venerdì 29 maggio 2009

Six&the city rimangono in quattro e sbarcano in Normandia

Una delle conseguenze dell’annullata vacanza in Guadalupa é un biglietto di andata e ritorno per Parigi, da dove era prevista la partenza caraibica, tecnicamente inutile a quel punto. Le girls pero’ efficienti e pratiche come l’ufficio viaggi di una banca svizzera, procedono alla modifica delle date dei loro biglietti e sono pronte per affrontare un lungo fine settimana presso i cugini d’oltralpe alla ricerca dell’avventura e alla scoperta di nuove e fantastiche mete culturali e alimentari (e ti pareva che non si parlasse anche di cibo).
Dopo una veloce lettura alle guide e una proposta su file excel con allegata una presentazione power point completa di video stile Licia Colo’, decidiamo di avventurarci alla volta della Normandia: Mont Saint Michel, Saint Malo’ e Rouen le linee guida del percorso.
La pianificazione parte un mesetto prima all’incirca ed in quel momento scopriamo che i francesi sono molto più pianificatori di quattro donne che lavorano nel finance, soprattutto quando si tratta dei loro fine settimana lunghi e quello che abbiamo scelto noi dura quattro giorni ergo Mission impossible.
Niente da recriminare se non fosse che al dodicesimo hotel che ci dichiara il tutto esaurito cominciamo a chiederci se non abbia ragione Berlusconi e la crisi non sia per caso già terminata oppure se tutti i popoli del mondo si stanno radunando in Normandia e noi siamo le uniche non invitate ufficialmente. La località scelta per dormire é il Mont Saint Michel che effettivamente é una delle mete preferite da circa una milionata di turisti.
Arriviamo noi belle belle e pretendiamo pure di dormire con l’onda che ci lambisce i piedi? Decidiamo cosi di andare un pochino più fuori, in un posto un po’ meno turistico anche perché alternative non ce ne sono! E cosa ti trova la Trincherini? Ma niente di meno che uno Chateau! Certo un castello vero, con due sole stanze a disposizione per gli ospiti in cui vive anche il proprietario con la sua famiglia. Siccome il mio francese é come quello di lady Oscar, capisco che fa il ristoratore e che nei dintorni ci sono un sacco di ottimi ristoranti quindi confermo senza esitazione. Mi sorge ora il dubbio che invece del mio pessimo francese sia la mia leggendaria passione per il cibo a farmi malintendere le cose. Il signore infatti é RESTAURATORE, non ristoratore ed io vengo comunque rimandata in settembre agli orali con voto 4 in pagella e nota di demerito a casa ai genitori da riportare firmata più menzione: somara galattica.
Insomma, le ragazze arrivano il giovedi all’aeroporto di Orly e sono fuori ad aspettarle, perché mi hanno appena detto che sono atterrate e devono solo recuperare il bagaglio, quando Claudia mi informa che non possono uscire perché c’é una valigia sospetta e devono farla brillare prima di far passare le persone. Ma nooooo! Già me le vedo, colpite dal calzino puzzolente di un manager sbadato, oppure ferite a morte dal ferro arriccia capelli di una fotomodella che é andata in bagno a stringere la cintura dei pantaloni perché la taglia 38 le sta larga poverina. Insomma alla fine niente di tutto cio’ accade e finalmente me le mandano fuori belle come il sole!
Il mattino successivo ore 8 dopo una parca colazione a base di mignotterie, the, caffé, pane e marmellata, succo di frutta, nutella, biscotti al cioccolato, madeleine, financiere all’arancio, yogurt, budino al caramello e frollini al burro, in totale leggerezza partiamo, pronte a percorrere i nostri quattrocento chilometri. Senza apparenti difficoltà arriviamo al maniero, fatto salvo un piccolo dettaglio: a pochi chilomentri dalla destinazione in piena autostrada, che il navigatore non riconosce completamente, esso medesimo ci comunica: “Meta raggiunta”. No, ma scusa, brutto imbecille, meta raggiunta tua nonna la tivu via cavo, che siamo in una piazzola di emergenza, continua cosi che ti smonto tutti i bulloni, ti strappo un fusibile e ti starnutisco sul video.
Approccio sistemi informativi spengo e riaccendo la macchina. E il navigatore mi parla di nuovo: “Inserire il CD di navigazione per sapere dove andare senza distrarvi dalla guida”. No, dico, mi pigli in giro? Guarda che io lo so dove devo andare, sei tu ferraglia a cristalli liquidi che non lo sai. Insomma, abbiamo capito che non ha intenzione di cedere e fa il polemico, quindi ci affidiamo alla banalissima cartina cartacea che nel giro di cinque minuti ci conduce al castello.
