domenica 27 dicembre 2009

CONSIGLI VARI – Roberto Sonzini

"Consigli":
1) "Messaggeri dell'oscurità" di Alicia Gimenez Bartlett, ennesima avventura dell'Ispettore Petra Delicado e del suo inseparabile vice Fermin, come sai coppia talmente male assortita da risultare vincente. Libro da sconsigliarsi agli "uomini" che si lasciano coinvolgere dal racconto.
2) "Il Brigante" di Marco Vichi, in una notte tempestosa quattro uomini si ritrovano in una taverna sperduta nell'appennino pistoiese a raccontarsi le proprie vite e.....libro con due finali, molto piacevole.
"Se non hai niente di meglio":
1) "Scarpe Italiane" di Henning Mankell, storia con poco ritmo e abbastanza ovvia, forse lettura più indicata per le "donne". Direi che il meglio di Mankell lo si ha con i romanzi polizieschi che vedono come protagonista il commissario Kurt Wallander della polizia di Ystad, decisamente molto avvincenti.
"Dubbi":
1) "L'amore del bandito" di Massimo Carlotto, purtroppo ho affrontato il libro subito dopo aver letto "Marinai perduti" di J. C. Izzo (e tre) e, mi dispiace per Carlotto, ma è tutto un altro scrivere quello di J. C.

DIECI INVERNI – Film di Valerio Mieli

http://www.comingsoon.it/video.asp?key=47597

Film di esordio di Mieli è proprio gradevole, stessa sensazione de L’uomo nero, ovvero uscire dal cinema con un bel sorriso stampato in faccia e buoni sentimenti nel cuore e aggiungerei anche orgogliosi di essere italiani, visto che è stato presentato a Venezia. Si sente che sono sotto l’effetto dello spirito natalizio? No dai, scherzi a parte, è proprio bellino. Una storia di amore che nasce a Venezia nell’inverno del 1999 e che ci mette dieci anni a diventare qualcosa che ... insomma, dieci inverni, nella splendida città lagunare, ma non solo. Due meravigliosi protagonisti Michele Riondino (Silvestro, protagonista anche di Il passato è una terra straniera) e Isabella Ragonese (Camilla). Cameo di Vinicio Capossela alla festa di matrimonio. Voto 8 e mezzo.

domenica 20 dicembre 2009

Buon Natale anche se è una frase banale (però fa rima)!

Siamo praticamente a Natale e ho deciso che vi farò gli auguri attraverso il blog, che fra qualche giorno compirà un anno e che mi ha accompagnato in questi mesi non facili per qualcuno.
Buon Natale ad Alex, il mio amico clochard di Bld Haussmann che ha vissuto a Pantelleria, perché “Sai Nadia, devo tornare in Romania, ho problemi con la gendarmerie!”, e penso ci sia ben poco da ridere.
Buon Natale a te amica romana che stai cercando di superare la prova più difficile di tutta una vita perché non è toccata a te, ma al tuo meraviglioso bambino, la prova.
Buon Natale ai miei due nuovi amici, che ospiti a casa mia, mi hanno fatto provare l’ebbrezza del caffè a letto e del sacco a pelo Decathlon e che per fortuna non hanno comprato la medusa di cristallo.
Buon Natale all’amica che mi cazzia con inimmaginabile frequenza, che cerca di tirar fuori il mio lato ragionevole con scarsissimi risultati e che nonostante questo è mia amica lo stesso!
Buon Natale alla mia amica bionda, che c’è sempre, e quando dico sempre, intendo sempre, anche a 862 km di distanza anche alle 3 del mattino anche al passante ferroviario e che se non ci fosse la chat del blackberry saremmo morte!
Buon Natale alla mia mamma che sopravvive a tutte le mie dichiarazioni: “Mamma torno a casa in macchina da Parigi”, mi insulta, sviene e poi si mette a monitorare tutti i siti meteo del globo con precipitazioni, neve e temperatura, esperta come Bernacca.
Buon Natale a mio papà, con la promessa che con il nuovo anno ritirerò fuori gli sci e lo prometto solennemente davanti a tutti.
Buon Natale al mio amico che sta in Bahrein, perché mi scrive e mi dice: “Ma sai che non ne posso più di aprire la finestra e di vedere il sole?” Con l’augurio che tutti noi che stiamo sotto lo zero non lo pestiamo!
Buon Natale alla mia piccola amica che sottotitola programmi per non udenti, e che invitata da me per capodanno mi ha detto: “Non lo so se posso perché forse sottotitolo -3, -2, -1!” e mi fa ammazzare dal ridere!
Buon Natale alla mia amica ”pure lei” italiana a Parigi, che anche quando sono di umore nero, che tende al viola, con sfumature di grigio, riesce a inculcarmi frammenti di cultura facendomi ridere di cuore: ho verificato “pure” è menzionato dalla Treccani, possiamo continuare ad usarlo!
Buon Natale alle due sorelle italiane a Parigi e ai loro due magnifici bambini, perché mi hanno fatto scoprire i “cessi” della Madeleine!
Buon Natale alle girls, perché questo è per qualcuna di loro il quattordicesimo Natale da quando ci conosciamo e siamo sempre insieme anche se di strada ne abbiamo fatta tanta!
Buon Natale alle mie due piccole francesi che saranno nel mio cuore anche se un giorno non sarò più qui.

Buon Natale alla mia amica che vive nella metropoli di Vuittel e che farà fare al suo micio un viaggio di 8 ore con 12 mezzi diversi!
Buon Natale al Monte Bianco, sperando che questo augurio scongiuri il montaggio catene al traforo, volendo evitare di battere il record di montaggio, in 8 minuti netti la, coppia nel garage dell’ufficio. Buon Natale a tutti voi che leggete, davvero di cuore!

martedì 15 dicembre 2009

Ma possibile che sia già Natale?

Ebbene sì, abbiamo appena finito gli avanzi della colomba e già ci si prospettano pandoro, panettone, torrone e marroni ed eviterei le facili battute su questi ultimi. Le cose però non sono cosi semplici come possono sembrare, per esempio, sfido chiunque oggi a trovare un panettone dotato dei conforts originali ovvero frutta candita e uvette, invece delle decine di creme che nella tradizione, con il panettone non hanno mai avuto niente da spartire, Cascata di Limoncello, Splendore al Cioccolato fondente, Rivo di Coulis di Fragole e Lamponi, ma quando mai in un Panetùn de Milan? Aggiungo il super panettone speciale senza uvette né canditi, ma allora chiamalo con il suo nome: è un Pandoro!
Ma soprattutto la vera psicosi è causata dalla ricerca del regalo di Natale. Devo dire che quest’anno ho avuto modo di divertirmi mica male per le strade della ville lumiere e ho trovato delle cose da lasciare veramente senza parole che ci tengo a condividere con voi.
Bracciale Vintage Teschio. Sì, avete letto bene, si tratta di un delizioso nastro di stoffa cui viene attaccata una “tete de mort” come la chiamano qui, grande o piccola annuncia l’offerta, abbiamo anche la scelta (che cul...ops). Insomma un teschio, come descrive lapalissianamente il titolo. Costo del grazioso oggetto 45 euro versione mignon, quella grande costa 55 euro. No dico, ma stiamo scherzando? A parte il prezzo, che se riescono a venderne anche uno solo entro nel business e provo a mantenermi con quello, ma la domanda è: ma a chi diavolo posso regalare un bracciale con il teschio? Qualche suggerimento: alla suocera, al capo, al collega che odiamo, all’amica che ci ha rubato il fidanzato (auspicandole un attacco a sorpresa di cellulite o peggio un tripudio di brufoli). Si prevede per la primavera un ampliamento della collezione, saranno disponibili in diversi colori tibie, clavicole, peroni e metatarsi.
Soprammobile finto gelato. Foto rubata da Colette, dopodiché i miei amici ed io siamo stati
pesantemente caziati dal commesso che ci ha visto sghignazzare davanti all’assurdo oggetto con in mano il telefono intenti a rubare immagini come Corona con un politico. Insomma, onestamente io lo definisco un soprammobile perché altro non mi viene in mente, ma se avete suggerimenti, non esitate (forse stragalattica cavolata? iper genialata? straordinaria minkiata?). Costo del simpatico oggetto 84 euro. La domanda è? Quanti gelati veri, spantegati sul tavolo posso comprare per 84 euro? E in più se di arte si tratta con quello vero come dice la parola stessa, ostentiamo del realismo e magari prima di posarlo possiamo dare un paio di leccate. No?


Frutta gigante. Direi che si tratta di un’idea regalo davvero green in questo momento in cui l’ecologia è cosi importanti. Un paio di ciliege dimensione cane lupo. Una pesca 50cmx50 cm. Ma sai che marmellate vengono fuori? Scusate questa battuta è veramente orrenda. Comunque il prezzo di questi graziosi articoli e solo su domanda. La domanda è: MA CHI DIAVOLO SI VUOLE TENERE UNA BANANA GIGANTE IN SALOTTO? Se la risposta è: io ho detto no alle banane, passate all’articolo successivo.
Medusa in cris
tallo. In effetti, ora cominciamo con gli articoli davvero chic. La tua casa ha bisogno di luce? Il tuo salotto necessita di un tocco di originalità? La tua sala da pranzo ti ricorda il mare? Come hai potuto vivere fino ad oggi senza una medusa in cristallo di Boemia dimensione delle ciliege di cui sopra? Problemi nella casa di montagna? Disponibile anche la versione country con teschio di bufalo. Inutile ricordarvi che il teschio quest’inverno svetta nelle classifiche di vendita. Fa fine, va su tutto e non impegna. Gli animali non devono comunque essere nutriti, sono autosufficienti ed autopulenti. In omaggio con la medusa una confezione di Polaramin. Prezzo su richiesta. La richiesta è: se la comprate, evitate di invitarmi a casa vostra.

