domenica 19 dicembre 2010

Pollock, Picasso e Pina

SdFF. Settimana di ferie forzate. Capita a tutti, purtroppo. Da che pulpito viene la predica. Proprio da me che nell’esercizio delle mie funzioni sollecito tutti a farle per ridurre i costi come se fosse una cosa che tocca le mie tasche…. Da me, gran visir del controllo spese, fata Morgana del risparmio, Harry Potter dell’utilizzo fondi in stato patrimoniale, Merlino dello squaraus.
Comunque se sono da fare facciamole, diamo il buon esempio, ma per non perdere l’allenamento non si può stare con le mani in mano, quindi, faccio scattare l’operazione pittura. In effetti, per quanto il grigio sia molto di moda quest’anno, quello che caratterizza le mie pareti milanesi, tonalità inquinamento, con striature tendenza color calorifero deve essere eliminato al più presto.
Conscia delle mie capacità, o incapacità, come preferite, opto per il bianco puro, una parete rossa ce l’ho, che sarà impossibile eliminare per tutti i secoli dei secoli, tutto il resto, lo riporterò ad uno splendente bianco Lele Mora, ve lo ricordate il suo appartamento di Videocracy? Ecco uguale: bianco Mora.
Ho a disposizione un secchiellino di pittura speciale per bagni e cucine, decido di cominciare da quelli, che sono anche i due locali più piccoli di casa mia, approccio umile, funziona sempre. Mi armo di pennello e di rullo. Sono però colta da un afflato di ingiustificata presunzione o forse potremmo definirla ignoranza globale e inforco il pennello.
FATAL ERROR. FATAL ERROR. FATAL ERROR. Vero, per fare una parete grande, non ci vuole un pennello grande, ma un grande pennello (chi l’ha detto? Voltaire mi pare), la mia è una parete media, quindi pennello medio. O grande lo stesso? Boh. Comunque mio padre mi disse: comincia dagli angoli, ed è l’unica cosa giusta che faccio.
DOGMA: PER USARE IL PENNELLO BISOGNA ESSERE DEI PROFESSIONISTI.
Azzo ridete? Non si tratta affatto di una battuta a sfondo sessuale. Aveste visto il mio soffitto dopo la prima mano avreste capito: segni di pennellata ovunque, magnifiche striature bianche su fondo grigio. Se non sei un imbianchino, questo è il risultato. Orrore, due ore buttate via. Disperazione e dolore. Non abbattiamoci. Facciamo un punto della situazione. Possiedo anche un rullo. Facciamo un tentativo con la cucina. Prima però bisogna preparare. Eh si amici. Pitturare è il meno, è tutto quello che ci sta intorno la gran rottura di sgnaus. Passi quattro ore a spostare, scocciare e incartare tutte le suppellettili e quando arriva il momento di pitturare sei già distrutta dalla fatica. Ma ho la risposta. Il rullo. Scendo al Brico, vado a comprare l’apposita vaschetta, e già che ci sono, crepi l’avarizia, compro anche un rullino! No, non un rullino fotografico, un rullo piccolo da pittura, appunto un rullino. Si rivelerà una decisione da vera professionista. Comincio a “rullare” in cucina… perfetto: ho trovato la via, la verità, la fede!!
Veloce, preciso e meravigliosamente bianco. E con il rullino, angoli da paura. Sono il Picasso dei soffitti, il Pollock delle pareti, si, la Pina della cucina. Mi sto un po’ esaltando. Sto cominciando a pensare di far stampare dei volantini pubblicitari di questa mia nuova attività, biglietti da visita, sito internet e salopettes personalizzate, come gadget. Si, si mi calmo.
La seconda mano al bagno, rullata, viene un capolavoro. Tra l’altro realizzo guardandomi allo specchio che lavorare invecchia: sembro il nonno di Heidi, ma cosa è successo ai miei capelli? Sono bianchi!! Effetto rullo = invecchiamento precoce. Miseria ladra, i capelli imbiancati da milioni di puntini di pittura. Così posso immaginarmi in pensione.
Ma ho finito il primo secchiellino di pittura, devo scendere al Brico a comprare un secchione, perché mi mancano ancora corridoio, camera e sala che sono i locali più grandi. Al Brico ormai mi accolgono con la standing ovation, ho incrementato il fatturato del mese, sono già scesa 13 volte perché mi dimentico sempre qualcosa: nastro adesivo di carta? Cellophane per coprire i mobili? Sacchetti dell’aspirapolvere? Ecco appunto. Comprati uno alla volta.
Dunque vado al reparto bricolage e mi metto ad osservare la parete delle pitture con la stessa attenzione con cui guarderei la vetrina di Armani. Cosa ci vorrà per scegliere un secchio? Facile. Un amico mi dice, idropittura lavabile. Perché? Non faccio domande, eseguo. Sembra facile ma ci sono milioni di idropitture! Traspirante. A cosa serve? Alla parete con l’ascella pezzata? Acrilica. Per chi è allergico al cotone? Boero. Deve essere una pittura al cioccolato, per leccare le pareti nei momenti di tristezza. Al quarzo. E cosa te ne fai? Sintonizzi la sveglia? Antimuffa. Mica sono messa così male! Alla fine scelgo Max Meyer, perché riconosco la marca, riconosco il cane con il pennello in bocca, mi piace questo marchio! Devo averlo visto usare dal babbo. Ora agguanto il secchio da 14 litri. Non vi sto a dire che giro per il punto vendita con la testa bianca e con la tuta mimetica tatuata da macchie di vernice della prima mano vero? Mi sento molto artigiana e vago come una che non ha mai fatto altro nella vita.
Sottovaluto l’articolo però e quando tento di sollevare il secchio resto bloccata con la schiena mentre il secchio non si muove di un millimetro, “Ciao Ernia!”. Un commesso premuroso mi dice: le porto un carrello? MA SEI SCEMO? E come ce lo carico sul carrello? Perché tanto lui non si offre. Trascino il secchio fino alla cassa. Ho già perso 8 anni di vita. Come lo trascino fino a casa? Circa 300 metri.
Esco dal negozio e praticamente mi muovo alzando il secchio, spostandolo fino a dove arrivano le braccia e riposandolo a terra. Ogni passo 1 metro. Ogni metro 10 secondi. Quanto ci metterò ad arrivare a casa? 50 minuti. Molto bene. Spunteranno le primule ora che arrivo. Blocco il traffico un quarto d’ora per attraversare la strada. A metà percorso incontro: 1) una vecchina: “oh povera ragazza, chissà come è pesante”. Momento commiserativo. 2) una ragazzina che peserà 20 kg bagnata: “Vuoi che te lo porti io?”, non ce la farebbe neppure ad alzare il coperchio. Momento indulgenza. 3) un ragazzo arabo: “Zignora, pittura? Porto io fino dove?” lo guardo come se avessi visto il santo Graal e accetto. Momento gratitudine. Mi dice che sta pitturando nel palazzo di fronte e mi lascia il suo numero di telefono nel caso avessi bisogno “Brava Zignora!”. Dimmi Zignora ancora una volta che ti pitturo da capo a piedi. Però è stato davvero utile, da sola non ce l’avrei mai fatta.
Intanto finisco di scocciare tutto. No, non tutti, spiritosi, tutto, tutto quello che non può essere spostato e messo sotto ad un telo di plastica va isolato con scotch e giornali. E maledizione il corridoio è pieno di boiseries, mi ci vuole una giornata solo per isolare. Sono più portata per la pittura pura, tutto il corollario mi fa un po’ schifo, si vede che ho l’anima artistica! Nella mia società assumerò qualcuno che faccia questa parte, io mi limito alle pareti e al soffitto! Arte pura, devo specializzarmi anche nel colore. Rispondere alla esigenze del mercato.
Fare il soffitto però è uno strazio. Ma quanto pesa il rullo intinto con il suo manico? Quanto è lontano? A fine giornata sono distrutta. Mi fa male la schiena e non solo… andare su e giù dalle scale ha rafforzato di sicuro il lato B, però non posso sedermi! E la mattina quando mi sveglio il braccio destro si sveglia 30 minuti dopo di me e mi raggiunge in cucina a bere il caffè con comodo. Ho perso un chilo, non sottovaluterei questo punto.
Dopo una settimana ho finito tutto! Capolavoro! Invito gli amici a turno a cena per vedere l’opera conclusa, manco si trattasse della cappella Sistina e li minaccio quando entrano nel caso per errore macchiassero una parete. Non hanno il coraggio di dirmi che fa pena immagino e fanno facce di sbalordita sorpresa: “Oh ma come è venuto bene!!!”! Voglio credere che sia così. Di sicuro è tutto più bianco e pulito, ma il mio occhio ormai esperto vede le magagne che ho generato… In fondo era la prima volta. Momento auto celebrativo.
In ogni caso è stato un processo utilissimo, chilo a parte, nel frattempo ho buttato sacchi di cose inutili, tipo le istruzioni di elettrodomestici che in questa casa non sono mai entrati. Riviste del 1997, interessano? Guide turistiche di città inesistenti, tipo Antartide, qualche camicia con le spalline imbottite che portavo alle superiori e scatole di prodotti tecno che occupano posto. Sono certa che mi serviranno nell’esatto istante in cui saranno entrate nel locale immondizia, erò ho l’accortezza di mettere tutte le istruzioni in una scatola.
Quindi, nel caso aveste bisogno: NADIA RULLO & C. – Specialista in pittura e buttamenti.

