domenica 17 maggio 2009

Acquisti di impulso in vacanza

Splendido, meraviglioso, fantastico oppure buonissimo, saporito con nessuna altra cosa al mondo... Ma perché diavolo l’ho comprato? Scusate non vi é mai capitato durante le vacanze di acquistare delle cose che sul momento vi sembrano decisamente indispensabili o saporitissime e nell’esatto istante in cui rimettete il piede in casa vi rendete conto di avere il perfetto articolo della fiera del kitch o un alimento inquietante da utilizzare in caso di torture cibo oriented? Vi propongo qui di seguito alcuni esempi illuminanti nella speranza che possano essere di aiuto per evitare di ripetere fatali errori, ops orrori.

La confezione gigante di fettone Wasa. Come potete osservare dalla foto, la confezione appena citata, acquistata durante un delizioso viaggio a Stoccolma, misura all’incirca quaranta centimetri di diametro e contiene dieci fettone. Bene. Bene un corno, é interminabile. Di fronte ad una distesa di almeno una ventina di confezioni simili, marche diverse e gusti diversi, Daniela ed io, note talpe da supermercati esteri, alla ricerca di scoperte alimentari eclatanti, con l’entusiamo degli esploratori del manuale delle giovani marmotte (é soprattutto la parola giovani che ci descrive a pennello) rimaniamo in adorazione estatica per circa dieci minuti. L’impulso é di acquistarle tutte, ma la razio ha la meglio e decidiamo intanto di fotografarle e fotografarci per testimoniare questa mitologica scoperta (e poi osiamo criticare i giapponesi davanti alle vetrine, che fellone). La razio ci ricorda anche che viaggiamo con bagaglio a mano, che l’oggetto in questione é decisamente fragile e che pesa all’incirca mezzo chilo. La razio ci impone anche di non acquistarne più di una a testa e quindi cerchiamo di scegliere la migliore. Un dettaglio: le etichettte sono scritte in svedese quindi stiamo acquistando una cosa che potrebbe essere tranquillamente gusto pera, oppure aroma formaggio e consommé di gnu con scaglie di cioccolato, nonché arrosto di alce aromatizzato salmone con vellutata di fegato di renna di Babbo Natale, gusto stagionale visto che siamo al 13 di Dicembre. Insomma, sempre la razio ci da il criterio di scelta: chiudiamo gli occhi e puntiamo il dito su un punto a caso dello scaffale. Scelta: confezione rossa, sono ispiratissima. Arrivo a casa e apro il pacchetto: si tratta di Wasa integrali, colore marrone scuro con macchie nere, sembra la sabbia di Maratea, consistenza ecologica, mi spiego sembra di mangiare il cartone quello con l’ondulato in mezzo, durata: infinita. Una rondellona dura almeno dodici pasti, perché é talmente asciutta e poco appetibile che ne mangi un frammento alla volta. Ne ho ancora tre e mezza, credo che cerchero’ di non sprecarle perché vorrei fare in tempo ad arrivare al prossimo Natale per riacquistarle, non vorrei restare senza....anzi venite a trovarmi che ve le faccio assaggiare, ma solo un pezzettino. Una buona idea potrebbe essere mangiarle con le due marmellate che ho comprato nello stesso momento e che sono ancora depositate nella prima antina della mia cucina: quella di ribes rossi, ovvero Lagkalori, che non ho ancora capito se é salata o dolce, si tratta di quella che ben conoscete come regolare accompagnamento delle polpette dell’Ikea e quella Hjortron Sylt, Brunneby Muster, che raffigura delle more bianche (esisteranno davvero?), che credo sia venduta solo a Stoccolma e sto cercando di utilizzare nella preparazione di una bomba, se sapeste aiutarmi a distinguere la marca dal gusto, sarebbe già un passo avanti. L’altro meraviglioso ingrediente acquistato ad un mercatino é la salsiccia di renna. Vivo sotto scorta perché sono ricercata da un commando di Greenpeace che cerca di farmi pagare la morte di Ratatouille e l’estinzione della natica di renna.