Borsa e portafoglio di Hermes AFDC (Alla Faccia Della Crisi). Quest’articolo in un momento economico come questo è davvero illuminante. Vi dico solo il prezzo: 101.800 euro la borsa e 11.200 euro il portafoglio; insomma un bel 113.000 cifra tonda, in concreto regalato, l’anima finance che mi contraddistingue, esulta gioiosa. Fonti ufficiali dichiarano che i brillanti che ricoprono la chiusura siano stati estratti dalle cave del Sudafrica a mano nuda da Carla Bruni e trasportati a piedi da Baldini in tappe successive da quarantadue chilometri l’una accompagnato da Sarkozy. I coccodrilli dai quali è stata tratta la pelle si sono nutriti a fois gras, champagne e caviale per cinque anni, hanno soggiornato in un villaggio cinque stelle almeno quattro volte all’anno e sono stati scuoiati con una coltello d’oro tempestato di pietre preziose del tesoro del sultano del Top Kapi che abbiamo già citato in precedenza. Pur costando come un modesto monolocale, non potrete abitarci, non ha ricevuto l’abitabilità dal comune, provate con il condono.
Bene, direi che di idee ve ne ho date un sacco, ora dovete solo scegliere.
Ultima notazione la farei al paquet cadeau. La confezione regalo. L’altro giorno compro un simpatico regaletto per mia mamma (so che state pensando ad uno squalo mignon di renna dati i precedenti, beh ci siete quasi) e la commessa si offre di incartarmelo. Accetto di buon grado perché, in effetti, qui in Francia hanno un concetto religioso del pacchetto regalo e normalmente creano tali opere d’arte che il tuo dono fa un figurone anche quando costa la metà di tutto quello che viene usato per imballarlo e renderlo sfolgorante. Peccato che la signora delle Galerie Lafayette, essendo l’inizio del mese di dicembre, non è ancora sufficientemente allenata alla velocità e si sente Warhol. In soli dodici minuti mi incarta una cosa di forma cubica 7X7X7 cm (scusate, ma non posso dare ulteriori dettagli perché mi mamma legge accidenti!!). Dopodiché decide che i pois neri, che sono da usare per la chiusura della carta rossa, stanno molto meglio se usati come fantasia coccinella, quindi mi riempie il modestissimo pacchettino di bolloni neri generando un effetto monile da morto.
Rassegnata, tento a casa di staccare i bolli, impossibile! Mi toccherà donarlo cosi, in versione Milan!
Insomma vi lascio con alcune domande amletiche per fare in modo che arrivate preparati al venticinque:
Ma la Pia, l’amica della Luisa, mi farà il regalo?
Ma chi diavolo mi ha regalato il cestino con i fiori di sapone? Se non te lo ricordi, non lo puoi riciclare, fai attenzione.
Quante volte ho regalato orecchini a Simona che non ha i buchi alle orecchie?
Perché a Verbania la messa di mezzanotte è alle 22.30 a San Vittore oppure alle 21.00 a Zoverallo?
Chi può dire alla nonna Pina che continua a regalarmi costumi che non so nuotare?

L’ARTE DELLA GIOIA – G. Sapienza

Devo dire affrontare un libro di 600 pagine ha sempre un suo perché... e questo è fra quelli! Non è niente male, interessante la storia, ma non scorre proprio via come un fiume di montagna. Modesta è la protagonista di questa storia, una ragazzetta con un inizio di vita decisamente drammatico. Figlia senza padre, sorella di una ragazza down, maltrattata dalla madre, un giorno da fuoco alla casa e stermina metà della famiglia. Viene rinchiusa in un convento dove seduce la madre superiora, che le lascia una rendita alla morte, evento non accaduto del tutto per caso... Accolta nella famiglia della madre superiora, con grande astuzia riesce a divenirne la Signora suprema. Nel frattempo nella sua vita passano grandi amori sia donne sia uomini e grazie alla cultura che riesce ad acquisire con studi matti e disperatissimi e al potere conquistato sul campo grazie ad astuzie e forza di volontà, si guadagna un posto nella storia.
Il buono è rappresentato da tutto quello che questa donna coraggiosa e forte riesce a fare grazie solo a se stessa. In un Italia, degli inizi del '900, dove una donna non può neppure pensare di indossare un paio di pantaloni, lei diviene un punto di riferimento per tutti quelli che le stanno intorno, mai un attimo di esitazione, ma un dubbio. Interessata alla politica, alle nuove correnti nascenti di sinistra, all’arte, alla cultura, al potere per garantire comunque la continuità è però disposta a molto, per difendere quello che ha costruito o per raggiungere i suoi obiettivi. Per la mia morale decisamente troppo. Un libro sicuramente originale. Voto 6/7.

lunedì 14 dicembre 2009

L’UOMO NERO – Film di Sergio Rubini

http://cinetrailer.it/L-uomo-nero/1

Molto carino, davvero molto dolce e delicato. Il film comincia con la morte del protagonista, un capostazione (Sergio Rubini) con la passione per la pittura ed in particolare per Cezanne. Chiama il figlio al capezzale, cita due nomi e dichiara: Sono due stronzi...
Beh, da quel momento il figlio, ripercorre il passato e la storia del ritratto di Cezanne, da cui il padre è stato ossessionato per tutta la vita. Le ore passate a dipingere nello sgabuzzino, i litigi con la moglie (Valeria Golino), le ripetute visite al museo di Bari dove la tela orginale era stata esposta per alcuni mesi, il grande litigio del compleanno, fino a scoprire una cosa sorprendente, che ovviamente mi guardo bene dallo svelarvi! Voto 8. Uscirete dal cinema con il sorriso.

