giovedì 24 settembre 2009

La telefonata

Pronto? .... Non riesco a crederci, sei tu per davvero? Come hai fatto a trovarmi? Ma è possibile chiamare? Non lo sapevo, beh in effetti ripensandoci non mi sembra neanche cosi strano.
Certo che mi fa davvero impressione, pero’ sono molto felice.
Si, sto benissimo grazie. Vivo a Parigi. Ah già certo che lo sai, certe informazioni girano in fretta anche dalle tue parti suppongo...
Mah, diciamo che l’inizio non é stato facile per niente. Anzi, è stato proprio uno schifo, te ne sei andato via cosi velocemente che non ho avuto il tempo di realizzare quello che stava succedendo, accadeva e basta, senza che potessi fare niente, con quell’orrendo senso di impotenza di fronte all’ineluttabilità degli eventi. Questa é forse l’unica cosa che ho imparato in cinque minuti: sai che credo nell’infinita capacità dell’uomo di governare e indirizzare la propria vita, ma mi sono dovuta rassegnare al fatto che certe volte è la vita che governa te, non c’è scelta.
Tu stai bene? Sono contenta. Senti un po’. Ma te la ricordi quella volta che abbiamo dipinto tutta via Piranesi di azzurro? Si, si, la radio a manetta e tu che cantavi quella penosa canzone di Grignani che non voglio neanche citare...si, si, Ti rasero’ l’aiuola, certo che c’é di che vantarsi guarda! Beh io cantavo Onde di Alex Baroni, quindi forse é meglio che stia zitta...
Teli di plastica dappertutto e il dormire sul materasso appoggiato al tappeto della sala con il Gino che impazzito andava avanti e indietro attraverso la portina basculante nel cuore della notte? Quante botte gli avrei dato. E quando hai fatto cadere il secchio del bianco in bagno? Ahahah! Si, si é verissimo, adesso fingi di non ricordarti ma ti sei distratto un attimo e oplà, sembravi un fantasma coperto da capo a piedi!
Ma cosa dici? Io un fantasma in montagna? Beh certo mi chiedi di accompagnarti almeno una volta e la prima uscita che faccio mi fai scammellare per otto ore con 1200 metri di dislivello, vedi tu. Ti volevo strangolare con le bretelle dello zaino guarda, ringrazia che non ho avuto la forza di tirarlo via visto che sono morta sulla porta del rifugio per rinascere di fronte alla zuppa di Luciano. Certo che quanto russavate tutti quanti.... si é vero, mi ricordo che siamo scesi a dormire in cucina con il cane di quel tipo strano per non sentirli e nel cuore della notte si é alzato Ieio per andare in bagno cantando Iannacci in dialetto: Ho visto un re! Quanto ridere che ho fatto! Già veramente. E poi tutti quei mirtilli, ti sei salvato solo grazie a quelli guarda, se no non ti avrei più rivolto la parola accidenti a te, che fatica, miseria ladra.
No, non sono più andata a sciare. Eh lo so, ma non mi diverto come prima. Quindi sono andata una volta sola e poi più. Ma si, ora vedo, magari quest’inverno... No, nessuna delle girls scia. Si, si qualche altro amico che scia ce l’ho, pero’ boh, non mi é mai venuta la voglia, forse non sono ispirata... Li sciate? Ah si, un casino? Bene che bello! Dai che magari allora quest’inverno faccio un Ventina da cima a fondo senza fermarmi come ai bei vecchi tempi, che ne dici? Beh certo, poi il Bombardino, se no che senso ha la gran faticata? Siamo sempre i soliti: bere, mangiare e... ridere!
Come? Devi andare? Ti chiamano? Ok va bene. Ma mi potrai chiamare ancora? Come? Ah ho capito. Va bene, a presto spero allora.
Si, ok. Ti abbraccio forte forte. Ciao papà.

