giovedì 12 marzo 2009

Ratatouille

Prego gli animalisti e gli appassionati di lieto fine di astenersi dalla lettura. Una nota: nelle cultura cinese, l’anno 2008 é l’anno del ratto. Leggendo gli episodi qui di seguito narrati capirete come mai non é stato un anno da ricordare.


Episodio N. 1

Serata di autunno, sono sul divano di casa mia con le mie due amiche, che chiameremo Gina e Geppa per rispettare la loro privacy, guardiamo distrattamente la televisione. Ecco, appunto, distrattamente con la coda dell’occhio, percepisco un leggero movimento davanti alla lavastoviglie, un movimento come di... RATTO! Mi giro di scatto, non c’é più. Scomparso. Non é possibile a questa velocità, di sicuro ho avuto un’allucinazione, non puo mica essere stato assorbito dalla parete dell’elettrodomestico per osmosi, no? Devo essere ragionevole, devo aver mangiato troppo fois gras. Queste cene tra amiche stile Sex&TheCity, a base di leccornie e champagne mi appensantiscono. Per essere più sicura mi volto a guardare Gina e Geppa che tranquille, continuano a commentare il programma tv: evidentemente mi sono sbagliata. Trascorriamo un’altra mezz’ora in serenità quando, improvvisamente, non più con la coda dell’occhio, ma con l’intero apparato visivo che il buon Dio mi ha fornito lo vedo, é là. Davanti al frigorifero stavolta! Si strofina le zampine, certo: il fetente pensa di uscire a cena. Mi alzo alla velocità di Flash Gordon ma lui scompare, Si di nuovo! Ma dove é andato? Come ha fatto? Dove si é nascosto? Intanto le mie amiche ignare di tutto mi guardano evidentemente preoccupate, dichiaro di essere in preda ad un raptus alimentare e che cerco del ciocciolato, continuano a guardarmi inquiete, ma non più di tanto, sanno che sono un po strana. Beh, perché non glielo dici? Perché devono dormire da me ancora una notte e in questa casa non ci sono porte! Quindi, glielo dite voi alle mie amiche che dovranno passare la notte con Ratatouille???? Decido di rimandare il problema al giorno successivo, post partenza. Nel frattempo comincio ad affezionarmi alla creatura e a valutare l’idea di tenerlo come animale domestico. In fondo non si tratta di una pantegana da naviglio, é un topolino grigio di città. Potrei nutrirlo, mettergli il cip in un orecchio, comprargli un guinzaglio e magari un gatto finto da rosicchiare, non vi pare una buona idea? Espongo il progetto ad amici e colleghi. Sono tutti colti da malore, ho sottovalutato alcuni aspetti sanitari del problema: il ratto adora mangiare i fili elettrici, non solo, pare che i suoi escrementi depositati sugli alimenti siano vettori di malattie mortali. Vado in internet e cerco di valutare il rischio. Ecco, appunto, abbiamo: tifo murino, febbre da ratto, leptospirosi, salmonellosi, afta epizootica, adenvirosi, listeriosi, rickettsiosi, arborvirosi, leihsmaniosi, verminosi, insomma tutti i mali finiscono in osi e sembrano esageratamente pericolosi! Direi che morire di una di queste cose non sta nelle mie priorità. Quindi decido, mio malgrado, di procedere allo sterminio implacabile della creatura. Come? E qui le mamme sono sempre le mamme. La mia propone il veleno per topi, semplice, veloce, efficace. Peccato che non sappia dove comprarlo perché dal momento che vivo in centro, la drogheria