lunedì 31 dicembre 2012

Commessi - Parte 1


Credo che un po’ tutti siamo andati in giro nel periodo natalizio a cercare doni, e mi preme farvi parte delle fattispecie di commessi che mi è capitato di incontrare in questi giorni. 
Incontri che non definirei del tutto fortunati…

I commessi del Darty di Corso XXII Marzo

Entro con un’amica alla ricerca di un auricolare per il telefono (come sapete bene servono per nutrire il mio gatto che normalmente ne mangia almeno uno al mese, pare sia ricco di proteine). Mentre sono lì  do anche un’occhiata ai televisori ma soprattutto alle staffe per appenderli. Chiedo informazioni a una commessa che si trova in quel reparto: quali sono i televisori che posso essere appesi al muro? Riposta: boh, penso tutti, comunque provi a leggere sull’etichetta. Scusa ma cosa ti pagano a fare? L’etichetta la so leggere da sola! Lei resta lì a ciondolare con un sorriso ebete. Andiamo bene. Lascio stare l’argomento tv e trovo l’auricolare. Ci avviciniamo alla cassa dove ci sono almeno 6 persone prima di noi ed una sola cassiera. E’ un sabato, prefestivo, ma perché mai c’è una sola cassiera? Mentre aspettiamo arriva il commesso 1 che dice al commesso 2: Senti potresti occuparti tu di questo cliente che devo portare giù in magazzino questo pacco? Al commesso 2 parte una crisi isterica: NO! NON PORTO GIU PROPRIO NIENTE! TE LO FAI DA SOLO! NE HO PIENE LE PALLE TI ARRANGI! Sento proprio lo spirito natalizio che pervade il punto vendita. Il commesso 1 atterrito si dirige verso la cassa, ma la persecuzione non è finita, la commessa 3, quella che sta alla cassa parte con un secondo sproloquio: VAI VIAAAAAA! NON VOGLIO NESSUNO DIETRO ALLA CASSA MENTRE STO CONTANDO I SOLDI. LEVATI DI QUI!!!! VAI VIA!!!! Sara ed io ci guardiamo, nel frattempo non abbiamo fatto nessun progresso con la coda tra un urlo e un altro. La gente si guarda attonita, posiamo l’auricolare e ci dirigiamo verso l’uscita: non possiamo supportare il guadagno di un punto vendita nel quale il personale a Natale si manda affanculissimo… chissà a Pasqua allora!

Il commesso del negozio di giocattoli IN corso di Porta Vittoria

Entro e mi avvicino alla commessa: Scusi signora, avete i puzzle di Hallo Kitty? La tizia mi guarda schifata, come se le avessi chiesto se esistono i marziani: NO, non abbiamo proprio i puzzle. Ma che razza di negozio di giocattoli siete? Solo bambole e macchinine? Guarda che non sono io che ho fatto una domanda strana. Sei tu che mi hai dato una risposta strana. Esco, proverò a cercare il puzzle dal fruttivendolo.

Il commesso del negozio di arredamento di lusso della rotonda della Besana

Sono entrata in questo negozio due volte, la prima all’inizio di dicembre. Grandi cartelli proclamano saldi fino al 70%, il negozio è davvero di lusso, ma con questi saldi magari mi posso permettere un posacenere.

La prima volta. Entro dandomi un tono e vedo immediatamente un lampadario splendido tempestato di cristalli.  Gli dico che è bellissimo (nella mia testa questo dovrebbe fargli dichiarare il prezzo, che non chiedo perché lo ritengo un gesto volgare chiedere quanto costa!), e il commesso (o proprietario del negozio, chi lo sa?) mi dice che è tra i pezzi più costosi del negozio.
  1.  E ti pareva.
  2.  Beh allora ho buon gusto? Anche se non necessariamente le cose più costose sono le cose più belle, lo so, lo so, non sono così superficiale.
  3. Beh me lo dici quanto costa allora o no?
  4. No, non me lo dice. E mi dirige verso altri lampadari. Cos’é credi che non possa permettermelo? Magari è vero, ma magari se non mangio per un mese me lo compro e ti lascio pure la mancia. Cafonazzo.
Comunque facciamo il giro di tutto il negozio e alla fine mi porta al piano inferiore, dove mi mostra un altro splendido lampadario, questa volta in cristallini ma di plastica, color sabbia ma con bellissime pietruzze colorate, che mi dice essere molto più abbordabile di quello visto prima, (ti ho forse detto che quello di prima non potevo permettermelo?) dunque gli chiedo direttamente quanto costa per capire se devo chiamare la Deustche Bank e mi spara: 1.300 euro prezzo di partenza, ma scontato 1.000. Ovviamente figurati se ho scelto un pezzo scontato al 70%... Gli dico che sarebbe perfetto per la mia sala, ma che aspetto di comprare il tavolo perché i due devono essere scelti insieme, annuisce. Mi sta forse compatendo lo spocchioso? Gli chiedo se sono aperti la settimana successiva. Improvvisamente, avendo percepito l’intenzione all’acquisto, si fa mellifluo e accondiscendente: vuoi vedere che questa stordita compra un lampadario? Vediamo.

La seconda volta. Beh torno con Sara, la mia amica, e decidiamo che stavolta a costo di torturarlo ci deve dire il prezzo del lampadario all’ingresso. E lui cede, ripete che è il più costoso del negozio e che ci vogliono almeno 2.000 euro. Ostia che botta. Però per quanto ne sa lui, indossando la mia Dior (non può sapere che ho solo quella) potrei anche comprarlo! Rifacciamo il giro, fingendo di voler fare vedere a Sara anche gli altri e riscendiamo al piano inferiore a vedere quello in plastica. Sara chiede: quanto costa questo invece: 2.000 euro. Ma come! Se costava 1.000 la settimana scorsa come diamine è possibile? Mi prendi in giro? Sara mi guarda, io la guardo. Non diciamo niente e lui procede simpatico come un aspide in Egitto e dichiara: qui da noi non ci sono lampadari che costino meno di 2.000 euro in effetti. Come direbbe la mia amica Romina: MERDOMETRO ESPLOSO. 

- Continua -

1 commento:

  1. Ciao cara, molto molto belli i post sui commessi, dai lavoraci sopra che la tua ironia pungente sta facendo giustizia di quei tizi che non sono altro che servacci della gleba ma quando entriamo in un negozio ci trattano come piccioni che stanno per cagare. Forza Nadiaaaaaaaa! Buon anno a tutti. f

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