sabato 5 dicembre 2009

Per uomini – FOR MEN

Sapete che sono per la par condicio, quindi dopo aver preso in giro le donne, tocca ora agli ometti e per fare cio’ ho chiesto un aiutino... ho comprato For Men. Questa meravigliosa rivista specializzata in cazzate!
Prima di tutto vi chiedo cortesemente di comunicarmi la tiratura di questo grazioso oggetto, perché se da un lato spero di essere rassicurata scoprendo che ci sono in circolazione solo venti copie, dall’altro temo di aver trovato la vera ragione dell’incomunicabilità tra uomo e donna se le copie sono più di cento, senza omaggi.
Partiamo dalla copertina e la prima impressione è buona perchè ci sono tanti numeri! Pazzesco, vuoi vedere che è una rivista per intellettuali?
Perdi 5 kili con questi 10 facili trucchi. Dopo vado ad approfondire metti che serva anche alle donne.
Aumenta i tuoi bicipiti di 5 centimetri. Ecco magari no. Noi li vogliamo diminuire. Anzi non vogliamo neppure averli i bicipiti, a meno che non ci circondino in un forte abbraccio.
19 alimenti allunga vita. Ma fare venti e mettere cifra tonda no? Scusate il vero controller non ama le cifre precise, abbiate compassione.
Salva il tuo scalpo. Trucchi salva capelli. Vi giuro che questo titolo mi fa una gran tenerezza. In effetti questo è un problema che sta ad un uomo come la cellulite ad una donna. Un po’ per uno. Comunque lo leggiamo, perché se seguiamo i consigli al contrario magari eliminiamo irremediabilmente i peli dalle gambe cosi come gli uomini perdono irrimediabilmente i capelli dal cranio.
Bene, apro e sfoglio qualche pagina e alla numero quattro mi rotolo al suolo dal ridere di fronte alla seguente pubblicità:
RENDILA FELICE CON UNA POTENTE CARICA DI ENERGIA. (Bastasse quella). Stratos, testato clinicamente per aumentare l’energia esplosiva e la durata.
Scusate vogliamo commentare? Chi mi spiega cosa è l’energia esplosiva? Non è che ti si chiede di esplodere mio caro, ti si chiede solo di dimenticare che in certi casi Valentino Rossi non è un punto di riferimento.
Specifica tecnica: Come tutti i SerumTM MMUSA, come se tutti sapessimo di cosa si tratta, non contiene steroidi, ormoni o farmaci vietati. Molto bene, è sano. Non è una polvere o una capsula da ingerire: agisce in fretta, grazie all’assunzione per via orale. Ehm, ma allora cosa è? Un gel da ingerire? Ma che schifo, evito di sottolineare immagini evocative. Comunque esiste anche in comodi gel pack monodose. Geniali, pensano proprio a tutto, perché se no ti spremi il tubo in gola? Mi fermo qui, l’immagine è disgustosa. Va bene, non voglio inferiere passo ad altro. Angolo della cultura.
Toglietemi tutto ma non il mio museo, ah questa si che è una rubrica seria, approfondiamo. “In pieno centro a Londra, all’angolo con Piccadilly Square (vedi che non bisogna essere superficiali, vedi che anche gli uomini sono interessati alla cultura?) ha aperto Amora – Accademia del sesso e delle relazioni. (Forse ho parlato troppo presto). Non è un semplice museo del sesso (no certo, è l’accademia delle Belle arti mascherata da porno) ma un parco a tema. Sette padiglioni inclusi quelli del Piacere e dell’Orgasmo. 15 sterline l’ingresso (la domanda sorge spontanea, l’ingresso in cosa? Ops scusate). Offro 50€ a chi mi trova quali sono gli altri cinque padiglioni.
Cinema e spettacolo. Ciack, gli insetti copulano. Vi prego, ditemi che ho una disfunzione oculare e che quello che leggo non è reale. La regista Isabella Rossellini ha realizzato Green Porno, una serie di cortometraggi da lei ideati, diretti, prodotti ed interpretati sul tema del sesso tra gli insetti. Da vedere! INTERPRETATI? Ma cosa è un orror? Ma stiamo parlando sul serio della Rossellini che copula con un tafano? Ah certo da non perdere... o magari che fa sesso di gruppo in compagnia di un ragno, di un kafar (questo venuto direttamente dalla mia India) e di un millepiedi, certo che se fosse un millemani magari potrebbe essere più interessante. Gran finale, Rossellini uccisa da una mantide religiosa colta da un raptus di gelosia.
Sono stupefatta. Altri 50€ se trovate il cortometraggio per favore.
Notizie dall’estero. Vacanze? Al parco in Olanda. Un decreto approvato in Olanda permette d’avere un rapporto sessuale completo al parco senza timore di denunce. Assolutamente vietata però la sigaretta finale.
Ditemi che sono vittima di uno scherzo. Ditemi che è una puntata speciale del Truman show per alzare l’audience visto che ultimamente non mi capitano cose strane. Ma quanti sono quelli che vogliono fare sesso al parco in Olanda? E soprattutto quanti sono gli arrestati italiani che fanno sesso in camporella come si dice dalla mie parti? Ma chi legge questa rivista, ma che razza di pirla eh? A che specie appartiene? Cercopiteco Demens? Unsapiens Deficiens? Neanderthal Minkion? No perchè onestamente sono stupetta, io che non mi stupefaggo di niente.... si dirà cosi? Stupefaccio? Sembra un comando magico di Harry Potter più che una parola questa qui. Procedo perchè ogni pagina è fonte inesauribile di saggezza.
Lettere allo psicologo. E ce ne sarebbe proprio bisogno dico io.
Il lettore scrive: “spesso, quando sono seduto, mi accorgo che faccio ballare il piede. Che posso fare per smettere?” Enrico, Napoli. (Certo che nella tua vita ci sono problemi seri direi).
Risposta: se hai le gambe accavallate potrebbe dipendere dalla compressione di alcuni tendini del cavo del ginocchio, in questo caso il movimento è meccanico, dice Claudio Cricelli medico di medicina generale di Firenze (un tuttologo insomma).
Domanda di Trincherini: ma fai ballare quello sopra della gamba accavallata o quello sotto? Scusate volevo capire.
Cricelli continua: Se invece lo fai tu, allora è espressione di uno stato di agitazione. (un vero genio sto Cricelli, uno scienziato, pare che sostituisca Piero Angela quando è e in ferie). Rilassati, dice, e se non passa chiedi al tuo medico. Ma va?
Domanda di Trincherini: fai ballare il piede anche quando scrivi lettere dementi alla tua rivista di fiducia? Nel caso suggerisco di indossare un tacco a spillo, per un fattore estetico, oppure sostituisci lo scuotimento del piede con lo sgranocchiamento delle unghie, cosi, per variare un po’. Come si dice dalle mie parti, invece di far ballare il piede fai ballare l’occhio (fa balà l’oech in milanese) ovvero fatti furbo e se vai da un medico, ma da uno bravo, prima di dirgli che fai ballare i piedi, ricordagli che leggi riviste da pirla e che fai ballare i maroni a quelli che hai intorno con le tue paranoie.
Ora vi cito alcuni titoli di articoli con un mio breve commento, anche voi potete lasciare il vostro se lo ritenete opportuno.
Un buon bicchiere di vino contro l’influenza suina - Certo e magari code di pipistrello e ali di farfalla mescolate in un bicchiere con sangue di gnu.
Quando ho il raffreddore mi si otturano le orecchie - Mai pensato ad un cotton fioc? O a soffiare il naso mentecatto cafone?
L’amata patata - Questo è il titolo dell’angolo della cucina. Mi appello al quinto emendamento.
Facciamoci una bionda - Trattamenti alla birra nel villaggio wellness. Secondo me la Peroni ha fatto causa. Ora apro un gruppo di sostegno su facebook.
Problemi di capelli? I capelli vanno difesi e non rimpianti - Pubblicità dell’Istituto Elvetico per la cura del cuoio capelluto.
Vorrei terminare con l’Angolo della scienza: Monitor, scoperte, scienza, alimentazione, salute, ricerche. Ci siamo qui arriva l’articolo furbo. Per chi è più alto la vita è in discesa. Leggiamo. Nani, non alteratevi.
Bastano due centrimetri in più per sentirsi più soddisfatti, realizzati e per avere più successo nella vita. Secondo uno studio dell’università di Princeton (Usa), le persone che hanno una statura più alta di due centimetri rispetto alla media della popolazione vivono meglio.
Sono svenuta, nell’era di Obama, si scrive un articolo cosi? Continuo a leggere: la regola vale solo per gli uomini (certo sono pirla), tra le donne le differenze tra “spilungone” e “bassotte” (e qui ne approfitto per ringraziare la sensibilità umana del brefosauro che ha scritto queste due parole) non esistono proprio.
Avrei un piccolo suggerimento sulle donne, di sicuro i due centimetri in più relativamente all’altezza non interessano, nè su di loro e neppure sugli uomini che frequentano. I due centimetri di differenza sono rilevati in altri contesti più appropriati.
Tutto quello che avete letto è contenuto nel numero 81 di dicembre di FOR MEN. Il documento resta a disposisizione per eventuali consultazioni e approfondimenti.

giovedì 3 dicembre 2009

L’AMORE DEL BANDITO – M.Carlotto

Al solito, due giorni, sbranato. C’è l’Alligatore con Rossini e Max la Memoria. E vengono minacciati di morte perché non vogliono seguire un caso di furto di stupefacenti e poi dei bastardi russi rapiscono Sylvie, la donna di Rossini e poi si trovano coinvolti in una brutta storia con la mafia kosowara e poi devono sparire per due anni.... insomma non vi posso dire tutto. Avvincente come gli altri, un po’ più amaro, forse i personaggi cominciano a sentire il peso dell’età e a fare un bilancio sulla loro vita. Voto 8.

lunedì 30 novembre 2009

LE CONCERT – Film di Radu MIHAILEANU

http://www.mymovies.it/trailer/?id=59311

CAPOLAVORO!!!!!Andate a vedere questo film. Un mio amico mi prenderebbe in giro per cinque minuti se ammettessi che il film è in lingua russa sottotitolato in francese per me ed in italiano per voi, ma vi assicuro che non è affatto un polpettone culturale da cinema d’essai che fa dormire, ma un racconto divertente e dolce che ti lascia con una bella sensazione quando esci.
All’epoca di Brejnev il più grande direttore d’orchestra del Bolshoi si rifiuta di suonare senza i suoi musicisti ebrei e per questo viene licenziato. Venticinque anni dopo, lavora ancora per il Bolshoi ma facendo le pulizie, per caso intercetta un fax del Teatro Chatelet di Parigi che invita l’orchestra russa per una rappresentazione e decide di ricostuire il suo vecchio gruppo e di sostituirsi a quello vero. A parte lo spasso di alcune scene, c’è una dolcezza nella vicenda e una sensibilità nel raccontare gli eventi che vi farà bene al cuore. Nessuna lacrima perché la storia è veramente dignitosa. Superba Melanie Laurent, che interpreta la solista francese chiamata dal gruppo russo, per una ragione ben precisa che lascio a voi scoprire e che è la stessa attrice che in Inglorious Bastards interpreta la proprietaria del cinema. Voto 9 e mezzo. Ps. Gulp, ho scoperto che in Italia uscira il 29 Gennaio 2010! Beh pero’ almeno sapete che non dovete perdervelo!

Eccoti alcuni consigli di lettura di Roberto Sonzini

1) "Il gioco dell'Angelo" di Ruiz Carlos Zafon, l'autore è lo stesso di "L'ombra del vento" e come il primo libro anche questo risulta molto intrigante e coinvolgente.
2) "La lunga estate calda del commissario Charitos" di Petros Markaris, lettura decisamente meno impegnativa del precedente ma molto piacevole. Sarebbe bene leggere tutta la serie del commissario Charitos perchè i libri che seguono hanno sempre dei richiami dai precedenti. Lettura consigliata se si conosce il personaggio/autore.
3) "Le parole sognate dai pesci" di Davide Van De Sfroos, brevi racconti nello stile Van De Sfroos.

Adesso uno "sconsiglio":
4) "Il mago del vento" di Vauro Senesi, tentativo non riuscito di cavalcare i successi di racconti come "Il cacciatore di Aquiloni" o "Mille splendidi soli", quella araba non è la sua cultura.

LA FORTUNA NON ESISTE – M. Calabresi

Un saggio. Una serie di racconti di personaggi incontrati nell’America di Obama da Calabresi. Che ne penso? Mah, direi che non è il mio genere, perchè alla fine il saggio non riesce quasi mai ad appassionarmi e perchè i contenuti non mi hanno convinto nonostante questo libro abbia avuto un grandissimo successo. Si tratta di storie legate alla crisi americana di persone che hanno toccato il fondo e sono riuscite a risalire grazie alle loro capacità e alla loro forza di volontà a sostegno del fatto che la fortuna non esiste, nel senso che sono le abilità umane che permettono di raggiungere i traguardi. Ne discutevo con un amico qualche sera fa e indubbiamente ci vogliono le capacità umane, sapete bene quanto credo nell’arbitrio umano e nella forza di volontà, ma purtroppo non sempre sono sufficienti. E secondo questo libro basta volere e impegnarsi. In realtà mi domando quante sono le persone che non sono citate e che hanno fallito, nonostante l’impegno, perchè purtroppo talvolta la fortuna esiste e serve. E’ comunque una lettura piacevole. Il pezzo che ho preferito è quello che parla di John Nash, ve lo ricordate A beautiful mind? Ecco proprio lui, il matematico un po’ folle della teoria dei giochi, che pero’ con l’America della crisi non ha niente a che vedere. Voto 6-.