Per arrivare percorriamo uno sterrato abbastanza lungo che termina davanti ad un cancello immerso nel nulla. Le girls cominciano a preoccuparsi. In effetti un cancello da solo in mezzo ad un campo di grano sotto due piante, non é che sia del tutto rassicurante ed il quadro agghiacciante si conclude degnamente quando arriviamo al maniero: il proprietario ristoratore restaurante ci attende brandendo una roncola.
Oh mamma mia, quanto ci metteranno le nostre mamme a dare l’allarme? Speriamo almeno che sia Warrick a venire a fare i rilevamenti sui nostri resti, cercando impronte digitali. Ovviamente vi sembra che in Francia si possano chiamare CSI come in tutto il resto del mondo? Ma certo che no, qui sono Les Experts, fa niente basta che venga qualcuno ad portar via i nostri corpi fatti a pezzi dal serial killer a roncolate, c’é anche un cane, Milù, che se ne andrà a spasso con in bocca il femore di Alessandra e il metacarpo di Claudia.
La casa all’interno, se evitiamo di prestare troppa attenzione al cumulo di cimeli ammonticchiato ovunque, é affascinante, sa di storia e di passione ed infatti il nostro signor Ives (cosi si chiama il maniaco omicida, nel caso ci accadesse qualcosa fra qualche anno vedete di ricordarvelo che é questo genere di indizi che permette alla polizia di risolvere il caso) comincia a raccontarci l’origini dei pezzi sparsi ovunque e scopriamo che l’indomani mattina faremo colazione sedute su quattro poltrone Luigi XV, sul serio non tanto per dire! Soprattutto nella sala che appartenne ad una coppia di famosi armatori di Saint Malo’, che avevano aiutato l’altrettanto famoso pirata Cartier ad allestire il suo veliero.
Ora, una paio di domande: ma parliamo di Cartier quello delle penne e degli orologi? Perché in effetti il prezzo che paghiamo per quegli articoli é un furto pero’ ora proprio dargli del pirata mi pare sia a rischio di querela no? Seconda cosa: la vuoi posare quella roncola accidenti che Mirella ha estratto il phon dalla valigia ed é pronta a sparare bigodini al minimo accenno di pericolo? In tutto cio’ Ives Il Magnifico continua a raccontarmi aneddoti storici e particolari tecnici del castello che io mi affretto a tradurre fino a quando mi dice che ha appena finito di distruggere una quantità infinita di nidi di ragno, perché ce n’erano veramente tantissimi e non fa in tempo a toglierne uno che se ne formano cinque. No ora, in tutta onestà, conoscendo il terrore per il mondo entomologico delle girls, vi pare che possa anche solo minimante accennare a questo argomento? Le guardo cercando di capire se hanno captato la parola ARAIGNES ma mi sembrano ignare, quindi con indifferenza butto li una cazzata qualunque sulla pittura di una che sembra mia zia Pina appesa alla parete di fronte e tutto procede in assoluta tranquillità.
A questo punto via, verso Saint Malo’. Ives ci suggerisce di vedere all’incirca tre musei e noi, note donne di cultura e spettacolo, scegliamo il Museo della Cozza alla marinara e dell’Omlette Jambon Fromage Oef che non sarà tanto culturale ma con un buon bicchiere di vino bianco é la morte sua. La cittadina é veramente bella. C’é pero’ una cosa che ci inquieta un pochino, tutti i posti hanno lo stesso nome: Chateaubriand, una via, un palazzo, una pizzeria, una creperie, ma vuoi vedere che siamo già morte e siamo in una città fantasma? Ora appare la strega di Biancaneve, anche se noi speriamo di incontrare francamente Jack Sparrow che ci rapisce e ci scarrozza in giro con il suo veliero fantasma. Bene, ora pero’ torniamo con i piedi per terra e continuiamo il nostro giro discovery channel. Saint Servan, Cancale, Vivier sur Mere e poi di nuovo al castello, che é immerso nel buio più completo, fra campi sterminati e ci sembra di essere sul set di The Blair Witch Project, dove le streghe siamo noi, ma fortunamente Ives ci ha lasciato le luci delle scale accese e quindi veloci come Bip Bip ci rintaniamo in stanza e dopo aver messo una sedia davanti alla porta che ovviamente non si chiude, fatto il saluto militare al busto di Napoleone che dorme sul trumo’, detto una preghiera sugli inginocchiatoi davanti al camino e rischiato l’osso del collo scivolando con le calzine di cotone antistupro sul pavimento in legno appena cerato, ci infiliamo a letto battendo i denti dalla paura Claudia e dal freddo io. Ovviamente se qualcuno oserà svelare che ho dormito con i calzini saro’ costretta ad ucciderlo per farlo tacere per sempre, oppure gli versero’ 600 mila euro e dichiarero’ che si tratta di una parcella, ops.
