lunedì 16 febbraio 2009

CACCIA - Luigi Lo Cascio di Carla Mayrhofer

Sono andata a teatro, a vedere “La caccia” di Luigi Lo Cascio, uno degli attori più bravi e rappresentativi del cinema italiano, protagonista di vari successi, come I cento passi e La meglio gioventù. "La caccia" è uno spettacolo ispirato alle Baccanti di Euripide, di cui Lo Cascio è protagonista e regista, ed è affiancato dall´attore Pietro Rosa.
Nella tragedia, Euripide mette in scena lo scontro tra un uomo, Penteo, tiranno di Tebe, e un dio, Dioniso, che lamenta il fatto di non essere stato riconosciuto e venerato proprio nella sua città d’origine. Il conflitto coinvolge tutta la comunità che ne resta sconvolta. Alla fine, Dioniso si vendicherà in maniera smisurata, sconfiggendo i suoi avversari con la morte, l’esilio, la distruzione e la pazzia.
Nelle Baccanti si affronta il tema del confronto tra razionalità e irrazionalità: l’uomo razionale si oppone con tutte le sue forze alla potenza dell’irrazionale, che comunque ha il sopravvento con il desiderio di sapere e con l’emozione che trascina l’uomo fino agli estremi confini della follia.
"La caccia" è lo svolgimento di un’indagine portata avanti da Penteo, rimasto solo sulla scena e visitato solo da fantasmi, ora solitari, ora raccolti nel coro delle sue allucinazioni. Penteo, che vorrebbe identificarsi totalmente con la propria maschera di tiranno e cacciatore, è in realtà animato da una forte contraddizione. Da un lato respinge Dioniso, ma dall’altro ne subisce il fascino. Comincia per lui una notte di tormenti e di rivelazioni che lo conducono inesorabilmente ad affrontare il dio in un corpo a corpo definitivo. Da cacciatore, Penteo sarà ridotto a preda. E in questa nuova condizione, transitando dalla regalità iniziale all’inedito ruolo di vittima, andrà incontro ad un terribile destino di frammentazione. È lo stesso tema, affrontato da tante altre grandi letterature, dell’uomo che è spinto dal desiderio di vedere che cosa c’è al di là del lecito, quel desiderio che porta l’uomo alla rovina, ma che lo rende veramente uomo proprio nel rischio della conoscenza.
Lo Cascio è BRAVISSIMO e partecipa con tutto se stesso all’espressione piena dell’umanità.