mercoledì 25 novembre 2009

Momento Benessere

Questo pezzo è dedicato alle donne, quindi uomini se volete, voltate pagina, oppure in questo caso, dato lo strumento, scollegatevi dal blog e andate sul sito della Sampdoria oppure aprite una lattina di birra e mettetevi a mastruzzare il telecomando. Ogni riferimento a fatti e persone contenuti in questo pezzo è puramente causale. Immaginatevi se facessi anche solo un minimo riferimento ad una delle mie amiche … fine di amicizie storiche. Comunque passiamo oltre e arriviamo al punto. Ci sono dei pomeriggi, nei fine settimana delle donne, dedicati alla cura della persona. Ecco alcuni esempi illuminanti di procedure di ringiovanimento, rinnovamento cellulare (nel senso di cellule epiteliali, non nel senso di Nokia), asportazione di materiale in eccesso, spianatura di solchi d’espressione che sul viso degli uomini sono segni di fascino e maturità, mentre sul viso di una donna il corridoio antecedente la residenza per anziani.
La maschera all’argilla
Strumento purificante della pelle. Stendere uno strato di maschera sul viso ben pulito e lasciar asciugare. Ci sono un paio di dettagli che il foglietto informativo si dimentica di specificare. Punto uno, appena finite di cospargervi assumete l’aspetto di un Visitors, verde pisello, impressionante, fate schifo anche alla vostra migliore amica, neanche vagamente immaginabile farlo con un fidanzato a casa, l’abbandono immediato sarebbe più che giustificato. Punto due, quando la maschera si asciuga, voi avete la faccia completamente paralizzata, perchè l’argilla si secca e si indurisce, generando delle crepe sul volto che sono identiche a quelle del deserto del Gobi. Chiaramente proprio in quel momento vi suona il telefono e dovete per forza rispondere perchè si tratta dell’uomo più bello del mondo che vuole invitarvi a cena, oppure è il vicino di casa che vi avverte che vi stanno portando via la macchina con il carro attrezzi, o ancora è vostra madre e se non rispondete chiama la polizia per denunciare il vostro rapimento, essendo le sue ipotesi in generale sulla vita caratterizzate da un ottimismo tale da prevedere sempre come minimo un evento di entità catastrofica da dover essere citato al telegiornale, a Chi l’ha visto, o ancora a Grandi drammi della storia. Rispondete e hanno sbagliato numero, la faccia si spacca e cade al suolo. Ora dovete anche far pulizia.
La ceretta
Mi rendo conto che non si tratti di un argomento edificante, eppure è una tematica di grande interesse per le donne vittima di questo trattamento decespugliante o di deforestazione nei casi più drammatici, che nella migliore delle ipotesi e in bassa stagione si subisce almeno una volta al mese, e dati i tempi direi che anche gli uomni possono essere interessati al soggetto. Ci tengo a raccontare qualcosa che mi è capitata appena arrivata a Parigi e ho tentato di prenotare un appuntamento per farla. Fase uno: capire come si dice. Sarà “cerette”? Ma no dai, scopro che si dice “épilation”, molto bene, però non abbiamo finito, come diavolo si dice inguine? Si, fate pure gli spiritosi però è un casino. Scopro che si dice “mallot”. Bene sono pronta per telefonare. Aspetto che tutti scendano a bere il caffè per avere discrezione e riservatezza e compongo il numero del centro estetico. Buongiorno, volevo prenotare “un’epilation jambe entière plus mallot” precisa e corretta come un vocabolario. E la fetente ingrata dell’estetista mi domanda: “Quale inguine?”. Ma in che senso quale inguine? Ma che domanda è? Due ne ho o uno? Cioè ho un inguine o due? Ora rifletto. Ma cosa vuol dire la tipa? Insomma le chiedo quanti tipi ce ne sono. Mi risponde: “Echancré, Brasilien ou Americain”. Ma vaffan …. Ma ne so quanto prima! Le chiedo cosa vuole dire Americano, perché sciancrato mi pare di averlo capito, sarà tipo sfumatura alta. Provo con l’estremo opposto. E lei mi dice una cosa che non posso né scrivere né ripetere a voce alta dato il dettaglio con cui me lo spiega perché siamo un blog serio e non a luci rosse, ma che mi fa comprendere esattamente cosa vuol dire. Peccato che nell’esatto istante in cui rispondo “No, la totale no”, tutti i colleghi si rimaterializzano improvvisamente alla loro scrivania, anche se per fortuna le uniche che comprendono il significato di quello che sto dicendo solo le due ragazzine che lavorano con me, il che non impedisce a me comunque di diventare rossa come un peperone, e alle due sbarbatelle di rotolarsi al suolo a ridere. Negozio un brasiliano ignorandone le conseguenze e riappendo. Queste sono le occasioni in cui si percepiscono le differenze culturali tra i paesi! In Italia abbiamo un inguine solo in Francia ne abbiamo tre.
Il parrucchiere
Ammetto che su questa tematica sono una donna un po’ atipica, io odio il parrucchiere. Praticamente ci vado ogni quattro mesi, ovvero dopo aver tagliato da me medesima la frangia almeno due volte da sola e giusto in tempo per guadagnarmi il disgusto di Dominique, il principe della forbice che guardando il risultato mi chiede se per svolgere l’operazione ho utilizzato il trinciapollo oppure una sciabola … Che shampoo vuole? Ma io sono qui perché facciate tutto voi, potete evitare di farmi delle domande? Burro di karité e pomodori per la brillantezza? Mango del Canada e fiori di eucalipto dei Caraibi per renderli più soffici? Ma da quando l’eucalipto cresce ai Caraibi? Lì di fianco a scimmie e cervi? Lasciamo stare vah, preferisco continuare a vivere nell’ignoranza. Ma che bel colore che ha, glielo abbiamo fatto noi? No ciccia, me lo ha fatto la natura, sono i miei questi capelli anche se non ci credi. Avrò ragnatele di rughe sotto agli occhi e la dentiera, ma almeno non ho capelli bianchi. Tagliamo corti? Ancora domande? Senti ma vuoi tagliare la parrucca di tua nonna cortesemente? Io vorrei solo accorciare la frangia (raccurcir la frange … eh? Couper la frange … ma come si dice?). xknfoi nn brushing? Eh? Cosa hai detto? Non ho capito. Piega a brushing? Mi sta venendo lo scoramento. Ma fa un po’ quello che ti pare tanto massimo domani lavo i capelli. Perché questa è la verità, la maggior parte delle donne che conosco va dal parrucchiere e poi si rilava i capelli appena tornata a casa. Chissà cosa ci prende, se non ti piace il parrucchiere perché non lo cambi? E se ti piace perché ti rilavi i capelli appena rientri? Donne. O forse semplicemente il tema dell’incomunicabilità vede la sua massima espressione nella conversazione di una donna con il suo acconciatore. Infatti a questo proposito, aggiungo anche che io amo i riccioli non avendoli di natura e quando esco di solito ho i capelli dritti che sembro Cleopatra passata sotto una pialla e il commento di chi mi vede è: ma cosa hai fatto oggi ai capelli che sono cosi depressi?
Udite udite, la crema anticellulite (fa anche rima)
Specifichiamo subito che noi donne mettiamo la crema non per curare, ma per prevenire, perché la cellulite non sappiamo neanche cosa sia … vero? Bene, in ogni caso per questo tipo di problema esistono un paio di rimedi infallibili: il gel effetto calore e la mitica Somatoline. Bene, cominciamo con il gel effetto calore, siccome sei superficiale non hai letto bene il foglietto informativo ti spalmi la crema in quantitativi industriali, come un muratore che prepara la malta e dopo dieci minuti esatti, quando stai già facendo altro, cominciano a formicolarti le gambe e a scottare come se stessi facendo un bagno in pentola a pressione. Assalita dal panico abbassi le braghe della tuta per capire cosa sta succedendo e vedi che le tue ginocchia da modella sono rosse come la brace e hanno puntini rossi da unire con un pennarello per ottenere una figura, quale? Un pollo, ovvero te in questo momento. Attimo di illuminismo, afferri la scatola della crema e leggi le istruzioni, abbiamo scampato la reazione allergica, peccato che sia luglio e tu hai una temperatura corporea di 40° C. Somatoline. L’unica crema considerata farmaco, quindi credi che in ragione di questo fatto possa davvero fare qualcosa e poi se è un farmaco, allora sei malata e non grassa e questo è un sollievo enorme. Un dettaglio: questa crema ha la caratteristica di essere spalmabile come il cemento. Una consistenza tale da servirti la forza di venti braccia per farla assorbire. Quando inizi il trattamento devi chiedere le ferie. Qualcosa fa, perché per farla assorbire devi massaggiarti ininterrottamente per 4 ore, ergo le gambe ti si assottigliano, ma ti vengono le braccia di un lottatore di sumo. Bisogna solo scegliere. Vorrei che questo pezzo facesse riflettere su quanto è dura la vita di una donna... e gli uomini sono pregati di evitare di dire che devono fare la barba tutti i giorni, perchè alla fine, la barba, la vostra, la subiamo pure noi!

giovedì 19 novembre 2009

CHE LA FESTA COMINCI – N. AMMANITI

Lo ammetto, l’ho visto da Fazio e sono andata a comprarlo. Per me non è facilissimo sapere quando i miei autori preferiti pubblicano qualcosa di nuovo! A Parigi non lo dicono! Comunque, l’ho letto in tre giorni, altra cosa che scorre via in un attimo. Molto interessante di sicuro anche se non è tra quelli di Ammaniti che mi è piaciuto di più, ma è decisamente originale e avvicente. Salvatore Chiatti, detto Sasà, un uomo arricchito, e ricchissimo, sospettato di collusione mafiosa, per riscattarsi agli occhi del mondo, decide di organizzare la più maestosa festa di inaugurazione della sua casa, Villa Ada a Roma, che sia mai stata concepita. Non deve mancare nessuno. Fabrizio Ciba scrittore di successo, di un arrivismo disgustoso, Larita, cantante pop convertitasi alla fede dopo aver rischiato una brutta fine per questioni di droga, miss Italia, il chirurgo plastico tossicodipendente e molti altri ancora, ma insieme a loro anche Mantos, capo di una microsetta ispirata al maligno Le belve di Abaddon, che vuole uccidere Larita, con una durlindana comprata su ebay.... Non è ironico, ma dissacrante e sarcastico. Voto 7 e mezzo.

