domenica 19 aprile 2009

I rientri meteora in Italia

Come tutti gli espatriati del mondo, ogni tanto torno a casa. Una volta al mese circa. Solo che i miei rientri sono una specie di pentathlon, non un viaggio.
Venerdi pomeriggio, alle due esco dall’ufficio per andare all’aeroporto dove mi attende Daniela. Prendo il Roissy Bus, scarellando il mio micro trolley per il Boulevard Haussmann agile come Rossi, scarto un turista naso all’aria impalato a guardare la modella semisvestita che troneggia sulla parete delle Galeries (pure i manifesti a fare concorrenza ora), scavalco il clochard di turno nel pomeriggio e mi faccio inseguire dai suoi otto cani fino all’Operà, da dove parte il pullman. Normalmente salire é come partecipare ad una roulette russa dal momento che gli orari sono tassativi, approccio tedesco o svizzero, una partenza ogni quindici minuti, se l’autista percepisce di essere in ritardo, semplicemente chiude le porte e parte: chi c’é c’é e chi non c’é ciao. Piglia quello dopo.
Vogliamo metterci un paio di litigi tra i passeggeri? Ma si mettiamoli pure che quello fa molto Italia invece: chi vuol far sedere il bagaglio, chi inciampa in una valigia lasciata nel corridoio, chi rivendica pari dignità di un cane rispetto ad un bambino (se volete apro un’inchiesta) chi a luglio ha freddo e chi a gennaio vuole aprire tutti i finestrini. Insomma una prova di resistenza umana.
Finalmente dopo solo sessanta minuti arrivo in aeroporto, sono abbastanza elegante perché atterrero’ alle 17.30 a Linate e alle 18.30 ho un colloquio in centro con una famosa società di cacciatori di teste, tutto pianificato al secondo, se perdo dieci minuti sono fritta, ma non credo succeda, visto che negli ultimi due anni questo volo é sempre stato puntuale (vi prego di ricordare questa dichiarazione quando leggerete il seguito). Arrivo al controllo bagagli a mano e si ripete la solita scena imbarazzante: via i tacchi e se sembravi la brutta copia della Bruni, immediatamente diventi Nonna Papera, via la cintura, per quello non c’é problema tanto sono sottovuoto nei pantaloni quindi non corro alcun rischio, intanto estraggo il computer, poso la giaccia nel contenitore, recupero il trolley, “Ha liquidi nella valigia?” “No, ho smesso di lavarmi i capelli da quando viaggio”, “La carta d’imbarco per favore.”, e dove l’ho messa ora? Nella giacca che é già dall’altra parte? E la borsa del computer ora dove é finita? Signorina si muove per favore? Ah ecco ma ce l’ha la hostess la carta di imbarco, cos’é lo fai apposta per vedere se mi accorgo, cara la mia Francoise Fetent de la Carte d’Imbarquement?
Riesco a passare, o cosi credo, ma vengo bloccata da un energumeno che vuole controllare il contenuto della mia valigia, lo sapevo che mi avrebbero beccato prima o poi. Si tratta del mio contrabbando di madeleines e petits molleaux au chocolat. Comincio ad estrarre i pacchetti, uno, due, cinque... Ma mi scusi signorina ma li mangia tutti lei? Ma no, li porto alla mamma e ai miei amichetti in Italia! Non la trova un’idea carina? Insomma l’energumeno si commuove e mi lascia passare. Ma li avverto che sarebbe il caso di preparare un file excel cosi la prossima volta sapranno già a chi devo dare i biscotti alle mandorle e a chi le crostatine ciocciolato e caramello, chi é in rottura di stock e chi invece é in ritardo sul consumo, mi mandano un report a fine mese e poi ci aggiorniamo al mio passaggio.
Sono già stanca e devo ancora partire, arrivo alla lounge dove mi aspetta Daniela ed é molto più divertente fare il viaggio con qualcuno piuttosto che da soli soprattutto perché abbiamo tutti i pettegolezzi della settimana da raccontarci. Insomma si decolla in perfetto orario alle 15.55 e alle 17 siamo praticamente pronti all’atterraggio, le orecchie sono già tappate, tavolini ripiegati, cinture allacciate: accidenti quante nuvole é proprio Milano, vero? Quando improvvisamente l’aereo che ha quasi una ruota nel parcheggio mi si impenna e ricomincia ad alzarsi. Ma no, che succede? Ecco il capitano (si, il capitano Stubing pero’, quello di Love Boat) che annuncia che a causa della nebbia sull’aeroporto di Linate siamo costretti ad atterrare a Milano Malpensa! Ma noooo! Ma tu sarai costretto! Ma lasciami scendere, dammi un paracadute che mi butto di sotto e arrivo in orario al mio appuntamento.
Invece no, prima sorvoliamo per circa trenta minuti la città, cosi per trovare una fessura di atterraggio in cui infilarci e con calma scendiamo su Malpensa, arrivo previsto ore 18.30. Saro’ evidentemente in ritardo di un’ora anche perché devo ancora prendere il trenino a questo punto per arrivare in centro e non posso chiamare per avvisare fino a che non ci saremo posati a terra.
