Triste però ironico e con la dolcezza e l’ingenuità del mondo visto con occhi di un bambino che fugge dall’orrore. Non poteva essere diverso, visto che parla di Enaiatollah, che scappa dall’Afganistan e dopo infinite e agghiaccianti peripezie arriva in Italia passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un viaggio lungo, doloroso, durante il quale perde degli amici e assiste ad eventi che gli occhi degli uomini dovrebbero non dover vedere mai. “Il diciottesimo giorno ho visto delle persone sedute …. Erano sedute per sempre. Erano congelate. Erano morte. Erano lì da chissà quanto tempo. “ Voto 7.
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