
Testa la sua auto che raggiunge gli 80 km orari in centro abitato in 8 secondi. Ho capito che arriverà solo il mio spirito in aeroporto. Peccato essere morta prima di arrivare a destinazione. Magari mi reincarnero’ in un pollo e andro’ cosi a Pondicherry.
Non so come arriviamo a Porte de Vicennes dove devo incontrare Flo e Xavier, il suo gentile marito che ci accompagnerà. Mentre li aspetto scambio due parole con due prostitute, due poliziotti e due ubriaconi, in effetti la zona é un po’ periferica, comprendo che il vero problema non é sopravvivere in India ma uscire vive da Parigi. Finalmente arriviamo al terminal 1 di Roissy e siamo pronte per il lungo viaggio, che va decisamente bene, fatto salvo che decidiamo di affrontare il cibo locale fin dall’inizio ordinando pollo cucinato all’indiana e schifando quello internazionale. Mettiamo in bocca un gran boccone di riso e bocconcini di volatile e tempo due secondo ci voltiamo una verso l’altra: Florence comincia a piangere e io emetto fuoco dalle orecchie. Una concentrazione esagerata di peperoncino. Quello di Soverato a confronto é una zolletta di zucchero! Ovviamente facciamo l’unica cosa da evitare, beviamo acqua e siamo pronte per il cimitero.
Insomma dopo 14 ore di viaggio, 3 film, 8 riviste e 4 chiacchere con i vicini indiani, giungiamo a Chennai, detta anche Madras, dove facciamo prima una coda per verificare se abbiamo l’influenza porcina, ci misurano la febbre e ci manca solo che ci controllino i pidocchi. Poi una coda per i passaporti e il tipo mi chiede dove sta l’Italia, ecco andiamo bene, ho trovato uno che conosce la geografia quanto me, gli dico che sta di fianco alla Francia un po’ sulla destra, pare convinto e mi lascia andare. Secondo me sul passaporto non mette un timbro ma un voto come a scuola ed io avro’ preso 4 come al solito. Poi una coda per le valigie, che stranamente arrivano tutte abbastanza velocemente (certo proporzionalmente alla coda di due ore, probabilmente ti fanno fare la coda per portarsi avanti con i bagagli e darti l’impressione che quando esci lei é già li ad aspettarti, astutissimi ‘sti indiani) e per finire controllo al metal detector per uscire. Ma cosa vuoi che porti fuori dall’aereo? Le polpette come bombe chimiche? I calzini del vicino? Ma lasciami uscire vah.
Appena fuori comprendiamo che la percentuale di europei é di circa uno ogni mille noi saremo una decina immaginatevi il resto. Troviamo subito Lalida e Perumal, i due responsabili del centro che ci sono venuti a prendere, tenete conto che é mezzanotte ora locale e ci dirigiamo verso una missione cattolica a dormire. Il primo trauma é l’attraversamento del parcheggio dove ci saranno centomila macchine che suonano il clacson senza sosta e la cosa più divertente é che quando innestano la retromarcia parte una musichetta tipo discoteca. Siamo schiantate dal ridere,


Si parte! La seguente mezz’ora di auto é una delle cose che ricordero’ per la vita. Hanno la guida a destra, essendo un ex colonia britannica, ma non importa, perché il concetto é: mettiti dove c’é spazio, i semafori valgono solo se ci sono macchine più grandi della tua e soprattutto suona SEMPRE. E quando dico sempre, intendo sempre. Ad un certo punto sono talmente divertiti nel vederci attonite e stordite che ci spiegano di essere appena stati rimproverati da un automobilista perché non hanno

Il mattino successivo appuntamento alle 9.30 ora locale, ovvero le 6 ora di Parigi, perché per rendere le cose facili qui non abbiamo manco un fuso come si deve, ci sono 3 ore e mezza, ora ditemi voi come diavolo faccio a sapere che ora é durante la giornata? E infatti non lo so da una settimana. Colazione in uno shop vicino al centro. Credo di aver preso il colera solo oltrepassando la soglia mentre scavalcavo l’immondizia e un tombino. Un the nero servito in una tazzina utilizzata ventidue volte prima del nostro arrivo senza essere stata lavata e che deve arrivare a trenta passaggi in totale prima di vedere una goccia d’acqua, chapati (frittelle di riso, come vedete la risomania comincia fin da subito) e frollini fritti, eh si, non aspettavo altro alle 6 del mattino.... una cosina proprio leggera.
Partenza per Pondicherry, 4 ore di macchina a 42 gradi, sosta all’autogrill rappresentato da un

Alla fine arriviamo alla Ram Guest House che ci ospiterà per il prossimi quindici giorni ed é proprio carina vista da fuori, la stanza non é male é il bagno accettabile, abbiamo capito che la ruggine fa parte dell’arrendamento ma almeno non ci sono le stalagmiti. La prima notte facciamo amicizia con un altro ospite inatteso. Alle 4 del mattino vedo

Primo giorno all’associazione. Prima di tutto realizziamo che dobbiamo togliere le scarpe prima di entrare, quindi trascorreremo quindici giorni a piedi nudi con conseguenze igieniche che dureranno due mesi.
Comunque tutto é perfetto, ci sono dodici ragazzi e ragazze che ci aspettano per le lezioni e cominciamo con un giro di presentazioni. Questo ci permette di capire la prima difficoltà: non capiamo niente di quello che dicono in inglese e loro non capiscono niente di quello che diciamo noi in inglese. Perfetto sarà tutto facilssimo. Come in ogni classe che si rispetti ci sono i preferiti e qualche capra. Non faro’ nomi, ma ne abbiamo uno che qualunque sia la domanda che facciamo


Un altro momento molto bello e molto buono é il the delle 11. In quanto a livello di gradevolezza penso paragonabile solo al the alla menta del Marocco. Qui si tratta di the nero con latte e zucchero. Un dettaglio importante, viene servito in tazze di alluminio. La prima volta lo afferro senza riflettere e i resti bruciati delle mie dita sono ancora attaccati a quella tazza. I ragazzi vedendo la mia espressione di dolore si rotolano al suolo dal ridere.

Comunque questa prima settimana di vita, o meglio di sopravvivenza qui, ci ha fatto comprendere che ci sono alcune regole base da seguire, che permettono di non avere conseguenze letali sulla nostra salute almeno per il momento.
Ecco la prima parte del decalogo, dopo Rust il Selvaggio, Rubbish le Selvaggie, perché é un po’ quello che siamo diventate, socialmente inaccettabili e sicuramente Intoccabili, in tutti i sensi:



4) Riso. Sempre e ovunque, come l’antizanzare. Un altro amico fidato nella lotta alla maledizione. Con la frutta candita, fritto, saltato, bollito, basmati, pilaf, vegetale, con il pollo, al kurry, allo zafferano, con l’uovo, frittella di riso, uttapahm di riso, idly di riso. Colazione, pranzo, cena. Pausa delle 11, pausa delle 16. Al terzo giorno lo guardi e ti viene da piangere. Al quinto ne sei assuefatto, vuoi mangiare solo riso. Ho chiesto a mia mamma di prepararmo un risotto quando arrivo a casa. Mangia riso e muori.
5) Cibo. Più in generale. Quando dici che vai in India tutti i tuoi amici, parenti, conoscenti, colleghi improvvisamente diventano più esperti di Gandhi. Sanno tutti cosa devi evitare di mangiare e la lista é infinita. Proibiti: verdura, frutta, carne, uova, latticini, succhi di frutta, gelati, tutto cio’ che é venduto per strada. Beh ora ditemi voi cosa resta! Pane di vari tipi e riso. Appunto di questo ci nutriamo da 7 giorni, un tasso glicemico da diabetiche. Avremo energia disponibile per correre 24 ore.
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Ho un brutto rapporto con i bagni e devo ammettere che rimpiangerei la turca finlandese che ho trovato e rinnegato molti anni fa! :-)
RispondiEliminaIn questo tripudio di contatto con il nostro passato, il collegamento internet come avveniva? Sono curioso. Vedo un laptop vicino all'Odomos... :-)
Baci
Ciao amicooo!! L'associazione aveva il WIFI! potere della tecnologia! niente male eh? quindi nel pomeriggio potevo contattarvi!! a prestooooo!
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