lunedì 10 agosto 2009

Nadia e Florence dopo 5 giorni

Ore 4 suona la sveglia, alle 4.45 dovrei prendere il taxi che mi porta dalle parti di Florence per andare insieme poi all’aeroporto. Peccato che trovi di sotto ad attendermi Tazio Nuvolari con il carattere di King Kong che mi urla perché non vuole portarmi dove devo andare. Il percorso é troppo corto e non gli permette di guadagnare abbastanza. Vorrei abbatterlo con un colpo di valigia, ma siccome non ho alternative mi limito a fare la straniera scema e lo supplico di portarmicisivi perché sono sola e abbandonata in città. Io mi carico 18 kg di valigia lui impreca e partiamo a razzo. Guarda continua cosi che ti tramortisco con la guida dell’India se non la smetti di brontolare, ti spacco la busta dei medicinali sul cranio imbecille e vedi di andare piano che mi sta venendo il paludismo prima ancora di partire.
Testa la sua auto che raggiunge gli 80 km orari in centro abitato in 8 secondi. Ho capito che arriverà solo il mio spirito in aeroporto. Peccato essere morta prima di arrivare a destinazione. Magari mi reincarnero’ in un pollo e andro’ cosi a Pondicherry.
Non so come arriviamo a Porte de Vicennes dove devo incontrare Flo e Xavier, il suo gentile marito che ci accompagnerà. Mentre li aspetto scambio due parole con due prostitute, due poliziotti e due ubriaconi, in effetti la zona é un po’ periferica, comprendo che il vero problema non é sopravvivere in India ma uscire vive da Parigi. Finalmente arriviamo al terminal 1 di Roissy e siamo pronte per il lungo viaggio, che va decisamente bene, fatto salvo che decidiamo di affrontare il cibo locale fin dall’inizio ordinando pollo cucinato all’indiana e schifando quello internazionale. Mettiamo in bocca un gran boccone di riso e bocconcini di volatile e tempo due secondo ci voltiamo una verso l’altra: Florence comincia a piangere e io emetto fuoco dalle orecchie. Una concentrazione esagerata di peperoncino. Quello di Soverato a confronto é una zolletta di zucchero! Ovviamente facciamo l’unica cosa da evitare, beviamo acqua e siamo pronte per il cimitero.
Insomma dopo 14 ore di viaggio, 3 film, 8 riviste e 4 chiacchere con i vicini indiani, giungiamo a Chennai, detta anche Madras, dove facciamo prima una coda per verificare se abbiamo l’influenza porcina, ci misurano la febbre e ci manca solo che ci controllino i pidocchi. Poi una coda per i passaporti e il tipo mi chiede dove sta l’Italia, ecco andiamo bene, ho trovato uno che conosce la geografia quanto me, gli dico che sta di fianco alla Francia un po’ sulla destra, pare convinto e mi lascia andare. Secondo me sul passaporto non mette un timbro ma un voto come a scuola ed io avro’ preso 4 come al solito. Poi una coda per le valigie, che stranamente arrivano tutte abbastanza velocemente (certo proporzionalmente alla coda di due ore, probabilmente ti fanno fare la coda per portarsi avanti con i bagagli e darti l’impressione che quando esci lei é già li ad aspettarti, astutissimi ‘sti indiani) e per finire controllo al metal detector per uscire. Ma cosa vuoi che porti fuori dall’aereo? Le polpette come bombe chimiche? I calzini del vicino? Ma lasciami uscire vah.
