lunedì 12 settembre 2011

Logos - VI Edizione AA.VV

Sono io di nuovo! Vi avevo detto che uno dei miei racconti era stato pubblicato su un'antologia? Dopo un'accurata tortura alla responsabile delle edizioni le ho estorto dei numeri: 11 racconti pubblicati su oltre 300 ricevuti e il mio è tra quelli! Buona lettura a tutti e grazie del sostegno che mi date!

Qui sotto il racconto pubblicato!

DIARIO DI UN'ITALIANA A PARIGI - N. Trincherini





Ovviamente dovete continuare a comprare e leggere il mio libro! Grazie a tutti quello che lo hanno già fatto! Spero di essere riuscita a ringraziarvi tutti personalmente non appena mi sono accorta dell'acquisto.
Buona lettura a tutti!!

Uzbekistan

Non so cosa succeda ma nel post di oggi vige l'anarchia! non riesco a sistemare le fotografie con un senso! Quindi fate un esercizio divertente: mentre leggete cercate la foto corrispondente! Buona lettura!


























Molto bene, moooolto bene! La mia azienda chiude per una settimana quindi anche se sono arrivata da pochi giorni potrò fare una settimana di ferie. Questa si che è una bella notizia! Questa azienda già mi piace un botto.
Dopo un rapido giro di telefonate per sondare chi va dove e quando (sembro Lucarelli con queste domande interlocutorie…) scopro che Romina, già compagna di mille avventure, parte proprio la settimana corrispondente alla mia con sua sorella, che conosco benissimo e che adoro. Direi che sono proprio fortunata. Bene Ro, dove si va dunque? Perché loro hanno chiaramente già prenotato con largo anticipo mentre io mi unisco all’ultimo istante per ovvie ragioni di impossibilità a pianificare prima. ANDIAMO IN UZBEKISTAN!
Eh? Dove andiamo? Uzbe che? Dove andiamo? In kargistikistan? Ah no, in Uzbekistan? Il primo pensiero è: la mia amica è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Non sa quello che dice. Non esiste un posto con questo nome. Dopo un rapido giro su google, dopo 5 tentativi di nomi diversi, capisco che esiste e cerco di situarlo sulla cartina geografica, anche se per me potrebbe essere indifferentemente in America così come in Australia, la mia ignoranza in termini geografici è già ampiamente nota. Che sia lì di fianco alla Russia data la desinenza del nome? Ci ho preso. E’ lì vicino alla Russia. E un minimo di chiarezza lo abbiamo fatto. Ma cosa diamine c’è da vedere in Uzbekistan?
Samarcanda. MA VUOI DIRE CHE ESISTE SUL SERIO E NON è SOLO UNA CANZONE DI VECCHIONI? Non ci credo. Ma se è vero allora esiste anche l’isola che non c’è, seconda stella destra questo è il cammino. Ebbene è vero. Samarcanda esiste e pare anche una città meravigliosa piena di cose interessanti da vedere. Ed oltre a questo ci sono anche  Khiva e Buckhara, altre due splendide mete. Benissimo, si può partire. Forse non era il primo posto della lista dei posti in cui avrei voluto andare, ma di sicuro sembra interessante e affascinante e poi la compagnia ha la meglio su tutto. Via si parte! Ditemi in tutta onestà: quanti di voi hanno l’Uzbekistan nella lista dei primi cinque posti che si vorrebbero visitare? Se mi arrivano almeno i nomi di tre persone vincete un premio.