non fa chic, quindi la più vicina sta a 5 km. Provo ad entrare in farmacia e vedo cosa possono fare per aiutarmi. La farmacista mi guarda mentre cerco di spiegare il problema, e la vedo pronta a premere il tasto emergenza sotto il bancone: pensa che voglia uccidere mio marito, anzi mia suocera. Mi guarda sorridente, annuisce, come si fa con i pazzi, mi segnala un nuovo latte detergente, mi vende uno sciroppo per la tosse, forse pensa che potrei scagliarlo contro la creatura. Va bene, ho capito, niente veleno. Interviene a questo punto la mamma di Daniela e mi parla delle tavolette collanti, dice che sono formidabili. Mi chiedo: ma un ratto, dico un ratto qualunque di città, puo essere cosi idiota da appiccicarsi ad una tavoletta? Non ci credo neanche se lo vedo. Comunque sprovvista di altri mezzi di sterminio, prendo il metro, faccio 8 fermate e mi reco all’unica drogheria che ho trovato in internet in tutta Parigi, acquisto le magiche tavolette e me ne torno a casa abbastanza sconfortata, non funzionerà mai. Mentre preparo gli strumenti di morte medito su metologie di assassinio alternative: lo prendo a scopate in testa, pero devo chiedere ferie aspettando che si palesi; gli lancio scarpe con tacchi a spillo, ne ho solo 12 paia nell’armadio, le munizioni finirebbero subito, intanto mi annoto che devo fare assolutamente shopping per incrementarne il numero; gli sparo aghetti avvelenati con la cerbottana, ma mi serve il veleno e si ripropone la scena di cui sopra (certo perché invece di cerbottane ne ho pieni i cassetti); metto il dvd di un film di Win Wenders e lo uccido di noia, no, troppo intellettuale, metti che al topo piaccia siamo fregati, non solo non se va ma ai fini di uno scambo culturale mi tocca magari passare al noleggio di Nanni Moretti. Insomma alla fine poso le due tavolette a terra, incollandomi le dita, la N.1 davanti alla lavastoviglie ed la N.2 davanti al frigorifero e cerco di ficcarmi in testa che devo fare attenzione o mi incollo io, invece del topo, domani mattina quando mi alzero e cerchero il latte... Dunque mi metto a stirare, pero, astuta come una faina, tiro fuori un prosciutto scaduto, lo apro e lo lascio visibile vicino alla tavoletta N.1. Ebbene amici miei, dopo solo 4 minuti Ratatouille si appiccica alla tavoletta. Meno astuto di una larva é caduto in trappola, un vero dilettante. Ora mi si pone il problema morale: lo lascio morire appiccicato di stenti o lo finisco? Amici, con costernazione e dolore opto per la seconda opzione. Non posso vederlo soffrire. Vi risparmio i particolari, chi già lo sa si ricorderà di questo mio drammatico squarcio di vita. Dopo l’esecuzione sono risalita in casa, ho chiamato Gina e Geppa, che dopo la partenza avevo reso coscienti del rischio corso e ho pianto per 20 minuti al telefono con le due virago che ridevano a crepapelle totalmente insensibili al mio dramma esistenziale e al rischio di sentir bussare alla mia porta un’intera divisione di Greenpeace. Il mattino successivo la vendetta di Ratatouille mi ha colpito insorabile: assonnata e priva di conoscenza appoggio ignara infradito e piede sulla tavoletta N.2... Ancora oggi, dopo 4 mesi il mio arto inferiore presenta tracce di collante...
Chi di tavoletta ferisce, di tavoletta perisce.