PINACOTECA DI BRERA

Nell’ultima newsletter vi ho scritto che ho vissuto 18 anni a Parigi... distrazione, ma nessuno mi ha contestato, o non siete attenti o siete molto umani! In ogni caso volevo dire che vissuto 18 anni a Milano e non ho mai visitato l’accademia di Brera, come sempre quando una città è la tua non vai a vedere quello dovresti! Quindi presto provvedero’ anche andando a vedere il Cenacolo.
Comunque qualche domenica fa chiamo per sapere se c’è molta coda e una gentilissima signorina mi risponde: “No, guardi, non c’è praticamente nessuno, come tutte le altre domeniche”. Certo che se dici cosi fai veramente scomparire ogni entusiasmo... Insomma alla fine ci vado lo stesso. Devo dire che è una collezione molto ricca. La sala chiave è l’ultima, con Lo sposalizio della Vergine di Raffaello. Un film proiettato sulla parete spiega l’origine, la composizione, i personaggi, gli aneddoti, come nelle migliori esposizioni europee. Peccato che tutto il resto delle sale abbia un sapore un po’ antico...vabbè dico la verità: vecchio. Le audioguide non funzionano e nelle sale ci sono delle tavole di commento solo in lingua italiana. Peccato. Se fossi una straniera mi arrabbierei. Comunque le opere sono prevalentemente italiane: da Bramante, sala 1, a Veronese con le sue magnifiche pitture, Tintoretto, Lotto. Tutto italiano, salvo una sala che è frutto di uno scambio con il Louvre, che ci espone un Van Dyck, un Rembrandt, un Rubens e un Van Goyen. Non male! Insomma mi è piaciuta molto, andateci. Voto 8.

VOLEVO SOLO DORMILE ADDOSSO – M. Lolli

160 pagine sbranate in 3 giorni. Bravissimo questo Lolli. Il libro è abbastanza noto, scritto più di una decina di anni fa, ne hanno tratto anche un film, interpretato da Pasotti.
Considerando il periodo di crisi globale che affrontiamo e il tasso di disoccupazione, direi decisamente attuale.
Ad ottobre ad un giovane manager viene offerta una promozione a dirigente ed un bonus pazzesco se riesce a licenziare 25 dipendenti (ovvero uno su tre rispetto al totale dell’azienda) entro Natale. Il target è 25 o niente promozione, non uno di meno. Nello stesso momento Maria, la sua ragazza lo lascia, senza una spiegazione, o cosi a lui sembra. In un’uscita serala incontra una “jeune fille francaise”, splendida bellezza africana che lo porterà a vivere esperienze assurde.
Durissimo, cattivissimo. La stimo molto. Frase simbolo del libro. E il titolo, sarà comprensibile solo alle ultime pagine, non vi svelo niente. Una fine degna del pagine che precedono, al cardiopalma, si dice cosi?
Belle anche le meditazioni sull’amore che scappano fuori dalle conversazioni tra i protagonisti, sembrano cadute li per caso, ma non lo sono affatto: amare, ciniche, reali, dolorose. Voto 9. Ti tiene incollato fino a che non hai finito.

lunedì 9 novembre 2009

Gaffes

Diciamo la verità, tutti noi siamo vittime delle gaffes, vero? VERO? Ditemi di si vi prego! Quindi vorrei citarne qualcuna mia e non!
Episodio 1.
Dunque, l’altro giorno torno a Milano e per caso incontro sulle scale un mio vicino di casa che oserei definire saggio, perchè nelle assemble condominiali di norma non picchia nessuno, non gli viene un principio di infarto e, non ridete perchè abbiamo un caso documentato nel palazzo di morto per grondaia e non perchè gli sia caduta in testa, ma perchè durante la discussione con l’arpia del quinto piano gli è preso un coccolone, e non si esibisce in uno scontro di kick boxing con il mastino del piano terra per il colore della Viola del Pensiero Cornuta da posare davanti al bidone della plastica. Insomma il mitico signor Brambilla, si è conquistato tutta la mia stima durante le mie passate partecipazioni in assemblea, quindi durante la permanenza parigina, l’ho delegato in un impeto di responsabilità sociale nei confronti dello zoccolino delle scale o del colore della canna fumaria tra la variante grigio topo Ratatouille, grigio muffa del Camembert o grigio nebbia di Milano, direi un po’ scontato quest’ultimo pero’. E come lo delego? Gli lascio una lettera anonima nella buca delle lettere perché non so neppure a che piano abita. Si, pero’ non potete credere a tutte le cazzate che scrivo, certo che la lettera non è anonima, volevo solo dire che non so se sa chi sono! Comunque gli delego i miei tre virgola cinque millesimi di casa e mi sento socialmente a posto. Dunque, l’ho presa un po’ alla larga, ma anche per calarvi nel contesto assembleare. Insomma lo incontro sulle scale e gentilissimo, non solo riconosce in me la Jacopo Ortis della Brianza, ma mi chiede quando torno a vivere nel palazzo. Ed io, tranquilla come mia nonna durante la siesta del pomeriggio davanti alla tv con la bolla al naso, gli rispondo: “Spero presto, perché J’en ai marre des francais, ne ho piene le scatole dei francesi”. Ora che risposta vi attendete da uno che si chiama Brambilla? Specifico che è Brambilla senza alcun accento: solidarietà e partecipazione. Errato! Risposta: “Ma lo sa che io sono di origini francesi?”. No, ora ditemi voi. Ma come diavolo è possibile che con quel cognome li tu sia un gallo? Ma porca di quella miseria fetente, cow killer (vacca boia), satanasso (Tex), ma stare zitta io mai? Insomma lo guardo con un sorriso di plastica, una paralisi delle guance mal riuscita che mi da la spontaneità di un gatto caduto nel cemento. E abbozzo un: “No, beh, ecco, non dico tutti, no guardi, cioè si figuri che ho anche due carissime amiche francesi, nel senso che ecco anche un collega, che è turco, ma sembra proprio francese e poi sa, anche la mia panettiera, la boulangère, quando non ringhia e non mi lancia le baguette mi sembra molto gentile..”. Insomma, come sempre il tentativo di rammendo peggiora dannatamente le cose. Lui mi guarda compiaciuto pensando che qualunque cosa chiedero’ ai condomini in futuro mi verrà negata perchè è stato promosso consigliere e con un sogghigno satanico se ne va ed io risalgo nei miei appartementi e comincio a chiamare Gabetti e Tecnocasa.
Episodio 2.
Amici a cena da me. Una coppia ed un amico. Si discorre amabilmente di un milione di cose. Si mangia, si beve, si ridacchia e ci si prende un po’ in giro. Ad un certo punto Piero, marito di Luisa, entrambi presenti all’infausto evento, si mette a commentare la camicia di Gino (no, non è un nome vero, è chiaramente un nome fittizio, vi pare che tra tutte le disgrazie che mi capitano devo pure avere un amico di nome Gino? Datemi un minimo di credibilità per cortesia), il terzo invitato, a righe verticali bianche e blu, LA CAMICIA NON L'INVITATO A RIGHE! Dimensione medio piccola. Ed in questi momenti, io mi domando, con il ritardo medio del treno dei pendolari, perchè invece di fare sempre la spiritosa, per supportare il gioco, non mi metto un lucchetto alla lingua, non mi piazzo un blocco di marmo in bocca, o non mi faccio andare di traverso la saliva procurandomi un principio di soffocamento da fesseria. Quindi esordisco con un “Vero, vero! Assurda questa camicia un po’ tecnicolor! Fa un un po’ Francia!”.
Silenzio in sala. Tutti mi guardano, la temperatura del locale scende di 10° C e Piero mi dice: “Gliel’abbiamo regalata noi”. Sdeng, scende la ghigliottina, si abbatte la mannaia, esplode un candelotto di dinamite sulla mia lingua.
Mi sgretolo sulla sedia come Willy il Coyote. Vorrei nebulizzarmi, diventare improvvisamente spirito senza corpo e ascendere ai cieli, come in Gost vedere gli altri ma non essere vista, un ologramma. E sto zitta? Ovviamente no? Dopo aver versato una secchiata d’acqua sulle mie guance in fiamme che Heidi sembra pallida a confronto, ammicco. MA COSA VUOI AMMICCARE??? STAI ZITTA E COMINCIA A RIEMPIRE LA FOSSA CHE TI SEI SCAVATA DOPO ESSERTICI BUTTATA DENTRO. Ci fosse almeno il teletrasporto, ma non c’è mai quando serve. Insomma, faccio finta: “Ma dai scherzavo! E’ bellissima”. Si sente il gracidio delle unghie sul vetro. Lo scivolone sulla lastra di ghiaccio. Va bene, è ufficiale ora taccio. Vado a prendere le lasagne e mi tatuo il manico su una mano per punirmi con dolore e flagellazione. Gli amici riprendono la conversazione parlando del trans di Marrazzo. Per fortuna sono amici, domani comprero’ una pagina del Corriere della sera per scusarmi.
Episodio 3.
Stavolta non sono io, non posso mica fare tutto da sola sapete? Chiara. Il corpo di Alessandra Ferri, con quaranta centimetri più in altezza pero’. Parla dodici lingue tra cui il francese come se sua mamma si chiamasse Royale e suo papà Chirac. Ha studiato anche alla Sorbona, chicchissima nell’animo, ha uno spirito artistico e come tutti gli artisti in alcuni momenti vive nel suo pianetino.
Entra da Hermès, per cercare un maglione per il marito, si avvicina ad un ragazzo e gli chiede “Ci sono tutte le taglie di questo maglione?” il ragazzo, che evidentemente non è un commesso le risponde in inglese “Sorry I don’t speak Italian” e lei, gentilissima: “Have you got all the sizes of this pull?”. Grandioso, lui la guarda e si rassegnato si mette a sfogliare i maglioni alla ricerca di una L.