Il berretto di montone. Siamo carine vero? Si un gruppo di gine carine e le altre tre spero mi perdoneranno, perché invece di essercene una che con la sua saggezza frena l’entusiasmo del gruppo vacanze alta Badia, il gineceo (ecco perché gine) si fomenta reciprocamente e riesce a cancellare l’ultimo dubbio dell’ultima disperata compagna ancora impegnata nell’atto di resistenza all’acquisto. Quattro donne e quattro berretti, ma quattro sono anche i gradi sotto zero che stiamo affrontando in questa meravigliosa città quindi possiamo confermare che l’acquisto é stato generato da un effettivo bisogno del consumatore di non rimanare congelato come un findus sotto il palo della luce in attesa dello scatto della foto di gruppo (la solita in quattro copie). Ci abbiamo messo anche quattro bicchieri di Glogg e quattro biscotti alla cannella. Ma quattro a testa o quattro in tutto? Siccome mia mamma legge questi pezzi mi avvarro’ della facoltà di non rispondere.
Vorrei sottoporre ora una domanda alle compagne di viaggio. Quante altre volte avete indossato questo fantastico compricapo dopo essere rientrate? Se almeno una di voi lo ha messo almeno una volta le pago una pizza con salsiccia di renna. Il mio é indossato dall’appendiabiti dell’ingresso. Penso sia per quello che non sono più venuti i ladri nell’appartamento: sono convinti che ci sia una guardia russa che sorveglia la porta, la guardia é leggermente effemminata perché sotto al colbacco indossa un mio cappotto sciancrato.

Il bicchiere Heineken della fabbrica Heineken, il cestino di banano di Cuba, la noce di cocco dipinta delle Maldive, il tris di cormorani pitturati a mano.
Direi che l’elenco da solo fa rabbrividire. Eppure li ho tutti quanti. Ritengo che siano comunque acquisti di una certa utilità, altrimenti come faremmo ad organizzare la serata riciclo dei regali di Natale? In fondo siate onesti, non é che ricicliamo solo i regali di Natale, ricicliamo tutto quello che non vogliamo più vedere nella libreria della sala. Fortunatamente é cosi che sono riuscita a piazzare un cestino di fiori di sapone gusto cocco ananas, un candelabro fatto a forma di gnomo verde, solo che in cambio ho ricevuto un delfino di nuance legno marcio... talvolta qualcuno fa scelte peggiori delle nostre.

Il quadro etnico. Non importa in quale continente siate in vacanza, fosse anche Pieve Vergonte o Borghetto Santo Spirito, di sicuro troverete qualcuno che vi vende un quadro etnico, ma la cosa grave é che voi lo acquisterete per metterlo in una splendida cornice, quella che non ha il cartoncino dietro, quella trasparente: la cornice a giorno. Chiaramente non ne comprate uno solo, ma tre, perché uno a cinque euro, ma tre a dieci, non vorremo mica lasciarci sfuggire l’affare del secolo no? E quindi via con la trilogia. Nel mio appartamento sono appesi nell’ordine:
papiri d’Egitto (e non nel senso dell’insulto), batick del Sudafrica (3 per 5 euro, 3 cornici a giorno per soli 90 euro, l’una, le cose quando si fanno vanno fatte bene, in fondo l’opera deve essere valorizzata), sughero del Messico (avrà l’influenza maiala? Anzi porcina? Nel senso di fungo? Influenza champignons qui in Francia), foglie di banano dipinte di Cuba, cartoline pubblicitarie della ville de Paris. Organizzo delle visite guidate per gli appassionati, siete pregati di prenotare con anticipo, fortunatamente le pareti di casa sono esaurite e su quelle di Parigi non sono autorizzata ad appendere. Sarà a vostra disposizione anche un catalogo della Mostra. Su richiesta si organizzano eventi fashion con servizio fotografico (Compleanno della Nonna Pina agosto 2006, Cresima del cugino Gianmaria Marco Filippo maggio 2009, Gran Prix Dog of the year 2009).

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