Prima tappa in libreria a cercarmi una guida, non posso di certo partire senza informazioni. Sono proprio una secchiona pauta. Romina quando glielo dico mi insulta. Proprio una di quelle che a scuola stava in prima fila e non lasciava copiare gli altri. Giuro che facevo copiare tutti. Lo giuro. Fino a ieri non sapevo neppure dell’esistenza di questo paese, ora bisogna colmare le lacune almeno. Vado in Feltrinelli, la mia libreria preferita e dopo una ricerca affannosa quanto improduttiva di mezzora sugli scaffali nel reparto Viaggi, mi arrendo e supplico una commessa per cercare di capire se esiste un libro su questo sconosciuto paese. La commessa mi guarda ovviamente come se fossi appena fuggita dal centro per malati mentali, mi sorride con compatimento e comincia a digitare sul computer producendo una lunga lista contenente… 1 libro! L’unica guida dell’Uzbekistan esistente in libreria, esistente in tutta Milano, esistente in tutta la penisola probabilmente. Fantastico, arriverò preparatissima. Collana:  Guide per viaggiare, beh certo, se no una guida cosa la compri a fare? Astuti. Serie: Asia, originali, e magari quella che parla del Marocco si chiama Africa? Geniali. Casa editrice: Solaris, recensiscono solo posti con temperatura superiore ai 45°, ma lo scoprirò troppo tardi.
Comincio a sfogliare e vedo che il paese è noto per la via della seta di Marco Polo, era una delle tappe dei viaggiatori! Che meraviglia. E’ un paese che basa la sua economia su gas naturale e cotone. Prevalentemente mussulmano. E’ vicino all’Afganistan. Molto bene. Eh? Vicino all’Afganistan??? Non ci vado ho capito. Continuo a leggere nel capitolo “Politica e pericoli” e scopro che sono specializzati in terroristi. Come??? Si, nel senso che il paese non è considerato a rischio per attentati ma i terroristi vengono formati sul territorio per essere poi esportati in altri paesi prevalentemente in Afganistan. Ah beh allora c’è da stare tranquilli, rassicurante. Vado lì proprio a cuor leggero. Questi dettagli magari a mia madre non li dico. Anche se so che nel momento in cui glielo dirò lei andrà diretta sul sito della Farnesina per il quale è pericoloso anche fare shopping in via Montenapoleone e troverà notizie tragiche e catastrofiche. Poi passerà al sito di Al Qaeda e per finire un giretto sul sito www.malattiemortalitipichedelsudestasiatico.Com
Comunque dopo una pagina e un’altra riusciamo ad arrivare. Ci accoglie una giovane guida, si chiama Emilia, l’unica guida uzbeka con un nome italiano, anzi in realtà è tartara,come la carne? Condita con la senape? No scusate, mi sono persa via un attimo con il cibo come al solito. Scopriamo che il gruppo è composto da nove persone più lei, direi che è perfetto sapere di non essere in vacanza con uno stadio, ma una squadra di calcio con uno cartellino giallo! Cominciamo a conoscere Emilia e le notizie che raccogliamo non sono del tutto confortanti:
1)      Non ha mai fatto la guida, le hanno detto di non dircelo ma lei preferisce essere trasparente perché non le piacciono le cose disoneste; molto bene, sappiamo con certezza che non sapremo mai dove stiamo andando e cosa vedremo.
2)      Non parla uzbeco ma solo russo. Perfetto, e come per un gruppo di tedeschi, andare in Francia e avere una guida che parla solo italiano. Quindi non sa niente e non può neppure chiedere perché non la capiscono e non capisce quello che le dicono. Speriamo che il comunismo russo abbia lasciato delle tracce linguistiche evidenti…
Il viaggio comincia e per fortuna i nostri compagni sono adorabili! La prima sera ceniamo nel cortile di una madrasa di Khiva spettacolare, la madrasa è la scuola coranica, dove si insegna il corano. Siamo nel cuore di una città millenaria con le stelle sopra la nostra testa, non esistono auto né moto. La città è racchiusa tra le mura storiche e nessun mezzo ha l’accesso. Paradisiaco. L’aperitivo però è stato un momento memorabile, una birra tiepidina in un baretto dietro al minareto. Ci hanno servito dei ragazzini che avranno avuto al massimo 12 anni indossano la maglia di un calciatore del Barcellona. La cosa divertente è che capiamo perche la birra non è