mercoledì 4 novembre 2009

IL PIACERE – G. D’Annunzio

Sapete che ogni tanto leggo i classici, per ricordarmi come scrivono quelli che scrivono bene per davvero e per ricordarmi perchè si chiamano classici. Bene, comincio questo libro del D’Annunzio qualche settimana fa e che giace nella mia libreria da anni ormai. Certi libri stanno li per un bel po’ di tempo e poi un giorno, come per magia, il tuo occhio invece di scappare via si sofferma, il tuo dito sfiora il dorso e lo estrae dalla mensola. Ecco, potevo lasciarlo li! Devo dire la verità, durante le prime cinquanta pagine grande entusiasmo dovuto al modo ricercato e intenso di scrivere. Il bello dei classici è che sono profondi, che esplorano l’animo, dettagliano le sensazioni ad un punto tale che senti quelli che leggi. Pero’, secondo me, qui ad un certo punto si esagera nella ricerca del dettaglio. A pagina 250 mi volevo sparare... milioni di parole per non dire niente, per fare sfoggio di cultura, mi viene in mente la parola Manierismo, pensate se dovesse mai leggermi un esperto... quante botte mi darebbe. Il libro mi riconquista un po’ nelle ultime 60 pagine, quando lo Sperelli, un tombeur de femmes, un libertino che si innamora per davvero di due sole donne Elena e Maria, ma nonostante questo riesce a portarsene a letto un centinaio prima, durante e dopo, tocca il minimo storico della bassezza di comportamenti, della viltà e del disonore: seduce Maria, ma incontrando di nuovo Elena prova a risedurre ancora quest’ultima facendo leva sulla gelosia di entrambe e rimane vittima del suo stesso atteggiamento privo di qualunque scrupolo. Il libro è la testimonianza di una decadenza dei costumi decisamente evidente che si maschera dietro alla cultura, all’arte e alla forma, ma che sostanzialemente non è cosi diversa da quello che si vive oggi. Riconosco al libro classico, e anche a questo nonostante non mi sia piaciuto, la grande dote della contemporaneità. Un vero classico tratta temi che riescono ad essere adeguati ad ogni epoca. Voto 5/6. Anche se non nascondo un certo senso di colpa a non dare la sufficienza ad un classico... ma nella realtà non è tra quelli che vi consiglio di leggere!

martedì 3 novembre 2009

DA REMBRANDT A VERMEER, L’ETA’ D’ORO DELLA PITTURA OLANDANESE – PINACOTECA DI PARIGI

Se una mostra si chiama da Rembrandt a Vermeer ti aspetti di vedere quadri dei due autori o pecco di ingenuità? Truffatori infami: 1 Vermeer e 4 Rembrandt. Roberta ed io siamo veramente deluse da questa mostra perchè in effetti in tutte le sale tranne nell’ultima sono esposti quadri dell’età d’oro olandese, non c’è dubbio, ma di illustri sconosciuti. Sconosciuti a noi direte voi... beh, in effetti, ma credo anche al 90% dei partecipanti e tra l’altro non cosi interessanti: Maes, Pieter de Hooch, Hals, Van Ruysdael.... notissimi vero? Pazienza, non ve la consiglio, non l’ho trovata neanche mediocre. Anche Roberta mi valida un 5, al massimo 5 e mezzo. O si è dei veri intenditori o non si apprezza. Aggiungo che comunque è poco corretto usare un manifesto che riproduce il quadro del Vermeer come richiamo, quando quello è l’unico presente nell’esposizione. Poco onesto, specchietto per allodole. Non si fa cosi.

TIZIANO, TINTORETTO E VERONESE, RIVALITA’ A VENEZIA – MUSEE DU LOUVRE

Bisogna ammettere che il problema di Parigi non è trovare una mostra da vedere, ma come fare a vedere tutte quelle che ci sono! Insomma, colte da momento di italianità spinta, decidiamo di affrontare la pittura classica del nostro paese, sempre molto presente nella ville lumière. Noi, vuol dire Gabriella, Francesca ed Emanuela, con i due cuccioli Emma e John, due bambini prodigio che all’eta media di 7 anni parlano 3 lingue e mi fanno sentire la Zia Pina. L’italianità arriva al punto che mi presento al Louvre con due pezzi di reggiano nella borsa accompagnati da una crescenza fresca fresca da importazione da consegnare a Franci. Siamo veramente donne di gran classe, cosi classe che il guardaroba si rifiuta di conservarli! Non sono autorizzati, quindi ci tocca il giro con il fromage nella borsa. Unico lato negativo del giro è che non c’è un percorso per i bambini, peccato.
Che dire? Capolavoro, onestamente non saprei scegliere tra Renoir e questa. Entrambre spettacolari, restiamo dentro un’ora e mezza, l’audioguida ci commenta le sale che sono organizzate per tematiche ed in ognuna troviamo lo stesso soggetto dipinto dai tre in modo totalmente diverso, ma straordinario. Chiaramente pittura classicissima, parliamo del 1500, perfezione delle forme, realismo nei colori, emozioni nei volti, messaggi di classe rivolti al pubblico. I più grandi pittori contemporanei trassero ispirazione da queste pitture che arrivano da tutto il mondo (Madrid, San Pietroburgo, Museo di Capo di Monte a Napoli...). Sono considerati i maestri e non v’è dubbio che lo siano. Eppure ognuno di loro ha il suo modo di interpretare un soggetto, una donna, un personaggio mitologico, una scena religiosa. San Gerolamo, quattro pitture, una anche del Bassano. Quattro sensazioni diverse, quattro messaggi, quattro interpretazioni: impressionanti, ma soprattutto quattro meraviglie. E cosi per ogni sala: Tarquinio e Lucrezia, Danaé, Susanna e i Vecchi... Imperdibile.
E poi alcuni aneddoti. Veronese, I Pellegrini di Emmaus, quadro sublime, fu perseguitato dall’Inquisizione perchè nelle sue opere a tema religioso, inseriva personaggi pagani... meno male che non hanno dato fuoco alle tele, possono sempre ripensarci. E ancora. La Scuola grande di San Rocco indice un concorso per decorare il soffitto della Sala Dell’Albergo, Tintoretto stufo di arrivare secondo dopo il Veronese, invece di proporre uno schizzo come al solito, si reca di nascosto nella sala e comincia a pitturare durante la notte. Il mattino seguente quando la commissione si riunisce per giudicare, il soffitto è affrescato. Dichiara che se la scuola non vorrà pagare lui lascerà comunque l’opera come regalo. Scoppia lo scandalo, il concorso viene annullato, ma lui incaricato di finire la Scuola, attività che lo impegnerà per molti anni e sarà il suo capolavoro personale. Voto 10.