Tutto l’aereo é impegnato a imprecare, vengono invocati alcuni santi di altre nazioni: Saint John of What’s The Hell is Mpx, Ta Soeur Que Ti Veniss Un accident e il nostro vicino di fila estrae un pupazzetto vestito da hostess Alitalia e comincia a trafiggerlo con una penna, gli stacca le manine e lo finisce soffocandolo nel sacchetto di carta fornito per ovvie, ma non esprimibili, emergenze. Lo guardo e percepisco che la morte della bambola lo ha rasserenato, ora é pronto per il cambio destinazione, ma per essere sicuro da il colpo mortale al sacchetto schiacciandolo sotto lo stivale. A dir poco inquietante, mi appunto di non contrariarlo durante la discesa.
Insomma riusciamo ad atterrare alle 18.30, ora in cui dovrei essere in pieno centro al mio appuntamento, quindi mi affretto a chiamare per avvisare che siccome non ho una moto, non ho le ali e per il teletrasporto ho messo l’opzione ma devono ancora consegnarmelo, non potro’ arrivare in tempo perché devo prendere il Malpensa Express (che onestamente sembra il nome del treno a vapore di C’era una volta il West ed in effetti anche il servizio é equivalente).
Il tizio gentilmente mi dice che se riesco ad arrivare per le 19.30 mi aspetta alla stazione e faremo il colloquio li. Ringrazio e appendo dopo di che supportata da super Dany ingaggio la lotta contro il tempo. Via giù di corsa dalle scale mobili, raggiungiamo la stazione e ci sono trenta persone in coda per il biglietto, le biglietterie automatiche ovviamente non funzionano (la probabilità che non siano guaste é pari a quella di perdere sette chili in sette giorni o di incontrare George Clooney a Como) decidiamo quindi per l’approccio criminale e saliamo senza biglietto. Tanto poi lo pagheremo in treno con un modesto ricarico del 60%. Siamo a dieci minuti dall’arrivo, quando all’ultima sosta vediamo il controllore buttarsi giù e correre sul binario imprecando in turco. Ok, ho capito, si é forata una gomma, la batteria é scarica o ha visto sua moglie con il controllore. In ogni caso il treno sta fermo dieci minuti e a me é venuto il verme solitario e un accenno di cimurro anche perché nel vagone ci sono sei bambini che non hanno ancora smesso di urlare da quando siamo partite e quindi in questo momento sono fermamente convinta che abbia più diritto ad un sedile un cane.
Comunque ore 19.20 arriviamo a Cadorna, scendo e scena tipo film, mi avvicino ad un tipo dall’aspetto losco che regge una valigetta nera (pare di essere in uno 007). Una volta identificati entriamo al bar per cominciare il colloquio e vi giuro che non riusciamo a sentirci perché c’é Laura Pausini a tutto volume. Colta da un momento di sconforto mi alzo dicendogli “Non si preoccupi, ci penso io”. Mi avvio con passo sicuro al bancone del bar e quando sono certa che lui non riesca a vedermi mi zerbino con il barista tipo Fantozzi: “La prego, sto facendo un colloquio, da questa conversazione dipende il mio futuro (ho un po’ calcato la mano, il tipico atteggiamento da donna vittima), lo vede quell’uomo là? Lo vede come é minaccioso? La prego puo’ abbassare la radio?” e lui gentilissimo la spegne, un vero gentlemen e mi regala anche un sorrisone. Questo mi fa guadagnare cento punti con il cacciatore che mi chiede se sono sempre cosi efficace. Sminuisco, con fare noncurante, non sarebbe carino ammettere che stavo per tirare fuori i kleenex per dare più peso alla rappresentazione. Insomma se dio vuole dopo un’ora mi lascia andare e voi starete pensando che finalmente potro’ andare a casa a dormire vero? E invece no, perché il venerdi sera del rientro é dedicato agli amici, quindi devo andare a cena! Taxi e sono pronta per riprendere energie davanti ad un piatto di spaghetti con le vongole, questa sera siamo in dieci e sono proprio felice, e siccome sento di averne pieno diritto, faccio anche la scarpetta con il pane (che donna di classe, che immagine di eleganza, che sobrietà).
Rientro a mezzanotte, come Cenerentola, controllo la posta, ci sono le spese condominiali da pagare, ma possibile che ogni volta che ritorno ci sia qualcosa da pagare? Ma cosa fanno in questo condomio in mia assenza? Ho l’impressione che abbiamo già rifatto il tetto cinque volte, le scale undici e il citofono é ormai d’oro e pietre preziose con videocamera incorporata, karaoke e se schiacci il tasto 5 partecipi direttamente a X Factor o chatti con Morgan per cinque minuti.
Va bene, ora vado a letto perché domani mattina alle 8.30 ho il treno per Verbania, per andare dalla mamma. Minimizzo il bagaglio, bagaglio N. 1 Parigi-Milano, bagaglio N. 2 Milano-Verbania versione ridotta con regaletti, bagaglio N. 3 Verbania-Milano arricchito di scorte alimentari, bagaglio N. 4 Milano-Parigi quello del traffico illegale di maionese.