proprio fredda: i ragazzini accendono il frigo ogni 20 minuti per 20 secondi. Il rumore che fa è impressionate, dobbiamo parlarci con un megafono, sembra di essere a Malpensa. Dietro al frigo si estendono delle stalagmiti di ruggine verde e arancione, siamo in una piazza di terra battuta che ha una temperatura media di 46°. La tovaglia è di plastica con delle voragini sparse. I bicchieri devo essere appena stati usati da altri avventori, una sciacquatina sotto al lavandino con l’acqua della fossa e il colera è il nostro nuovo compagno di viaggio che porta la squadra ad undici. La cosa formativa però è che stiamo sotto la statua di Al Khorezmi, l’inventore dell’algebra, infatti algoritmo deriva dal suo nome Al Khorezmi, Al Goritmo, avete capito? Ecco così sapete con chi potete prendervela ora. Ebbene sì, perché l’Uzbekistan è luogo di studiosi e scienziati. Certo che l’inventore dell’algebra magari potevamo risparmiarcelo, ad alcuni di noi vengono ancora i brividi a pensare all’esame di matematica rifatto 82 volte… metti che ora qualcuno cominci a farci fare calcoli. Orrore.
Invece nessuno ci chiede niente, la gente è simpatica, ospitale e sorridente e questo rende tutto più facile! Ricordandovi la temperatura, 46°, mi accingo a raccontarvi quali sono gli articoli maggiormente esposti nei negozi: dei graziosi colbacchi di pelo di gnu (oddio, forse non è gnu, ma sono colbacchi di sicuro e mi chiedo come diavolo si faccia ad avere anche solo il coraggio di provarli che mi sudano anche le ciglia con’ sto caldo…) e poi delle bellissime sciarpe di lana, lavorate a mano, soffici come una nuvola. Mi vengono i brividi di arsura solo a vederle… però sono carine, ci scappa di sicuro l’acquisto prima della fine della vacanza! Quando si tratta di shopping, siamo in tre, qualcosa da comprare lo troviamo di sicuro!
Intanto due giorni sono passati e comincia la nostra trasferta verso Buckara, saranno solo dieci ore di pulmino in mezzo alla steppa, chissà se sopravviveremo… stiamo viaggiando da circa 3 ore quando un urlo agghiacciante di Cristina ci riporta alla realtà dall’oltretomba in cui siamo precipitati. “AVETE VISTO? LO AVETE VISTO?” No, Cristina cosa? QUELL’ANIMALE STRANO CHE è APPENA PASSATO DI QUI? No, nessuno di noi lo ha visto. Lei sembra allarmata e comincia una descrizione del soggetto abbastanza allucinante, ad un certo punto siamo convinte che abbiamo visto un reptilosauro.
Ma si dai, l’animale che è passato! Sembrava uno scoiattolo, ma senza coda, senza pelo. Uno scoiattolo senza pelo??? La lasciamo continuare. Ma si dai, non era grande, era velocissimo, aveva 4 zampe ma correva su 2 (ecco allora è un velociraptor sicuro). Ah si, ho capito, e pronuncia la frase che toglierà il sonno a tutti noi per tutta la settimana fino a quando non ne vedremo un altro: SEMBRA UNA TARTARUGA SENZA CASA. A parte la tristezza, la consistenza della pelle dello sconosciuto animale avvistato ci agghiaccia. Sarà un coccodrillo? Un coccodrillo che corre su due zampe? Indossava una Louis Vuitton? O una lacoste? Comunque è evidente che si tratti di un dinosauro, forse la guida lo diceva, ma non l’ho letta tutta. Qui non sono ancora estinti.