mercoledì 28 ottobre 2009

La prefettura e la battaglia navale

Ci sono cose che quando le scopri ti rovinano la giornata: la maionese è finita e sei in un momento di disperazione profonda causato da un numero imprevisto apparso inspiegabilmente sulla tua bilancia (inspiegabilmente per te, perché se domandassi al tuo frigorifero avresti delle risposte molto precise e circostanziate corredate di orario, quantità e tasso calorico), esci dal dentista con la bocca semiparalizzata dall’anestesia e ti ferma una sordomuta per chiederti informazioni stradali guardandoti con disgusto perché siccome parli come una minorata pensa che ti stia prendendo gioco di lei (vi giuro che è successo davvero), ti accorgi che ti sta scadendo la patente e l’ultima volta che hai dovuto rifare un documento in Italia, a seguito del furto della borsa, hai dovuto mentire al commissario Bassettoni di via Poma sulla tua residenza per ottenere un certificato di sana e robusta costituzione (e robusta lo dici a tua zia).
Per quanto poco io guidi qui in Francia, mi rendo conto che comunque non posso prescindere dal rifacimento della stessa ma sono fiduciosa. Tempo fa Daniela l’ha rifatta e mi ha detto che è facile come bere un bicchiere d’acqua in Francia, magari qui come bere un bicchiere di champagne, troppo chic, anzi ho già la lista delle cose che mi servono che mi aveva fatto Daniela e in un attimo, siccome sono una nota maniaca dell’ordine, la ritrovo nella cartelletta “regali di Natale da riciclare, provenienza e destinazione ipotizzabili”, proprio di fianco a quella “Progetti dieta falliti in meno di quattro giorni”. Bene, ecco cosa devo avere: documento che certifichi la residenza, una bolletta, vecchia patente, documento di identità, il tutto in molteplici copie. Destinazione Prefettura di Parigi, sull’Iles de la Cité, apertura uffici ore 8.30, ma io alle 7.30 sono là in coda insieme ad un variegato patrimonio umano: è lo stesso ufficio in cui si chiedono i permessi di soggiorno, quindi sono l’unica persona bianca in coda e la gente mi guarda con diffidenza e vi assicuro che non è affatto bello sentirsi discriminati.
Dopo un’ora di attesa entriamo ed una signora gentile mi dirige verso lo sportello Permis de Conduire (chiarissimi questi francesi, permesso per guidare lo chiamano, mica patente, patente cosa vorrà mai dire? Devo inoltrare una richiesta all’Accademia della Crusca per far aggiornare la Treccani). Mancano solo quattro persone prima di me e per ingannare il tempo mi metto a rileggere l’elenco dei documenti necessari appeso allo sportello: due foto formato tessera, documento che certifichi la residenza, una bolletta, vecchia patente, documen.....FOTO???????? Foto? Picture? Photographie?
Avete presente quando un lampo di orrore vi attraversa la mente? Quando l’immediata percezione di aver commesso un fatal error bussa ai neuroni ed un brivido vi percorre la schiena? Quando anni e anni di precisione svizzera e di pignoleria si sgretolano come nei cartoni animati come cenere di fronte ad un volantino? Ecco, tutto questo sono io nell’istante in cui mi rendo conto che ad un passo dalla vittoria ho inciampato e sono caduta come dalle scale di Linate e mi sono dimenticata le fotografie, unica cosa non scritta sulla lista di Daniela perchè talmente scontata da non essere stata inclusa.
Snaturamento della Trincherini, qualcuno si deve essere impossessato del mio corpo e agisce inibendo la mia volontà, come in Visitors. Ora scoppio a piangere con il mio vicino di fila e gli racconto gli ultimi sei mesi della mia vita per muoverlo a commozione e poi gli chiedo se mi fa due autoritratti a mano formato tessera con sfondo bianco stile pittore di Montemartre.
Scrivo subito il seguente sms a Daniela, che denota il mio livello di disperazione all’idea di rifare la coda una seconda volta in un altro giorno: “Ma Daniela servono le foto nuove?”, la domanda dimostra il quoziente intellettivo di un cinciallegra svenuta, ma è l’incredulità che guida le mie dita, pero’ magari metti che mi stacchino dalla vecchia patente la foto della maturità, grattiamo via anche quella dell’abbonamento ai mezzi e due copie le abbiamo trovate. Daniela mi risponde che sono conosciuta sul territorio in italiano, ma siccome la mia notorietà non ha ancora varcato i confini, purtroppo servono le foto: spiritosona nel momento del bisogno. La sportellista, perchè intanto è il mio turno, mi guarda con il compatimento di una madre che osserva il figlioletto di tre anni che si è spalmato la nutella sul maglione e mi dice che nell’ufficio di fianco ci sono delle macchine per fare le foto tessera, mi da un numerello e mi dice qualcosa sul tipo di coda, che sottovaluto in quel momento, troppo felice per avere ancora una possibilità di recupero dell’errore. Il fatto comunque che esista una macchina per foto tessera mi evidenzia che di Fate Smemorine che vanno senza ce ne sono molte, quindi alla fine mal comune mezzo gaudio, i proverbi del nonno hanno sempre un gran fondamento e danno sempre un gran conforto.
Corro a immortalarmi, hanno persino una macchina cambia moneta, nel caso non aveste quattro euro in pezzi singoli, W la France, sono veramente efficienti, presuppongono di avere a che fare con una banda di incapaci trattandosi di stranieri, la grandeure francaise.... e ritorno ad affrontare la coda. Guardo il mio numerino M007 e rammento che la tipa mi ha detto sportelli dal 19 al 22.
Alzo la testa sullo schermo che proietta i turni e leggo quanto segue: T001X, P002G e altri numeri di questo tipo. Ora voi conoscete la mia particolare propensione al numero ed alle percentuali, ma ehm, di M nessuna traccia e di 007 tanto meno. Che si tratti dell’agente segreto? Devo camuffarmi per scovare la coda giusta? Dichiarare: “Sono Tricherini, James Trincherini?”. Chiedo al mio vicino di coda, che mi risponde in bulgaro qualcosa di non chiarissimo. Bene, come minimo mi hanno già chiamata e non me ne sono neanche accorta. Mi avvicino allo sportello 22 che mostra un numero di turno che non ha niente a che vedere con il mio, tipo CB75, pare il codice di un taxi, oppure si gioca a battaglia navale e ti danno la patente solo quando affondi un galeone. Cosa mi date per una barchetta a vela? Permis de conduire de la biciclette? E un transatlantico? Patente del camion? Per la nautica? Devo buttar giù la barca di Sarkozy con lui dentro? H41: acqua, F67: acquetta (ti ricordi il tuo compagno di banco che citava tutte le sfumature di temperature dell’acqua possibili? Acquina, acquona, noooooo, deserto! Fuochino, fuochetto, ma te possino...). Vabbè, l’impiegata del 22 mi dice che li ci devo andare solo quando la mia patente sarà pronta e che devo aspettare che chiamino il mio numero! MA DOVEEEEE??? Ma come faccio a sapere quando mi chiamano se devo giocare al sudoku e applicare un integrale per capire quale è lo sportello giusto, miseria ladra? “Guardi il monitor”, laconica risposta. Mi siedo e mi metto a fissare lo schermino, sembro un po’ psicotico-ossessiva con la testa in alto rivolta verso le scrittine rosse. Fino a che, tutt’ad un tratto appare un M003. Siiiii! Allora uscirà anche il 7 prima o poi! Continuo a fissare. M008. Mi viene da piangere. Ma dove li avete messi quelli che stanno nel mezzo? Ma sembra un test di intelligenza invece di un ritiro documenti e di sicuro non sto raggiungendo il punteggio massimo. Mentre medito sulla prossima mossa esce M004. Ma cos’è, buttiamo li i numeri a caso? Alla fine dopo dieci minuti esce il mitico M007 e mi presento con i miei documenti e la mia foto nuova di zecca. Il tipo gentilissimo raccoglie tutto, verifica e mi dice di andare allo sportello 22 (ecco che c’era lo sportello 22 allora alla fine) che nel giro di dieci minuti la mia patente nuova sarà pronta e durerà tutta la vita. Ma veramente? Non verificate neanche se ci vedo? Quanto peso e che colore ho gli occhi? Costo zero? Questo è progresso. L’unico lato negativo è che da oggi in poi mi potranno togliere tutti i punti del mondo... devo fare attenzione. Ma adesso che numerazione seguo? Devo recuperare il numero del banco frigo dell’Auchan? “Quello di prima” mi dice Mr. Dominique Bureau, laconico come sopra. Mi siedo e mi rimetto a fissare lo schermino, occhio spiralato, presente? Come nei cartoni animati. Improvvisamente M007, una seconda volta! Ecco perchè avevo visto M008 prima! E’ tutto chiaro! O cosi mi sembra... Lo sportello 22 mi rilascia il Permis de Conduire color rosa caramella con foto da serial killer. Esco, inforco una bici e torno in ufficio. Ma alla fine, ma a cosa mi serviva davvero le permis de conduire?

lunedì 19 ottobre 2009

8 MILES – Il film


Si, si, lo so già a cosa state pensando: ma come fa una che va a vedere Renoir a guardare il film di Eminem? In effetti me lo domando anche io. Pero’ forse un po’ di eclettismo.... o semplicemente un momento di smarrimento. Mi aspettavo un po’ più di musica invece sono rimasta delusa. Pare sia un film autobiografico sulla vita del cantante. Un giovane rapper che partecipa a gare di rap (appunto) in un noto locale della zona alla ricerca della gloria, peccato che abbia paura del pubblico e al momento della sfida non abbia il coraggio di aprire bocca. Kim Basinger interpreta la madre alcolizzata. Niente da dire. Ho deciso di guardarlo in inglese con i sottotitoli, mi pareva più corretto. Beh a parte che ho capito la metà, di questa metà un quarto sono parolacce: shit (almeno una ad ogni scena), bitch e fuck vanno via come il pane. Forse sono troppo vecchia per questo tipo di film. L’unico pezzo gradevole è la sfida finale rap. Con il riscatto del protagonista chiaramente. Voto? Boh... 5? Si, meglio non esagerare.

RENOIR – GALERIES NATIONALES DU GRAND PALAIS fino al 4 Gennaio

Francesca ed io decidiamo di vedere questa mostra di cui si è molto parlato persino sui quotidiani italiani, Repubblica 28 Settembre 2009, “Comincio ora a saper dipingere. Mi ci sono voluti più di cinquant’anni di lavoro per arrivare a questo risultato, che considero tuttavia ancora incompleto”, una splendida domenica pomeriggio di sole, noi insieme ad un altro centinaio di persone! Quindi affrontiamo anche un’ora e dieci di cosa! Se sapete di voler andare prenotate! Lo mostra comunque ci ha trattenute per quasi due ore.
Uomo di grande modestia Renoir, pare che accogliesse con grande piacere i giovani artisti che si recavano in costa azzurra a trovarlo per esprimergli la loro ammirazione. La mostra conta più di cento dipinti provenienti da Chicago, New York e da altri importanti musei europei, senza contare che ci sono anche sette Picasso, che era un grandissimo ammiratore di Renoir e trasse ispirazione per numerose sue opere dai quadri del francese. Renoir fu colpito da una gravissima forma di artrosi che lo costrinse ben presto su una sedia a rotelle e che ce lo fa vedere in numerose foto con le mani deformate dalla malattia in modo impressionante, si stenta a credere come potesse ancora reggere un pennello guardandolo. Una delle ultime sue tele Le Bagnanti, fu montata su un sistema a cilindri, in quanto essendo troppo grande, era l’unico modo per l’artista di riuscire a raggiungerne i vari punti. Eppure egli scrisse: « Je ne crois pas, sauf des cas de force majeure, etre resté un seul jour sans peindre. Non credo, salvo casi di forza maggiore, di essere restato un solo giorno senza dipingere. “
Che meraviglia. E che meraviglia quello che abbiamo visto. Grazia, colori, cura, emozioni, sensualità, comunicazione, varietà, genio, ricerca delle perfezione. Ogni singola opera comunica sensazioni intense. Penso di aver visto raramente una mostra cosi ricca ed emozionante. Se passate di qua non perdetevela. Voto 10, senza dubbio.

