sabato 21 agosto 2010

Capitano ACHAB

Chiamatemi così, la regina dei mari, la Poseidona dell’Adriatico, la Moby Dick della Romagna. Stavolta vi vorrei parlare della mia vacanza in barca perché credo che meriti qualche minuto di attenzione nonché qualche considerazione di carattere tecnico, generale e marittimo.
Aggiungo un ringraziamento a Simonetta che ha messo a rischio il rapporto con la sua famiglia portando me sulla sua barca. Dobbiamo anche descrivere il capitano, ovvero suo fratello, per comprendere il livello di ordine necessario per restare a bordo e trovarmi un minimo di scusanti.
Prima di tutto cerco di farvi capire il mio livello di confidenza con il mezzo condividendo il vocabolario che possiedo appieno: in grassetto come io chiamo le cose, a seguire il loro nome vero.
CORDE = Cime
SALOTTO = Dinette
VERANDA = Pozzetto
TENDA = Vela
VOLANTE = non pervenuto, non ho idea di come si chiami in barca
RIPOSTIGLIO = Gavone
PALLONI DI GOMMA = Parabordi
Che ne dite? Direi che darmi ordini in barca è abbastanza facile in termini interpretativi, ci metto solo 22 o 23 minuti a capire cosa mi stanno chiedendo. Aggiungo che nel pieno di una manovra di atterraggio, si dice così vero? O forse mare, ammaraggio? Mah, insomma ci stavano attaccando ad una palla galleggiante in acqua con una corda attaccata, qualcuno lo chiama CORPO MORTO, ma mi fa impressione e quindi lo chiamerò corpo malato, almeno gli diamo una speranza di sopravvivenza, ecco dicevo, ci stavano attaccando al corpo malato quando qualcuno mi dice: “Nadia prendi il mezzo marinaio”, “Eh? Mezzo che?” ed io solerte mi avvio alla ricerca di un nano in barca. Non l’ho trovato, in effetti non l’avevo visto salire. Forse era in cabina, in cuccetta, insomma giù al piano di sotto, giù da basso direbbe mia nonna, la gente non c’è mai nel momento in cui hai bisogno.
Dovete però avere comprensione di me e di Simonetta, perché il capitano della mia barca è un uomo preciso e ordinato. Ma mooolto ordinato, è il fratello della mia amica appunto, però questo pezzo ha passato la sua censura morale perché anche lei è vittima del suo rigore in alto mare. Vi facciamo alcuni esempi illuminanti.
CODICE COLORE. La barca è bianca e blu, e quindi tutto quello che sale in barca deve essere dello stesso colore. Mi è stato tassativamente proibito di portare il mio asciugamano in quanto viola. Un po’ come a teatro, viola proibito, porta male e fa disordine e poi tutti i teli devono essere uguali. Simonetta è stata profondamente ripresa perché il tubo della sua crema solare è giallo, abbiamo scritto direttamente dalla barca un telegramma a Clarins e a Lancaster chiedendo chi, di quegli incompetenti del marketing, aveva potuto pensare al colore giallo per il packaging di una crema solare. Quindi abbiamo usato solo doposole per una settimana, l’azzurro era validato ma con sopportazione.
Non abbiamo potuto mangiare pomodori, troppo stacco di colore, l’Aperol è stato censurato e rinchiuso in frigo e tirato fuori solo per brevi istanti dalle 19.02 alle 19.05. I limoni non hanno potuto salire. La pasta è stata cucinata solo in bianco con olio e parmigiano, stile minimalista Armani.
IL PARABORDO. I parabordi sono bianchi, ma questo stona, quindi sono stati ricoperti di un delizioso “vestitino” blu, stile Alberta Ferretti, molto chic e poi lo scuro snellisce.
Gli stessi vengono messi e tolti all’incirca 18 o 19 volte al giorno ed ogni volta riposti nella loro vaschetta, ma non basta, vanno infiocchettati, ovvero alla cordicella viene fatto un grazioso nodo ognuna delle 18 volte, che verrà slegato successivamente. Mi rendo conto che metto in discussione i fondamenti della navigazione e della sicurezza in acqua, ma sono anche una agguerrita sostenitrice del minimo sforzo massimo risultato, quindi se fosse per me navigherei con i parabordi fuori per tutta la settimana, così sono già pronti, no? Approccio pratico. Le corde. Vengono slegate e rilegate la stessa quantità di volte dei parabordi, credo di aver capito che viaggino in coppia, poi c’è questo strano rito del lancio della stessa in testa ad un povero marinaio che sta al porto, gliene lanciamo due di solito. La prima cade in acqua senza neanche toccare terra, la seconda, come abbiamo appena specificato in testa. Una volta terminato, si riportano in barca bagnate fradice e si rilegano, reimpacchetano con un nuovo fiocco che farebbe invidia alle commesse delle Galerie Lafayette sotto Natale.