venerdì 17 dicembre 2010

IO E TE – N. Ammaniti

Ammaniti è una garanzia. Lo ammiro perché riesce a scrivere in modo magnifico cose completamente diverse tra loro. I suoi libri non centrano niente l’uno con l’altro eppure sono tutti maledettamente belli. Cominci a leggere e non riesci a staccarti perché devi sapere come va a finire, i personaggi ti entrano dentro e ti ci affezioni. Come dio comanda mi aveva letteralmente rapito, lo stesso Io non ho paura e poi Che la festa cominci, che è quello che mi è piaciuto di meno ma è un altro pianeta in termini di storia e quindi riconosco la sua capacità di saper fare cose così differenti. Vorrei saper scrivere come lui, saper rendere le situazioni in quel modo, che ti sembra di essere lì. In Io e te, come non amare Lorenzo che invece di partire per la settimana bianca si chiude in cantina per una settimana per vivere questa avventura che dovrebbe essere in totale solitudine ma non lo sarà suo malgrado? Finale splendido. Voto 8 e mezzo.

DIVORZIO ALL’ISLAMICA A VIALE MARCONI -A. Lakhous

Questo libro racconta di Sofia, una donna egiziana emigrata a Milano e delle difficoltà della gestione della cultura mussulmana con grande ironia e sensibilità. Nel libro c’è anche Christian, un siciliano che parla perfettamente l’arabo e che viene infiltrato nella comunità islamica per tentare di scoprire una cellula terroristica. E ci sono anche tanti altri personaggi a corollario che permettono di disegnare in modo autentico ma senza drammi, le difficoltà della comunità islamica e dell’integrazione nella metropoli. Voto 7. Diverso e originale.

UNA VITA TRANQUILLA – Film di C. Cupellini

http://www.youtube.com/watch?v=chJoBwDEhXw

Lo so, sono di parte perché amo Tony Servillo, però questo è proprio un bel film. Il messaggio è: al proprio passato non si sfugge. Insomma se siete un po’ giù di morale magari non andate a vederlo perché non ci si piega in due dalle risate ecco. Però è ben fatto. Un ex malavitoso che cerca di ricostruirsi una vita in Germania e dopo 15 anni sembra anche riuscirci, fino al giorno in cui due vecchie conoscenze bussano alla sua porta e allora… Beh non vi posso dire tutto se no vi svelo il finale. Andate a vederlo, voto 7 e mezzo.

INCONTRERAI L’UOMO DEI TUOI SOGNI – Film di W. Allen

http://www.youtube.com/watch?v=lrefgCV4KcQ&feature=related


Mamma mia che film noioso. Non sono una fan di Allen, però in genere i suoi film sono divertenti e con un messaggio che può essere interessante. Ecco, questo qui no. Non ci sono battute spiritose, i personaggi sono patetici, forse perché rispecchiano una verità patetica ma di certo un po’ troppo caricaturalizzata (si dice così?) e il messaggio dov’è? A volte le illusioni funzionano più delle medicine? Amarezza.
Per non parlare del fatto che i primi quaranta minuti li passi a pregare che succeda qualcosa. Film che non finisce, e non ho niente contro questo genere di film, però in questo caso ti lascia proprio con l’amaro in bocca, con la sensazione di aver buttato via due ore e il ricordo di un film che svanirà dopo pochi minuti. Onestamente lo sconsiglio vivamente, voto 4. Penso che anche le cavolate natalizie possano essere meglio e se pensate che sono una di manica larga …

POTICHE – Film di F. Ozon

http://www.youtube.com/watch?v=AYpv6mkzEo4&feature=related

Questo invece ci è piaciuto molto! Grandissimi Depardieu e la Deneuve, attempatelli ma sempre pieni di grande fascino. Siamo negli anni ’70 e la Deneuve è la moglie apparentemente stupida e superficiale, un po’ “statuina” (Potiche significa bella statuina in francese) di un imprenditore tiranno. Ma i casi della vita vogliono che il cerbero sia colto da infarto e debba essere lei ad occuparsi della fabbrica, con esiti del tutto inaspettati! Bel messaggio, bei personaggi, risate e allegria e il finale… una sorpresa! Andate a vederlo se volete del buonumore. Mi tocca confermare che i francesi in alcuni generi sono bravi. Voto 7.

GIOVANNI VERNIA – E SIAMO NOI


Ti stimo fratello! Ok, non parliamo di cultura, però vi assicuro che sono state tre ore di sano divertimento. Mezz’ora di Jonny Groove, che è simpatico ma soprattutto due ore e mezza di un Giovanni Vernia inedito che fa davvero ridere, che interpreta il genovese arrivato nella Milano da bere, oppure il turista che incontra il milanese sapientone in vacanza, o ancora racconta della sua vita lavorativa prima del successo come comico sapendo descrivere la vita aziendale con l’ironia di chi ormai se ne sta fuori e la guarda da lontano! Bravissimo! Tra l’altro accompagnato da un corpo di ballo composto da tre ragazze e due ragazzi bravissimi (oltre che dal fisico spaziale!) che “incorniciano” lo spettacolo con belle e simpatiche coreografie. Il tutto allo spazio Zelig, l’originale, è piccolo e il comico è proprio vicino! Grasse risate! Voto 8!