Dopo mezzora il caldo ci fa ripiombare tutti nel torpore. E dopo sole 6 ore di viaggio ci fermiamo a mangiare in un “autogrill uzbeko”. Anche in questo caso, se non abbiamo preso alcuna malattia, significa che neanche la peste un giorno potrà sterminarci, abbiamo degli anticorpi da mezzo chilo. Mentalmente ringrazio il cielo di mangiare sempre alimenti scaduti che hanno rafforzato il mio organismo. Comunque ci facciamo delle fette di salame e di mortadella che, prodotte in un paese che notoriamente non mangia carne di maiale, suscitano non poca perplessità, ma sono accettabili e abbiamo fame. Altro lato positivo è che in questo paese il pane è straordinario, e ne mangiamo uno appena uscito dal forno, croccante e morbido allo stesso tempo che ci fa dimenticare la stanchezza del viaggio. Un pranzo di tutto rispetto, se non fosse che Romina decide di pulire il tavolo con un tovagliolo e i residui che ne derivano sembrano quelli di Chernobil… era meglio rimanere nell’ignoranza.
Finalmente arriviamo a Buckhara, città magnifica ed affascinante, più grande di Khiva, e più moderna. Ha un patrimonio di moschee e minareti spettacolare. Sembra di tornare indietro nel tempo. La cosa che mi sorprende e mi rallegra è che non c’è una carta a terra. Sono città pulitissime. Altro che Milano. Qui si può mangiare per terra. Complimenti davvero.
A differenza di Milano invece ci rendiamo conto che quelli che sono canoni di bellezza in occidente, qui non lo sono affatto. Alcuni particolari ci sorprendono e ci fanno sorridere.
1)      Peli, le donne non se li tolgono! Vediamo delle gambe che sembrano quelle di scoiattoli ma con il pelo! Si potrebbero fare delle treccine! E loro si portano in giro queste gambe sotto gonne colorate in tutta serenità! Altro che sbattimento e dolore della nostra ceretta, qui W il pelo libero! Non voglio indagare oltre… La nostra guida ci dice che è giusto così. Non bisogna dedicare troppo tempo al corpo. Scopriamo essere un’integralista cattolica, e che il suo dio le dice che è peccato occuparsi del corpo. La guardiamo sconvolti, Anna prova a convincerla che dio è più contento se il corpo è piacevole ma la sua predica non funziona. Per Emilia siamo dei peccatori incalliti.
2)      Il monociglio è segno di bellezza, quindi le donne che non lo hanno se lo disegnano e quelle che lo hanno lo coltivano! Anche qui, il pensiero delle dolorose sedute dall’estetista ci rende affrante. Qui sarebbe tutto più facile con il monociglio alla Frida Khalo e le gambe di una scimmia. Ma guarda te come possono essere differenti i punti di vita.
3)      Il dente d’oro fa tendenza. Ebbene si, i denti in metallo prezioso sono segni di ricchezza. Noi abbiamo il SUV loro hanno il dente in oro massiccio. Questo però sulla guida era scritto. Potersi curare i denti è segno di ricchezza e l’oro è un materiale durevole, quindi fa onore, tanto più denti d’oro si vedono, tanto più la famiglia è benestante! Come faranno al metal detector dell’aeroporto? Comunque abbiamo fotografato sorrisi stupendi ben felici di essere immortalati!
A Buckhara abbiamo una guida di supporto che si chiama Svetlana, un nome davvero russo, e lei infatti ha il comportamento di un generale dell’esercito, in sole 8 ore riusciamo a visitare tutta la città, con salita ai minareti compresa! In realtà gli unici due che si dedicano a questa attività faticosissima siamo Flavio ed io, tutti gli altri fanno orecchie da mercante, millantano malattie alle articolazioni e lasciano noi due affrontare salite di 300/400 gradini, dove il gradino però ha un’altezza minima di 40 cm, e nessuno ci sa spiegare perché.
