Ciao a tutti, mi ricordo di averlo già fatto un pezzo sul terremoto in
Giappone e mi sembrava un evento così lontano da noi. Non ho voglia di scrivere
molte parole, solo che sono profondamente toccata da quello che è successo ad
una regione che non solo mi ha ospitato, ma mi ha dato accoglienza a braccia
aperte e dove vivono amici ed ex colleghi. Vedere quelle persone che camminano
tra le macerie, vedere la distruzione mi spezza il cuore. Ho provato solo per
uttimo ad immaginarmi cosa può vuol dire perdere la tua abitazione, la tua
casa, tutte le tue cose, sommerse da polvere e calcinacci e nella peggiore
delle ipotesi perdere qualcuno dei tuoi cari. Ed è agghiacciante. Lascia senza
fiato. Una morsa allo stomaco. Una botta d’ansia. Terrore puro. Morire mentre
si lavora, morire mentre si cerca di salvare l’immagine della Madonna, morire
perchè hai sostituito un collega, morire per la paura. Come se ci fossero buone o cattive ragioni per morire. Non si può credere che
sia successo davvero e che stia ancora succedendo. E chi resta non sta meglio.
Anni investiti in aziende, lavoro, vita. Spariti in pochi secondi. Si scava tra
le macerie, scavano uomini, donne, pompieri, cani, uniti alla ricerca di
superstiti e cose. E poi la rabbia, di polemiche inutili, di botte e risposte
senza senso, di fantascienza sulle cause delle scosse e di un papa che si muove
per festeggiare la famiglia, nei giorni in cui famiglie intere vivono il più
terribile dei drammi. Spalare invece di parlare. Pale invece di parole, fatti.
La gente è stufa marcia delle parole.
Vorrei solo tacere e pensare a cosa sarebbe possibile fare per aiutare
queste persone. Anche se niente potrà lenire questo dolore immenso, che è anche
un po’ parte di noi.