venerdì 19 novembre 2010

HOT YOGA

Piove in continuazione, non si può andare a correre. Il muscolo si rammollisce, si necessita di intervento d’urgenza. Il corpo decade, bisogna correre ai ripari. Quindi? Guardiamo avanti, cerchiamo un’attività evoluta, qualcosa che ci permetta di uscire dallo stress quotidiano, che ci dia una visione zen della vita, ma che… perbacco, ci permetta anche di consumare delle calorie e di presentarsi in società con un corpo sodo come quello di un delfino! (Delfino Goloso!! Si che si abbuffa di caramelle elargite da una ragazzina scema come un sasso, oppure Moby Dick, che è una balena, ma rende l’idea, non state lì a spaccare il capello in quattro, sempre i soliti pignoli, un pesce vale l’altro).
Insomma decido di iscrivermi a questo corso di Hot Yoga. No, Simona, non è un corso di ginnastica che si svolge attaccati ad un palo da lap dance, questa è la domanda che mi ha fatto la mia cara amica. Si tratta di un corso di yoga, che si svolge in una stanza riscaldata la cui temperatura oscilla tra i 38 e i 42 gradi. Bene. Si, molto bene.
Sembra di essere in India in piena estate chiusi in una serra. Ma perché mai uno dovrebbe sottoporsi a tale tortura? Perché il calore rende i muscoli più fluidi ed elastici, facilita lo svolgimento degli esercizi e genera sudorazione che elimina le tossine. Sembro Piero Angela. E’ tutto chiaro?
La titolare della palestra mi invita a venire in pantaloni corti e top. Ma sei fuori? Che se qualcuno vede le mie ginocchia si svuota la sala in un battibaleno. Devo anche portare una bottiglietta d’acqua, perché è consentito bere. Beh certo, “mancasse autro” direbbe la mia amica Mirella, cos’è, siamo forse in un regime militare che non posso neppure bere? Mi accorgerò che la risposta a questa domanda è si.
A lezione. Entro in sala, mi approprio di un materassino e già percepisco questo calore umido che mi si appiccica addosso. Una delle ragazza dichiara: “Ho portato anche il deodorante perché durante questo corso accadono cose strane.” Eh? Strane? Ci manca solo che con sta temperatura qualcuno emani odori. Bombe chimiche. Inizia la lezione e la professoressa ci informa che si tratta di eseguire 26 posizioni in parte in piedi ed in parte a terra bevendo “Solo quando lo dice lei”. A posto, il regime è cominciato. Non ho fatto ancora niente e già mi suda la fronte. Con grande sorpresa scopro che ci sono più uomini che donne. Uno di loro ha un corpo statuario e sta già incrociato e arrotolato come un budda in breakdance. Deve essere il secchione della classe. Mi metto lontano se no mi deprimo. Ho di fianco un ragazzo che sembra normale, vediamo un po’.
Si comincia, le prime tre posizioni vanno via con un filo di gas, come si dice qui in Romagna, la quarta mi chiede di fare cose improbabili: solleva la gamba destra e porta il piede destro all’inguine sinistro. E va bene. Tenete il piede con la mano sinistra e portate la mano destra al mento. Ok, ok, ci sono. Togliete anche la mano sinistra e unitela alla mano destra sotto al mento. Eh? Ma mi cade giù il piede!!! Allora continuate a tenere il piede. Inchinatevi in avanti e posate la mano destra a terra. MA SEI FUORI???? E COME CI ARRIVO A TERRA? Piegando il ginocchio sinistro e avvicinandomi al suolo. Si certo. E poi Chiamiamo il circo di Moira Orfei e le facciamo avere il mio curriculum se ci riesco. Ma non è finita. Una volta a terra tornate indietro e rimanete in equilibrio sulla gamba sinistra piegata senza appoggiarvi completamente. MIRACOLOOOO! Ma stai scherzando? Ma lo sai quanto pesa il mio sedere? Secondo te, sul mio piede sinistro ci sta: la gamba sinistra, la destra piegata, il sedere e tutto quello che ci sta sopra? Non ce la farà mai!! Ma non è finita. Staccate la mano destra da terra. Fatto. Non so come. Sembro un fenicottero obeso. Ondeggio. La caviglia sinistra cigola. Staccate anche la mano sinistra. Si “fai un salto, fanne un altro, fai una giravolta, falla un’altra volta, guarda in su, guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu”. Questa è pazza. Mi consola che i tre quarti della sala cadono a terra. Io compresa. Tranne il secchione ed una ragazza sottile che pare una ballerina. Professionisti.
Nel frattempo il mio vicino traspira vistosamente. E’ disgustoso, l’acqua (eufemismo) gli cola dal gomito. E’ tutto imperlato di sudore e ha la maglietta che si è scurita di tre toni a macchia di leopardo. Che brutta scena. E comincia ad emanare odore. Ma per favore, lavati! Memorizzo la faccia, la prossima volta mi metto a venti metri di distanza visto che oltretutto ci è proibito respirare con la bocca perché abbasserebbe la temperatura del corpo diminuendo l’effetto benefico di sta sauna che sto facendo. Tutto rema contro. E non posso stare in apnea. Muoio.
E’ venuto al corso anche un tipo che pare la copia di Briatore, è entrato tutto pimpante, facendo un po’ il figo. Bravo, bravo, fai il superiore che ne riparliamo fra 45 minuti visto che il corso dura un’ora e mezza. Dopo i primi quindici minuti si è tolto la tshirt da strizzare. Il capello svolazzate ha perso pimpantezza e sta appiccicato alla fronte. Il fiatone gli impedisce di parlare. Dopo mezzora si toglie anche il bermudino e rimane in costume da bagno che sottolinea impietosamente la pancia prominente. I capelli sembrano quelli di uno appena uscito dal mare. Cerca di nascosto di prendere la bottiglia dell’acqua ma la professoressa lo riprende e glielo impedisce. Sta per soccombere. Dopo la prima ora giace supino sul materassino e piange umiliato. Fuori ci sarà una velina ad aspettarlo per portarlo al suo suv.
Abbiamo anche la donna silicone al corso. E’ perfetta tutta truccata, con un seno che non si sposa con il suo peso e la sua struttura e soprattutto che non cade ai lati quando sta supina, neanche la bocca parla con il suo viso, sembra Nina Morich. Avrà una quinta di reggiseno e di labbra. Sghignazzo. E’ truccata! Non sa che dopo la prima mezzora la sua faccia sembrerà quella di un panda, lo so, perché alla prima lezione mi sono dimenticata di struccarmi e quando sono uscita sembravo la protagonista di un film di Disney o di un documentario sui simpatici orsetti bianchi e neri, avevo il rimmel sul mento quasi. E invece no, dopo 90 minuti lei è uguale a come è entrata, la classe non è acqua, il trucco è tatuato! Non le va via neanche quando siamo sotto la doccia, bisogna guardare e apprendere. Chissà quando si sgonfierà…
Guardando i miei compagni di corso mi rendo conto che sono davvero out. Non ho neppure un tatuaggio. Sono l’unica. La ragazza sottile ballerina ha un pierrot sulla spalla. Onestamente mi mette la depressione. Quando la rivedo in doccia scopro che ha anche una rosa in fondo alla schiena e una tigre sulla gamba! Complimenti! Un’altra bionda fisico palestrato ha un drago immenso che parte dal collo e arriva al sedere! Una terza diversi simboli su braccia e gambe e pancia. Ok, domani vado a prendere i trasferelli e mi faccio anche io qualcosa di trasgressivo e grande se no sono ordinaria, devo romagnolizzarmi. Tipo? Un bilancio finanziario sulla schiena? A destra debiti e a sinistra crediti? Un conto economico? Una lista di tassi di interesse? Vabbè ci penso e poi decido. Mancano due giorni alla prossima lezione.
Dopo 1 e 15 minuti la professoressa ci dice che possiamo bere. Grazie. Siamo già morti, non c’è bisogno. Mi accorgo che ho dimenticato l’acqua. Un ragazzino vicino a me mi guarda impietosito e mi dice: “Signora, se vuole può bere insieme a me”. Signora tua nonna. Solo perché ci separano 25 anni di vita, niente ti autorizza a chiamarmi signora. Faccio la superiore e rifiuto. Morirò di sete, dopo, da sola, in auto, ma la soddisfazione non gliela do.
Siamo agli ultimi esercizi, che ovviamente si complicano. Seduti a terra, incrociamo le gambe come un punto all’uncinetto. Sopra, sotto, metti il braccio dietro alla schiena, l’altro sopra all’orecchio, ginocchio tirato, fronte sulla coscia, tira la spalla, collo in alto… MA COME FACCIO CHE E’ INCASTRATO SOTTO AD UN GINOCCHIO? Ponte, posizione del cammello, fate il gatto, serpente, (si siamo proprio al circo, non c’è dubbio) chiudere le gambe, respirate, ok. Rilassamento. Ora siamo tutti annodati e non riusciamo a tornare in una posizione normale in meno di 22 minuti netti. Mette una musica hambient, ci fa sdraiare pancia in su e comincia a dirci che siamo stati bravi, bugiarda, falsa. Metà dei partecipanti giace ad occhi chiusi in stato catatonico. Dopo un po’ ci autorizza a rialzarci e ad andare a casa. Hai detto niente. Zoppicando arrivo alla doccia. Il giorno dopo una tragedia. MA ESISTONO MUSCOLI SUGLI STINCHI?

LE PERFEZIONI PROVVISORIE – G. Carofiglio

Un libro di caro figlio è sempre una garanzia. Voto 8, lo dico subito. Le avventure dell’avvocato Guerrieri appassionano sempre e non deludono mai. E’ al solito un libro che cominci e non riesco a smettere di leggere, finito in tre giorni a discapito del sonno. Guido Guerrieri si trova ad indagare sulla scomparsa di una ragazza coinvolta in uno strano giro e durante questa vicenda resta affascinato da Caterina, amica della ragazza scomparsa e da Nadia, un’ex prostituta, sua cliente che ora ha aperto un locale particolare dove ormai l’avvocato è di casa.
Sarà morta la ragazza? Che fine ha fatto? A voi scoprirlo. Buona lettura.

LE GRAND TORUBILLON DE LA VIE – Voutch

Fumetti. Ne abbiamo già parlato il mese scorso, avevo letto il libro che parlava dell’azienda questo parla della vita normale. Qualche battuta come al solito? Un vecchio sulla sedia a rotelle che parla con un giovane: “E tutt’ad un tratto la verità mi si è palesata: invecchiando, non si diventa vecchi e saggi, invecchiando si diventa vecchi e basta! “. Donna nuda a letto che guarda Superman che si riveste: “Diciamo che mi aspettavo qualcosa di nettamente, nettamente meglio!”. Insomma ironia a fiumi, sarcasmo a montagne. Oggi vado a Parigi e me ne compro degli altri, riescono a mettermi davvero il buonumore! Voto 8.

MIA SUOCERA BEVE – D. De Silva

Libro molto molto originale! Un avvocato, Vincenzo Malinconico, di nome e di fatto, si trova coinvolto in un processo organizzato in un supermercato, trasmesso in tv attraverso le telecamere del supermercato stesso. Il tecnico che le ha installate ha subito la perdita del figlio per mano di un mafioso che è uscito impunito dalla vicenda e decide che è giunto il momento di riprocessarlo, ma a modo suo, quindi viene sequestrato, nel punto vendita appunto e di fatto difendere da Malinconico, sequestrato pure lui. Insomma una vicenda tutto sommato esilarante, raccontata con grande lucidità ed ironia. Un esempio del modo di pensare di Malinconico per definire il personaggio: “Io non sono un duro, non lo sono mai stato. In vita mia, se devo essere sincero, credo di non aver mai preso una decisione. Non mi piacciono molto le decisioni. Per decidere devi essere convinto, e io non sono convinto quasi di niente. Sono più un tipo da opzioni, ecco. “. Insomma, frase capolavoro.
Se volete provare qualcosa di diverso leggetelo, premio l’originalità! Voto 7. Un amico mi ha detto che è molto bello anche il primo: Non avevo capito niente. Proverò!

