domenica 15 marzo 2009

Lunghi attimi di shopping

Chiaramente ci troviamo di fronte ad una tematica decisamente femminile, ma credo che gli uomini, in primo luogo, possano dare consigli utili ed, in secondo luogo, trarre insegnamenti preziosi al trattamento delle donzelle in generale.
Cominciamo con un quesito esistenziale:
potete commisurarmi l’utilità di un vestito di raso di seta nero, lungo fino ai piedi, scollato davanti e dietro, senza maniche, chiaramente da sera? Potremmo enumerare le occasioni a disposizione per indossarlo per aiutarvi:

1) Serata alla Scala o all’Opera, vi ricordo che quando si acquistano i biglietti al quarto anello alla modica cifra di 120€, si puo tranquillamente andare vestiti da punkabbbestia e portarsi un cane pulcioso. Vi consegnano un binocolo per la visione, non c’é neppure la maschera ad accompagnarvi perché non le forniscono i ramponi da montagna per salire e alla fine dello spettacolo ricevete in omaggio un cd dell’Opera a cui avete assistito perché da quella distanza é abbastanza difficile che abbiate captato anche solo una nota.
2) Serata di Natale dell’azienda. Normalmente si svolge in mensa. La comunicazione ufficiale informa che é gradito abbigliamento informale cosa che autorizza i colleghi uomini a presentarsi indossando una camicia a righe verticali che pare il fine trasmissioni RAI degli anni 80, calzino rigorosamente corto, preferibilmente con stampa di personaggio dei fumetti: un fantasma, una papera, un orsetto, cravatta regalata dai figli, gesto tenerissimo, peccato solo per il disegno del cesto di frutta nell’angolo in basso, del tronchetto della felicità in centro o di una donnina nuda in alto.
3) La sfilata dell’azienda della mia amica che lavora nella moda. L’evento si svoge chiaramente in settimana, durante orari lavorativi, a Milano (giusto quegli 862 km di distanza, un battito di ciglia) ma soprattutto niente ci lascia presagire che saro invitata...

