ci guardiamo, nel frattempo non abbiamo fatto nessun
progresso con la coda tra un urlo e un altro. La gente si guarda attonita,
posiamo l’auricolare e ci dirigiamo verso l’uscita: non possiamo supportare il
guadagno di un punto vendita nel quale il personale a Natale si manda
affanculissimo… chissà a Pasqua allora!
Il commesso del negozio di giocattoli IN corso di Porta Vittoria
Entro e mi avvicino alla commessa: Scusi signora, avete i puzzle di Hallo
Kitty? La tizia mi guarda schifata, come se le avessi chiesto se esistono i
marziani: NO, non abbiamo proprio i puzzle. Ma che razza di negozio di
giocattoli siete? Solo bambole e macchinine? Guarda che non sono io che ho
fatto una domanda strana. Sei tu che mi hai dato una risposta strana. Esco,
proverò a cercare il puzzle dal fruttivendolo.
Il commesso del negozio di arredamento di lusso della rotonda della Besana
Sono entrata in questo negozio due volte, la prima all’inizio di dicembre.
Grandi cartelli proclamano saldi fino al 70%, il negozio è davvero di lusso, ma
con questi saldi magari mi posso permettere un posacenere.
La prima volta. Entro dandomi un tono e vedo immediatamente un
lampadario splendido tempestato di cristalli.
Gli dico che è bellissimo (nella mia testa questo dovrebbe fargli
dichiarare il prezzo, che non chiedo perché lo ritengo un gesto volgare
chiedere quanto costa!), e il commesso (o proprietario del negozio, chi lo sa?)
mi dice che è tra i pezzi più costosi del negozio.
- E ti pareva.
- Beh allora ho buon gusto? Anche se non necessariamente le cose più costose sono le cose più belle, lo so, lo so, non sono così superficiale.
- Beh me lo dici quanto costa allora o no?
- No, non me lo dice. E mi dirige verso altri lampadari. Cos’é credi che non possa permettermelo? Magari è vero, ma magari se non mangio per un mese me lo compro e ti lascio pure la mancia. Cafonazzo.
Comunque facciamo il giro di tutto il negozio e alla fine mi porta al piano
inferiore, dove mi mostra un altro splendido lampadario, questa volta in
cristallini ma di plastica, color sabbia ma con bellissime pietruzze colorate,
che mi dice essere molto più abbordabile di quello visto prima, (ti ho forse detto che quello di prima non potevo permettermelo?) dunque gli
chiedo direttamente quanto costa per capire se devo chiamare la Deustche Bank e
mi spara: 1.300 euro prezzo di partenza, ma scontato 1.000. Ovviamente figurati
se ho scelto un pezzo scontato al 70%... Gli dico che sarebbe perfetto per la
mia sala, ma che aspetto di comprare il tavolo perché i due devono essere
scelti insieme, annuisce. Mi sta forse compatendo lo spocchioso? Gli chiedo se
sono aperti la settimana successiva. Improvvisamente, avendo percepito
l’intenzione all’acquisto, si fa mellifluo e accondiscendente: vuoi vedere che
questa stordita compra un lampadario? Vediamo.
La seconda volta. Beh torno con Sara, la mia amica, e decidiamo che stavolta a costo di torturarlo ci deve dire il prezzo del lampadario all’ingresso. E lui cede, ripete che è il più costoso del negozio e che ci vogliono almeno 2.000 euro. Ostia che botta. Però per quanto ne sa lui, indossando la mia Dior (non può sapere che ho solo quella) potrei anche comprarlo! Rifacciamo il giro, fingendo di voler fare vedere a Sara anche gli altri e riscendiamo al piano inferiore a vedere quello in plastica. Sara chiede: quanto costa questo invece: 2.000 euro. Ma come! Se costava 1.000 la settimana scorsa come diamine è possibile? Mi prendi in giro? Sara mi guarda, io la guardo. Non diciamo niente e lui procede simpatico come un aspide in Egitto e dichiara: qui da noi non ci sono lampadari che costino meno di 2.000 euro in effetti. Come direbbe la mia amica Romina: MERDOMETRO ESPLOSO.
- Continua -