giovedì 30 settembre 2010

Trincherini contro Alaimo

Mi pare di ricordare che non abbiamo mai toccato l’argomento cucina. Penso sia giunto il momento di farlo.
Partiamo dal presupposto che le mie capacità culinarie sono pari a quelle di una capra tibetana, però ho tre piatti forti e posso invitare le stesse persone al massimo tre volte, perché poi mi toccherebbe ripartire con il primo piatto e la gente scoprirebbe li dejà vu, oppure il dejà gouté! Comunque da quando vivo in Romagna mi sono abbastanza sbizzarrita con le ricette e ho tentato nuove strade.
LA STRAGE DI MASSA
Un tranquillo sabato estivo, decido di comprare dalla mia azienda le vongole fresche, per improvvisare una splendido spaghetto. La prima difficoltà è tirare fuori la macchi
na dal parcheggio per andare al magazzino pesce fresco a fare il carico: i miei colleghi burloni mi hanno delicatamente posato dietro all’auto un pallet di cartoni che mi lascia all’incirca 5 cm per fare manovra davanti, mentre dietro sono attaccata al pallet. Che simpaticoni! Ora scendo, agguanto un muletto e mi metto a correre all’impazzata nel parcheggio fino a che non viene qualcuno a fermarmi. Dopo ardue manovre sposto il pallet e riesco ad uscire. Infami felloni, pagherete l’offesa con il pesce: carico una fionda con i gusci di vongola vuoti e ve li lancio a ripetizione. Porto a casa finalmente le mie vongolette e seguendo i consigli del massimo esperto, il gran visir di tutti i pesci, il responsabile del reparto, le lascio a bagno in acqua e sale per un’ora e mezza, perché se no muoiono mi viene detto (rimuovo il concetto funebre per il momento, non realizzo la realtà drammatica che sta per prospettarmisi). Dopo la sosta salata in pentola, svuoto e le ricopro parzialmente d’acqua intanto gli spaghetti cominciano a cuocere. Accendo il fornello e attendo, dopo 6/7 minuti dovrebbero schiudersi. 3 minuti, niente di niente. L’acqua si è scaldata ma le vongole giacciono imperterrite senza parlarmi. 5 minuti, ancora niente. 7 minuti il niente. ALLORAAAAA? Improvvisamente si apre una boccuccia! E poi un’altra e un’altra ancora… e via! Tripudio di boccucce aperte! I miei amici si congratulano e mi dicono: ora sono morte! Eh? Prego? Come sono morte? Realizzo in quell’istante di essere la causa di una strage di massa, non compro l’astice o l’aragosta per un principio di rispetto nei confronti della natura e del mondo animale e poi stermino un’intera chilata di vongole in pochi minuti? Mi sta per scendere una lacrima, ma faccio scaldare aglio e olio e do l’estrema unzione alle poverine insieme a dei meravigliosi spaghetti De Cecco 13 minuti di cottura. Una spolverata di prezzemolo, la morte loro, ops, la battuta è forse fuori luogo? E via di forchetta. Il funerale è stato celebrato con grande partecipazione. La loro morte non è avvenuta invano.
LIMONCELLO
Saltiamo di regione in regione e adattiamo la cucina al clima. Siamo al caldo, come non celebrare degnamente la fine di una cena con un buon limoncello? E poi devo bere per dimenticare che ho ucciso le vongole. L’uni
ca ricetta in mio possesso cita il succo di limone, denigrato da tutte le cuoche del mondo vado quindi in internet, fonte inesauribile di informazioni più corrette. Bene, trovo una ricetta con nove varianti: per un litro di alcool a 95° passiamo da 200 a 1000 grammi di zucchero per lo sciroppo, da 2 giorni di sosta delle bucce con l’alcool a 40 giorni e per finire chi filtra il tutto al giorno 1 e chi filtra dopo 2 anni. Ma come diavolo faccio a decidere quale fare? Ma non c’è il sito: cuochi per caso? Il manuale dei giovani cuochi? Insomma, approccio scientifico, chiudo gli occhi e scelgo una ricetta a caso. Tolgo tutte le bucce senza la parte bianca e lascio in infusione per 23 giorni, il tempo di far arrivare le mie amiche, filtro e metto in bottiglia. Assaggio. A momenti svengo. Grado alcolico: 47,5°!! All’anima del limoncello leggero!! Certo che se mi dite di diluire il tutto con un litro di sciroppo, si fa in fretta a fare il calcolo, è matematica: 1 litro a 0° + 1 litro a 95° = 2 litri a 47,5°! Ovvero, una bomba! Rimaneggio la sostanza e aggiungo sciroppo, altrimenti le mie amiche penseranno di essere in alta montagna a bere Genepi invece del mare a bere limone!! Alla fine le costringo all’assaggio dopo una lauta cena e complice la pancia piena riesco a non farle star male! In compenso dopo il primo assaggio si assopiscono ad una ad una sul tavolo della cucina e sul divano della sala! Capolavoro! Dopo soli 6 minuti ko tutte quante con bolla al naso. Però due su quattro se ne vanno con una bottiglia sotto il braccio, evidentemente così orrendo non era.
PESTO, TI PESTO, IL PESTO
Questo è uno dei miei cavalli di battaglia. Il pesto mi viene sempre un gran bene, e se riesco a rianimare il basilico che ho sul balcone che dopo un temporale tipo tempesta perfetta ha assunto un colore giallognolo banana, siamo a cavallo. Abbiamo tutti gli ingredienti: pecorino, grana, pignoli, a
nzi, pinoli, basilico, lavato a mano fogliolina per fogliolina, dopo aver praticato la respirazione bocca a bocca, sale, olio extravergine di oliva, e per finire qualche mandorla! Butto tutto in una terrina e attivo il minipimer, purtroppo niente mortaio di marmo, siamo moderni. Nell’esatto istante in cui attivo l’interruttore mi parte uno schizzo di olio e di basilico sulla maglia, sono soddisfazioni, ferita nel compimento del proprio dovere. Ho dimenticato un ingrediente importante: l’aglio! Per il noto proverbio meglio abbondare che deficiere ne metto un paio di spicchi. Forse tre, magari anche quattro? Insomma una bomba numero due. Dopo una cena con questo pesto, ci vuole per forza un limoncello a 50°… Se invito qualcuno devo essere certa che lo mangiamo in due, oppure chi non lo mangia muore. Intossicazione da gas letali.
IL MIO NOME E’ ZINO, BRAN ZINO
Citiamo il pesce. Chiedo al mitico caporeparto anche un pescetto da fare al forno. Quando vado a ritirarlo devo aprire un finestrino per farlo stare in macchina, mi sembra lungo un metro. Per fortuna se Dio vuole è già estinto e mi sento meno in colpa rispetto alle vongole. Quando lo tolgo dalla carta in ogni caso mi sta guardando e devo dire che la cosa non mi mette tranquilla. Ha un non so che di inquietante. Lo metto sotto il lavandino, è lungo come una baguette! Potevo portarlo sotto ad un’ascella! Lavato e stirato lo adagio sulla stagnola e lo riempio di sapori, compreso l’aglio ovviamente, quando uno comincia, poi è difficile uscire dal tunnel… lo ricopro anche di sale di Cervia, non posso fare altrimenti. Comunque continua a guardarmi, ve lo giuro. Mi scende un brivido, decido quindi di finirlo e lo caccio in forno a 160°. Dopo un’ora lo tiro fuori, perfetto, ma è sempre vigile! Poniamo rimedio: decapitazione, depilazione deliscamento, pronto per lo stomaco! L’occhio lo butto in pattumiera… e magari per sicurezza la pattumiera la porto giù stasera!
LE SCALOPPINE ROSSE, COMUNISTE?
Un altro dei miei piatti forti sono le scaloppine, peraltro uno dei pochi secondi che sono in grado di cucinare se escludiamo le frittate. Bene mi accingo a prepararne un paio e chiamo la massima esperta di cucina per farmi consigliare, la mia amica Romina, che cucina come Massimiliano Alaimo. Mi suggerisce di unire alle scaloppine del succo d’arancia per renderle più morbide e delicate, non specifica però di che tipo. Decido chiaramente di seguire il consiglio, dispongo solo di arance tarocco, quelle rosse avete presente? Ecco appunto. Spremo il succo che è chiaramente rosso. Metto in padella la carne, dolcemente avvolta nella farina e aggiungo il succo di arancia dopo pochi minuti di cottura…. TRAGEDIA! Pare una scena di Dario Argento, le cotolettine si tingono di sangue e diventano meravigliosamente rosse. Non ci posso credere, anche stavolta ho commesso un crimine in cucina. Che ci metto come verdura? Un bel lato di spinaci due righe di mozzarella e ho fatto Verde Bianco e Rosso! La bandiera italiana: come trasformare un crimine in un atto patriottico
!

domenica 26 settembre 2010

PORNO – I. Welsh

Sapete che amo Welsh, ma stavolta voto 5. Non ce la faccio a finirlo. L’ho cominciato il 23 di agosto e a fine settembre non sono riuscita ad arrivare a pagina 200, quindi mi arrendo. Lo ammetto. Non è come al solito. Si, d’accordo, parolacce, trasgressioni, i nostri amici di Trainspotting tornano tra noi, ci raccontano nuove cose, ma… non succede niente! In 200 pagine non è successo niente e non intendo andare avanti e arrivare alla fine delle 500 per capire se cambia lo stile, ho già perso troppo tempo. Potrete dirmi che non posso recensire una cosa che non ho letto, verissimo! Ma constato e chi mi conosce sa che in vita mi sarà successo 2 volte di non finire un libro! E questa è la seconda! Quindi, decidete voi cosa fare di questo testo se vi capita tra le mani! Sono liberale.

