mercoledì 28 gennaio 2009

Il dentista figo

Partiamo dal presupposto che essere un espatriato non ti preserva dalle carie. Esiste quindi un momento in cui ti rendi conto di avere bisogno del dentista. Come trovarne uno che non ti metta un incisivo in oro massiccio? O che non ti estragga per errore due molari? Si, perché hai la fissazione che l’unico davvero bravo sia il tuo dentista di infanzia, quello che ti segue da quando hai 4 anni, da cui vai solo al sabato quando torni a casa. Che basta che ti guardi con i suoi occhi rassicuranti e non senti più neanche il rumore del trapano (dopo le 21 anestesie che ti ha praticato ipnotizzandoti con un pendolo e dopo che hai assunto 3 bottigliette di fiori di Bach per via nasale). Dovresti tener conto pero del fatto che era già un “signore di una certa età” quando tu avevi 12 anni e quindi oggi é aggiornato sulle pratiche dentarie come mia nonna a proposito di quella cosa che fate sempre voi giovani sul computer: cosa nonna? Ma si l’eternet.. eh si già certo, la navigazione su ondulato...
Dunque la solita meravigliosa amica francese mi da il nome del suo dentista, con una precisa indicazione: sappi che é davvero molto bello. Beh, e questo dovrebbe fermarmi in qualche modo? Tra l’altro essendo un suo caro amico, sono anche raccomandata. Questa si che é vita! Insomma telefono per prendere l’appuntamento e una segretaria simpatica come un soldato delle SS mi da il primo dopo 2 mesi e mezzo! Certo se mi stava per cadere il ponte cosa facevo lo attaccavo con Uhu? Per fortuna che sono raccomandata se no quando lo avevo l’appuntamento nel 2015 per celebrare degnamente l’expo milanese? Mi prendeva direttamente l’impronta per la dentiera? Comunque nessuna possibilità di negoziazione con la generalessa, che mi fissa previdente pero anche un secondo appuntamento visto che tanto al primo si fa solo una revisione.
Insomma il giorno prestabilito giungo all’agognato appuntamento e lo vedo: UN FIGO TREMENDO! Proprio un bel ragazzo, moro, capelli riccioli, corti, una bellezza discreta, sorridente. Mi stringe la mano e mi fa accomodare sulla poltrona. Eh no! Ora devo aprire la bocca e non certo per fare conversazione miseria. Prima di tutto ho un crollo verticale della qualità del mio francese. Sembro un’emigrata bulgara balbuziente. Provate voi a spiegare i vostri problemi dentali in un’altra lingua. Dopodiché picco di sensualità: mi fa spalancare la bocca per controllare la carie! Beh certo che é proprio un momento intimo. Tovagliolo di carta sul petto, bocca aperta, specchietto fra i denti. Non chiedevo altro. Insomma, il verdetto decreta due brutte carie e 2 carie minori. Ho capito che passero qui i prossimi mesi che pero, mi sembra al momento, un’ottima prospettiva. Chiudo con l’operazione risciacquo bocca, il top tra gli atti di seduzione che conosco, chiaramente seguito dallo sputo nel lavandino, mi pare che sia tra le massime pratiche del manuale della perfetta seduttrice, capitolo 12, pagina 185.
Vado dalla generalessa a fissare gli appuntamenti, che pero sedotta dal mio sorriso e da un accento agghiacciante risulta essere molto più simpatica e carina rispetto al primo approccio telefonico (deve essere una tecnica di preselezione, di tipo darwiniano) ed efficiente come una calcolatrice mi fissa gli appuntamenti successivi. Che questa volta appaiono miracolosamente come la madonna di Lourdes, dopo soli 10 giorni: ben 2 e in orari comodi per me, lo so, vado forte sulle donne.
Bene, giorno del primo vero appuntamento, in cui si affronta la carie maggiore. Io “mi metto giù da competizione”: scollatura sexy ma non troppo, jeans decontractés e tacco alto, tanto arrivo dall’ufficio, mica crederà che l’ho fatto per lui no? Io vado sempre con tacco 13 in ufficio.... Beh, cosa sono questi sguardi compassionevoli? Comunque mi accoglie con il suo fascino da George Clooney e dopo avermi spiegato con termini assolutamente a me incomprensibili che cosa farà alla mia bocca (non pensate bene, ho colto le parole corona, porcellana, apparecchio fotografico e un’ora circa, quindi intuisco che forse vuole che sia la sua regina, che ha già comprato piatti e bicchieri, ha chiamato il fotografo per il grande giorno e che fa sesso almeno per un’ora di fila!! Non male direi.) mi fa stendere sulla malefica poltrona. Immediatamente colgo il primo colossale errore: mi