TEMATICA ASCIUGATURA COSTUME. In questo caso abbiamo diritto ad una deroga, va bene anche il multicolore ma non possono essere stesi in giro, non possono essere stesi sul ponte, non possono essere stesi appesi alle cime, non possono essere stesi sul bordo del letto, non possono essere stesi sui sedili, quindi, li tenete in mano e li asciugate con il fiato, vi bastano solo due o tre ore, cosi passerete il tempo che vi manca al tramonto e per vedere qualche stella cadente.
ATTIVITA SPORTIVA ED EMATOMI. In barca le cose non stanno mai dove vi servono. Se siete sopra (in coperta? Plaid? Piumino?) gli occhiali li avete dimenticati sotto coperta. No, non sotto le coperte, ma al piano di sotto. E se siete sotto, non vedete l’ora di salire perché fa un caldo masai e avete appena picchiato il cranio nello sportellino di m… che avete lasciato aperto e dove in 10x10cm avete stivato otto magliette, un vestitino, due pantaloni, la biancheria, le scarpe con il tacco che resteranno nel sottovuoto, e vi state ancora chiedendo perché le portate dopo la decima vacanza in barca in cui non le usate e ci sono anche le All Stars, dodici costumi e il pigiama. Chiaramente quando toccate la molla per abbassare lo sportello, vi chiudete dentro un dito. Lo roba è dentro sottovuoto, per estrarre un reggiseno come minimo dovete tirare fuori sette altre cose.
Un ulteriore problema di base è che in ogni spostamento urterete un ginocchio in qualcosa che è sempre stato lì ma di cui non vi siete mai accorti, oppure un fianco o un braccio. Non siete veri barcaroli (forse barcarolo fa un po’ Venezia? Marinai diciamo?) se non tornate a casa con almeno undici ematomi. Io per andare sul sicuro ho pensato di procurarmeli anche giù dalla barca. Catapultandomi con le infradito giù da una rovina, danneggiando tre cose: il blackberry che è sgusciato fuori dalla borsa, frantumandosi al suolo, il mio osso sacro con un ematoma delle dimensioni dell’Australia però su una pietra medioevale, questo dona rilevante dignità alla ferita e un gomito a cui abbiamo aggiunto anche un graffio che fa molto Rambo.
IGIENE PERSONALE. Acqua, risorsa limitata. Quindi minimo uso e nessuno spreco. Ci si lava in acqua di mare e poi breve risciacquo con acqua dolce. Quindi avete sempre questo splendido sapore di sale in bocca, da più gusto alle vivande. Come ad usare L’Emoform, il dentifricio più disgustoso della farmacia. I capelli si lavano in mare, quindi bisogna essere un incrocio tra la Pellegrini ed Ester Williams per riuscire a stare a galla, insaponare la testa e non morire annegate. Con un buon allenamento nel giro di un paio di mesi ce la potrete fare. Dopo 3 giorni avete i capelli di Bob Marley, ottimo approccio per un look più wild. Sorvolo sul fattore toilette. Chi ha fatto vacanze in barca già sa e chi non le ha fatte è meglio che viva nell’incoscienza. Un solo consiglio, niente bagno in mare al mattino dopo che tutti hanno finito la colazione. Cambiare baia prima.
SVEGLIA. La barca ha un approccio comunista: se si sveglia uno si svegliano tutti. Lo spazio è ristretto e il motore del bagno ha il rumore di una ruspa sull’asfalto ergo, il primo che lo usa sveglia gli abitanti del Perù e probabilmente un paio di persone in Groenlandia.
CIRQUE DU SOLEIL. Così ti senti quando due barche si affiancano per passare la notte e tu cerchi di passare da una parte all’altra. Non sono mai alla stessa altezza, non hai mai un bordo, un pomello, una sbarra a cui attaccarti per passare, quando scavalchi la prima, mentre stai per passare sulla seconda, passa un motoscafo che genera un’onda anomala che allontana in due natanti in modo tale per cui vi trovate con una gamba per barca in versione spaccata come Bolle e non avete alcuna possibilità di recuperare i pezzi di voi stessi. Rimarrete così fino a quando uno dei vostri compagni di viaggio non decida di uscire per fumare una sigaretta sottraendovi da una situazione di imbarazzo e paralisi totale. Questo ovviamente verrà raccontato a tutti al dopo due secondi.
Però la barca mi piace molto. Lo avevate capito?

1 commento:

  1. Amica......VOLANTE=Timone!!!!!!;-).....giusto per!!!!;-))))
    La ex Italiana in culo ai lupi D'oltralpe....ora in culo ai lupi da che altra parte!!!!

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