SIMON’S CAT – S. Tofield



Questo è il mese del fumetto. Stremata da Welsh, decido di dedicarmi a cose leggere e dopo averlo visto su youtube, trovo il libro del personaggio che mi chiama dallo scaffale della libreria! Questo gattone è fantastico! Un libro che consiglio a tutti quelli che hanno un gatto o che l’hanno avuto o che intendono averlo, perché il simpatico peloso amico è davvero come lo descrive questo fumetto: furbo, fetente, coccolone e bugiardo. Ci sono delle scene che ti fanno venire davvero le lacrime agli occhi, perché io, che un gattaccio malefico l’ho avuto, le ho vissute personalmente, ad esempio quando lo devi far entrare nella gabbietta per portarlo dal veterinario! Oppure quando vuole da mangiare e tu sei sul divano a guardare la tv, oppure ancora quando avete una scatola o la valigia aperta e lui ci si infila subito dentro! Insomma, voto 9! Un magnifico e divertente fumetto. Provate a dare un'occhiata ai video!

SCHIZZATI IN UFFICIO – S. Gnosspelius

Anche questo un capolavoro di divertimento. Si tratta di un libro da costruire! Ovvero, fa riferimento a quando siete in riunione e cominciate a scarabocchiare sulla vostra agenda, oppure al telefono con un interlocutore noioso e cominciate a pasticciare il blocknotes. Ebbene questo libro si sostituisce al vostro notes e ha delle pagine da completare:
1) Disegna la nuova reception e l’addetta alla ricezione
2) Completa il disegno decorativo per la nuova tappezzeria della sala
3) Riempi le facce liete/deluse quando arrivano gli aumenti di stipendio
Insomma, ogni pagina ha già un inizio di disegno che voi dovete completare! Insomma un vero spasso! Dal momento che la porzione di pagina vuota è abbondante, penso che userò questo libro come quaderno degli appunti veri in ufficio, cercherò di capire quanto questo mi porta vicino al licenziamento…Voto 8 ½.

LE MONDE MERVEILLEUX DE L’ENTREPRISE – Voutch

Questo libro di fumetti è uno spettacolo! Descrive il modo sarcastico e caustico la vita dell’azienda e se fa un gran ridere, fa anche un gran piangere pensando che molte delle cose che leggiamo sono fondamentalmente vere!
Qualche esempio? Immagine di una riunione plenaria, il gran capo parla: “Nessuno uscirà da questa sala se non avremo risposto a due domande: 1) chi ha organizzato questa riunione? 2) Con che obiettivo?”. Fantastico! E ancora, il capo chiama la sua segretaria: “Daphne, ho un problema, mi trovi immediatamente una soluzione e me la porti sulla scrivania!”. Lacrime dal ridere.
E per finire, in tema con il clima di questo periodo: “ I mercati si aspettano che facciamo un piano sociale per 15.000 dipendenti, e non possiamo permetterci di deluderli. Ora, noi siamo in tutto 14.000, quindi da domani dobbiamo assumere”. Meraviglioso! Non so se esiste una versione italiana, la cercherò con ansia perché esistono altri libri con tematiche differenti che non vedo l’ora di leggere! Voto 9. Mi fa sentire normale a criticare le aziende!

VIE DE MERDE – Collectif

Anche qui fumetti a gogo! Vi ricordate che vi avevo già parlato di questo libro? Che lo avevo già letto? Bene, ne hanno fatto anche una versione a fumetti e vi assicuro che è un grande spasso! Battute sarcastiche e situazioni disperate rese ancora più divertenti dai disegni. Bisogna ammettere che i francesi in questo campo ci lasciano indietro, il patrimonio di materiale fumettistico presente nelle librerie è impressionante! Voto 8. In effetti dopo la delusione di Welsh avevo davvero bisogno di qualcosa che mi mettesse un gran buonumore!

sabato 21 agosto 2010

Capitano ACHAB

Chiamatemi così, la regina dei mari, la Poseidona dell’Adriatico, la Moby Dick della Romagna. Stavolta vi vorrei parlare della mia vacanza in barca perché credo che meriti qualche minuto di attenzione nonché qualche considerazione di carattere tecnico, generale e marittimo.
Aggiungo un ringraziamento a Simonetta che ha messo a rischio il rapporto con la sua famiglia portando me sulla sua barca. Dobbiamo anche descrivere il capitano, ovvero suo fratello, per comprendere il livello di ordine necessario per restare a bordo e trovarmi un minimo di scusanti.
Prima di tutto cerco di farvi capire il mio livello di confidenza con il mezzo condividendo il vocabolario che possiedo appieno: in grassetto come io chiamo le cose, a seguire il loro nome vero.
CORDE = Cime
SALOTTO = Dinette
VERANDA = Pozzetto
TENDA = Vela
VOLANTE = non pervenuto, non ho idea di come si chiami in barca
RIPOSTIGLIO = Gavone
PALLONI DI GOMMA = Parabordi
Che ne dite? Direi che darmi ordini in barca è abbastanza facile in termini interpretativi, ci metto solo 22 o 23 minuti a capire cosa mi stanno chiedendo. Aggiungo che nel pieno di una manovra di atterraggio, si dice così vero? O forse mare, ammaraggio? Mah, insomma ci stavano attaccando ad una palla galleggiante in acqua con una corda attaccata, qualcuno lo chiama CORPO MORTO, ma mi fa impressione e quindi lo chiamerò corpo malato, almeno gli diamo una speranza di sopravvivenza, ecco dicevo, ci stavano attaccando al corpo malato quando qualcuno mi dice: “Nadia prendi il mezzo marinaio”, “Eh? Mezzo che?” ed io solerte mi avvio alla ricerca di un nano in barca. Non l’ho trovato, in effetti non l’avevo visto salire. Forse era in cabina, in cuccetta, insomma giù al piano di sotto, giù da basso direbbe mia nonna, la gente non c’è mai nel momento in cui hai bisogno.
Dovete però avere comprensione di me e di Simonetta, perché il capitano della mia barca è un uomo preciso e ordinato. Ma mooolto ordinato, è il fratello della mia amica appunto, però questo pezzo ha passato la sua censura morale perché anche lei è vittima del suo rigore in alto mare. Vi facciamo alcuni esempi illuminanti.
CODICE COLORE. La barca è bianca e blu, e quindi tutto quello che sale in barca deve essere dello stesso colore. Mi è stato tassativamente proibito di portare il mio asciugamano in quanto viola. Un po’ come a teatro, viola proibito, porta male e fa disordine e poi tutti i teli devono essere uguali. Simonetta è stata profondamente ripresa perché il tubo della sua crema solare è giallo, abbiamo scritto direttamente dalla barca un telegramma a Clarins e a Lancaster chiedendo chi, di quegli incompetenti del marketing, aveva potuto pensare al colore giallo per il packaging di una crema solare. Quindi abbiamo usato solo doposole per una settimana, l’azzurro era validato ma con sopportazione.
Non abbiamo potuto mangiare pomodori, troppo stacco di colore, l’Aperol è stato censurato e rinchiuso in frigo e tirato fuori solo per brevi istanti dalle 19.02 alle 19.05. I limoni non hanno potuto salire. La pasta è stata cucinata solo in bianco con olio e parmigiano, stile minimalista Armani.
IL PARABORDO. I parabordi sono bianchi, ma questo stona, quindi sono stati ricoperti di un delizioso “vestitino” blu, stile Alberta Ferretti, molto chic e poi lo scuro snellisce.
Gli stessi vengono messi e tolti all’incirca 18 o 19 volte al giorno ed ogni volta riposti nella loro vaschetta, ma non basta, vanno infiocchettati, ovvero alla cordicella viene fatto un grazioso nodo ognuna delle 18 volte, che verrà slegato successivamente. Mi rendo conto che metto in discussione i fondamenti della navigazione e della sicurezza in acqua, ma sono anche una agguerrita sostenitrice del minimo sforzo massimo risultato, quindi se fosse per me navigherei con i parabordi fuori per tutta la settimana, così sono già pronti, no? Approccio pratico. Le corde. Vengono slegate e rilegate la stessa quantità di volte dei parabordi, credo di aver capito che viaggino in coppia, poi c’è questo strano rito del lancio della stessa in testa ad un povero marinaio che sta al porto, gliene lanciamo due di solito. La prima cade in acqua senza neanche toccare terra, la seconda, come abbiamo appena specificato in testa. Una volta terminato, si riportano in barca bagnate fradice e si rilegano, reimpacchetano con un nuovo fiocco che farebbe invidia alle commesse delle Galerie Lafayette sotto Natale.
TEMATICA ASCIUGATURA COSTUME. In questo caso abbiamo diritto ad una deroga, va bene anche il multicolore ma non possono essere stesi in giro, non possono essere stesi sul ponte, non possono essere stesi appesi alle cime, non possono essere stesi sul bordo del letto, non possono essere stesi sui sedili, quindi, li tenete in mano e li asciugate con il fiato, vi bastano solo due o tre ore, cosi passerete il tempo che vi manca al tramonto e per vedere qualche stella cadente.
ATTIVITA SPORTIVA ED EMATOMI. In barca le cose non stanno mai dove vi servono. Se siete sopra (in coperta? Plaid? Piumino?) gli occhiali li avete dimenticati sotto coperta. No, non sotto le coperte, ma al piano di sotto. E se siete sotto, non vedete l’ora di salire perché fa un caldo masai e avete appena picchiato il cranio nello sportellino di m… che avete lasciato aperto e dove in 10x10cm avete stivato otto magliette, un vestitino, due pantaloni, la biancheria, le scarpe con il tacco che resteranno nel sottovuoto, e vi state ancora chiedendo perché le portate dopo la decima vacanza in barca in cui non le usate e ci sono anche le All Stars, dodici costumi e il pigiama. Chiaramente quando toccate la molla per abbassare lo sportello, vi chiudete dentro un dito. Lo roba è dentro sottovuoto, per estrarre un reggiseno come minimo dovete tirare fuori sette altre cose.
Un ulteriore problema di base è che in ogni spostamento urterete un ginocchio in qualcosa che è sempre stato lì ma di cui non vi siete mai accorti, oppure un fianco o un braccio. Non siete veri barcaroli (forse barcarolo fa un po’ Venezia? Marinai diciamo?) se non tornate a casa con almeno undici ematomi. Io per andare sul sicuro ho pensato di procurarmeli anche giù dalla barca. Catapultandomi con le infradito giù da una rovina, danneggiando tre cose: il blackberry che è sgusciato fuori dalla borsa, frantumandosi al suolo, il mio osso sacro con un ematoma delle dimensioni dell’Australia però su una pietra medioevale, questo dona rilevante dignità alla ferita e un gomito a cui abbiamo aggiunto anche un graffio che fa molto Rambo.
IGIENE PERSONALE. Acqua, risorsa limitata. Quindi minimo uso e nessuno spreco. Ci si lava in acqua di mare e poi breve risciacquo con acqua dolce. Quindi avete sempre questo splendido sapore di sale in bocca, da più gusto alle vivande. Come ad usare L’Emoform, il dentifricio più disgustoso della farmacia. I capelli si lavano in mare, quindi bisogna essere un incrocio tra la Pellegrini ed Ester Williams per riuscire a stare a galla, insaponare la testa e non morire annegate. Con un buon allenamento nel giro di un paio di mesi ce la potrete fare. Dopo 3 giorni avete i capelli di Bob Marley, ottimo approccio per un look più wild. Sorvolo sul fattore toilette. Chi ha fatto vacanze in barca già sa e chi non le ha fatte è meglio che viva nell’incoscienza. Un solo consiglio, niente bagno in mare al mattino dopo che tutti hanno finito la colazione. Cambiare baia prima.
SVEGLIA. La barca ha un approccio comunista: se si sveglia uno si svegliano tutti. Lo spazio è ristretto e il motore del bagno ha il rumore di una ruspa sull’asfalto ergo, il primo che lo usa sveglia gli abitanti del Perù e probabilmente un paio di persone in Groenlandia.
CIRQUE DU SOLEIL. Così ti senti quando due barche si affiancano per passare la notte e tu cerchi di passare da una parte all’altra. Non sono mai alla stessa altezza, non hai mai un bordo, un pomello, una sbarra a cui attaccarti per passare, quando scavalchi la prima, mentre stai per passare sulla seconda, passa un motoscafo che genera un’onda anomala che allontana in due natanti in modo tale per cui vi trovate con una gamba per barca in versione spaccata come Bolle e non avete alcuna possibilità di recuperare i pezzi di voi stessi. Rimarrete così fino a quando uno dei vostri compagni di viaggio non decida di uscire per fumare una sigaretta sottraendovi da una situazione di imbarazzo e paralisi totale. Questo ovviamente verrà raccontato a tutti al dopo due secondi.
Però la barca mi piace molto. Lo avevate capito?