19 commenti:

  1. ..ma Nadia, non mi puoi fare commuovere da sola davanti al pc mentre faccio colazione alle 8 di mattina.. é il piú bello di tutti, Sandra

    RispondiElimina
  2. clap. clap. clap. clap. clap.
    Pigi

    RispondiElimina
  3. ricordo bene quando mi raccontavi delle gite con il tuo papi, sia le lunghe camminate dalle nostre parti che le sciatone. Per non parlare dell'imbiancatura della casa nuova...E' davvero un pezzo emozionante. Penso che tu abbia una grande dote: riesci a scrivere trasmettendo le tue emozioni.
    baci

    RispondiElimina
  4. come portare avanti una giornata aprendola con questa lettura? Ti voglio bene

    RispondiElimina
  5. E' bellissimo, sono senza parole ed emozionata.
    Un forte abbraccio
    Raffa

    RispondiElimina
  6. I padri riescono a essere così assenti...anche se abitano a 300 metri. E' il nostro amore che nonostante tutto è lo stesso, porca miseria. Maddy

    RispondiElimina
  7. Qualcuno mi ha detto che questo pezzo é troppo personale e non avrei dovuto... Direi che é vero, più personale di cosi si muore, ma dopo quattro anni solo ieri sono riuscita ad esprimere a mio modo i miei sentimenti, il mio modo di vedere le cose e il mio modo di vederlo e di ricordarlo. Non é una scelta, é un sentire e condividere con voi che mi conoscete e avete dell'affetto per me.
    @ Maddy, il mio babbo é un po' più lontano e li il telefono non prende!

    RispondiElimina
  8. hai fatto benissimo a scriverlo!!! per il resto sorry ma ti ho spiegato ;)

    RispondiElimina
  9. Mi hai fatto di nuovo venire le lacrime agli occhi,solo che stavolta non sto ridendo... Un abbraccio forte,forte,forte Mile

    RispondiElimina
  10. Sai che io ho avuto una conversazione cosi con il mio babbo quando sono partito a Marzo per venire qui? Ma il testo e' rimasto ancora segreto. Un abbraccio amica! Ti voglio bene!

    RispondiElimina
  11. sigh...!!!
    Un abbraccio di dieci minuti !!
    giuliana

    RispondiElimina
  12. L'unico uomo che mi ha chiamato amore al telefono...e lo pensava veramente

    RispondiElimina
  13. mi sono chiesta tante volte che discorsi avrei potuto fare con mio padre da adulta, ma ai tempi non c'erano i cellulari e lui non mi ha chiamato. E' rimasta tanta nostalgia e il tuo pezzo la esprime perfettamente

    RispondiElimina
  14. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  15. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  16. "Una telefonata allunga la vita." recitava lo spot della Sip ad opera di Massimo Lopez.
    In questo caso fa da ponte: tra la vita e l'aldilà, una telefonata che fa da "filo" conduttore e sul "filo" dei ricordi tra la scrittrice e il padre, una "conversazione" che mi ha davvero colpito sebbene di tipo immaginaria. Il testo si rifà ovviamente sul delicato e commovente tema riguardo l'amore filiale.
    Il "contatto" a mio avviso elargisce un sensibile automessaggio: a volte la vita ti mette di fronte a situazioni di distacco da persone che amiamo, situazioni in cui pensiamo non ci saremmo trovati mai. E' lì che ci rendiamo conto di aver bisogno di alcune certezze, fondamentali, e il ricordo unito come in questo ad una buona scrittura è un tentativo di rimanere in equilibrio.
    Da notare che nella "chiamata" non sono rimorsi o rimpianti, ma come già detto poc'anzi un rammendare episodi, spezzoni, perlopiù buffi e goffi che fanno sorridere. A tal proposito ho trovato ciò una cosa bellissima, un camuffare la malinconia se vogliamo.
    Leggerò ancora La Trinche. Davvero brava!

    RispondiElimina

Commenti: