Sven
è il mio simpatico collega belga. Da circa 6 mesi lavoriamo insieme ad un
progetto. Arriviamo a Parigi, dove ci attendono due giorni di lavoro matto e
disperatissimo. A voler essere precisi arriviamo a Chatou, un luogo a 30 km da
Parigi, dimenticato da Dio e dagli uomini, perché ormai le sedi delle aziende
sono ben lontane dal centro, sono ben lontane dalle capitali direi, sono ben
lontane dalla civiltà… e a buon intenditor poche parole.
Una
delle dirigenti, dell’area personale, ci incontra nei corridoi e guardando il
nostro badge ci dice: “Uscite prima delle 21.00 perché dopo quell’ora il badge
non sarà più attivo”. Siamo tranquilli, non abbiamo così tanto da fare.
Dobbiamo tenere un corso il giorno successivo, ma siamo abbastanza avanti con i
lavori.
L’azienda,
a partire dalle 18.00, comincia a svuotarsi, noi siamo al terzo piano, in una
piccola sala riunioni di fianco all’ascensore a lavorare. Cominciamo a stampare
i materiali per il giorno successivo.
Sono
diversi manuali, e quindi fino alle 20.00 andiamo avanti a imprimer, come
dicono i francesi. Siamo rimasti solo
noi in ufficio. E poi sembra che si ammazzino di lavoro…
Recuperiamo
tutte le copie dalla stampante del piano, e siamo alla fine dei lavori. Ce ne
possiamo anche andare, ma non prima di aver portato al quarto piano, sede del
corso, tutti i documenti, così siamo già a posto per l’indomani mattina.
Abbandoniamo le nostre cose, dove stiamo lavorando, e saliamo a portare i
materiali.
Arriviamo
al quarto piano, lasciamo le cose nella sala riunioni e ci accingiamo a tornare
a recuperare le nostre cose al piano sottostante, per poter andare in hotel
prima e poi finalmente a mangiare un boccone.
Chiamiamo
l’ascensore, appoggiamo il badge sull’apposito strumento, e schiacciamo il
terzo piano. Non succede nulla. Si accende una luce arancione sul display. Eh?
Come mai non scende? Usciamo dall’ascensore e decidiamo di scendere a piedi,
direi che per un piano si può fare.
Arriviamo
al terzo piano, e dobbiamo riutilizzare il badge, perché le porte tra i piani
sono apribili sono con quello, per evitare ai malintenzionati di entrare.
Ecco,
però si accende di nuovo la malefica lucetta gialla, il badge non funziona, la
porta non si apre. Dal vetro scorgiamo le nostre cose nella sala riunioni:
valigia, cellulare mio, borsa, ogni cosa. Noi alla stregua dei malintenzionati:
ma porcaccia miseria!!! Ma noi dobbiamo riprendere le nostre cose!!
Scendiamo
al piano terra. Volendo riusciremmo a uscire dal palazzo, ma tutte le nostre
cose sono dentro: spazzolino, dentifricio, pigiama, abiti di ricambio….
Andiamo
su e giù come due malviventi, solo che due malviventi probabilmente dopo mezz’ora
sarebbero già riusciti a entrare, noi invece vaghiamo tra il quarto piano e il
piano terra. Riusciamo ad arrivare anche al primo e la porta si apre. Ma,
maledizione non ci serve!
Sven
ha il suo cellulare in tasca, uno di quelli vecchio stile, non Smart per
intenderci, ergo possiamo solo telefonare. Che sarebbe utile, se solo sapessimo
chi chiamare, visto che i numeri di telefono ce li ho io sul mio fantastico
iphone che però giace sulla scrivania insieme a tutte le altre mie cose…
A un
certo punto mi viene un’idea: Sven! Facciamo partire l’allarme dell’ascensore!!
E
così facciamo. Ovviamente non risponde nessuno.
Usciamo
di nuovo sulle scale e vedo l’adesivo di un’azienda che fornisce servizi di
sorveglianza, ecco qua!! Abbiamo la soluzione, ora chiamiamo la guardia che ci
viene a prendere e ci apre le porte. Digitiamo il numero indicato e dopo una ventina
di squilli ci risponde un tizio che sembra appena venuto giù da una brandina.