ONCE – Il film

Splendido dvd di qualche anno fa. Un film irlandese del 2006, un film che vince un oscar per la migliore canzone. Un film delicato e dolce. Due ragazzi si incontrano. Lui suona per strada e si guadagna da vivere aggiustando elettrodomestici e sogna di incidere l’album della vita. Lei, ragazza madre, sogna di possedere un pianoforte tutto suo. Questo incontro cambierà le loro vite, come, a voi scoprirlo, non vi racconto niente. Le musiche e le canzoni, sono davvero spettacolari e i due attori magnifici. Non si tratta di attori veri, bensì di due musicisti professionisti e dato il bassissimo budget con cui è stato girato questo film, è curioso sapere che alcune scene sono state girate a casa del protagonista mentre le scene per le strade di Berlino, girate senza autorizzazione con il teleobbiettivo, per non agitare gli attori e per fare in modo che i passanti non si rendessero conto. Insomma, voto 8/9. Mi è piaciuto davvero un sacco. Guardatelo, perché merita, ma soprattutto ascoltatelo.

LA GITA A TINDARI - A. Camilleri

Camilleri è sempre carino, però ho fatto un po’ fatica ad entrare nella parte avvincente del libro, cosa che è accaduta solo dopo pagina 100 che per un libro di 270, non è proprio sinonimo di splendore. In compenso poi si legge che è un piacere da pagina 101. Scorre via veloce e la storia è bella, avvincente, intricata come al solito. Il commissario Montalbano riesce sempre a strappare sorrisi, i piatti cucinati citati fanno venire l’aquolina in bocca e il mare fa venire voglia di andare in Sicilia. Da leggere? Ma, magari non insisterei... Voto 6 e ½.

TUTTO PER UNA RAGAZZA - N. Hornby

Questo inglese non ci delude mai, i suoi libri sono sempre zeppi di personaggi meravigliosi. Tipo Sam, il protagonista, 16enne appassionato di skateboard e di Tony Hawk, il più grande skater del mondo. Sam fa delle domande a Tony attraverso il suo libro e ottiene delle risposte tendenzialmente soddisfacenti (mi ricorda molto il film Il mio amico Eric, con Eric Cantona, avete presente?) e poi c’è la mamma di Sam, bella e giovane, perché in effetti ha avuto Sam a 16 anni e l’unica cosa che vuole per suo figlio è che non gli accada la stessa cosa. Appunto. Decisamente appassionante. Voto 7 ½. Leggetelo, non ve ne pentirete.

LA RIVINCITA DELLE ZITELLE - A. Di Pietro

Simpatico libricino da spiaggia, infatti lì ero. Sulle stile della Littizzetto, capitoli brevi, divertenti e brillanti e soprattutto molto realistici! Me l’ha rubato anche un’amica, Simonetta, che l’ha finito in due giorni! Insomma, non vince certo il premio Bancarella, ma vince di sicuro il premio Lettino in spiaggia! Quindi, nel suo genere, voto 7.

VITA SESSUALE DI UN FERVENTE MUSSULMANO A PARIGI - L. Marouane

Il titolo mi aveva attirato molto ma il contenuto alla fine non è stato un granché. Punto di forza, la descrizione di alcuni luoghi di Parigi in cui sono stata fino a pochi mesi fa, quindi per me una carica pura di nostalgia per la mia città del cuore. Altro aspetto positivo, l’ironia e la simpatia con le quali l’autrice racconta le vicende di questo personaggio maghrebino che tenta disperatamente di togliersi di dosso il rigore della fede islamica scegliendo di vivere nel cuore della città, in una casa da solo, fuggendo da una madre oppressiva e fervente religiosa che tenta di maritarlo per corrispondenza. Aspetto negativo, una conclusione non all’altezza del contenuto del libro. E poi ti viene spontaneo chiederti: e quindi? Cosa mi volevi comunicare? Cosa mi resta? Cosa mi lascia? Boh, a me poco. Voto 6-.

giovedì 24 giugno 2010

MI. MA.

Vogliamo spendere qualche parola in merito alla località turistica più cool della riviera romagnola? Milano Marittima, abbreviato MI MA! Figo eh? Non ci volevo credere, il Giangi, il Pippi, la Giuni e … MI MA. Ebbene sì amici, perché qui stiamo parlando del cuore pulsante della Milano estiva da bere e magari da ubriacarsi, della meta di VIP, Very Important Pirlas e attricette, di calciatori dell’oratorio e personaggi del grande fratello, del piccolo nonno, della sorella di mezzo. Insomma, la patria del tacco 12, il tripudio del tatuaggio coatto, lo scintillio della paillette di platino, la piantagione delle Louis Vuitton tarocche, come le arance di Sicilia.
Ma andiamo per gradi. Vediamo uno per uno gli argomenti e le tendenze di rilievo della stagione primavera/estate del 2010, anche se dato il meteo forse dovremmo parlare di autunno/inverno e inforcare i doposci invece delle infradito!