copre il petto con un tovagliolo 80x80! Eh no miseria! Era il punto forte il decolleté, dopo di che comincia a sollevare la sedia, e la inclina: cosi mi ritrovo con le gambe per aria e so che nel giro di 22 secondi avro una concentrazione elevatissima di sangue al cervello, che tingerà la mia faccia di rosso porpora. Almeno ho il lungo capello sciolto che ondeggia dal poggiatesta, che tocco di classe. A questo punto mi pratica diverse anestesie, mi monta un’impalcatura in bocca, che ricopre con un velo di gomma verde sottile che si appiccica al mio naso e che mi impedisce di respirare, entro pochi secondi saro morta senza nemmeno porter dire una parola. Che morte poco dignitosa. Ovviamente lo scienziato si accorge subito (sarà che avevo cominciato ad assumere un colorito violaceo dopo il fucsia) e comincia a spiegarmi che fa tutto cio per lavorare in ambiente sterile e poco umido. Evitate i commenti per favore. Chiaramente non sono in grado di rispondere alcunché nel mio stato quindi mi adeguo. Ad un certo punto, dopo 15 minuti di trapanature varie spruzza dell’acqua che ovviamente mi bagna parte del viso: lui premurosamente mi asciuga con un fazzoletto di carta e si scusa. Ed io mi immagino il rimmel che é colato sulla guancia e mi da l’aspetto di un panda. Insomma dopo un’ora, grazie alla tecnologia più moderna, sono pronta ad alzarmi con un molare nuovo di zecca fatto sul momento, in pura porcellana (ecco a cosa si riferiva con la parola porcellana dunque). Ma c’é ancora la parte sexy: sciacquo e sputo. Quindi mi appresto all’atto sottovalutando la paralisi della bocca dovuta all’anestesia. Già bere mi pare un’impresa e mi fermo subito, ma vi assicuro che sputare...per fortuna lui é girato e non si accorge della scena penosa di un rivolo d’acqua che mi cade sul mento. Mi asciugo in fretta e mi alzo cercando di ritrovare un certo charme.
Ora butto li qualche frase ad effetto con il mio accento italiano e cerco di recuperare punti, ma la già citata paralisi alla bocca mi fa sembrare Quasimodo il gobbo di Notre Dame. La mia guancia destra é immobile, quindi biascico qualche smoccolata parola, confermo che é tutto a posto e mesta come un tacchino il giorno del ringraziamento vado dalla generalessa. Alla quale cerco di spiegare con il linguaggio dei sordo muti come mi serve la fattura.
Chiaramente al secondo appuntamento, visto l’andazzo del primo vado vestita tipo punkabbestia, insomma look centro sociale, contro la globalizzazione fovever: jeans stracciato, scarpe da tennis e dolcevita nero che fa molto artista tormentato. Si ripete la scena della prima volta, ma ormai é impossibile affossare ulteriormente il mio sex appeal, quindi mi rassegno al tovagliolone, al sangue al cervello e alla paralisi stavolta della guancia sinistra. Lo frego e non mi sciacquo, cosi evito lo sputo e la sbavatura sulla maglia, che sul nero sarebbe fin troppo evidente. Solo che lui ora, finito il lavoro vuole fare conversazione. Eh no accidenti, ho la faccia paralizzata, come faccio a risponderti in modo dignitoso? Vuole sapere cosa faccio durante il we. Provo a rispondere sfoderando tutte le mie arti seduttive, ma sembro il vecchino ubriaco dei film western (fate l’esercizio, tenete ferma mezza bocca e provate a parlare con l’altra metà, l’esercizio puo essere completato provando a bere un bicchiere di acqua, se non vi bagnate la maglia avete vinto un perno, se non sputate avete vinto un detartraggio). Quindi batto in ritirata, ringrazio, dico che sono di fretta e vado dalla generalessa a saldare il conto.
Mentre mi reco al metro, con l’umore di azionista di Leeman Brothers, decido tra 3 ipotesi: 1) mi lancio sotto un treno in corsa, ma mi pare un po eccessivo per una carie, e poi sicuramente ci sarà uno sciopero quindi il treno potrebbe non arrivare e mi tocca pure aspettare un’ora per morire 2) Vado a comprare un croissant e delle caramelle e non mi lavo i denti per una settimana di fila sperando di generarmi una nuova carie 3) Visto come sono vestita vado ad un centro sociale a protestare per una cosa qualunque! Proprio in quel momento.... Bip Bip sms. “Salut, hai dimenticato la radiografia dell’arco, ti va se te la porto?” Seeeahhhh!! Il fascino italiano ha colpito inesorabile! Certo, devo ammettere che un arco dentale cosi, non si vedeva da tempo. E sarà che quando uno ti ha visto sbavare....