Oui? Eh? Non non, il servizio è stato disdetto due anni fa, deve essere un
vecchio adesivo. Non ce ne occupiamo più noi. Ci viene da piangere, un belga e
un’italiana prigionieri di un ascensore e di una scala francesi. Si tratta di
sicuro di un sabotaggio pianificato dai cugini d’oltralpe per mettere in
difficoltà due popolazioni nemiche…. Avranno sentito che mi piace Stromae….
Ritorniamo
dentro all’ascensore, non dopo che io abbia provato a forzare la porta con una
Bic (l’unica cosa di cui dispongo) richiamiamo il numero di emergenza
dell’ascensore.
Stavolta
ci risponde un tizio un po’ più sveglio di quello dell’esperienza precedente.
Gli spieghiamo la situazione e la sua domanda sibillina ci fa capire che siamo
in guaio: ma l’ascensore è bloccato?
Ehm,
no. Semplicemente non va al piano che serve a noi, ma non perché sia rotto, ma
perché il badge non funziona. Lui ci conferma che, infatti i badge dei
dipendenti smettono di funzionare alle 19.30 mentre quelli degli ospiti, cioè
noi, alle 19.00. Maledetta francese!
Essendo
delle risorse umane ed essendo francese pensava di prendere due piccioni con
una fava: due dipendenti di meno e oltretutto stranieri!!! Nuovi metodi di razionalizzazione…
intanto sono le 21.00 e noi vaghiamo da un’ora tra il primo e il quarto piano,
tra le scale e l’ascensore.
Usciamo
all’esterno tenendo un piede nella porta, o si chiuderà e noi saremo fuori
senza alcuna possibilità di rientrare. Vedo un uomo vestito di scuro camminare
intorno al palazzo, gli chiedo se è una guardia, risponde di no, che è il cuoco
del ristorante cinese lì vicino. Ecco appunto, al momento non ci serve.
Rientriamo
e richiamiamo il tizio dell’ascensore, gli chiediamo che nome ha come
riferimento aziendale, e lui ci risponde citando l’amministratrice delegata.
Che io conosco bene perché ci lavoro per questo progetto. Gli chiedo di darmi
il numero. E lui risponde che non può per la privacy ovviamente. Lo
supplichiamo di chiamarla, e di darle il nostro numero di telefono, lui
gentilissimo dice che lo farà. Si fa dare il nostro numero di telefono e ci
lascia.
Lasciate
ogni speranza voi che entrate, o voi che uscite, o voi che state sulle scale.
Sono
le 21.30, sediamo sulla panca del piano terra, abbiamo messo le stampe a
bloccare la porta dell’ascensore perché abbiamo paura che se si chiudono non si
apriranno mai più.
La
batteria del telefono di Sven è ormai agli sgoccioli. Forse ci dobbiamo
rassegnare, andare all’hotel, senza alcun oggetto personale, senza neanche un
documento, ci faranno entrare? Almeno è di fianco agli uffici e ci hanno già
visto diverse volte, andranno sulla fiducia.
Sono
ormai le 22.00, è passata un’altra mezz’ora, il telefono di Sven suona. Miracolo!
Il
tizio ha trovato l’amministratrice delegata dopo svariati tentativi e ora lei
manderà qualcuno a prenderci. Pare che un direttore, che abita lì vicino,
dotato di badge dai magici poteri (funziona 24 ore su 24) stia tornando da
Londra e quindi arriverà ad aprirci il mitico terzo piano. Dobbiamo avere fede.
Lo
ringraziamo commossi e non ci pare vero. Dopo poco ci richiama anche lei, e ci
racconta che sentiva il telefono suonare, ma che siccome aveva riconosciuto il
numero, e che visto che spessissimo chiamano per falsi allarmi aveva deciso di
non rispondere (tutto ciò mentre noi giacevamo sulla panchina…). Poi il marito
insospettito dall’insistenza degli squilli le ha detto che forse il caso almeno
di dare un’occhiata. Grazie a lui siamo liberi!!
Poco
dopo arriva il collega dotato del magico badge, ci ha apre il terzo piano, lucina
vedere, malefica.
Prendiamo
le nostre cose e raggiungiamo l’hotel, dotati di pigiama e di spazzolino.
Si
sono fatte ormai le 22.30, andiamo a mangiare qualcosa, e dove? All’unico ristorante
ancora aperto: il cinese! Dopo il cuoco ci accoglie con la banda… e ci scongela
un paio d’involtini.
Tout
est bien quel che finish bien!