IL COSTUMINO BIANCO ADERENTE

Ecco, uomini, già vi vedo sorridere sornioni e maliziosi. State calmi perché c’è poco da ridere, il costumino in questione lo portate voi! Ebbene si. Questo delizioso capo di abbigliamento spopola sulla costa. Deve mettere in evidenza il vostro meglio, ma nella migliore delle ipotesi fa da pence alla pancia! Per fortuna qualcuno che può permetterselo c’è, come vedete dalla foto che ho catturato, nascosta dietro ad un lettino, dotata di grandangolo, e dimostrando una professionalità che farebbe arrossire Corona, però sono rari, gli altri ci provano con tanta buona volontà, ma non sempre ci riescono. Quindi si aggirano coppie di costumo-dotati… fusti e fustini, come dice la mia amica Claudia.

LA MUSICA DALL’ALTOPARLANTE

“E’ stato smarrito un bambino di nome Ridge, indossa un costumino verde, sfoggia una mascella da telenovela, se lo trovate, i suoi genitori lo aspettano al bagno 165.” Seguito da “E’ stato ritrovato un bambino di nome Denis, indossa un costumino rosso e aspetta i suoi genitori al bagno 132”. Ecco, ma in questo caso, cosa succede se non coincidono domanda e offerta? Facciamo un buon prezzo e concludiamo l’affare? Chiaramente si, e ogni famiglia può andare a casa con un figlio nuovo nel caso quello vecchio non sia di gradimento. Angolo della pubblicità, e vi giuro, che è vero, Simonetta può testimoniare: “Siete stanchi di un mondo di m…a? Chiamate gli auto spurghi Roma!! 0541-272856.” No, ma è uno scherzo vero? Non può essere una pubblicità reale, mi state filmando e volete vedere che faccia mi viene. Guardiamo i vicini di ombrellone, dobbiamo capire se abbiamo avuto un’allucinazione audio. Il vicino mi guarda incredulo, leggo nei suoi occhi le stesse perplessità che abbiamo appena vissuto noi e mi domanda: l’ha sentito anche lei vero? Ha proprio detto “mondo di m…a”? Ok, non siamo pazzi oppure siamo vittima dello stesso scherzo. Mal comune mezzo gaudio. Tutto ad un tratto parte la voce di una porno diva che ci invita al Pepe, dove troviamo le Peperine, il vicino di ombrellone si riprende immediatamente dallo choc dell’auto spurgo e nascosto dietro ad un racchettone da spiaggia si segna l’indirizzo del locale…

TATUAGGIO

Uomini e donne di tutto il mondo: TATUATEVI! Se no, a Milano Marittima non potete entrare. Quando arrivate al confine, dovete esibire il passa tatuaggio: quanti, quali e dove. Vi vorrei elencare alcune tipologie, penso sia importante darvi delle idee per non buttare il vostro tempo e non farvi bucare e colorare inutilmente. Purtroppo non ho delle foto da mostrarvi, non è che proprio possa nascondermi dietro ad una conchiglia o sdraiarmi in un buco come Aldo in Tre uomini e una gamba e uscire di soprassalto con la macchina fotografica in mano senza rischiare di essere presa a mazzate dai malcapitati tatuati. Al terzo posto: due frecce che scendono verso l’inguine, incorniciando la panza e una stella nel centro… si, ok, vi porto il sacchetto per il vomito. Secondo posto: Ali, sì, dalla spalla all’inizio del costume, due splendide, discrete, eleganti e abnormi ALI di circa 50 cm di altezza. Ma chi ti credi di essere? L’arcangelo Gabriele? Sembri più John Travolta in Michael, l’angelo obeso e truzzo! Ma lo sai che in casa di riposo la badante ti troverà con le ali raggrinzite sulla schiena come uno sharpei??? Primo posto: la triglia. Dalla schiena alla pancia, passando per un fianco, un imbecille decide di tatuarsi una triglia. No, ora dico, ma che immagine mi vuoi dare con una triglia sulle maniglie dell’amore? Ma uno squalo ti faceva schifo? Un delfino? Una sirena? No, una triglia con le squame, magari ora gli suggerisco di metterci una fettina di limone e un rametto di rosmarino.

ACCESSORI

Tranquilli, non ne ho solo per gli uomini, ne ho anche per le donne! Sapete che sono sempre obiettiva. Un po’ per ciascuno. Allora l’ingresso a Milano Marittima è concesso alle donne solo con tacchi superiori ai 10 cm, altrimenti andate a Cesenatico.
Quando arrivate al porto canale passando da Cervia, c’è un detector: IL TAC DETECTOR. Se ne siete dotate potete entrare, altrimenti out. Riprovate la prossima volta e sarete più fortunate. La vasca in città, il passaggio di fianco al Van Quish va fatto indossando almeno un plateau da tre centimetri associata ad un tacco quindici. Potete comunque farcela a non essere arrestate ed invitate a lasciare il paese se in alternativa portate uno stivale estivo. Capite da sole la contraddizione in essere: stivale ed estivo. 30° C, l’afa che vi attanaglia, provate voi ad immaginare di portare un Camperos con le frange ad agosto … il tocco di classe è la Vuitton, ma deve essere di vernice e di un colore assurdo: verde mela del Trentino, fucsia stile brufolo oppure giallo limone di Capri (che fa molto chic), questo perché sono le uniche che ancora i marocchini non vendono imitate sulla spiaggia! A Milano Marittima una Vuitton non si nega a nessuno.
Zoccoletti. Anche senza questi non potete entrare. Immaginate una ventiquattrore preparata per un week end, il peso medio del bagaglio sale di due chilogrammi, uno per zoccolo stile bella olandesina. Non ve lo devo dire vero che devono essere alti, possibilmente dorati o argentati e con una paio di fiori ad ornamento? Dovete fare rumore camminando. Vi suggerisco anche la sottoscrizione di un’assicurazione perché la probabilità di frattura della caviglia è decisamente elevata, al massimo fate causa al comune. Vedete di non cadere in pubblico perché non sarebbe affatto dignitoso e perdereste punti preziosi. Esiste anche lo zoccoletto moda Dottor Scholl, tacco otto. Prendetemi sul serio, perché se non lo fate con me, lo farete con la commessa che per la versione verde prato, fibbia ottone, plantare scuro, vi presenterà uno scontrino di 135 sonanti euri. Ma non dovevano essere curativi? Si ti curo l’immagine e il portafoglio … L’ultimo dettaglio che vi donerà la perfezione? L’occhiale XXL. Vi deve coprire almeno metà faccia. Dovete sembrare Madonna in incognito a New York, oppure Sandra Mondaini in una delle puntate top.
Per finire, il foulard o la sciarpa, stile orientamento un po’ di sinistra. L’informazione chiave che vi serve, è che la deve portare l’uomo. Sempre da conciliare con la temperatura esterna, il macho marittimese mi sfoggia la sciarpetta intorno al collo, con le punte che mi cadono sul davanti, portata con indifferenza e non chalance, come se fosse la cosa più naturale del mondo vestirsi come Zero o come Malgioglio. Si accorda con bermuda e tennis bianca. Va fine, va su tutto e non impegna. Ora siete pronti! Vi aspetto!

NEL SEGNO DELLA PECORA – M. Haruki

Bizzarro, mooolto! Un libro strano. Mi è stato regalato da un amico che sa che amo Irvin Welsh, ecco, con Irvin non centra niente! Però è molto bello lo stesso. Bisogna leggerlo senza cercare di dargli una razio. Bisogna leggerlo semplicemente cercando di capire dove è finita la pecora e perché è molto importante trovarla. Bisogna crederci, bisogna amare l’assurdo, bisogna aver occhi disincantati, ma bisogna credere alle favole, se no, non cominciate neanche. Voto 7, è bello leggere qualcosa che riesca a sorprenderti, ad essere originale, a farti pensare che c’è qualcuno che ha in testa delle idee strambe e meravigliose! L’autore è giapponese, penso si percepisca un modo diverso di scrivere e di vedere il mondo.

NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI – F. Geda Storia vera di Enaiatollah Akbari

Triste però ironico e con la dolcezza e l’ingenuità del mondo visto con occhi di un bambino che fugge dall’orrore. Non poteva essere diverso, visto che parla di Enaiatollah, che scappa dall’Afganistan e dopo infinite e agghiaccianti peripezie arriva in Italia passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un viaggio lungo, doloroso, durante il quale perde degli amici e assiste ad eventi che gli occhi degli uomini dovrebbero non dover vedere mai. “Il diciottesimo giorno ho visto delle persone sedute …. Erano sedute per sempre. Erano congelate. Erano morte. Erano lì da chissà quanto tempo. “ Voto 7.