Il sabato trascorre al Mont Saint Michel purtroppo sotto la pioggia e con la temperatura media di Stoccolma a novembre, l’unica nota positiva é che non ho trovato delle fettone Wasa giganti da acquistare. Il posto é veramente magnifico, l’abbazia spettacolare e vedere l’immensa distesa di sabbia intorno al fortino che si estende per chilometri é davvero emozionante infatti non a caso é uno dei patrimoni dell’Unesco, del tutto meritato. Sulla via del ritorno, prima di andare a cenare a Dinan, ci fermiamo alla Biscotterie del Mont Saint Michel, Rue de Chateaubriand pure qui e ripartiamo dopo un’ora con la macchina inclinata a causa del carico di frollini, di fleur de sel, di marmellata caramel beurre salé che invade il baule. Per il cibo abbiamo davvero un sesto senso, dovrei scrivere una guida sui ristoranti, invece di tenere un blog di cazzate.
La serata si conclude come dicevo a Dinan al ristorante La mere pourcel, che per educazione non tradurro’, di fianco alla piazza Chateaubriand, dove provo le mie prime ostriche nel tentativo di superare l’istintivo senso di disgusto che mi si palesa quando guardo quell’alimento viscido e bavoso. La prima é orrenda, mi pare di bere un bicchiere di Mar Morto, la seconda lascia intravvedere uno spiraglio di gusto velocemente spento dal sale, la terza invece ha un sapore delicatissimo e delizioso. Ma sono finite e mi rendo contro che lo studio non é ancora terminato, il giorno successivo dovro’ riprovare, approccio scientifico. Test di verifica, il risultato non é stato univoco.
Terzo ed ultimo giorno salutiamo Ives, che stranamente non ci ha ucciso, facciamo un servizio fotografico con lui come protagonista stile “Il mio nome é Bond, James Bond, con le bond girls”, le solite quattro copie, firmiamo il suo libro degli ospiti come delle star, ascoltiamo le ultime indicazioni culturali che stranamente seguiremo e ci avventuriamo alla volta di Bayeux, prima città liberata dagli americani, dove é corservata la Tapisserie, una meravigliosa tela di lino lunga 70 metri e sulla quale é ricamata la storia di Guglielmo detto il Bastardo, ma no, non perché aveva tradito la moglie, cioé, di sicuro anche lei, pero’ prima aveva tradito il regno, si insomma ve lo racconto un’altra volta, questa é un’altra storia che si svolge a Chateaubriand.... Dopo la visita Mirella ha cominciato a ricamare sulla tovaglia della sua cucina la storia del fidanzato PierCarmelo che lei ha abbandonato in un autogrill a Varallo Pombia, vicino allo zoo e sull’accappatoio le vicende della sua piastra liscia capelli: dall’incontro all’Unieuro, alla festa per il loro quinto anniversario, ora é alla cena per l’addio al celibato del bigodone da frangia, che ha deciso di sposarsi con una molletta dopo solo quattro mesi di frequentazione, ma pare che lei sia incinta, non so se questo dettaglio verrà reso pubblico pero’.
A questo punto Arromanches Les Bains, una delle spiagge dello sbarco, dove ancora sono visibili i resti del ponte artificiale costruito dagli inglesi e per finire, Rouen, dove c’é la famosa cattedrale dipinta da Monet in tutte le salse (vedete che non lo faccio apposta a fare riferimento al cibo? Mi viene cosi, dal cuore, anzi dallo stomaco) dal momento che rientrare a Parigi é impossibile e che ce ne rendiamo conto solo dopo una cinquantina di chilometri di rallentamenti e coda!
A mezzanotte come delle Cenerentole un po’ stagionate siamo a casa lavate, pulite e stirate, pronte per andare a letto. Ancora un’oretta di pettegolezzi, chiacchere, risate e poi tutte a nanna. Ma prima prenoto il taxi per l’indomani, codice di prenotazione: Chateaubriand 31. Nooooooooooooooooooo!

1 commento:

  1. Meraviglioso!!!!!! qualche volta facci l'elenco di tutti i posti che hai visitato! compreso il lago maggiore naturalmente.....

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