Mangiare a Parigi

Dopo più di un anno di vita parigina, ci sono ancora un paio di cosette che devo raccontare per farvi capire le difficoltà di un espatriato!! Vorrei parlarvi dei contorni, si, si, avete capito bene, i contorni, quelli che stanno insieme a carne e pesce!!

INSALATA: il ristoratore francese rappresenta il Greenpeace della verdura, "Salvate l'insalata prima che sia troppo tardi", ma soprattutto: non tagliatela!!! Infatti il piatto vi viene servito con un ceppo INTERO di lattuga situato a fianco della tartare, sopra il quale chiaramente hanno fatto scendere una colata lavica di vinagrette, che non ho ancora capito cosa sia, ma deve essere quella strana salsa bianca con puntini verdi (non ancora ben indentificati), che ricopre il ceppo e che vi macchia immancabilmente la camicia, mentre con un'accetta o un macete state cercando di tagliare la foglia di insalata, grande come un lenzuolo, che ovviamente non riuscite a mettere in bocca in una volta sola!! Inutile sottolinearlo, la lavanderia é a vostro carico anche stavolta.

FRENCH FRIES: la seconda volta non vi fate fregare e ordinate le patatine fritte, vorrei aprire il concorso "scopri perché si chiamano french fries" e "ci sono collegamenti con i french kisses???". Direi che la tematica appare di sicuro e globale interesse. Attendo vostre risposte prima delle vacanze. Sulle frites amici miei niente da dire, sono fantastiche!!! In questo sono meravigliosi i nostri amici d'oltralpe, croccanti fuori, morbide dentro, unte al punto giusto!! ti senti a dieta perché mangi magari tartare di salmone ma distruggi lo sforzo con una montagna di frittura!! Il tempo di arrivare a casa e hai un brufolo sul mento ed uno sulla guancia, il mattino seguente due sul naso, nel pomeriggio, in occasione del tuo meeting più importante uno in mezzo alla fronte che ti da un'aria indiana, d'altronde siamo in una multinazionale!! W l'interscambio!! ps. a fine settimana sembri avere la varicella e ti chiudi in casa per un we depurativo a base di succhi di verdura.

PASTA: e qui vi chiederei di osservare un momento di religioso silenzio di compatimento. Scendo in mensa e ordino un piatto di verdure (dette lugumes, e non so come si dice legumi in ogni caso, probabilmente vérdures :-))) ), e mi servono, fagiolini, carote, un pomodoro e una cucchiata di pasta con la consistenza del mascarpone. No no, fermi, ho detto verdure, e mi spiegano che per loro la pasta o il riso sono contorni!!! Quindi mesta prendo il mio piattino, isolo il risotto, aggiungo un po di olio di oliva e mangio separatamente le due cose cercando di sentire aria di casa e vedo che i colleghi mi guardano un po' bizarrement!!! Eh già certo, quella strana sono io!!

lunedì 19 gennaio 2009

La mamma

E’ cosa nota che le mamme facciano parte della categoria: Ansia profonda. Direi che la mia si situa nella top 5 of the “Worried Mums of the World”.
L’Antica Università Mondiale dell’Angoscia le ha assegnato una laura Honoris Causa in ‘Teoria e pratica dell’agitazione”.
Alcuni eventi esemplificativi per dare un’idea del personaggio possono aiutare a comprendere.

Il precipizio e lo smottamento

Situzione 1: la mia amica Francesca ed io stiamo amabilmente chiacchierando sul balcone di casa appoggiate al corrimano, in legno massiccio, sostenuto da 6 travi incastonate nel cemento, collegate da altre 2 traversine. Bene. Lei passa, ci vede e ci dice: state attente che ieri al tg hanno detto che una ragazza é caduta dalla finestra perché si é staccato il davanzale mentre era appoggiata a fumare. No, ora dico, il terremoto del ‘56 lo ha lasciato illeso, ci si appoggiava mio nonno che pesava 0,1 tonnellate, sopravvive senza un graffio o una sbucciature alle intemperie metereologiche e oggi che mi ci appoggio io, per quella volta al mese che lo faccio, mi precipita di sotto??? Certo che il Leopardi era un comico di Zelig confronto a lei.