Quindi secondo voi la risposta é chiara: l’abito non é necessario e non si compra. Ma... ebbene si, c’é un ma, che le donne in lettura hanno già elaborato. Ragazzi sembra fatto su misura! Mai visto un abito cadere meglio addosso, non segna neanche i fianchi (si, si certo, se non respiro e metto le mutande a pancera di Bridget Jones, sempre li a fare i pignoli, miseria) senza contare il prezzo: 90€ scontato dell’85%. Eh no, scusate si deve comprare.
Vi ricordo che sono finance nel DNA, nell’animo, fino all’ultima cellula, si tratta di un vero affare, ma soprattutto, tenete conto del fatto che sono accompagnata alla prova da 5, dico 5 amiche. Ora, secondo voi con quale probabilità anche una sola di loro mi dirà di non comprarlo? Nessuna. Quindi scatta l’acquisto, un’occasione per metterlo la troveremo, é come il tubino nero di Audry Hepburn, una donna di classe nell’armadio un tubino nero lo deve sempre avere, stiamo parlando di generi di prima necessità, mica di acquisti superflui.
Aaaahhhhh, che sollievo, mi sento meglio, veramente mi serviva, mi sembra di aver compiuto un’impresa titanica, di aver risolto i problemi del mondo, di avere un guardaroba veramente all’altezza di Carla Bruni ora. Ma questa sensazione di sollievo é solo momentanea. Un dubbio atroce mi attanaglia al punto da togliermi il respiro: MA CON CHE SCARPE LO METTO?
Amiche, lo so che voi ci avevate già pensato. Amici, so che siete caduti dalla sedia per lo sconforto.
Eppure si tratta di un problema serio. D’accordo che il nero va con tutto, ma mica lo posso mettere con le Nike da corsa, o le ballerine da ufficio, o il sandalo da mare, insomma mi rendo conto che tra le 76 paia di scarpe stivate nell’armadio non ce n’é una che possa andare bene. Prendo 33 gocce di fiori di Bach Impatients, perché mi rendo conto che lo stress mi sta rendendo agitata. Ho bisogno di riflettere con calma: non ho biglietti della Scala, siamo a Luglio quindi Natale é ancora lontano e la settimana della moda é a settembre, in 2 mesi ce la potremmo fare a trovarle.
Infatti, neanche un mese dopo, a spasso per Barcellona con la mia amica Daniela l’occasione d’oro si presenta. Una piccola nota, Daniela é stata premiata dall’Associazione negozianti di New York (a questo dedicheremo un capitolo a parte) per il supporto dato alla crescita dell’economia della città, é stata un caso di studio del centro psicosi dell’Ospedale di Piacenza relativamente a evidenti casi di Ossessione da bijoux, Sfruttamento compulsivo della carta di credito, Mappatura mentale del punto vendita da saldo con aggiornamento settimanale tipo Tom Tom, é ancora sotto osservazione in quanto la sua malattia é evidentemente contagiosa, solo che dato il periodo, Berlusconi le ha chiesto di candidarsi come ministro dell’Economia con lei la deflazione sarà un termine caduto in disuso.
Comunque sono in giro con lei quando in un meraviglioso negozio di calzature, le vedo. Splendide, luminose, eleganti. Nere, tacco 12, di raso dietro e davanti trasparenti e attraversate da strass talmente brillanti che mi sono abbronzata con il segno degli occhiali solo a guardarle. Le sentite? No dico, le sentite? Mi stanno chiamando, stanno invocando il mio nome: Nadiaaaaaaaa. Costo 150€ scontate del 50%. Vi prego, vi prego, San Saldo, Fra Scontrino e Sorella Etichetta, ditemi che non c’é il numero!
Vi pongo ora un secondo quesito:
potete commisurarmi l’utilità di un paio di scarpe che costano quasi il doppio di un vestito con il quale vogliamo metterle che riteniamo sia inutile?
Non siate frettolosi nella risposta per favore. Mi riferisco agli uomini perché le donne hanno già trovato la geniale soluzione.
Vi spiego. Il vestito, ormai abitante onorato del mio armadio, senza le scarpe é ancora più inutile. E l’acquisto delle scarpe invece aumenterebbe la probabilità di indossarlo. Non trovate? Logica stringente femminile, siamo cosi pratiche quando ce n’é bisogno, astute come delle faine, sono impressionata talvolta dalla nostra capacità di problem solving.
Chiaramente c’é il mio numero. Un evidente segno del destino. Se il cielo non avesse voluto farmele comprare (improvvisamente guarda come ti divento credente), non avrebbe di certo fatto apparire un delizioso 37, proprio sotto le mie dita! Mai contrastare il destino. Proviamole, abbiamo sempre l’ultima chance: non mi andranno, faranno male e sul piede saranno uno schifo.
Meravigliose. Sono felice come Cenerentola e non ho neanche davanti un principe, ma solo Genoveffa, questa commessa arcigna che evidentemente non condivide tutto il nostro entusiamo per aver risolto un problema che ci toglieva il sonno da settimane. Mentre Daniela é al telefono con Tremonti, che le chiede consigli sul salvataggio delle piccole e medie imprese del lusso, pago i miei gioiellini e usciamo. Camminiamo verso il bar più vicino, perché un saggio acquisto é sempre seguito da una manifestazione alimentare alcolica e/o calorica, e mi sorge un dubbio a cui non abbiamo ancora dato una risposta, ne approfitterei quindi per rivolgere la domanda a anche a voi: MA NON CI VORRA QUALCOSINA DA METTERE SULLE SPALLE???
Per la cronaca, l’abito é stato acquistato nel luglio del 2008, le scarpe sono state acquistate nell’agosto 2008, entrambi soggiornano nel mio armadio e ne sono usciti solo stasera, per la foto di copertina. Vi chiedo quindi cortesemente di comunicarmi al più presto le date di eventi Glamour al quale potrei partecipare cosi abbigliata, tipo: Festival Nazionale del Tacco a Spillo, Seminario esplicativo degli effetti di Strass e Perline nella produzione di CO2, Serata Commemorativa dello sterminio dei ratti di città (magari a questa non vengo se permettete), Discussione aperta con tavola rotonda sul tema: pochette o tracolla? Due culture a confronto.

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