Bip bip, bip bip, ore 7.00 suona la sveglia. Mi butto giù da letto e in tempo record sono fuori ed é proprio bello guardare la città che ancora dorme (beata lei) arrivo in Centrale, compro una rivista di cultura generale, storia e costume (Vanity Fair), bevo un caffé insieme alla brioche di cartone del bar più miserrimo della stazione e salgo in treno (ebbene si, la brioche parigina é tutta un’altra cosa, con quel velo sottile di burro, leggera come una piuma, marmellata delicata di albicocche e le calorie di un bue caramellato farcito di fois gras).
Allora se é estate non funzione l’aria condizionata, se é inverno non funziona il riscaldamento, facile da ricordare. Ore 9.30 arrivata! La mamma carina vieni a prendermi e siamo pronte per il giro al mitico mercato di Verbania. Un saluto ‘alla Luciana” l’amica storica della mamma e anche mia e poi finalmente a casa a pranzo. Non andiamo nel pomeriggio a salutare la Zia? Beh certo che si, giusto una scappata, poi un giro alla Esselunga, quattro parole con la Barbara, un caffé veloce con la Francesca che non la vedo da un sacco e l’aperitivo con la Federica, che ha comprato casa e ce la vuole far vedere (al Lago Maggiore tutti i nomi sono preceduti dall’articolo, ndr). Sabato sera invece cena di classe con le vecchie compagne di scuola che é organizzata da tre mesi, domenica visita della cuginetta, con marito e i due topastri e alle 15.30 sono di nuovo pronta per prendere il treno di rientro a Milano. Mi pare di ricordare che di non essermi seduta neppure cinque minuti, a parte la mezz'ora passata a far diventar matto Gino, la mia adorata bestiaccia, ma forse mi sbaglio.
Ora sono di nuovo in treno verso la città tentacolare, ho comprato il biglietto di prima classe, ma guarda te, la prima su sto treno non esiste, ma dirmelo invece di vendermelo? Corpo di mille balene.
Ci sono duecento studenti in piedi che raccontano dell’ultimo esame e quando arrivero’ mi attenderà ancora un giro di pulmann per arrivare a casa. Il bus a Milano é una delle specialità preferite del pentathlon : o gli corri dietro o ti insegue lui. Insomma, con calma, dopo la 60 e il 27, alle 19.30 sono finalmente a casetta. Non vorro’ mica mangiare da sola a casa, vero? Quindi nuovo giro e nuovo regalo con le girls, giusto per raccontarci le ultime cose in intimità, non penserete mica che siamo riuscite a parlare nella cena da dieci vero? Ma no, per i nostri racconti ci vuole massima intimità e soprattutto solo le girls. Una meravigliosa pizza di cui devo conservare il ricordo per un mese, tante chiacchere, risate, racconti e pettegolezzi, abbiamo un power point con la lista degli argomenti da discutere che spuntiamo man mano, e poi finalmente a nanna.
Bip bip, bip bip, ore 7.00 suona la sveglia. Mi butto giù da letto, un’altra volta. Valigia pronta e via verso l’aeroporto e via verso Parigi e non vedo l’ora di essere in ufficio per riposarmi un po’. Solo che...ve lo ricordate quel lunedi che ha nevicato tanto a Milano? Vi ricordate che hanno chiuso l’aeroporto sia di Milano che di Parigi per alcune ore? Vi ricordate che qualcuno é rimasto a Linate per circa nove ore prima di poter rientrare nella Ville Lumière? Ecco, bene, se ve lo ricordate é meglio per voi! Perché quel famoso lunedi l’ho rimosso e preferisco fare finta che non esista più!

6 commenti:

  1. Nadiaaa! Io, quel lunedì, cerco di rimuoverlo ma è un incubo: ogni tanto il ricordo riaffiora... Un bacione! Chiara

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  2. Esatto, un incubo indimenticabile! Un vero viaggio della speranza, ma ce l'abbiamo fatta anche quella volta vecchia roccia! Meno male che eravamo in compagnia altrimenti mi sarei sparata! Un abbraccione!

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  3. io giorg cluni l'ho incontrato a Milano :DDD

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  4. Notizie su come perdere 7 kg in 7 gg? questo preme di più...

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  5. Insomma, anche questa volta ..... l'ho vissuta sulla "mia pelle"!!!!! Accipicchia!!.... sono stata in ansia fino alle 19.20 all'arrivo a Cadorna e.... alle 7 di lunedì, mi sono svegliata con "il fiatone". Non so se mi fa bene leggere le tue news!!??
    Sei impagabile! Baci
    Giu

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  6. Grazie Giu! Certo, certo che ti fa bene! Ridere fa sempre un gran bene! solo che voi ridete delle mie disgrazie di solito! ehehe!
    Devo trovare il modo di farvi ridere anche senza tragedia o non me la cavo!

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