sabato 17 ottobre 2009

Cenerentola

Nella vita non si possono fare solo cose divertenti o culturali o sportive. Talvolta è necessario svolgere delle attività un po’ meno interessanti o formative ma imprevedibilmente rilassanti come le pulizie di casa. Qui a Parigi è una cosa di cui mi occupo personalmente, da un lato perché non saprei bene a chi lasciare le chiavi e dall’altro perché la mia dimora ha la dimensione e la foggia di un specchietto da borsetta, quindi assolutamente affrontabile. Ritengo si tratti inoltre di un’attività alternativa di meditazione zen che si esplicita pulendo i vetri, “togli la cera, metti la cera, togli la cera, metti la cera” , tratto da Karate Kid, ndr, come sempre cito fonti autorevoli e riconosciute dalle comunità scientifico-letterarie-cinematografiche o di allontanamento dei momenti di stress grazie alla manipolazione dell’aspirapolvere brandito come una spada o meglio ancora come un microfono stile Mrs. Doubtfire o ancora di gestione della leadership al femminile domando la lavatrice. Scendiamo un pochino nel dettaglio.
Ognuno di noi ha i propri credo religiosi e morali sia nella conduzione della vita privata sia nella gestione della polvere o del detersivo. Uno dei miei è che non voglio lavare niente a mano, un dogma praticamente. E fin qui nessun problema, dubito che ci siano schiere di donne che amino mettersi in ginocchio sulla riva di un fiume o sul bordo della vasca da bagno per strofinare un lenzuolo ammaliate dal profumo del Dash. Esistono anche moderni strumenti tecnologici, tipo la lavatrice, che dotati di centinaia di programmi adattano il loro funzionamento alle tue esigenze, solo che non sono sempre facilmente interpretabili, mi sembra di parlare come Piero Angela, da dove mi nasce questa passione assolutamente ingiustificata per l’elettrodomestico? Bianco sporco cotone, inteso come beige o inteso come asciugamano macchiato? Colorato sintetico, ma tutto dello stesso colore oppure posso mescolare senza pietà? E il misto dove lo metto? Ma parliamo di fritto misto? Buonissimo! Eccola li, quando si parla di cibo come si rianima. Ma il rosa chiaro è bianco o colore? E la biancheria intima nei delicati anche se il reggiseno è quello sportivo? Ma non è coerente con la sua missione! Lana, tende, seta, rosso sangue, verde rana, giallo banana. Ma che confusione. Aggiungo anche che vivendo da sola mi serve un anno per riempire una lavatrice per tipologia di bucato e questo significa che tempo un mese non ho più niente da mettermi perché sta tutto nel cestone della biancheria sporca. Essendo io nota finance, decido per un approccio pragmatico e semplicistico, nessun file excel, semplice divisione per due: bianco e altro, senza distinzione di tessuto, forma, filatura, razza, estrazione sociale, prezzo, colore o religione. Temperatura standard 40° C, centrifuga a manetta, ma quella di frutta o quella di verdure stile ACE? Smacchia a fondo senza strap, con la carota e con il porro.
Altro dogma: amo il rischio. Certo bisogna però prestare un minimo di attenzione nella segregazione del bianco da tutto il resto. Quindi l’altra sera, colta da un momento di entusiasmo e motivazione parto con il carico “candore resistente” ergo a 60° C e cosa aggiungo alla fine orgogliosa come se avessi appena messo una ciliegina sulla torta? O comprato una borsa di Chanel a cinquanta euro? Un camicia di seta tricolore marrone, arancio fuoco e panna. MA SI PUO’ SAPERE COME DIAVOLO MI E’ SALTATO IN MENTE DI METTERE UNA CAMICIA ARANCIONE NEL BUCATO BIANCO? E SOPRATTUTTO NON DIRE CHE NON TE NE SEI ACCORTA PERCHE’ LO HAI FATTO APPOSTA E HAI ANCHE OSSERVATO LA SUA SPARIZIONE NELL’OBLO’ CON ORGOGLIO E SODDISFAZIONE.
Mi duole ammetterlo ma è cosi. Penso si sia trattato di un momento di trasgressione, di un afflato rivoluzionario, di una ricerca di libertà arcobaleno. Direi piuttosto di una pirlata colossale. Risultato? Un bucato Hare Krisna, miseria ladra. Tutto quello che ha accompagnato la camicia si è tinto di melone, chiaramente non omogeneamente, neanche a dirlo, ma a macchie sporadiche, tipo patologia infettiva, tutto tranne la camicia indiana da un euro e cinquanta, ci avrei potuto scommettere. Completo intimo bianco in microfibra acquistato due settimane fa, la maledizione del primo reggiseno, di solito diventano grigi al terzo lavaggio, stavolta abbiamo almeno cambiato la tonalità, camicia bianca con gemelli che adoro, asciugamano, canotta e pancera...ci avete creduto per un attimo eh? Era solo un paio di calzini, infami. Potrei prendere tutto e buttare nel pattume. Ma tento con il piano B: la candeggina, che in Francia, si chiama Eau de Javel e che ci ho messo circa un anno e mezzo a capire come trovarla grazie ad un rabdomante specializzato e aprendo tutte le bottiglie al supermercato per annusare il contenuto come un formichiere.
Riempio due catini, aggiungo la fatale sostanza e lascio passare la notte in attesa del miracolo. Ho scelto la candeggina profumo aria di montagna e il mattino seguente la mia camera, che sta attaccata al bagno profuma di mentuccia e stelle alpine, sono ottimista fino a che non vedo il risultato: tutto esattamente come prima. Maledizione, stramaledizione fetente color agrume e non si può stare nel locale a causa dell’odore che perfora le narici. Sciacquo tutto, stendo e mi dirigo in ufficio, non mi rassegno, devo trovare un piano C. Intanto ho le mani che puzzano cosi tanto che sembra stia entrando in ufficio Cenerentola gusto Eucalyptus. Ostento un’aria indifferente, apro la finestra e mi spalmo il disinfettante anti influenza cercando di mascherare l’aroma. A pranzo usciro’ a comprare la tinta per tessuti e trasformero’ tutto in azzurro jeans. L’importante è non arrendersi mai. Infatti appena arrivata a casa, seguo le istruzioni, metto le vaschette colorate nella lavatrice, aggiungo mezzo chilo di sale grosso che mi è costato quattro euro perchè è un sale speciale... si speciale per le gine come me che lo comprano perchè hanno distrutto un bucato. Comunque inserisco le cose rovinate e faccio partire il programma. Dopo un’ora estraggo la mia camicia melone convertita in una camicia color azzurro jeans ma tempestata di macchie blu. E tutti gli altri capi hanno le stesse sembianze: puffi con il morbillo. Ma porca di quella miseriaccia infame! Non mi arrendo. Ridiscendo al supermercato, compro doppia dose di colorante nero e mezzo chilo di sale da cucina, chi la dura la vince cosi dice il proverbio? Ecco sorvolo sul fatto che alla fine di tutti i trattamenti la camicia sarà costata più di un capo d’alta moda firmato Jil Sander. Rimetto le vaschette in lavatrice, aggiungo il sale, un
pizzico di pepe, scorze di limone gratuggiate, una spolverata di grana, besciamella e... ops mi sono persa via un attimo, insomma butto la roba dentro e riattacco il programma. Passa di nuovo un’ora, un modo interessante di passare un pomeriggio non trovate? Dovrei scrivere ad una rubrica sul tempo libero, e quando riapro lo sportello: miracolo. Le cose sono diventate tutte nerissime, beh certo di che colore dovevano diventare? Rosso ciliegia con un colorante nero? Talvolta mi sorprendo del mio acume, della mia intuitività quasi scientifica. Ma che belle che sono! Persino la camicia da notte rosa che avevo battezzato con un pennarello rosso e diventata nera con gli elasticini beige, fa molto Armani. La tshirt bianca maculata è diventata nera con le cuciture bianche e potrebbe tranquillamente essere un capo Dolce e Gabbana mentre la famosa camicia con le pieghine sul petto è splendidamente nera, anche lei con le cuciture bianche, ma fa molto chic, stile Pirati dei Caraibi, bellissima, sono molto orgogliosa di me, devo solo mettermi una benda sull’occhio, trovare una spada, indossare i miei stivali a punta e trovare un vascello, poi sono pronta per recarmi in ufficio. Dovete tingere qualcosa? Passate di qua, che al terzo tentativo becchiamo anche il colore giusto. Comunque visto che sbagliando si impara direi che l’insegnamento di questo episodio è quello di usare sempre e solo colori molto scuri per colorare. Come? Non ho capito, c’è qualcosa di più importante? Ah, che magari è meglio non mettere le camicie arancioni nei bucati bianchi, si scusate, questo punto lo davo già per acquisito. Non da me di certo, ma ho fiducia in voi uomini e donnine di casa. Regine e reginetti del focolare, principi dell’elettrodomestico.
Un altro mio dogma sono i vetri. Lavarli una volta a stagione, dove per stagione intendo Autunno/Inverno e Primavera/Estate, come nella collezioni di alta moda, decisamente cool. Mia madre lo sa e per questa ragione ha ridotto l’affetto che nutre nei miei confronti, mi disconosce quando dichiaro questa cosa, so che in questo momento sta chiamando il mio comune di nascita per farsi togliere la maternità. In fondo, siate onesti, a Parigi, dove piove ogni giorno e dove non ho uno straccio di persiana, quanto dura il mio brillantissimo vetro? Massimo mezza giornata, quindi è uno spreco di energie, ci sono cose più utili da fare: una torta di carote per restare in tinta con il bucato, leggere il volantino dei saldi delle Galerie, pettinare le bambole! Si pulisce seguendo la pianificazione suddetta o nel caso di visite straordinarie, quando viene mia mamma appunto, direi più che sufficiente. E poi ci sono sempre le tende, basta tirarle in caso di emergenza e millantare una rara malattia della pelle a causa della quale non potete restare a contatto della luce. Strategica professionista della menzogna e della dissimulazione.
Passiamo allo stirare. Questa è un’attività che mi diverte moltissimo, basta svolgerla guardando la televisione e fare in modo che non si accumulino più di due lavatrici alla volta, altrimenti il carico diventa ingestibile e poi con due, arrivi giusta giusta a vederti un film in dvd. Piccolo accorgimento, se nel film l’attore principale è Brad Pitt, prestate un po’ di attenzione a dove fate scorrere il ferro, se riuscite a tenerlo lontano dal corpo, mentre sbavate davanti al video, con gli occhi a cuore è meglio. Una mia amica, una che conosco abbastanza bene, che vive a Parigi, che corre la dieci chilometri, si è impressa una riga di fuoco sulla pancia mentre stirava in costume a luglio. Non mi ricordo bene come si chiami, magari non la conoscete neanche....