lunedì 9 novembre 2009

Gaffes

Diciamo la verità, tutti noi siamo vittime delle gaffes, vero? VERO? Ditemi di si vi prego! Quindi vorrei citarne qualcuna mia e non!
Episodio 1.
Dunque, l’altro giorno torno a Milano e per caso incontro sulle scale un mio vicino di casa che oserei definire saggio, perchè nelle assemble condominiali di norma non picchia nessuno, non gli viene un principio di infarto e, non ridete perchè abbiamo un caso documentato nel palazzo di morto per grondaia e non perchè gli sia caduta in testa, ma perchè durante la discussione con l’arpia del quinto piano gli è preso un coccolone, e non si esibisce in uno scontro di kick boxing con il mastino del piano terra per il colore della Viola del Pensiero Cornuta da posare davanti al bidone della plastica. Insomma il mitico signor Brambilla, si è conquistato tutta la mia stima durante le mie passate partecipazioni in assemblea, quindi durante la permanenza parigina, l’ho delegato in un impeto di responsabilità sociale nei confronti dello zoccolino delle scale o del colore della canna fumaria tra la variante grigio topo Ratatouille, grigio muffa del Camembert o grigio nebbia di Milano, direi un po’ scontato quest’ultimo pero’. E come lo delego? Gli lascio una lettera anonima nella buca delle lettere perché non so neppure a che piano abita. Si, pero’ non potete credere a tutte le cazzate che scrivo, certo che la lettera non è anonima, volevo solo dire che non so se sa chi sono! Comunque gli delego i miei tre virgola cinque millesimi di casa e mi sento socialmente a posto. Dunque, l’ho presa un po’ alla larga, ma anche per calarvi nel contesto assembleare. Insomma lo incontro sulle scale e gentilissimo, non solo riconosce in me la Jacopo Ortis della Brianza, ma mi chiede quando torno a vivere nel palazzo. Ed io, tranquilla come mia nonna durante la siesta del pomeriggio davanti alla tv con la bolla al naso, gli rispondo: “Spero presto, perché J’en ai marre des francais, ne ho piene le scatole dei francesi”. Ora che risposta vi attendete da uno che si chiama Brambilla? Specifico che è Brambilla senza alcun accento: solidarietà e partecipazione. Errato! Risposta: “Ma lo sa che io sono di origini francesi?”. No, ora ditemi voi. Ma come diavolo è possibile che con quel cognome li tu sia un gallo? Ma porca di quella miseria fetente, cow killer (vacca boia), satanasso (Tex), ma stare zitta io mai? Insomma lo guardo con un sorriso di plastica, una paralisi delle guance mal riuscita che mi da la spontaneità di un gatto caduto nel cemento. E abbozzo un: “No, beh, ecco, non dico tutti, no guardi, cioè si figuri che ho anche due carissime amiche francesi, nel senso che ecco anche un collega, che è turco, ma sembra proprio francese e poi sa, anche la mia panettiera, la boulangère, quando non ringhia e non mi lancia le baguette mi sembra molto gentile..”. Insomma, come sempre il tentativo di rammendo peggiora dannatamente le cose. Lui mi guarda compiaciuto pensando che qualunque cosa chiedero’ ai condomini in futuro mi verrà negata perchè è stato promosso consigliere e con un sogghigno satanico se ne va ed io risalgo nei miei appartementi e comincio a chiamare Gabetti e Tecnocasa.
Episodio 2.
Amici a cena da me. Una coppia ed un amico. Si discorre amabilmente di un milione di cose. Si mangia, si beve, si ridacchia e ci si prende un po’ in giro. Ad un certo punto Piero, marito di Luisa, entrambi presenti all’infausto evento, si mette a commentare la camicia di Gino (no, non è un nome vero, è chiaramente un nome fittizio, vi pare che tra tutte le disgrazie che mi capitano devo pure avere un amico di nome Gino? Datemi un minimo di credibilità per cortesia), il terzo invitato, a righe verticali bianche e blu, LA CAMICIA NON L'INVITATO A RIGHE! Dimensione medio piccola. Ed in questi momenti, io mi domando, con il ritardo medio del treno dei pendolari, perchè invece di fare sempre la spiritosa, per supportare il gioco, non mi metto un lucchetto alla lingua, non mi piazzo un blocco di marmo in bocca, o non mi faccio andare di traverso la saliva procurandomi un principio di soffocamento da fesseria. Quindi esordisco con un “Vero, vero! Assurda questa camicia un po’ tecnicolor! Fa un un po’ Francia!”.
Silenzio in sala. Tutti mi guardano, la temperatura del locale scende di 10° C e Piero mi dice: “Gliel’abbiamo regalata noi”. Sdeng, scende la ghigliottina, si abbatte la mannaia, esplode un candelotto di dinamite sulla mia lingua.
Mi sgretolo sulla sedia come Willy il Coyote. Vorrei nebulizzarmi, diventare improvvisamente spirito senza corpo e ascendere ai cieli, come in Gost vedere gli altri ma non essere vista, un ologramma. E sto zitta? Ovviamente no? Dopo aver versato una secchiata d’acqua sulle mie guance in fiamme che Heidi sembra pallida a confronto, ammicco. MA COSA VUOI AMMICCARE??? STAI ZITTA E COMINCIA A RIEMPIRE LA FOSSA CHE TI SEI SCAVATA DOPO ESSERTICI BUTTATA DENTRO. Ci fosse almeno il teletrasporto, ma non c’è mai quando serve. Insomma, faccio finta: “Ma dai scherzavo! E’ bellissima”. Si sente il gracidio delle unghie sul vetro. Lo scivolone sulla lastra di ghiaccio. Va bene, è ufficiale ora taccio. Vado a prendere le lasagne e mi tatuo il manico su una mano per punirmi con dolore e flagellazione. Gli amici riprendono la conversazione parlando del trans di Marrazzo. Per fortuna sono amici, domani comprero’ una pagina del Corriere della sera per scusarmi.
Episodio 3.
Stavolta non sono io, non posso mica fare tutto da sola sapete? Chiara. Il corpo di Alessandra Ferri, con quaranta centimetri più in altezza pero’. Parla dodici lingue tra cui il francese come se sua mamma si chiamasse Royale e suo papà Chirac. Ha studiato anche alla Sorbona, chicchissima nell’animo, ha uno spirito artistico e come tutti gli artisti in alcuni momenti vive nel suo pianetino.
Entra da Hermès, per cercare un maglione per il marito, si avvicina ad un ragazzo e gli chiede “Ci sono tutte le taglie di questo maglione?” il ragazzo, che evidentemente non è un commesso le risponde in inglese “Sorry I don’t speak Italian” e lei, gentilissima: “Have you got all the sizes of this pull?”. Grandioso, lui la guarda e si rassegnato si mette a sfogliare i maglioni alla ricerca di una L.

3 commenti:

  1. tutti facciamo gaffes ma tu sei una professionista mia cara. firmato: GINO

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  2. ah dimenticavo, sono consigliere del mio condominio...

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  3. Scherza scherza, che io intanto continuo a scavare! e ho citato solo le recenti! Come stai da quelle parti? ciao ciao!

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Commenti: