
Dopo una veloce lettura alle guide e una proposta su file excel con allegata una presentazione power point completa di video stile Licia Colo’, decidiamo di avventurarci alla volta della Normandia: Mont Saint Michel, Saint Malo’ e Rouen le linee guida del percorso.
La pianificazione parte un mesetto prima all’incirca ed in quel momento scopriamo che i francesi sono molto più pianificatori di quattro donne che lavorano nel finance, soprattutto quando si tratta dei loro fine settimana lunghi e quello che abbiamo scelto noi dura quattro giorni ergo Mission impossible.
Niente da recriminare se non fosse che al dodicesimo hotel che ci dichiara il tutto esaurito cominciamo a chiederci se non abbia ragione Berlusconi e la crisi non sia per caso già terminata oppure se tutti i popoli del mondo si stanno radunando in Normandia e noi siamo le uniche non

Arriviamo noi belle belle e pretendiamo pure di dormire con l’onda che ci lambisce i piedi? Decidiamo cosi di andare un pochino più fuori, in un posto un po’ meno turistico anche perché alternative non ce ne sono! E cosa ti trova la Trincherini? Ma niente di meno che uno Chateau! Certo un castello vero, con due sole stanze a disposizione per gli ospiti in cui vive anche il proprietario con la sua famiglia. Siccome il mio francese é come quello di lady Oscar, capisco che fa il ristoratore e che nei dintorni ci sono un sacco di ottimi ristoranti quindi confermo senza esitazione. Mi sorge ora il dubbio che invece del mio pessimo francese sia la mia leggendaria passione per il cibo a farmi malintendere le cose. Il signore infatti é RESTAURATORE, non ristoratore ed io vengo comunque rimandata in settembre agli orali con voto 4 in pagella e nota di demerito a casa ai genitori da riportare firmata più menzione: somara galattica.

Il mattino successivo ore 8 dopo una parca colazione a base di mignotterie, the, caffé, pane e marmellata, succo di frutta, nutella, biscotti al cioccolato, madeleine, financiere all’arancio, yogurt, budino al caramello e frollini al burro, in totale leggerezza partiamo, pronte a percorrere i nostri quattrocento chilometri. Senza apparenti difficoltà arriviamo al maniero, fatto salvo un piccolo dettaglio: a pochi chilomentri dalla destinazione in piena autostrada, che il navigatore non riconosce completamente, esso medesimo ci comunica: “Meta raggiunta”. No, ma scusa, brutto imbecille, meta raggiunta tua nonna la tivu via cavo, che siamo in una piazzola di emergenza, continua cosi che ti smonto tutti i bulloni, ti strappo un fusibile e ti starnutisco sul video.
Approccio sistemi informativi spengo e riaccendo la macchina. E il navigatore mi parla di nuovo: “Inserire il CD di navigazione per sapere dove andare senza distrarvi dalla guida”. No, dico, mi pigli in giro? Guarda che io lo so dove devo andare, sei tu ferraglia a cristalli liquidi che non lo sai. Insomma, abbiamo capito che non ha intenzione di cedere e fa il polemico, quindi ci affidiamo alla banalissima cartina cartacea che nel giro di cinque minuti ci conduce al castello.

Oh mamma mia, quanto ci metteranno le nostre mamme a dare l’allarme? Speriamo almeno che sia

La casa all’interno, se evitiamo di prestare troppa attenzione al cumulo di cimeli ammonticchiato ovunque, é



A questo punto via, verso Saint Malo’. Ives ci suggerisce di vedere all’incirca tre musei e noi, note donne di cultura e spettacolo, scegliamo il Museo della Cozza alla marinara e dell’Omlette Jambon Fromage Oef che non sarà tanto culturale ma con un buon bicchiere di vino bianco é la morte sua. La cittadina é veramente bella. C’é pero’ una cosa che ci inquieta un pochino, tutti i posti hanno lo stesso nome: Chateaubriand, una via, un palazzo, una pizzeria, una creperie, ma vuoi vedere che siamo già morte e siamo in una città fantasma? Ora appare la strega di Biancaneve, anche se noi speriamo di incontrare francamente Jack


Il sabato trascorre al Mont Saint Michel purtroppo sotto la pioggia


La serata si conclude come dicevo a Dinan al ristorante La mere pourcel, che per educazione non tradurro’, di fianco alla piazza Chateaubriand, dove provo le mie prime ostriche nel tentativo di superare l’istintivo senso di disgusto che mi si palesa quando guardo quell’alimento viscido e bavoso. La prima é orrenda, mi pare di bere un bicchiere di Mar Morto, la seconda lascia intravvedere uno spiraglio di gusto velocemente spento dal sale, la terza invece ha un sapore delicatissimo e delizioso. Ma sono finite e mi rendo contro che lo studio non é ancora terminato, il giorno successivo dovro’ riprovare, approccio scientifico. Test di verifica, il risultato non é stato univoco.


A mezzanotte come delle Cenerentole un po’ stagionate siamo a casa lavate, pulite e stirate, pronte per andare a letto. Ancora un’oretta di pettegolezzi, chiacchere, risate e poi tutte a nanna. Ma prima prenoto il taxi per l’indomani, codice di prenotazione: Chateaubriand 31. Nooooooooooooooooooo!