Lo scivolamento

Situzione 2: io operata da 4 giorni, quindi una pence sul collo, mobilità della mia persona pari a quella di un’anta di armadio, pressoché totale assenza di voce. Lei, il cane, ormai anziana, con doloretti alle articolazioni, a causa dei quali talvolta le gambucce posteriori scivolano a terra, dandole le sembianze di una lontra beige pelosa, un po’ sorda, pure un po’ ciecata, peso 32kg, razza labrador, taaaaanto dolce!! Insomma, posizione preferita, spalmata sul balcone, sotto la famosa balaustra di cui sopra. L’altra, mia madre, che passa (come potete notare lei passa sempre, ma dove diavolo starà andando?) e lancia l’anatema: PRIMA O POI QUEL CANE LI CADE DI SOTTO PASSANDO TRA LE SBARRE DI LEGNO..... Nooooo! Perché la mamma ha anche una proverbiale capacità previsiva delle disgrazie! Ma scusa mamma credi di avere in casa Oudini? Il mago Hotelma? Peter Pan o un cane? Comunque. Sono seduta in cucina che digito svogliatamente al mio pc e all’improvviso sento uno strano ululato... alzo la testa e dal video, che mi nasconde parzialmente la visuale, vedo solo un paio di zampe che spuntano in verticale, dettaglio che mi pare insolito, e un paio di orecchie pelose ondeggianti. Abbasso il video per cercare di fare luce sul misterioso suono e quello che vedo mi lascia pietrificata come nei cartoni animati: il cane é effettivamente per tre quarti giù dal balcone con la sua parte posteriore! NOOOOOOO!! Bloccato miracolosamente dalla prima traversina di legno che la trattiene contro ogni legge scientifica per le spalle, mentre agita le zampine (diciamo le sberle di arti) verso il cielo cercando aiuto!! Lancio un urlo. O perlomeno ci provo. Chiaramente ho la voce di un eunuco muto e mia madre che passa sempre, ma mai quando ce n’é bisogno, non si sa dove sia quindi non mi sente (anche perché per sentirmi in quelle condizioni ci vorrebbe L’uomo da 6 milioni di dollari). Quindi in preda al panico mi getto a terra a pelle di leopardo e afferro il cane tra le braccia tentando di tirarlo su. Provate voi a sollevare qualcosa di pesante senza tirare con il collo. Fate l’esercizio, sollevando un amico che pesa 30kg, la borsa della mia amica Daniela, la valigia per un we della mia amica Marcella.
Se faccio un sforzo mi si apre lo sbrego e poi mi devono mettere una pezza per chiudermi. Porca miseria!! Maaaaaaammmmmmaaaaaaa!!! Credo non mi senta neppure la formica che incuriosita si é fermata a guardare lo spettacolo e che ora fa pagare le sue amiche per assistere allo show. Hanno anche degli striscioni e con la coda dell’occhio vedo il bookmaker che da 2:1 il cane al pianterreno e io dietro.
La scena che si presenta ad un passante é quindi la seguente: primo piano di una villetta, cane penzolante dal balcone, essere umano sdraiato che abbraccia il cane, con una sciarpa ad agosto... No, ora ditemi. Questa torna una volta al mese e quella volta la passa sdraiata sul balcone? Strani gli effetti della vita nella grande città, chissà chi frequenta e cosa prende. Mah, sti giovani...
Insomma, centimetro per centimetro miracolosamente, dopo aver invocato tutti i santi dei cani conosciuti: San Scooby Doo, San Mathley, Frate Baldo e Sorella Lilly, riesco a tirarla su senza scucirmi neanche un punto! E lei, super mamma, arriva e mi vede, sempre sdraiata sul balcone, ancora abbracciata alla lontra, con il fiatone: mi guarda con compatimento e mi dice: certo che alla tua età ti sembra proprio il caso di fare queste ragazzate vero? Vai a cambiarti che ti sei macchiata tutti i pantaloni che poi sono io che lavo!