SEX AND THE CITY 2 – Il Film


Orrendo. E sapete quanto amo le girls. E’ un film di una volgarità inaudita, e sapete anche che non sono una bacchettona, ma c’è un limite a tutto. E’ anche abbastanza razzista nei confronti della cultura araba, superficiale oserei dire, maleducato. E’ poco divertente, poco pungente, solo estremamente finto e costruito. Le girls nascono come singles, rappresentare la loro vita coniugale non è una grande idea, davvero poco credibile anche il loro vissuto. E strano a dirsi, a parte qualche accessorio, non c’è neppure quel glamour a cui siamo abituate. Flop clamoroso, lo avevano detto tutti, pur sapendo di non andare a vedere un film di Cannes, non mi aspettavo neppure di vedere tanto orrore, relativamente a tutti gli argomenti! Voto 4. Forse non l’ho mai dato, me è meritato in pieno!

venerdì 28 maggio 2010

Non ci credo mi si è cancellata Simona!!


Simona: la persona più buona del mondo. Ha un solo difetto, è alta 1 m e 83 e porta le zeppe. Ora ditemi quale amica può umanamente uscire con lei senza mettere a dura prova la propria autostima. Quando usciamo insieme le arrivo all'ascella, sembro la donna più piccola del mondo. E' anche magra. E pensate che non la odio neppure! Anzi le voglio un mondo di bene, anche lei assisteva impotente all'interpretazione di Britney in Motorola ed è ancora mia amica. Sono cose che segnano una vita.

giovedì 27 maggio 2010

Dedicato alla cosa in cui credo di più nella vita: l'AMICIZIA!

Prima di cominciare alcune premesse:

1) Non ho avuto alcuna autorizzazione da voi a pubblicare queste foto, quindi sono assolutamente denunciabile, da qualcuno in particolar modo (per le girls: sapete che la foto in costume back side di Mauritius è stata distrutta e buttata in Islanda nel vulcano, ecco spiegati gli effetti degli ultimi giorni)

2) Alcune sono immagini di repertorio, come eravamo!

3) Non c'è alcun ordine di elencazione nelle seguenti foto, il criterio applicato è: A SCASAZZA!! Carico da 3 ore e il sistema lavora in assoluta anarchia, non sono stata in grado di metterle come volevo io!

4) Tutte queste persone hanno o hanno avuto un ruolo importante nella mia vita, hanno fatto un pezzo di strada con me e... hanno delle caratteristiche che le rendono speciali e ineguagliabili!

5) Quasi tutte le donne dell'elenco cucinano come il gran visir di tutti gli CHEF e fanno parte dell'associazione: A.A. Anoressiche Anonime.


Patrizia: più caustica della soda, riesce a farmi ridere anche quando ho preso due kili, ho bucato una gomma, litigato con mamma e spaccato un tacco prima dell'appuntamento con Brad Pitt.





Raffaella: donna d'arte cultura e spettacolo! Passa da una mostra di Van Gogh ad una pedalata di tre ore con la scioltezza di Gimondi!







Alessandra: compagna di viaggio, di avventure e di cozze con le frites in Normandia. Alle Mauritius da ordini in tedesco al cane del villaggio.... la cosa strana è che il cane le ubbidisce.





Paola: una donna una fonte! Va in Francia a vivere in un posto che ha meno abitanti di Arizzano: Vuittel e quando prende il treno per tornare a casa incontra il maniaco con l'impermeabile! Esiste: ne ha le prove. Oggi però è tumefatto, lei lo ha ferito!










Florence: amie et copine merveilleuse, sauf qui me reveille au coer de la nuit pour me faire tuer un kafar!!
La meilleur copine que une italienne peut dèsirer en arrivant à Paris! Merci Petite!




Romina: detta Mia Moglie, da quando mi accolse in via Piranesi dove abbiamo abitato per 3 anni, con dei bigodini in testa che parevano un portapacchi... Cucina come Massimiliano Alaimo, è sempre di buon umore, riconosce un profumo a 5 km e solo sentendone l'odore assegna ad un vino l'anno di imbottigliamento. Compagna di decine di viaggi geografici e di vita!







Francesca: una donna un cartone animato. Condividiamo una vacanza romantica alle Maldive ma senza fidanzarci, prendiamo un brevetto da sub in 3 giorni, ma poi mi tocca staccarla dalla cassetta dell'attrezzattura dove si è rovesciata e da dove sgambetta come un scarafaggio capovolto perchè la bombola pesa 15 kg e lei ne pesa 9. Oggi cuoca provetta, organizza cene degne della Sotis.






Laura: Conosce titolo e autore di tutti i libri editi dopo il 1900 ma anche prima. E' stata amica intima di Leopardi, frequenta nel tempo libero Dante, è stata fidanzata per anni con Foscolo, ma lo tradiva con Manzoni. Vi può recitare la Divina Commedia a memoria, ma dopo averne corretto alcune imprecisioni. A volte va cosi in profondità che trova il magma...




Daniela: Gina e Geppa a New York! Se ho bisogno viene a cercarmi in Burundi, ma deve sentire il telefono che tiene nella borsa più pesante di un sacca da palestra!







Gabriella: una donna un'immagine! Detta in azienda: Sex and the City, non l'ho mai vista con un colore fuori posto: suscita l'invidia della francese più chic, in fondo: made in Italy è sempre made in Italy!







Giuliana: una donna una guida Michelin e Gambero Rosso in un solo cervello. Degusta, assaggia e fa shopping. Se partite per un viaggio portatela, avrete sempre il meglio! Cucina anche divinamente portate monodose: chic e cool!
Vive in Italia, ma passa in questa nazione solo il 10% del suo tempo, nel restante 90% gira il mondo.







Elda e Maddalena, ovvero mamma e zia dopo una camminata di 56 ore a Parigi! Che tenere! Non mi hanno neanche ucciso!! Fra due settimane saranno in vacanza a Milano Marittima, provate solo a immaginare dove lo porto: PINETAAAAAA fino alle 5 del mattino.






Gino: ho detto persone che mi hanno accompagnato, ma lui ne ha la valenza. Cognome: RANDA Nome: GINO



RANDA GINO!! capito il gioco di parole? ahaha! che pirla!



10 anni di compagnia, morsi, coccole e morbidezza ma soprattutto autonomia e sfrontatezza, fantastico!






Simonetta: detta la dottoressa. Perchè è dottore! Basta dirle: "partiamo" e lei ha già la valigia pronta. In spiaggia fate attenzione tra lei e Romina la passeggiata minima lungomare dura 4 ore....







Davide: da 6 anni c'è sempre, da Milano, da Lisbona, da New York, da Stoccolma, da every where! Mi chiama Daffy, come Duck Daffy! Non è normale, ma per essere amico mio non può essere diverso!










Mirella: donna immagine, esperta di make up, acconciature, spettacolo, fashion, moda e alta finanza. Non parte mai senza il phon, ti acconcia come una diva solo inforcando un pettine. Sarà la responsabile della SPA non appena aprirò un bagno a Cervia.








Gianfranco: compagno di avventure in Italia e a Parigi. La mia prima settimana in terra straniera mi porta in Vespa a Montemartre, che fa tanto Nanni Moretti. Sua moglie cucina come Vissani, e insieme abbiamo fondato l'associazione: P.I.P. Protezione Italiani a Parigi, adotta anche tu un italiano espatriato.









Andrea: un uomo una passione: Harry Potter, conosce la fine dell'ottavo libro, ancora prima che venga scritto. Ha visto tutti i film 5 volte e letto i libri 11, li legge in lingue sconosciute purchè sia la prima edizione.



Oltre a questo legge biografie di 200 pagine edite in 4 copie. Riesce a parlare più veloce di me, fate vobis...





Gianfranco e Andrea nel pieno svolgimento delle loro attività manageriali. Dopo questa pubblicazione non saranno più amici miei.







Manuela: detta "la preferita" o brontosauro dalle sue amiche. Non sono mai riuscita a estorcerle una parola gentile. Forse nel 2000 mi ha detto: vestita così non sembri neanche troppo vecchia. Se viene l'assumo al Bagno Nadia come cane da guardia.










Francesca: compagna di scuola dalle medie? O erano le superiori Franci? Compagna di concerti del Liga, di giornate a Mirabilandia sotto la pioggia (lo rifacciamo?), di viaggi d'Egitto, si, si! Proprio in Egitto eravamo!








Roberta: anima amica parigina! Una piemontese ed una napoletana a Parigi, anche lei iscritta all'associazione di salvaguardia dell'italianità a Parigi, me lei resiste in terra d'oltralpe e tiene alto l'onore patriottico cucinando pizza a Monteparnasse!






IlCesco: amici anche da San Francisco a Cervia, rimane negli annali della storia un nostro duetto nei corridoi di Motorola una domenica mattina di chisura di fine mese in cui io faccio Britney Spears e lui il ballerino di Britney... Manuela ancora viene colta da malore al solo pensiero.





Monica: lei non vuole essere mostrata in foto. Direi che ho rispettato il suo desiderio, spero.

Come mi cazzia lei, non mi cazzia nessun altro, neppure mia madre! Ed io vittima della sindrome di Stoccolma ne faccio la mia guida spirituale!







Claudia: insieme sembriamo i Ringo Boys, una bionda, candida e pacata, una mora, colorata e rumorosa! Eppure una coppia che scoppia, la donna che mi segue di più ovunque io sia e che non mi lascia mai passare una domenica da sola!






Un grazie davvero di cuore a tutti voi che siete nella mia vita.