Appena fuori comprendiamo che la percentuale di europei é di circa uno ogni mille noi saremo una decina immaginatevi il resto. Troviamo subito Lalida e Perumal, i due responsabili del centro che ci sono venuti a prendere, tenete conto che é mezzanotte ora locale e ci dirigiamo verso una missione cattolica a dormire. Il primo trauma é l’attraversamento del parcheggio dove ci saranno centomila macchine che suonano il clacson senza sosta e la cosa più divertente é che quando innestano la retromarcia parte una musichetta tipo discoteca. Siamo schiantate dal ridere, musichette e clacson ovunque, una dependence di Rimini, ma quanto vediamo la geep con 195.000 km che ci dovrà trasportare ridiamo un po’ meno visto che il giorno successivo ci dovremmo passare 4 ore. Tappezzeria classe 1968, sulla quale si rilevano evidenti tracce di funghi, direi tartufi dall’odore, due ventilatori mini uno piazzato di fianco al guidatore e l’altro dietro per i passeggeri che scopriremo in seguito emanano aria calda, due foto di dei pendono dallo specchietto al quale é attaccata anche una profumatissima collana di fiori di gelsomino che emana un tale profumo che dimentichiamo tutto il resto.
Si parte! La seguente mezz’ora di auto é una delle cose che ricordero’ per la vita. Hanno la guida a destra, essendo un ex colonia britannica, ma non importa, perché il concetto é: mettiti dove c’é spazio, i semafori valgono solo se ci sono macchine più grandi della tua e soprattutto suona SEMPRE. E quando dico sempre, intendo sempre. Ad un certo punto sono talmente divertiti nel vederci attonite e stordite che ci spiegano di essere appena stati rimproverati da un automobilista perché non hanno suonato! La corsa più pazza del mondo, ecco dove siamo finite. Arriviamo alla missione e mi sembra di vedere la Madonna di Lourdes che ride a crepapelle mostrandomi una colonia di gechi sulla parete, ventidue zanzare e un montacarichi per arrivare al piano superiore dove dormiremo. Entriamo in camera, dove la temperatura é di 35 gradi circa, attiviamo un ventilatore a soffitto che potrebbe far partire un jumbo e verifichiamo che abbiamo solo un lenzuolo per dormire, quello dove staremo sdraiate. Il bagno é simpaticamente arancione di ruggine, non rileviamo la presenza di carta igienica perché qui non si usa e dal lavandino scendono stalagmiti di incrostazioni che hanno richiamato in passato colonie di scienziati, come le grotte di Toirano pressapoco. Laviamo la faccia con due dita come i gatti con la bocca sigillata. Cerchiamo di assicurarci che non ci siano ratti nelle vicinanze e proviamo a dormire.
Il mattino successivo appuntamento alle 9.30 ora locale, ovvero le 6 ora di Parigi, perché per rendere le cose facili qui non abbiamo manco un fuso come si deve, ci sono 3 ore e mezza, ora ditemi voi come diavolo faccio a sapere che ora é durante la giornata? E infatti non lo so da una settimana. Colazione in uno shop vicino al centro. Credo di aver preso il colera solo oltrepassando la soglia mentre scavalcavo l’immondizia e un tombino. Un the nero servito in una tazzina utilizzata ventidue volte prima del nostro arrivo senza essere stata lavata e che deve arrivare a trenta passaggi in totale prima di vedere una goccia d’acqua, chapati (frittelle di riso, come vedete la risomania comincia fin da subito) e frollini fritti, eh si, non aspettavo altro alle 6 del mattino.... una cosina proprio leggera.
Partenza per Pondicherry, 4 ore di macchina a 42 gradi, sosta all’autogrill rappresentato da un tizio in bicicletta che spacca cocchi freschi con un macete e siamo pronte a ripartire. Arrivamo e pranziamo in un ristorante tipico dove si mangia davvero bene e per stare leggere prendiamo un riso kashmir consigliato da Lalida, buonissimo, se non fosse che é giallo e fino a qui niente da recriminare ma con la frutta candita. Qui abbiamo ancora un cucchiaio per mangiare, non sappiamo ancora che da domani dovremo usare solo la mano destra! E non per ragioni politiche.
Alla fine arriviamo alla Ram Guest House che ci ospiterà per il prossimi quindici giorni ed é proprio carina vista da fuori, la stanza non é male é il bagno accettabile, abbiamo capito che la ruggine fa parte dell’arrendamento ma almeno non ci sono le stalagmiti. La prima notte facciamo amicizia con un altro ospite inatteso. Alle 4 del mattino vedo Florence uscire dal bagno con la faccia terrificata dall’orrore che brandisce un asciumano e che mi invita ad entrare. Comprendo la gravità del pericolo dalla sua espressione, mi armo di una scarpa pesante e mi precipito con l’intento di uccidere senza pietà. Entro e lo vedo. Enorme, nero, con due antenne radio e una dozzina di gambine! AAAHHHHHH! Che schifo! Soprattutto perché sta camminando sul lavandino. Lancio la scarpa ma lo manco e si rifugia nel buco, irragiungibile. Tappiamo il buchetto con la carta igienica e mettiamo un secchiellino per impedirgli di uscire dallo scarico. Siamo diaboliche, speriamo non stia preparando un assalto con amici venuti per aiutarlo
Primo giorno all’associazione. Prima di tutto realizziamo che dobbiamo togliere le scarpe prima di entrare, quindi trascorreremo quindici giorni a piedi nudi con conseguenze igieniche che dureranno due mesi.
Comunque tutto é perfetto, ci sono dodici ragazzi e ragazze che ci aspettano per le lezioni e cominciamo con un giro di presentazioni. Questo ci permette di capire la prima difficoltà: non capiamo niente di quello che dicono in inglese e loro non capiscono niente di quello che diciamo noi in inglese. Perfetto sarà tutto facilssimo. Come in ogni classe che si rispetti ci sono i preferiti e qualche capra. Non faro’ nomi, ma ne abbiamo uno che qualunque sia la domanda che facciamo risponde: income tax, tasse sul reddito. Dove le mettiamo le spese di trasporto? Income tax. Da che parte dello stato patrimoniale stanno di Debiti verso fornitori? Income tax. A che ora cominciamo domani? Income tax. Bene ora lo pesto, con la mano sinistra cosi é ancora peggio. Poi abbiamo i bravi ma timidi, che mandiamo alla lavagna per la correzione e ci pregano di rimanere nascosti, ma noi, vere Rottenmehier siamo inflessibili, anche perché abbiamo ricevuto precise consegne dalla loro capa: sono bravi ma timidi, bisogna dar loro coraggio. Siamo a posto, con me come massimo esempio di timidizza tempo una settimana sono a fare comizi in piazza...
Un altro momento molto bello e molto buono é il the delle 11. In quanto a livello di gradevolezza penso paragonabile solo al the alla menta del Marocco. Qui si tratta di the nero con latte e zucchero. Un dettaglio importante, viene servito in tazze di alluminio. La prima volta lo afferro senza riflettere e i resti bruciati delle mie dita sono ancora attaccati a quella tazza. I ragazzi vedendo la mia espressione di dolore si rotolano al suolo dal ridere.
Altro momento magnifico é il pranzo collettivo. Tutti seduti a terra in cerchio a condividere riso, pollo speziato e verdure. Anche qui diamo spettacolo. A parte il fatto che dopo cinque minuti che siamo sedute diventa impossibile rimuoverci dal tappeto a causa della paralisi che ha colpito i nostri arti inferiori, la parte migliore e di sicuro portare il cibo alla bocca usando solo la mano destra spezzando eventualmente quello che abbiamo nel piatto. Ecco appunto. Loro non fanno cadere neanche un grano di riso, noi siamo una catastrofe umana! Si danno di gomito e ridacchiano sotto i baffi cercando di contenersi, siamo pur per sempre le professoresse per il momento.
Comunque questa prima settimana di vita, o meglio di sopravvivenza qui, ci ha fatto comprendere che ci sono alcune regole base da seguire, che permettono di non avere conseguenze letali sulla nostra salute almeno per il momento.