La Puntualità

La mia mamma non arriva mai in ritardo. Diciamo pure che la mia mamma arriva abbastanza in anticipo, piuttosto in anticipo, molto in anticipo. In anticipissimo. Dunque, circostanziamo. Fine mese di ottobre, decido di tornare in Italia e per comodità le dico che atterro su Malpensa cosi sono più vicina a lei, Arizzano infatti dista circa 40km dall’aeroporto. Prima ragione di panico: LA NEVE. Mamma capisco, ma é ottobre, magari é un po prestino per le renne e babbo natale non trovi? Dopo aver chiamato Luca Mercalli, breve seduta spiritica con Bernacca e una telefonata a Branco, ha caricato in macchina catene, racchette e il San Bernardo del vicino e ha accettato di buon grado di venire a prendermi.
Seconda ragione di panico: SBAGLIERO STRADA? Ora mamma, ci siamo andati e tornati almeno 20 volte, é indicato già all’uscita del cancello di casa, non é possibile sbagliare, c’é anche il proverbio: tutte le strade portano a Malpensa. Niente da fare, irremovibile, già due settimane prima lei, che peraltro risulta essere creatura dotata di sorprendente spirito tecnologico, essendo in possesso di un Tom Tom, poneva domande a trabocchetto allo stesso per mettere alla prova la conoscenza del percorso, stile chi vuol essere milionario: “E’ più corta entrando da Gravellona o da Baveno? “
A) Prendi la macchina, prova e vedi da solo
B) Cosa te ne frega una vale l’altra
C) Smettila di fare questa domanda ti ho già detto 100 volte che é più corta da Baveno, porca miseria che testona
D) visto che tu e tua figlia litigate ogni volta che torna a casa falle prendere il bus alla stronza!
Insomma, per arrivare al dunque, per farvi capire, vi devo comunicare qualche numero, o meglio un paio di orari.
Volo in partenza dall’aeroporto Charles de Galle, alle ore 19.05, arrivo previsto a Malpensa ore 20.35. Dunque alle ore 17.00 esco dall’ufficio per recarmi con il taxi all’aeroporto e le do un colpo di telefono per avvisare. Ebbene amici, ebbene.... LEI ERA GIA’ ALLA MALPENSA!! Ve lo giuro! Io da Parigi dovevo ancora uscire dall’ufficio e lei era già in aeroporto ad aspettare.... Credo abbia accolto all’incirca l’arrivo di 12 Boeing, 2 737, un elicottero, 1 concorde in transito, 5 autobus. Quando sono arrivata si aggirava per l’aeroporto con l’aria di quella che ha sempre lavorato li. Conosceva le vicende di tutti i passeggeri del mio volo, gli orari dei bus, le tariffe Avis e Europecar. E per chiudere, un’ultima cosa che mi ha confessato qualche giorno fa, ad onore di cronaca (questa newsletter appunto, amore di mamma) QUALCHE GIORNO PRIMA DEL MIO ARRIVO SI ERA GIA FATTA UN’ANDATA E RITORNO PER ESSERE SICURA DI NON SBAGLIARE!! Mamma é sempre un gran mito! Ps. La confessione di quest’ultimo evento é stata autorizzata dall’interessata che é anche il mio correttore di bozze!

QUEL CHE NON E' STATO, Piero degli Antoni, di Simona Spalla

Fare una recensione di un libro non è mai stato il mio forte così come scrivere in genere. Ho cercato di capire se ci fosse una morale ma anche qui mi sono trovata in empasse..non esiste una morale, è solo un romanzo che mi ha colpito e mi ha emozionato perchè mi ci sono ritrovata...e' un romanzo per donne, scritto stranamente da un uomo che le donne e i loro sentimenti, quali essi siano, li comprende e credo li faccia propri per riuscire a trasmetterli così bene...
Micol, la protagonista del libro, è una donna non più giovanissima con un figlio ormai adulto e alle prese con seri problemi di salute. Si torna indietro nel tempo..nel suo passato compare un ex-marito che, tradendola, l'ha lasciata delusa e provata a tal punto da farle cercare conforto in ciò che prima era solo un corollario della propria esistenza, la professione (medico). Ad un convegno incontra un uomo che le trasmette finalmente la tanto agognata voglia di vivere, il riscatto del destino, ma ancora una volta Micol tenta di ristabilire un'unità famigliare in cui è l'unica a credere e a sacrificarsi ..inutilmente.
Dopo l'ennesima delusione decide di rincontrare l'uomo dei sogni..invano...questo appuntamento mancato sarà per Micol il ricordo bruciante negli anni a venire fino a quando in un libro ritrova se stessa e quel fatidico incontro.