Ultima tappa, l’agognata Samarcanda. Dobbiamo verificare che esista per davvero. Ed in effetti non solo esiste ma è meravigliosa. Madrase, moschee e minareti degni di Maometto, appunto. Anche qui Flavio ed io saliamo sul minareto dopo aver sganciato 5 euro alla guardia e ci rendiamo conto che è assolutamente proibito, praticamente saliamo attraverso una scala dentro ad un cantiere (altro che 626… se ci succede qualcosa invece di soccorrerci ci arrestano) e arrivati in cima vediamo che ci stiamo solo uno alla volta, con il torace che sbuca dal tetto, sotto al sole cocente e con il rischio che una piastrella del minareto o cada di sotto o ci colpisca. Ma noi siamo eroi ed affrontiamo anche questa prova, peccato che quando ritorniamo di sotto la porta di ferro sia chiusa e la guardia scomparsa. Riusciamo ad uscire solo corrompendo il proprietario di un negozietto dentro al minareto che in realtà ci ricatta e dice che aprirà solo se gli compreremo qualcosa, ecco perché Flavio ed io compriamo e indossiamo il loro cappellino tipico, la tjubetèjka, indossato per tre giorni come due idioti!
L’ultimo giorno siamo a Tashkent la capitale, dove ci dicono di vedere la proverbiale metropolitana, costruita negli anni ’70 e pare di una bellezza mozzafiato. Altro che fermata Famagosta o Zara, di arte vera parliamo qui. Insomma scendiamo sotto terra e basta un istante di distrazione e a momenti ci arrestano Fulvio. Ha estratto la macchina fotografica e si accinge ad immortalare la fermata, ma il metro è considerato obiettivo militare quindi le foto sono assolutamente proibite! Riusciamo a convincere la guardia che Fulvio vende il caffè e non è un terrorista e lo portiamo via, sua moglie lo cazzia pesantemente, forse dovevamo lasciarlo alla guardia…
Intanto mi si avvicina un ragazzo che mi chiede se parlo inglese, ovviamente gli rispondo di si e lui comincia lo sproloquio:
“Puoi dire a quelli della Fiat di esportare qui la 500? Perché a me piace tanto e qui non si esiste”. “Ma certo, io parlo al telefono con Marchionne tutte le mattine, lo sai?”. Ma mi deve capitare anche il pazzo della metropolitana? Ma perché li becco tutti io? Ma possibile? Ora estrae una bomba e si fa saltare in aria. Invece continua con i messaggi che devo recapitare in varie parti del mondo. Infatti mi dice: sei tedesca? No, mi hai visto? Sono marrone come il cioccolato, fai te! Lo penso ma non glielo dico, il soggetto è pericoloso. “Puoi dire alle ragazze tedesche di venire in Uzbekistan che io cerco moglie?” Certo che si, ma non ci sono turiste? Si, ci sono ma non vogliono sposarmi! Chissà come mai, non riesco proprio a capire, un uomo tanto originale ed affascinante…
I miei compagni di viaggio ridono sotto i baffi, nessuno cerca di salvarmi, anzi Cristina, infame traditrice, e quasi madrelingua inglese, alla domanda “Parli inglese?”, risponde chiaramente di no, con l’aria dei quella che non sta seguendo. Ed ecco la terza domanda. “Puoi dire alle ragazze olandesi se vengono in Uzbekistan? Perché se non sposo una ragazza tedesca una olandese può andare bene.” Ah si certo. Può venire qui in bicicletta, che ne pensi? Si va bene, ma lui spera di avere una 500 nel frattempo per portarla in giro.
Per fortuna arriviamo alla nostra fermata e possiamo scendere. Il tipo si allontana, convinto di aver consegnato ad un emissario valido i suoi messaggi, domani chiamo Marchionne e magari anche la Wilkinsons che sono bravi sui rasoi per donne…
Intanto io sono stata colpita dalla maledizione di Tamerlano (il feroce condottiero sanguinario) e visito tutti i bagni della città. Ho il colorito di una mozzarella e non riesco neppure a parlare. Si, lo so, è strano vero? Eppure il vibrione mi ha colpito inesorabile, non so se sopravviverò…mi mancano solo  7 ore di volo al ritorno…
Ps. Come avrete capito sono sopravvissuta!
Ps 2. Durante il trasferimento a Taskent abbiamo di nuovo visto lo pterodattilo individuato da Cristina. Era peloso ed era una banale roditore, tipo cane del deserto. Uno scoiattolone, ma senza coda! Con tanto, tanto pelo. Insomma pare che i dinosauri siano estinti anche qui. Forse ne resta ancora qualcuno in qualche azienda…