Episodio N.2.

Grandi magazzini Primptemps. Vago tra i piani alla ricerca dell’affare del mese, primo piano ghiottonerie di lusso: un macaron 5€, un scatola di zuccherini a forma di cuore 18€. Secondo piano cose per la casa cheap and chic, teiera di Mariage Freres a soli 285€, lenzuola in oro zecchino a 596€ la federa, plaid in pelo di coniglio delle praterie russe 2.800€. Terzo Piano abbigliamento per bambini: cappottino Chloé pret a porter 960€, infradito Gucci in pura gomma del Burkina Faso 179€ in offerta speciale. Quinto piano: la brasserie di lusso del grande magazzino: moquette in pura lana merinos che ancora bela (muggisce?), tavoli di cristallo di Boemia, Bacarat e Murano messi insieme e.... un meraviglioso Ratatuille che a tutta velocità attraversa il locale, surfando sulla moquette, smarcando le gambe delle sedie per ficcarsi a 90 all’ora in una fessura dalla parte opposta della sala: NON HA PREZZO!

Episodio N. 3.

Mia mamma e la sua migliore amica vengono a trovarmi a Parigi, per scoprire insieme a me le meraviglie della città! Quindi di domenica affrontiamo il Marais, quartiere pittoresco e vitale anche nel giorno di festa, vetrine colorate, personaggi bizzarri e tanti simpatici localini. Stanche dalla lunga camminata decidiamo di rifugiarci in petit café. Di fianco a noi una coppia innamorata sbrana un hamburgher di dimensioni ciclopiche. Ad un certo punto lei alza i piedi di scatto, urla e chiama il cameriere. Mi percorre un brivido di orrore: NO! Un ratto dove ci sono mia mamma e l’amica no! Il cameriere arriva di corsa e non capisco cosa dice, o meglio cerco di non cogliere parole dolorose che non voglio sentire e capto solo la parola GATTO. Dunque, puo essere che la ragazza ha visto un gatto. Si certo, ed io sono Naomi Campbell. Intanto mamma e amica mi chiedono cosa sta succedendo ed io mento spudoratamente dichiarando che la ragazza ha visto un gatto. Solo che la tipa ed il fidanzato si alzano e imprecando se ne vanno. Gulp. Mia mamma: “Certo che fare cosi per un gatto mi pare proprio esagerato”. “Eh si mamma, hai proprio ragione, che gente strana c’é in giro, guarda te”. Intanto penso speranzosa che se si tratta di RATTO e non di GATTO, si sarà spaventato con l’urlo della ragazza e resterà nascosto per almeno una buona mezz’ora, il tempo di finire il the, non abbiamo neanche i biscotti, ce la possiamo fare. E invece no, perché il ratto parigino é proprio imbecille. Felice e sereno come una Pasqua si materializza di fianco al mio stivale, scatto a destra, mia madre abbassa lo sguardo e.... AH!! Un RATTO!!! Che deambula sotto i piedi di una coppia gay seduta di fianco a noi. Un dei due ragazzi sconvolto solleva i piedi e si mette seduto sui braccioli della poltrona, pare un condor e viene colto da una crisi isterica! Il cameriere ritorna brandendo un vassoio come se brandisse la spada di Luke Skywalker chiedendoci dove lo abbiamo visto! Indichiamo il divanetto sotto il quale é scomparso convinte che sarà impossibile che ritorni. E invece no, perché il roditore ha evidenti tendenze suicide. Si ripresenta sul parquet visibile come una macchia di pomodoro su una camicia bianca o come una patatina fritta per una donna a dieta. Massimo Decimo Cameriere Meridio lo scorge e abbatte il vassoio capovolto sul malcapitato, la folla del locale esaltata dal momento di caccia e lotta, esulta, impreca e condanna, il destino dell’infame é segnato, pollice capovolto: deve morire. Solo che Riccardo Cameriere Cuor di Leone non ha il coraggio di prenderlo quindi chiama rinforzi dalla cucina. La folla grida invasata, pollice verso, pollice verso, arriva Tommaso Francois il Sanguinario direttamente dai fornelli, brandendo a sua volta una tovaglia da 12, infila il tutto sotto il vassoio, cattura l’imbecille e lo porta fuori. Non ci é dato sapere che ne sia stato di lui. Mia madre e l’amica osservano la scena allibite, non credo torneranno mai più nella ville lumiere. Gli animi si calmano, il sangue presunto versato ha placato la sete di vendetta, una nuova coppia entra ignara nel locale e si siede sul divano maledetto. Alcune domande giacciono senza risposta nel faldone degli X files: avranno lavato la tovaglia? E il vassoio? Ma Ratatouille é davvero morto? Oppure fa parte dell’intrattenimento del locale? Esce dalla porta portato in palmo di mano su un vassoio, sdraiato su un metro di lenzuola per rientrare poche ore dopo dalla finestra, via verso nuove e straordinarie avventure!

3 commenti:

  1. Per me il piccolo ratatouille verrà utilizzato come ingrediente segreto per il fois gras! Baci

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  2. Cesco non lo dire neanche per scherzo, cosi mi uccidi....

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  3. Fantastica Nadia!
    Come se fossi stata lì con te!!!!
    Tantissimi baci e a presto
    Chiarigna

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Commenti: