sabato 9 maggio 2009

Parole, parole, parole

Questo é un vecchio pezzo, che alcuni di voi già conoscono. Riesumato, riadattato, ma il contenuto ed il messaggio non cambiano!

Sapete, vorrei provare a spiegare come nasce.
C’è un momento della mia giornata, un attimo di calma nella testa, in cui si materializza un pensiero particolare. Nasce come una goccia di pioggia, sembra insignificante, ma poi un’altra, un’altra ancora, il pensiero non è ben definito ma ha un’anima che prende forma, che si ingrandisce. Ad un certo punto piove forte, l’acqua scorre disordinata ma la devi convogliare, deve prendere una sola direzione.
Sento il bisogno di scrivere, di vedere nero su bianco quello che ho in testa e le ragioni sono molteplici.
Scrivere mi permette di esorcizzare un problema, trasferirlo sulla carta lo allontana da me, me lo fa guardare da fuori, da lontano, con maggior lucidità, con un certo distacco. Scrivere mi permette di serbare un ricordo. Scrivere di qualcosa ferma l’evento, lo blocca sul foglio. Lo lasci lì e sai che prima o poi lo ritroverai. Dopo mesi, anni, quel ricordo sarà ancora lì, intatto con la percezione del momento in cui l’hai fermato, l’hai descritto, con lo stesso sorriso, la stessa ironia, la stessa dolce malinconia o con una dolorosa tristezza.
Scrivere ti permette di comunicare con le persone per cui provi dei sentimenti. Nessuno ti interrompe o ti agita, il tuo pensiero è fluido, riesci a concretizzarlo con chiarezza, senza vergogna, senza filtro.
Scrivendo sei senza veli, quasi indifeso, ma in realtà le parole ti regalano una grande forza, la forza della trasparenza, la capacità di trasferire le emozioni, la possibilità di conservare un momento speciale, il grande dono di regalare agli altri delle sensazioni.
Quando scrivi, scrivi per te stesso non scrivi per gli altri. Ne senti la necessità. E’ un bisogno. Una volta la pensavo cosi, qualche anno fa. Oggi, in ragione di quello che é diventata la newsletter non sono più sicura che sia esatto. E’ come se fosse uno scrivere collettivo. E’ una scrittura di intrattenimento, cerchi di raccontare con una risata quello ti capita, perché é cosi che lo vivi, senza troppo tragicizzarlo, perché altrimenti non se ne viene fuori più.
E’ anche un bell’esercizio mentale. Scrivi per condividere un bel libro, per spingere qualcuno a leggerlo, o nel caso di un libro orribile, per evitare che altri ci perdano del tempo, perché il tempo è un bene prezioso.
Questo tipo di scrittura ti permette di far fare al tuo cervello cose diverse. Dopo intere giornate passate sui numeri, ti devi dedicare a qualcosa che di numerico proprio non ha niente. Devi esprimere un giudizio, devi far capire che cosa hai provato in poche righe. Ti metti anche in gioco, perché alla fine oggi sono più di un centinaio le persone che leggono le tue cazzate.
Vale anche qua la stessa regola: tu dovresti scrivere per te stesso e non per gli altri. Certo che il fatto di avere un blog significa condividere, quindi non puo’ voler dire che scrivi solo per te. Il tuo diario é per te. Un post é per il gruppo.
Poi scrivi per il tuo piacere personale, per la gioia che ti procura, per il cuore sulla carta, per il profumo dei fogli, per il ticchettio della tastiera di un pc, per il fascino di una penna stilografica o, come scrive Sandro Veronesi, per la strada che percorre una piccola busta da una città all’altra e che le dona una dignità particolare, quasi storica.
E poi quanti aneddoti deliziosi nella mia vita legati alla scrittura?
Nell’era della tecnologia, qualche anno fa, la mia migliore amica decide di vivere per quattro anni in un’altra nazione e nonostante telefonate quasi quotidiane e mail, in un mio cassetto giace una preziosa scatolina che contiene decine di lettere, piene di affetto, di emozioni, di racconti, di risate e di vita e sono sicura che una scatolina identica sta anche a casa sua.
Un altro ancora? Ho un amico, di vecchia data e un giorno, tanto tempo fa, non mi ricordo da che parte del mondo, o forse da che parte dell’Italia, gli mando una cartolina. Beh, questo gesto diviene un’abitudine, una specie di rito di amicizia. E sai quale è la cosa più sorprendente? Questo amico conserva undici anni di mie cartoline dal mondo.
Penso che scrivere sia una strana forma di esibizionismo. Diversa, di certo non rivoluzionaria, mostri quello che hai dentro invece di mostrare quello che c’è fuori. O semplicemente mostri un lato, il tuo modo di vedere le cose. Il mio é quello ironico, scanzonato, perché sono convinta che non ci si debba prendere troppo sul serio. E a volte a sprazzi, come oggi, mostro il lato meno ironico, perché comunque c’é anche quello.
Ecco come nasce. Nasce cosi.

7 commenti:

  1. O che bello! Sono la prima a farti i complimenti per questo pezzo! un bacione!
    Chiara

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  2. E' bellissimo, ed ero seduta vicino a te mentre lo scrivevi! Brava!

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  3. Mamma sei tu? una firmetta? ;-)) baci
    ps. era già scritto, l'ho solo postato!

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  4. Una sola parola: NOTEVOLE !!
    Giuly

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  5. Caspita....fai venire voglia di scrivere anche a me......grande Nadia!
    P.S. il tuo modo di scrivere scanzonato è davvero adorabile e riesce a far nascere un sorriso anche nei momenti più elettrici!!!!Quindi l'unica cosa che posso dire con il cuore è....GRAZIE!!!!!!
    Baci
    Paola

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  6. No dai non fare cosi mi metto a piangere! Grazie mille amichetta!
    Bravi scrivete anche voi e mandatemi delle recensioni! ;-))

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