L’ALBERO DELLE STORIE – S. Shah

Questo libro mi è stato prestato durante il mio viaggio in Uzbekistan da una compagna di vacanza perché avevo finito i miei e ed stato all’altezza. La protanista è una ragazza Afgana che cerca di trovare il giusto in quello che accade nel suo paese tornandoci in veste di giornalista molti anni dopo la fuga a seguito dell’avvento dei talebani. L’orgoglio dell’origine è duro a morire, ed in un primo momento la sua difesa strenua di quello che è accaduto nel suo paese è quasi arrogante. Man mano però che il suo viaggio si compie e si rende conto dell’amara realtà di una finta rinascita sotto la nuova dominazione, il dover ammettere che il dopo è peggio del prima e che solo dolore, morte e distruzione straziano il paese l’arroganza scompare e resta solo l’amarezza per la distruzione di tutti i posti che stanno nella sua memoria di bambina. Voto 7, piacevole ed in tema con il viaggio.

LA CAVALCATA DEI MORTI – F. Vargas

Vargas non delude mai. 500 pagine sparite in tre giorni. L’ennesimo mistero per lo strambo commissario Adamsberg alle prese con un vecchio ricchissimo bruciato nella sua vettura ed una signora stralunata che gli annuncia che la Schiera furiosa è tornata e ha annunciato quattro nuove vittime di cui tre note, ma l’ultima sconosciuta. La cavalcata dei morti porta un messaggio di morte appunto. Condanna persone che nella loro vita hanno qualcosa da farsi perdonare, qualcosa di tragico e crudele, persone che hanno fatto del male, hanno commesso gravi delitti per i quali devono essere punite. E soprattutto, chi ha legato le zampe del povero piccione con del filo da pesca impedendogli di volare e condannandolo ad una morte lenta e orribile? Ogni mistero verrà svelato a suo tempo grazie al mirabolante commissario e ai suoi aiutanti strambi quanto lui, Retancourt, il donnone maestoso che affascina tutti o Veyrenc il poeta. Voto 8. Impossibile pensare ad altro leggendo.

UN GIORNO COME GLI ALTRI – M. Carlotto

Questo libro è la continuazione di Arrivederci amore ciao. Se già il primo era crudele, questo secondo se possibile le è ancora di più. Il protagonista cerca in ogni modo di condurre una vita tranquilla lontano dalle scene del crimine a cui è abituato, ma probabilmente il passato ritorna ed è impossibile scacciarlo. Le vecchie storie tornano a galla, bisogna scendere a compromessi, e quando neanche questi bastano più, l’unica via di uscita è ricorrere alla violenza. E uccidere, senza pietà, chi è testimone scomodo di qualcosa che non si deve sapere. Voto 9, sbranato in un giorno. Talvolta serve la lettura cattiva, priva di sentimenti positivi. Distrae e alleggerisce.

VOLEVO ESSERE UNA GATTA MORTA – C. Moscardelli

Se non puoi combatterli fatteli amici! Chiara Moscardelli, l’autrice di questo libro, è un’addetta stampa di una nota casa editrice. Insomma come si fa? È una mia concorrente per la natura del testo, solo che lei parte avantaggiata di brutto, lavora nel settore! Comunque, ad onore del vero l’ho comprato per capire se davvero di genio si tratta visto che ho notato diverse recensioni, (giuro davvero) non perchè faccio come la volpe e l’uva, ma a me non ha fatto impazzire. Troppo sfigata. Le capita di tutto, mi ricorda un po’ Fantozzi, che a me, ridere non ha mai fatto. Scorre veloce di sicuro, questo bisogna dirlo, si fa leggere volentieri, semplicemente non n l’ho trovato così divertente. Voto 6, anche 6  e mezzo, ma non di più. Non c’è paragone coi libri di Stefania Bertola, che son davvero fantastici. Lo dico con grande presunzione stavolta e senza modesto parere: il mio libro fa più ridere!