Ecco la prima parte del decalogo, dopo Rust il Selvaggio, Rubbish le Selvaggie, perché é un po’ quello che siamo diventate, socialmente inaccettabili e sicuramente Intoccabili, in tutti i sensi:
1) Il bagno. Se lo conosci lo eviti e se lo eviti non ti uccide. Ergo andarci il meno possibile, quindi non si beve, se non si beve non si deve far pipi e se non si deve far pipi non c’é bisogno di avvicinarsi a quelli che qui sono considerati bagni. In ognuno di essi é presente un secchio per “sciacquarsi” perché qui la carta igienica é considerata impura, certo mentre il secchio in cui ognuno mette le mani dopo l’attività evaquativa é una sorgente di alta montagna e ci vedi dentro le aquile volare, circa cinque centrimetri di acqua per terra che é uscita dal secchio medesimo, ricordatevi di portare le pinne é possibile trovare una concentrazione di batteri tale da permettere al centro di ricerca batteriologica Pasteur di potrebbe organizzare un convegno.
2) L’acqua. Niente acqua. Principale causa della maledizione di Shiva, va bevuta esclusivamente in bottiglia e va evitato ogni contatto inutile. Un semplice esempio: lo spazzolino da denti. Vi chiedo solo di provare a inumidirlo con una Levissima naturale, lavate i denti, sciacquate la bocca, lo spazzolino per bene e guardate la bottiglia. Inutilizzabile per chiunque altro, un incubo da guardare, tutta ricoperta di dentrifricio per tre volte al giorno, per quindici giorni. Si consiglia questo genere di attività solo dividendo la stanza con qualcuno che conoscete bene. Florence ed io ora siamo unite da un patto di sangue, riso e dentifricio ormai. Inutile ricordarvi di chiudere la bocca mentre fate la doccia vero? Ecco, l’acqua la potete scegliere fredda o calda, nel senso che o a 17° o a 42° come la temperatura esterna. Potete anche miscelarla con il secchio suddetto, a voi la scelta.
3) L’antizanzare. Sempre e ovunque. Brandirlo come una spada. Al mimimo svolazzare sospetto estrarre e spruzzare. In patria vi dicono di usare quelli europei che sono più forti, quando arrivate qui, alla cinquantesima puntura comprendete la portata della menzogna e andate a prendere Odomos, il tuo aiuto contro le bagotte. Un euro di antizanzare locale che allontana pare anche i pippistrelli, qui presenti in grandi quantità, viene utilizzato come fertilizzante nei campi e decespugliatore, nel caso di presenza di Kafar lanciarlo.
4) Riso. Sempre e ovunque, come l’antizanzare. Un altro amico fidato nella lotta alla maledizione. Con la frutta candita, fritto, saltato, bollito, basmati, pilaf, vegetale, con il pollo, al kurry, allo zafferano, con l’uovo, frittella di riso, uttapahm di riso, idly di riso. Colazione, pranzo, cena. Pausa delle 11, pausa delle 16. Al terzo giorno lo guardi e ti viene da piangere. Al quinto ne sei assuefatto, vuoi mangiare solo riso. Ho chiesto a mia mamma di prepararmo un risotto quando arrivo a casa. Mangia riso e muori.
5) Cibo. Più in generale. Quando dici che vai in India tutti i tuoi amici, parenti, conoscenti, colleghi improvvisamente diventano più esperti di Gandhi. Sanno tutti cosa devi evitare di mangiare e la lista é infinita. Proibiti: verdura, frutta, carne, uova, latticini, succhi di frutta, gelati, tutto cio’ che é venduto per strada. Beh ora ditemi voi cosa resta! Pane di vari tipi e riso. Appunto di questo ci nutriamo da 7 giorni, un tasso glicemico da diabetiche. Avremo energia disponibile per correre 24 ore.
- segue -

2 commenti:

  1. Ho un brutto rapporto con i bagni e devo ammettere che rimpiangerei la turca finlandese che ho trovato e rinnegato molti anni fa! :-)
    In questo tripudio di contatto con il nostro passato, il collegamento internet come avveniva? Sono curioso. Vedo un laptop vicino all'Odomos... :-)
    Baci

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  2. Ciao amicooo!! L'associazione aveva il WIFI! potere della tecnologia! niente male eh? quindi nel pomeriggio potevo contattarvi!! a prestooooo!

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