FIRMINO, Sam Savage

Tutti hanno parlato di questo libro ma tenendo presente la mia newsletter del mese scorso non avevo cuore di leggerlo: l’assassina di roditori che affronta la storia di un piccolo ratto lettore, mi poteva spezzare il cuore e farmi vivere il resto dei miei giorni travolta dal senso di colpa. Infatti cosi é stato, oggi continuo a chiedermi se ho ucciso un Firmino parigino, un Firmin... o peggio ancora Ratatouille. Comunque il libro é un capolavoro. Questo piccolo topo che essendo il più debole di una nidiata e non riuscendo mai ad arrivare al capezzolo della mamma comincia a nutrirsi di pagine di libri per sopravvivere, prima nel vero senso della parola e poi metaforicamente. Essendo un topo di libreria comincia a leggere tutto quello che trova e comincia a cercare di capire come gira il mondo. Bello, bello, bello. Non vi nascondo che é malinconico, un po triste, ma di una tale intensità e originalità che vale la pena di leggerlo. Ho trovato illuminante il modo di Firmino di descrivere una situazione e tutt’ad un tratto di associare la parola calzante che la descrive. Permette al lettore di soffermarsi un attimo sul significato di determinate parole che a volte scorrono via senza lasciare il segno e invece dovrebbero. E poi la sua ironica capacità di descrivere gli essere umani con le sue categoriche definizioni. Infine, come non leggere di un topo pianista, innamorato di Ginger Roger che tenta di imparare il linguaggio dei sordo muti per poter comunicare con l’uomo? Voto 9, uno dei più bei libri che ho letto recentemente.

POLLOCK & ROUALT, PINACOTEQUE DE PARIS

Colta da uno spontaneo nonché inopportuno spirito innovativo e dal desiderio di affrontare la modernità decido di vedere la mostra di Pollock, seguendo anche i suggerimenti di un amico che me ne dice del gran bene e tenta (invano a questo punto) di spiegarmelo prima che ci vada. Dal momento che la pinacoteca ospita anche Roualt decido per l’accoppiata. Per fortuna... Dunque, la mostra é molto ben organizzata, solo che ho capito di non essere ancora pronta per l’arte moderna. Pollock. Ho compreso tutti i suoi stati d’animo, ho compreso il suo modo di descrivere il movimento, l’atto della pittura non la pittura stessa, la tensione, la tecnica, insomma ho capito tutto, pero non mi piace!! Dicendo questo so che perdero l’amico, ma sapete, sono sincera! Le macchie sulla tela non mi hanno comunicato. Non mi hanno trasmesso quell’emozione o quella passione che altre opere sono state in grado di darmi sebbene non classiche. Poi c’é Roualt, di sicuro più facile. La prima esposizione europea tolta quella parziale di Stoccolma nel 1990, perché le opere sono state acquistate quasi tutte da un industriale milionario giapponese che lo ha paragonato a Hokusai, in quanto a capacità di tratteggiare la realtà in modo realista e che gli ha dedicato un intero museo. Non male, molti ritratti, figure di donne ma anche parecchio opere di natura religiosa. Ho trovato originale la Via Crucis, un insieme di tele che il milionario sta tentando di raccogliere per riuscire ad avere il percorso completo. Insomma nel complesso Voto 6 e mezzo.

AISHA L’AMATA DI MAOMETTO, Sherry Jones.

Per questo libro devo ringraziare la mia amica Giuliana, che lo ha amato cosi tanto da lasciarlo a casa mia a Parigi fingendo di chiedermi di leggerlo per conoscere la mia dotta opinione. Ho scoperto dopo che si era addormentata alla pagina 50 rifiutandosi di proseguire... Invece a me é piaciuto. Da la visione di una cultura e di una religione di cui ormai sentiamo parlare in continuazione. E’ una grande storia di amore, quella di Aisha per Maometto e viceversa, ma anche una storia di guerre, di culture, di una famiglia composta da un uomo e dalla sue dodici mogli e del rapporto che si instaura fra di loro. Dalla pagina 50 si fa appassionante e la curiosità di scoprire come va a finire l’amore di questa sposa bambina (Maometto la sposq all’età di nove anni) ti fa arrivare velocemente alla fine. Voto 6 e mezzo. Non lo avrei comprato ma sono contenta di averlo letto. Un dettaglio, l’autrice é minacciata di morte dagli estremisti islamici, per il contenuto del libro.