INVICTUS - Film C. Eastwood

Me lo avevano detto che questo film era molto bello ed effettivamente avevano ragione! E’ così. Voto 9. Sarà che sono stata in Sudafrica, sarà che mi sono letta tutta la biografia di Nelson Mandela, sarà che gli eroi  mi commuovono sempre, ma l’ho davvero apprezzato. Mi domando dove, uno che è stato Il texano dagli occhi di ghiaccio e Una 44 magnun per l’ispettore Callaghan, abbia trovato tutto questo genio! I suoi film sono uno più bello dell’altro anche se il mio preferito resta Gran Torino. Me lo sono visto in inglese tra l’altro. Si fa quel che si può per esercitarsi. Ovviamente e non è facilissimo, però comprensibile con i sottotitoli per i non udenti (fantastico, mi dicevano: sospiro, coro che canta, rumore di sottofondo!). E’ la storia del presidente Mandela che cerca di combattere l’appartheid attraverso la passione comune per il rugby in occasione dei mondiali. Lacrime a zampillo.

THE SOCIAL NETWORK – Film di D. Fincher

Credo che delle cose di cui si parla tanto bisogna un minimo interessarsi, per capire perchè se ne parli tanto. A me questo film onestamente è piaciuto, una bella storia, originale. Il personaggio non ne esce come un santo, ma come un genio di sicuro. In fondo ha creato il più importante social network del mondo ed è il più giovane miliardario del mondo. Se la storia è effettivamente questa è di sicuro impressionante. In ogni caso un film interessante e non annoia. Visto in inglese anche questo. Fissavo lo scherzo come una pazza, difficilissimo, per i primi 20 minuti ho capito il 50% di quello che Zucherberg diceva. Poi un pochino mi sono abituata. Che fatica però. Voto 7 dai, è un film che si vede volentieri.

DAI DIAMANTI NON NASCE NIENTE – S. Dandini

Lo avevate già capito che questo libro mi aveva fatto impazzire vero? Tanti complimenti alla Dandini per la sua capacità di scrivere un libro sulle piante e sui fiori, con grande leggerezza, passione, simpatica e cultura, si perchè tantissime sono le citazioni storiche e di personaggio illustri che si sono appassionati al giardinaggio. Nessun riferimento politico, solo trasporto “verde” ma non leghista! Diversi capitoli con diversi riferimenti e aneddoti. Alcune frasi sono bellissime, ma non vi svelo niente, a voi leggerlo e applicare! Una chicca: due fogli di appunti sul giardinaggio di De Andrè, regalati all’autrice da Dori Ghezzi. In fondo il titolo appartiene a loro che sono stati ben felici di cederlo momentaneamente per questa opera. Voto 9.

MIDDLESEX – E. Jeffrey

Va bene, lo ammetto, non l’ho finito. Però onestamente dopo 40 giorni ero ancora a pagina 300 e me ne mancavano altrettante. Non si può fare. Rinunzia assoluta lo ammetto. Vero che si parte con un ottimo presupposto perchè l’argomento sembra interessante: la vita e la storia di un ermafrodita e la storia della sua famiglia per capire come si è arrivati lì, solo che ci mette troppo tempo per spiegarlo. Non so più chi mi avesse detto che era un bel libro, beh, si sbagliava, almeno per quanto mi riguarda. Non è riusciuto ad appassionarmi, non mi fa venire voglia di arrivare al capitolo successivo, troppo lento e troppo descrittivo. Troppi personaggi e ad un certo punto non capisci più di chi sta parlando.Voto 4 e 1/2, da non leggere a mio parere, come sempre modesto. Anzi, ci ho speso davvero troppo tempo, dovevo abbandonare prima, ma sapete che mi fa un po’ male al cuore non finire un libro.

lunedì 5 settembre 2011

IL MIO GATTO è UN IPOCRITA (ed è pure grasso) - H. Lasserre & G. Bonotaux

Da quando ho vissuto a Parigi ho cominciato ad apprezzare i fumetti, che qui non sono così diffusi ma qualcosina di divertente si trova sempre, tipo questo libricino. Sono morta dal ridere. Già il titolo partiva benissimo. Il contenuto è molto simpatico, certo dovete avere un gatto per apprezzare e capire, quindi lettura dedicata ai gattofili. Voto 8. Rilassa e fa sorridere a lungo!